Archivio della Categoria 'Alimentazione vegetariana'

Vegetariani alle soglie del 2018

Un anno impegnativo quello che sta per abbandonarci. È stato anche l’anno del 65° compleanno in cui si sono intrecciati il nostro passato storico, la figura limpida del fondatore Aldo Capitini, il presente indaffarato e promettente, ma anche il senso di inadeguatezza rispetto alle guerre e alle violenze della Storia attuale e il futuro che si disegna sempre di più con una sensibilità nuova verso gli Animali e verso gli ultimi della Terra.

Ogni successo dell’associazione per noi corrisponde a un traguardo verso il cambiamento che è, proprio per il suo ritmo passo passo, più duraturo e irreversibile: gli Animali sono il nostro specchio, che cosa pensiamo di loro e come li trattiamo è la cartina tornasole di come vogliamo vivere, di che cosa sono le nostre priorità, di come vediamo il resto del mondo che ci vive accanto. Alla fine, sta a noi decidere se prendere la vita come una continua lotta per la sopravvivenza (vivere, morire e sopraffare) o come il luogo dove mettere in campo la nostra integrità di esseri sensibili, giunti gli uni agli altri.

Che cosa ci auguriamo per noi e per tutti voi? Un anno nuovo 2018 sereno con tante occasioni di “azioni ombrello”, protettive nei confronti dei più deboli e radicate nella convivenza pacifica.

L’Idea Vegetariana – Associazione Vegetariana Italiana

Nota aggiunta:

Ogni anno sono molte le vittime dei giochi pirotecnici, persone che si feriscono e che rischiano la vita e che, a volte, rimangono menomate per sempre; questi pericoli tuttavia non dovrebbero costituire l’unico deterrente al loro uso: ci sono altre buone ragioni per festeggiare l’anno nuovo che arriva senza lo sconquasso dei fuochi artificiali. Il primo fra tutti è lo spavento che questi rumori assordanti e improvvisi scatenano negli animali di casa ma non solo…

Commenti disabilitati

Franco Libero Manco: “Chiudere i mattatoi e diventare vegetariani…”

“Bisogna chiudere i mattatoi, a costo di un terremoto economico planetario” (Voltaire) – Uno slogan, una speranza, un’utopia. Tutte le grandi innovazioni nascono nell’un’utopia. Nessuno di noi si illude perché tutto dipende dell’evoluzione civile, morale e spirituale di un popolo. Sappiamo che la nostra battaglia è impari e disperata. Noi lottiamo con le fionde contro i carrarmati. Ma sappiamo che anche un carrarmato è vulnerabile e che se agiremo concordi e determinati vinceremo la nostra battaglia.

Sappiamo benissimo che forse solo i figli dei nostri figli vedranno l’alba di un’umanità migliore, finalmente libera dalla violenza, dalle ingiustizie, dalle malattie, dal dolore. Siamo certi che questo accadrà, perché è nell’ordine naturale delle cose.

Noi siamo gli “anticorpi” dell’Organismo Terra, per questo stiamo ponendo a dimora il seme della chiusura definitiva dei mattatoi. Il percorso sarà lungo ed insidioso ma alla fine l’amore, la civiltà, la giustizia prevarranno, inevitabilmente: perché il futuro appartiene a chi difende la Vita.

Io sono sicuro che non passeranno molte generazioni e nei luoghi dove ora sorgono i mattatoi vi sarà una stele commemorativa, a perenne ricordo del lato più oscuro della storia e della coscienza umana, su cui, probabilmente, sarà scritto:

“In questo luogo, ad imperitura vergogna del genere umano, milioni di animali muti, indifesi ed innocenti vennero sistematicamente massacrati per essere divorati dagli umani. In questo luogo di spavento e di dolore sono stati versati fiumi di sangue, non per odio, non per vendetta ma per il semplice piacere gastronomico. In questo luogo hanno sofferto il terrore della morte e l’agonia non mostri sanguinari, feroci predatori ma miti e servizievoli nostri compagni di viaggio. In questo luogo fu negata la fratellanza biologica universale, fu disprezzata la vita e la sofferenza, fu calpestata la pietà, fu ucciso il rimorso, derisa la compassione, schernito l’amore. In questo luogo di orrore e di barbarie, in questo campo di perenne sterminio, in questa fucina di crudeltà e di insensibilità, in questo luogo trionfò a lungo non la civiltà ma l’arroganza più vile e regressiva, non l’amore ma l’egoismo più impietoso e distruttivo, non la giustizia ma l’ignoranza e la morte”.
In questa fase del progetto occorre:
- considerare i mattatoi come simbolo della battaglia animalista per spingere le varie associazioni e movimenti ad impegnarsi in modo prioritario nel raggiungimento di questo obiettivo;
- organizzare programmi di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica mediante volantinaggi, tavoli di informazione, conferenze e quant’altro utile allo scopo a dimostrare l’ingiustizia e gli orrori della cultura dei mattatoi e dell’alimentazione carnea;
- raccogliere suggerimenti su come mettere in atto programmi intesi a suscitare nella gente il giusto e naturale disgusto per la carne;
- raccogliere adesioni alla campagna di personaggi del mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte.
- organizzare manifestazioni di protesta davanti ai mattatoi con l’invito agli addetti alla macellazione a cercare lavori alternativi;
- proposta di erigere un monumento a tutti gli animali brutalizzati dall’uomo nei mattatoi e non.
- lanciare la proposta provocatoria in modo che ognuno che mangia la carne debba dover uccidere con le proprie mani l’animale che intende divorare, oppure proporre visite guidate ai mattatoi dove ognuno può rendersi conto da dove viene la sua bistecca.

Ultima ed importante considerazione. Dagli ultimi dati risulta che in Italia vi siano circa 5 milioni di vegetariani. Ma considerando che nelle case degli italiani vi sono circa 30 milioni di animali domestici è lecito supporre che coloro che amano gli animali possano essere almeno 10 milioni: un esercito di persone potenzialmente vegetariane.

Occorre dunque fare in modo che tutti gli animalisti diventino vegetariani.

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati

Vivisezione, macellazioni halal e kosher e la farsa delle leggi a protezione animali…

L’assurdità di una legge che da una parte condanna e punisce e dall’altra autorizza e giustifica la violenza agli animali: l’identico meccanismo tra gli schiavi e i padroni di un tempo. Che razza di logica è questa? Maltrattare un animale in un luogo pubblico è condannato dalla legge, ma la stessa legge legittima ogni violenza agli stessi animali nei mattatoi o negli istituti di sperimentazione.

La causa è da ricercare nella retrograda mentalità antropocentrica che usa differenziare gli esseri viventi in categorie in cui alcune devono essere tutelate, altre possono essere fatte a pezzi, che è come considerare un crimine torturare o uccidere un europeo ma ritenere un fatto del tutto normale se le stesse violenze vengono inflitte ad un asiatico.

E così con l’avallo della legge miliardi di animali subiscono la più brutale, crudele distruzione del corpo con la mattazione, la vivisezione, la caccia, la pesca ecc. violando non solo ogni loro diritto naturale ma giustificando il più disumano trattamento: quello della tortura e del’uccisione cruenta.

La società umana ha da poco iniziato a tutelare alcune specie animali della immensa folla dei viventi: estendere i medesimi diritti ai restanti è chiedere troppo, anche se la differenza tra un vitellino ed un cane è solo nella forma del corpo ma la sofferenza percepita è identica. Perché allora si trattano in modo differente violenze analoghe? Perché l’agnellino può essere fatto a pezzi e arrostito e il cane tutelato?

Come è possibile considerare esecrabile alla medesima offesa inflitta al gatto e considerarla legittima se inflitta al coniglio? Come è possibile considerare un delitto la violenza su un cane ed essere consentita se la stessa viene inflitta nei laboratori di sperimentazione?

Il comma 2 dell’art. 1dei regolamenti comunali del Comune di Roma recita: Il Comune di Roma riconosce negli animali il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche… E non parla di animali d’affezione ma di animali. E dov’è il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche di un animale negli allevamenti intensivi?

E ancora. Il comma 1 dell’arti 5 recita: …il presente regolamento si applica a tutte le specie animali vertebrati ed invertebrati, tenuti in qualsiasi modo e detenuti a qualsiasi titolo, anche in stato di libertà o semilibertà…. o dimorano anche temporaneamente nel territorio del comune di Roma.

E il 4° comma dell’art. 7 ribadisce: A tutti gli animali di proprietà o tenuti a qualsiasi titolo, deve essere garantita costantemente la possibilità di soddisfare le proprie fondamentali esigenze, relative alle loro caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali. Altra norma in stridente contrasto con la realtà cui sono vittime gli animali destinati all’alimentazione umana.

Così puntualizzano i successivi articoli dei regolamenti. Comma 1 art 8: è vietato mettere in atto qualsiasi maltrattamento o comportamento lesivo nei confronti degli animali; comma 2: è vietato tenere gli animali in spazi angusti, privarli dell’acqua e del cibo necessario o sottoporli a temperature climatiche tali da nuocere alla loro salute; comma 4: è vietato tenere gli animali in isolamento, privarli dei necessari contatti sociali intraspecisti ed interspecifici tipici della loro specie; comma 7: è vietato detenere permanentemente animali in gabbia ad eccezione dei casi di trasporto e di ricovero per cure…; comma 12: è vietato trasportare in condizioni e con mezzi tali da procurare loro sofferenze ,ferite o danni fisici anche temporanei… Tutte norme vergognosamente disattese.

Legge 189/2004 Art. 544 recita: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Una vera e propria presa in giro a danno dei poveri innocenti e indifesi animali.

Infine. Come può essere giustificata la tradizione islamica e quella ebraica i cui testi chiedono ai propri fedeli di essere compassionevoli, clementi e caritatevoli verso tutte le creature viventi e che gli animali siano considerati portatori di anima? L’islam chiede ai musulmani di essere compassionevoli verso tutte le forme di vita. Qualsiasi crudeltà verso gli animali è teoricamente vietata. Ma come conciliare la brutalità dei metodi Halal e Kosher?

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati

Carnivori si nasce? Le giustificazioni di chi non vuole rinunciare alla carne

“Se mangerete il cibo giusto sarete stupefatti, entrerete in un altro ordine di vibrazioni, vi sentirete legati all’universo ed in armonia con esso, godrete di uno straordinario stato di pace, di pienezza e di felicità” (Omraam Mickael Aivanhov)

Le giustificazione di chi si arrampica sugli specchi per giustificare se stesso e non rinunciare al piacere della carne

Secondo alcuni la consapevolezza che la pianta sia in grado di soffrire giustifica la mancanza di pietà per gli animali. E’ il solito ritornello di chi ritiene inutile fare poco dal momento che non è possibile fare tutto, che è come dire: è inutile sfamare un singolo indigente dal momento che non si può abolire la fame nel mondo; oppure che dal momento che la città è sporca lascio pure la mia immondizia sul marciapiede; e ancora: siccome l’aria è inquinata allora fumo due pacchetti di sigarette al giorno.

Spesso chi non vuole fare il proprio dovere tira in ballo la violenza naturale. Tutto ciò che vive vuole vivere, non morire. Senza la capacità di accusare dolore ogni essere vivente si lascerebbe uccidere, senza reagire. Ma l’umanità non è pronta a considerare alla stessa stregua la vita della pianta con quella della mucca, il cavallo, la pecora il maiale ecc. che, probabilmente, a differenza dei vegetali hanno i nostri stessi meccanismi fisici, chimici e biologici, i nostri stessi ricettori del dolore.

La nostra filosofia di vita, la nostra etica vegan, ci porta gradualmente ad escludere anche la pianta nella nostra nutrizione e nutrirci dei frutti della stessa, e questo non è affatto difficile farlo: oltre tutti i frutti succosi e commestibili degli alberi, noi vegan cerchiamo di consumare pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, carciofi ecc., tutti i semi, tutti i cereali e tutte le leguminose. Ma c’è chi ci accusa che anche mangiare i frutti si causa violenza alla pianta, che è come volere paragonare il taglio di capelli all’uccisione di un uomo, o le bombe alle parolacce.

Dicono: “Bisogna tornare a consumare la carne degli animali allevati allo stato naturale”.

Ci vorrebbero altri 5 pianeti come il nostro per dare ai miliardi di animali ora allevati lo spazio necessario a farli pascolare in modo naturale. Solo attraverso gli allevamenti intensivi è possibile disporre dell’ingente quantitativo di latte, formaggi e uova che ora vengono consumate dell’umanità.

Perché la carne fa male? La carne degli animali non fa male solo perché lo dicono gli istituti di ricerca più screditati nel mondo e dagli scienziati indipendenti, non perché quello che mangiano gli animali è già contaminato, non perché agli animali vengono somministrati vari farmaci, non perché gli animali macellati possono essere ammalati: la carne fa male soprattutto per le ptomaine che si sviluppano da ogni organismo animale in via di putrefazione, cioè putrescina, cadaverina, istolo, indolo, fenoli ecc. tutte sostanze altamente tossiche.

Ma mangiare la carne fa soprattutto male agli animali, alla nostra coscienza, alla nostra capacità di condividere le sofferenza dei più deboli; fa male perché ci abitua alla logica della supremazia del forte sul debole, all’indifferenza verso la sofferenza del prossimo; fa male all’ambiente, all’economia, alle popolazioni del terzo mondo costrette a coltivare monocolture, cioè mangimi per gli animali d’allevamento per i paesi abbienti.

Per contro i vegetali per il loro alto contenuto di amidi e fibra favoriscono la concentrazione di triptofano nel cervello consentendone la trasformazione in serotonina, neurotrasmettitore che favorisce uno stato di calma, di serenità, di socievolezza.

Franco Libero Manco

…………………..

Commento di Veggie Pride: “In un giorno ordinario di un paese in tempo di pace…
Uccelli infilzati arrostiscono nelle vetrine. Corpi smembrati guarniscono gli scaffali. Sui ponti delle barche mucchi di pesci si dimenano impotenti mentre muoiono lentamente di asfissia. Negli allevamenti fetidi si consumano delle povere vite. Si tagliano al vivo e senza anestesia becchi, denti, testicoli. Si ingozzano a viva forza oche per ricavarne foie gras. Ovunque circolano camion pieni di condannati a morte. Sono coloro che saranno sgozzati, sventrati e ridotti in pezzi. Durante questo giorno ordinario, coloro che patiscono paura e sofferenza si contano a milioni. In questo paese in pace, la tortura e la morte sono all’ordine del giorno….”

Commenti disabilitati

Sensi di colpa alimentari….

E’ tendenza comune nutrire ottimismo guardando solo le cose positive della vita e soprattutto non accusare sensi di colpa per i propri eventuali errori. Certo non è possibile trattare in modo semplicistico il problema dei “sensi di colpa” che induce ad sentirsi responsabili del male compiuto e che può indurre angoscia, tristezza, sconforto, dolore, depressione. Per Freud la vera colpa è la conseguenza non la causa (che risiede nell’intenzione inconscia che può portare a commettere un delitto), la cui origine è nel complesso di Edipo in quanto da esso deriva la possibilità di distinguere tra bene e male.

Ma in fatto di alimentazione carnea il sistema è volutamente improntato a fare in modo che nessuno si senta colpevole degli effetti prodotti sulla salute umana, sugli animali vittime della nostra profonda imperdonabile ingiustizia e ingratitudine, sulla natura devastata dal nostro insano e irresponsabile stile di vita, sull’impatto delle monocolture degli animali d’allevamento e non per ultima la fame nel mondo.
L’allevatore alleva i suoi animali, che a visto nascere e crescere, e magari li tratta con un certo riguardo e ai quali a volte pure ci si affeziona. E magari con dispiacere li consegna ai camion dell’industria della macellazione, convinto di non essere responsabile di quello che succederà loro e poi si consola pensando che gli animali sono fatti per questo, perché così è sempre stato.

Il macellaio a sua volta non si sente in colpa per fare a pezzi l’animale perché gli è stato consegnato dall’allevatore che ha pagato e poi, soprattutto perché c’è richiesta da parte del pubblico che aspetta di consumare quei poveri resti. Allo stesso modo la massaia non si sente in colpa di cucinare l’animale ucciso perché lo ha semplicemente acquistato dal macellaio che deve pur guadagnarsi da vivere. E non si sente in colpa chi mangia la carne perché la trova pronta nel piatto e non ha né la voglia né la possibilità di ricondurre quella macabra pietanza all’animale che è stato allevato, macellato e cucinato. Allo stesso modo non si ente in colpa chi indossa pellicce o pelli di animali, chi assiste alle corride, chi si reca negli zoo o nei circhi equestri, chi tiene uccelli in gabbia o pesci nell’acquario, chi utilizza prodotti testati su animali ecc. ecc.

E’ così succede che nessuno si sente in colpa o responsabile se a causa del suo disinteresse, del suo egoismo, la sua mancanza di responsabilità e capacità di condivisione, nel mondo quasi un miliardo di persone soffrano la fame, se a 300 milioni di bambini viene negata la vita con l’aborto, se in ogni parte del globo vi sono focolai di guerre fratricide, se la natura viene devastata, se è l’aria irrespirabile, se i grandi valori morali vanno spegnendosi per far posto ad un’umanità sorda e cieca proiettata verso realtà inquietanti.

E così il ladro non si sentirà colpevole di rubare, l’assassino di uccidere, il pedofilo di violentare bambini, il camorrista di imporre tangenti, lo spacciatore di vendere droga, l’automobilista ubriaco di investire i pedoni ecc. ecc. L’importante è che nessuno si senta in colpa per non turbare il sonno della massa dormiente (funzionale al sistema) condizionata dalla cultura dominante propinata dai grandi centri di potere il cui solo interesse è il guadagno nel perpetuare questo stato di cose: tanto più una popolazione è ignorante tanto più è manovrabile; tanto più è malata e cattiva tanto più ha più bisogno dei dottori del corpo e dello spirito.

Credo che il senso di colpa sia l’effetto di una causa a monte; credo che sia una scossa dataci dalla natura a rivedere il nostro modo di vivere ed evitare errori dei quali poi ci potremmo pentire. Il dolore provocato dal senso di colpa, come effetto di un errore commesso, serve a non farci commettere lo stesso sbaglio e quindi favorire il nostro processo evolutivo. Sentirsi in colpa per cose che non è stato possibile evitare, o che delle quali non siamo diretti responsabili, è da autolesionisti. Ma privi di sensi di colpa finiamo col spegnere in noi ciò che ancora di differenzia dalla macchine. Per conto mio, guardando a come vanno le cose nel mondo sarebbe auspicabile quanto salutare un universale senso di colpa.

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati