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“Messaggio sociale e culturale di Calcata”

Comunicati Stampa ilaria 28 marzo 2008

Sabato 5 aprile 2008 – Tavola Rotonda

Sala Consiliare del Comune di Calcata

Nell’ambito della Fiera delle Arti Creative di Calcata questa Tavola Rotonda del 5 aprile 2008 riveste per me una particolare importanza.
L’argomento trattato è il messaggio sociale e culturale di Calcata, ovvero come “Calcata viene vista da chi all’esterno la osserva traedone conclusioni sul suo significato simbolico”. Nell’immaginifico esiste una “Calcata” che -purtroppo- è distaccata dalla sua matrice, è una Calcata che viene interpretata sulla base di un’immagine…

Per questa ragione la condivisione di diverse opinioni, in un circolo di variegati conoscitori del “fenomeno” Calcata, è estremamente significativa per chiarire meglio il senso, o “messaggio” di Calcata. Ma occorre fare molta attenzione a non confondere l’immagine riflessa (proiettata nell’immaginario) con la sostanza vera.

E dal punto di vista sostanziale trovo incoraggiante l’adesione all’incontro dei rappresentanti istituzionali, come il presidente della Provincia Alessandro Mazzoli e l’assessore Renzo Trappolini, come il commendator Romualdo Luzi della Biblioteca di Viterbo, come il professor Paolo Portoghesi, il primo che conobbe Calcata e che tuttora la abita, giornalisti come Gianfranco Paris od Antonello Palieri, uomini di cultura e svolgenti attività sociali come l’avvocato Vittorio Marinelli di European Consumers o lo psicologo Ciro Aurigemma dell’AVI, questo solo per nominarne alcuni.

Ma sarà soprattutto la presenza dei Calcatesi a partire dal sindaco Luciano Sestili sino alla gente comune di Calcata, gli abitanti originari ed i nuovi integrati nella comunità, che potranno dare all’immagine la sostanza che Calcata merita.

Programma del 5 aprile 2008

h. 16.30 – Piazza Risorgimento – Nuovo Centro di Calcata – Sala Consiliare del Comune
Tavola Rotonda “Messaggio sociale e culturale di Calcata”Interventi, poesie, canti, proiezioni ed altro.

h. 19.00 – Seguirà un brindisi augurale e l’annuncio del finale della Fiera,

6 aprile 2008, nella stessa Piazza del Comune con vari item.

Info: Paolo D’Arpini – Tel. 0761/587200 – calcata2008@libero.it

Cerca su Google: Fiera Arti Creative Calcata 2008

Alberto Mengoni racconta e testimonia….

Aforismi sulla Memoria di Calcata, ma da quale parte?

Un mio caro amico dei bei tempi andati  mi ha chiesto di metter giù una lettera testimonianza dei miei ricordi su Calcata e Circolo Vegetariano. Lo  faccio con un po’ di difficoltà, non tanto perché di ricordi non ne abbia – che anzi, ne ho molti e molto importanti – quanto perché, oggi come oggi, sono assai restio a tirar fuori dalla memoria ricordi e cose che riguardano ciò che è stato il mio passato. Però, un ricordo su tutti è stampato bene nella mia memoria, e cioè quello della prima volta che capitai a Calcata. Fu verso la fine degli anni settanta, credo nel 77 o 78. A quel tempo, vivevo la mia vita con Mara, una deliziosa ragazza bionda di 20 anni (io ne avevo circa 36 o 37), con cuiavevo una relazione alquanto passionale, ma anche ‘burrascosa’, dato che lei aveva lasciato la sua famiglia e gli studi, per venire a stare con me.Ovviamente, questa relazione non durò a lungo, a causa di ripensamenti e varie problematiche che occorsero tra noi; infatti passati quattro anni, dopo che i suoi genitori la convinsero che non era il caso di convivere con un divorziato (che tale io ero) lei tornò dai suoi, ed io proseguii nella mia ricerca esistenziale, incontrando così altre compagne con cui, anche con loro, ebbi modo di venire ancora a Calcata. 

Allora, quella prima volta… Mi sembra di ricordare che fosse un sabato mattina di una splendida giornata primaverile. Dopo esser stati in un luogo chiamato ‘monte gelato’, in cui vi sono delle magnifiche cascatelle formate dal fiume Treja, decidemmo di andare a visitare Calcata, che a quei tempi era nota per esser il rifugio di artisti anticonformisti e pittori, scrittori e scultori un po’ beat ed esistenzialisti, tipici di quegli anni. Giunti nella piazzetta iniziale, vedemmo l’insegna del Circolo VV.TT. che mi incuriosì, perché su AAM – Terra Nuova avevo letto della sua filosofia  laico-spirituale d’avanguardia. E così, mi infilai nella porticina che dava su alcuni scalini con ai lati delle bacheche sotto vetro, contenenti strane boccettine e alcuni libri e riviste di macrobiotica, di spiritualità orientale e di cultura vegetariana. Sempre più incuriosito, mi lasciai tentare e comperai una piccola bottiglietta di ‘propoli’ liquido e, siccome dall’interno di questa casa (che ora non è più la sede del Circolo, essendosi esso spostato più a valle, in via della fontana) proveniva un buonissimo odore di sana cucina macrobiotica e vegetariana, decidemmo di rimanere a pranzo. 

Da quella volta, la mia amicizia con Paolo si rafforzò, e negli anni successivi, grazie agli interessi e visioni comuni, si fecero diverse cose insieme. Mi ricordo di parecchie serate passate, insieme a tanti altri amici, a progettare azioni e attività socio-culturali, sempre con una visione rivolta al benessere ed alla emancipazione spirituale delle persone,con il punto centrale rivolto verso la salute psico-fisica e la sana alimentazione. In una di quelle serate, mi ricordo che si dette vita al “progetto”  della Spiritualità laica, con l’intervento di altre personalità, come noi interessate a quegli importanti argomenti. Mi ricordo alcune notti di   fine-d’anno passate nella sala da pranzo e poi, fuori, giù nellegrotte, con la partecipazione di numerose persone con cui facemmo delle sante meditazioni di buon auspicio per il nuovo anno che doveva venire…

Mi ricordo anche di bellissime passeggiate lungo i sentieri del Parco Valle del Treja, in mezzo alla lussureggiante vegetazione, immersi nell’autentica spiritualità della natura, felici di esistere, e di essere tutti insieme in quello splendido e meraviglioso ambiente, non ancora contaminato, come invece già erano le città da cui provenivamo… 

In seguito, però, le cose andarono in un modo un po’ diverso. Per quanto mi riguarda, con l’avanzare dell’età e con l’imbarbarimento di questa nostra società che, da qualche decina d’anni, si sta terribilmente trasformando in una civiltà desolata e decadente, non ho più sentito lo stimolo a ‘relazionarmi’ con gli altri esseri umani…  La mia visione del mondo, grazie alla ininterrotta e profonda pratica spirituale del Chan, è cambiata, e quello che una volta mi sembrava essere un premio al nostro esistere in questo mondo (ovvero, situazioni e ambienti piacevoli che sempre andavamo cercando con ostinata volontà) all’improvviso mi è apparso in tutta la sua brutale e sconcertante verità, cioè la constatazione che le cose sono in continuo mutamento, e tutto quello che si insegue diventa, alla fine, solo un doloroso ricordo. Le persone invecchiano, e poi muoiono (e quindi, anche noi stessi), i panorami cambiano a seconda della velocità di distruzione dell’ambiente, e la pace tra gli esseri viventi sembra sempre più difficile da mantenere. 

Perciò, alla luce di questa disillusa comprensione di come la vita è veramente per tutti noi (ciò che nel gergo buddista è chiamato legge del karma), ho deciso di ritirarmi a vita privata e di dedicarmi esclusivamente alla preparazione del mio processo finale, cioè quel momento in cui la nostra mente dovrà passare, dal suo stato di esistenza all’interno di un corpo materiale, allo stato vuoto del nulla metafisico, volgarmente chiamato ‘estinzione’.  Ecco perché non sento più il desiderio di relazionarmi con gli altri morti viventi  i quali forse sono completamente inconsapevoli di questa loro condizione,  né mi sento più di voler rinvangare ricordi ed episodi passati di una vita che non può più ritornare ad essere quella che è stata. Non si pensi che questa sia solo una visione pessimistica dell’esistenza. Basterebbe soltanto fare una profonda analisi interiore di ciò che siamo ora, di quanta acqua è passata sotto ai ponti della vita, e di come le cose alla fine portano solo una terribile delusione, dopo che ci hanno ingannevolmente illusi sulle loro irreali qualità di ‘permanenza’, per poter capire quanto è ‘vera’ la Via che ci invita ad abbandonare  le illusioni ed a meditare in profondità sulla ‘vacuità’ di questo mondo materiale.  Eppure  permangono nel mio ricordo quei bei momenti che ci sono stati, le amicizie che abbiamo sviluppato e le buone azioni… Quest’ultime, in fondo, saranno la nostra speranza futura di una buona e favorevole ‘reincarnazione’, così da poter ancora sperimentare una esistenza in questo mondo ma, stavolta, forse, con quella più evoluta capacità di coscienza che ci permetterà di capire fin dall’inizio la vera realtà dell’essere, e quindi di non venir più ingannati dalla ruota del tempo, testimone di un passato che non può più ritornare. Concludo con un sincero augurio a tutti voi di entrare nella comprensione che il mondo non è ‘realmente’ come ci appare, ma ha un misterioso segreto che deve essere ’svelato’. L’approccio ad una via spirituale autentica, che ci tolga le bende dagli occhi e ci mostri la vera faccia della realtà, è per tutti il miglior modo di arrivare a questa comprensione.  Ma ora ho ancora un ringraziamento da fare. Vada il mio *grazie*  al Circolo VV.TT. di Calcata, per aver  fatto parte del mio sentiero spirituale, che alla fine mi ha permesso in seguito di raggiungere questa comprensione.
SHANTI! 

Alberto Mengoni
http://www.centronirvana.it 

Risposta: 

Leggendo questa lettera di Alberto mi sono ricordato anch’io di tanti eventi trascorsi.
Il tempo passa per tutti… ma vedo che le nuove leve non mancano e sono fiducioso sul futuro dell’Umanità. Possiamo forse operare nel Dharma senza aspettarci risultati e godere allo stesso tempo delle opportunità che la vita ci offre… Ma questa è una mia visione, ed è risaputo che mi definisco un mezzo confuciano e mezzo taoista con inflessioni buddiste…. Rispetto le “scelte” di Alberto e lo ringrazio molto di aver, con questo suo intervento, arricchito il dialogo sulla Spiritualità Laica e su Calcata.

Paolo D’Arpini 

Fiera Arti Creative Calcata 2008

Comunicati Stampa ilaria 25 marzo 2008

Inaugurazione 29 marzo al Centro Storico e chiusura il 6 aprile al Nuovo Centro  

Calcata, il 29 marzo 2008, alle h. 17.  parte la Fiera Arti Creative e si inaugura la mostra sulla Memoria di Calcata, con foto e documenti di Paolo Portoghesi, Angelo Barbieri, Parco del Treja, Biblioteche di Viterbo ed altre collezioni di privati e associazioni. Saranno presenti all’inaugurazione gli organizzatori e i rappresentanti  del Comune, assessore Gianni Ferrauti, del Parco del Treja, presidente Gianluca Medici, del Centro Diurno Polivalente, maestro Leonello Sestili e del Circolo Vegetariano, Paolo D’Arpini.

Partecipano il Coro Polifonico Calcata, diretto dal maestro Pasquale Brandimarte, è prevista la proiezione di documentari di Giovanni Carpentieri, uno in particolare sul trasporto dei Troni dello sculture  Costantino Morosin  istallati nella Piazza Umberto I°. Segue  un dialogo  per l’integrazione dell’identità culturale di Calcata ed il territorio circostante, per una vivibilità fantasiosa ma solidale che sia di sprone e humus per una sopravvivenza creativa ed ecologicamente consapevole.  

Per la  chiusura della Fiera, il 6 aprile 2008, alla presenza del sindaco Luciano Sestili, è invece prevista una grande festa all’aperto nella Piazza  Risorgimento al Nuovo Centro di Calcata davanti alla erigenda nuova Chiesa di Paolo Portoghesi e Giovanna Massobrio. Fra le varie iniziative di quel giorno, organizzato da Anna Maria Capece Minutolo,  c’è la collaborazione fra i bambini della scuola elementare di Calcata  e Stefano Panzarasa che porterà alla Fiera delle Arti Creative una esposizione di ceramiche dedicate alla civiltà neolitica  dei nativi europei  ed uno spettacolo di canzoni eco-pacifiste tratte dalle poesie di Gianni Rodari e  della Rete Bioregionale Italiana. 

Quindi la  Fiera delle Arti Creative, che si terrà dal 29 marzo al 6 aprile 2008, vedrà coinvolti i “due” luoghi di Calcata…

Al Centro Storico è prevista una grande mostra della Memoria di Calcata  -foto oggetti note libri documenti- e si terranno dibattiti sul fenomeno Calcata ed i suoi aspetti  variegati: ecologia, spiritualità laica, estetica, etc.  Al Nuovo Centro,  canti popolari,  musica tradizionale,  attrezzatura agricola autoprodotta, panetteria artigianale, arti e mestieri ed agricoltura naturale e suoi derivati. Ovvero ciò che è realmente necessario per autosostenersi e mantenere la conoscenza delle antiche arti contadine e falische.  Questo  è un modo di riconoscerci tutti nello stesso “spirito”, abbinando la creatività a qualsiasi forma di lavoro.   

La Fiera delle Arti Creative viene realizzata in collaborazione  fra il Comune  ed il Centro Diurno Polivalente ed il Circolo VV.TT. di Calcata. Con il Patrocinio di Parco Valle del Treja e Provincia di Viterbo e Consorzio Biblioteche Viterbo.

Paolo D’Arpini 

Coordinatore della Fiera delle Arti Creative di Calcata

Info: Tel. 0761-587200
Email: calcata2008@libero.it
www.circolovegetarianocalcata.it
www.comunecalcata.it
www.calcata.info

Vittorio Marinelli da Calcata al Campidoglio

Sono molto legato a Calcata perché non riesco a non ricordarmi di quando, quindicenne, e quindi avendo adesso 42 anni la bellezza di 27 anni fa, misi per la prima volta piede all’interno del borgo. Che non era soltanto un paese  ma un qualcosa di simbolico, un luogo dove  determinare un’esperienza complessa e differente rispetto a quella romana. 

Praticamente Calcata era “sentita”  fra i giovani romani come un luogo dove si potevano trovare persone dotate di spiritualità, esperienze di vita, personalità, una sorta di India a poca strada da Roma ma ad enorme distanza da Roma nel senso di distacco dalla società corrente.Personalmente  la mia esperienza fu oltremodo divertente e simpatica in quanto, insieme a mia sorella più piccola, facevamo le crepes all’interno della latteria del Gatto Nero, che era stata appena aperta ed era gestita o era di proprietà, il che è più verosimile, dal padre di un compagno di classe di mia sorella.Ricordo che poi scendevamo sotto al fiume e ci facevamo il bagno e andavamo poi di nuovo sopra in giro per il paese a conoscere tutte queste persone interessanti e affascinanti. Persone che magari trovarvi a Roma soltanto a Trastevere ma  non nella concentrazione in cui  le scoprivi a Calcata.  Oggi le cose sono cambiate,  in tutta la società, ed  anche Calcata “purtroppo” è cambiata….Ora è l’apoteosi dell’immagine,  il Trastevere che diventa  luna park…  ma il nocciolo umano, il Cuore ancora pulsa.  

Nel tempo  ho  mantenuto  una frequentazione con  Calcata. Ricordo con piacere quando Paolo d’Arpini stava nella vecchia sede del circolo vegetariano proprio all’ingresso del paese. Quello  che colpiva, delle attività del circolo,  oltre alle varie petizioni, era il fatto che entravi, mangiavi e poi lasciarvi un’offerta libera e segreta. Per me, che ero studente universitario, era una manna. Inoltre, soprattutto, dentro il circolo, c’era la vera Calcata, quindi una sorta di contrazione che portava sempre più a ridurre gli spazi di libertà (in fondo). 

Ho continuato ad amare  Calcata e addirittura mi ci sarei voluto  sposare, se non ci fossero state delle complicazioni burocratiche che mi hanno poi portato a optare per Roma. Dovendo però “confessare”  che Calcata, l’ho sempre vissuta come fosse Roma. Come un pezzo di Trastevere inserito nella Tuscia. Ed  a ben vedere c’è anche una certa sorta di coerenza storica  (come Trastevere è anch’essa in terra etrusca…). 

Nel tempo, sempre per coincidenze, ho avuto la possibilità di visitare posti in Siberia, in India, in Brasile, con viaggi sempre legati allo studio del mondo sciamanico e ho sempre avuto dentro di me l’idea che Calcata mi avesse in un certo senso “attivato” con un magnetismo particolare che potrebbe  nascondere un  significato per l’uomo moderno ormai, tranne poche eccezioni, non è più in grado di scorgere. In questo sono probabilmente stato indotto anche dall’etimologia del paese, che ha delle assonanze con Calcutta, ora addirittura più forti con il vecchio nome recuperato di Kalkata. Anche il fatto delle vicende storiche del paese, da ultimo con una sorta di deportazione di massa negli anni 60, caso più unico che raro in Italia, hanno in me indotto il fatto che probabilmente nel paese rivive una sorta di reminiscenza storica, e non solo, con la nostra matrice indo-ariana. 

Poi ci sarebbe da approfondire il discorso sociologico dell’integrazione della nuova popolazione di Calcata con gli abitanti storici. Alquanto ben riuscita, a mio parere, ecco, ritengo che questo scambio tra elemento autoctono e “alieno” in questo caso sia stato oltremodo fecondo in quanto nutrito dall’humus  rappresentato dall’amore comune per la gioia di vita. 

Ritengo che Calcata rappresenti  una sorta di polo culturale alternativo, antico ed allo stesso tempo moderno, in una fase post moderna, che ci porta a riflettere seriamente sulle  modalità di vita sul pianeta. Modalità spesso frenetiche e cieche che riducono l’esperienza umana in un nulla, facendoci perdere  la possibilità di relazionarsi con l’esistente.  Qui a Calcata è possibile ancora riflettere,  sulla vita, sulla natura e anche sulla morte. Calcata forse può rappresentare quel modello di “Morte e Rinascita”. 

Penso che esista un modello “vivo” di Calcata e che sarebbe utile collegarlo ad altri nodi sperimentali (del nuovo rapportarsi “bioregionale”)  che operano nel resto dell’Europa. Simili borghi o comunità aventi le stesse caratteristiche di apertura mentale ma con il rispetto delle tradizioni locali. Di esaltazione della libertà soprattutto nel momento in cui questa diviene non abuso nei confronti di altri esseri viventi ma armonizzazione con il resto del creato, per dirla alla San Francesco d’Assisi. E qui faccio riferimento alla tematica vegetariana che così fortemente caratterizza Calcata. 

Vittorio Marinelli

Risposta:
Confermo di aver conosciuto l’avvocato Vittorio Marinelli quand’egli ancora adolescente sbarcava il lunario friggendo crepes al Gatto Nero di Calcata. Poi spesso se ne scendeva al fiume Treja a fare il bagno. Da allora di tempo ne è passato ed assieme abbiamo combattuto varie battaglie, che potete leggere su altri spazi del nostro sito. Ma tutto iniziò in quel 1980, anno della Scimmia del Metallo, un anno di estrema transizione per Calcata, si passava dallo spontaneismo alle forme organizzate. Il Metallo è l’elemento della Giustizia, ed infatti Vittorio poi divenne avvocato e prese a difendere i diritti dei cittadini e dei consumatori. Il suo incontro con Calcata può dirsi fortunato. La sua franchezza, onestà e libertà di percorso è stata riconosciuta anche da Antonio Di Pietro e dall’IDV che l’ha ora candidato al Comune di Roma. Questa è l’occasione propizia e nell’imminenza del rinnovo del Consiglio del Campidoglio invito a votare per lui tutti gli amici del Circolo Vegetariano che risiedono nella capitale.

Paolo D’Arpini

Storia della agnellina salvata da Elke e Marco e…

Una fuga in taxi verso la salvezza!

Eravamo 3 amici al bar…  Anzi per dirla tutta in verità, in quell’occasione eravamo al ristorante e stavamo leggendo il menù della casa; io (che mi chiamo Elke), il mio compagno Marco e il nostro amico Maurizio.  Mentre leggevamo tutte le pietanze elencate, alla voce abbacchio al forno con patate, il nostro amico si arrestò pensieroso e sospirando ci raccontò di aver visto degli agnellini nati da poche settimane presso un fattore che conosceva, descrivendoci la loro dolcezza, con il vello color bianco neve, i loro musetti rosa e gli occhietti neri e profondi che ispiravano tenerezza e bontà. Restammo in silenzio per alcuni secondi, immaginandoci gli agnellini barcollanti sulle loro incerte zampette, nel tentativo di sorreggerli affinché potessero andare a succhiare il buon latte della madre. Poi nello svanire di questa serena scena bucolica, il nostro sguardo tornò al menù, ma lo stato d’animo ormai era diverso. Ci era passata la fame, se non altro la voglia di carne ed in special modo dell’abbacchio!

 ”Peccato”, esclamò il nostro amico Maurizio, “che tra pochi giorni gli agnellini sarebbero stati portati tutti al macello in modo da essere poi venduti sui banconi delle macellerie, cucinati e infine divorati in nome della Santa Pasqua…”Deglutimmo per lo sgomento, guardandoci a vicenda. “Che c’entra tutto questo con la Santa Pasqua” chiesi, “Dio certo proverebbe più gioia nell’osservare gli agnellini felici che si divertono sui prati, saltellando pieni di felicità nel sentirsi vivi e rincorrendo delle svolazzanti farfalle variopinte!” 

Questa sì che era una bella scena pasquale, non i pavimenti dei mattatoi sommersi da laghi di sangue e interiora sparse a destra e a manca, con carcasse di cadaveri di pecorelle che prima di essere uccise, urlavano per il terrore della morte imminente, chiedendosi il perché di tutta questa indifferenza e disprezzo per la loro vita. Pochi ormai affermano ancora che gli animali non pensano, non hanno anima, non soffrono o non si rendono conto di quello che sta accadendo loro, senza chiedersi nel contempo neanche il perché essi però urlino per la paura, rincorrano le farfalle e vadano a coccolarsi vicino alla madre in cerca di affetto e tepore… o forse questi  sentimenti non esistono solo perché non vengono da loro espressi in parole  umane a noi comprensibili? 

Ha l’amore bisogno di essere decodificato?

Dopo queste riflessioni mi balenò in mente un’idea formidabile! Proposi agli altri di comperare un agnello vivo per salvarlo da morte certa e di portarlo in salvo in un posto sicuro! L’idea piacque subito anche ad ambedue gli uomini dimostrando, in barba al dire di alcune donne, grande sensibilità e spirito d’iniziativa! 

Ordinammo squisite fettuccine ai funghi porcini che degustammo allegramente, mentre progettavamo minuziosamente il salvataggio dell’ignaro agnellino. Il giorno dopo ci demmo da fare per trovare un posto sicuro dove portare la giovane pecorella e con nostra grande felicità sentimmo nominare per la prima volta il Circolo Vegetariano di Calcata e il suo presidente Paolo D’Arpini, che si offriva di ospitare vita natural durante, i mammiferi profughi della Pasqua in cerca di asilo. 

Andammo dunque dal fattore che ci diede in cambio di soldi una bella agnellina, porgendocela a testa in giù, belante di terrore e con una corda legata stretta alle 4 zampette. Il mio compagno Marco, valoroso taxista per mestiere e che ne aveva viste tante in 20 anni di duro lavoro (tranne questa), aiutò il fattore a metterla sul suo taxi, mentre io con grande emozione mi sbrigai a slegarle le zampe accarezzandola per tranquillizzarla. Smise di belare, mentre cominciai a farlo io, impaziente di lasciare quel posto per partire verso Calcata, verso la salvezza. 

Non senza pensare però agli agnellini rimasti indietro, insieme agli altri milioni sparsi in giro per il mondo, in attesa della mattanza pasquale, solo per soddisfare una voglia alimentare sorretta falsamente da una presunta tradizione religiosa. Meno male che almeno il Papa nel 2007 affrontò l’argomento sfatando questa falsa credenza, come leggemmo poi con immensa soddisfazione su diversi articoli di giornale! 

Durante il viaggio in direzione di Calcata, mi colpirono gli occhi innocenti dell’agnellina, il cui sguardo vagava impaurito e titubante in cerca di una risposta a tutto quel succedere. Era stata divisa dalla mamma, dai fratellini e… grazie a Dio anche dal fattore. “Perché”, sembrava chiedersi, “perché mi succede tutto questo?”Giunti finalmente a destinazione, il prode Marco portò in braccio la belante pecorella verso la sua nuova casa, dove ci stava aspettando Paolo. Egli ci offrì un buon bicchiere di vino e ci chiese di raccontargli tutta la storia. Volle sapere anche che nome avessimo scelto per la fortunata quadrupede e io gli risposi che con il nome di Perché, forse anche qualcun’altro oltre a noi nel vederla, si sarebbe potuto chiedere se era proprio necessario mangiarsela invece di lasciarla vivere, scegliendo così di rinunciare finalmente a un’usanza culinaria che certo nulla ha a che fare con la resurrezione e i peccati dell’uomo in terra.  Chi di noi non si è sentito almeno una volta come un agnello al macello? Per esempio nell’atrio di qualche studio medico o vittime di una grave ingiustizia? Chi di noi non ha mai pregato per la salvezza di sé o i propri cari?

Come rimanere insensibili allora verso la vita in generale, verso il dolore non esclusivo del nostro corpo e della nostra anima?  Anche chi non è vegetariano, come non lo eravamo neanche noi del resto, può capire che si può optare lo stesso per una piccola rinuncia, senza trovare la scusa di non poterlo fare per rimanere coerenti con il proprio regime alimentare consueto a base di carne. 

Il nostro non è certo un voler colpevolizzare chi mangia la carne, ma piuttosto far percepire che una scelta diversa può far scaturire quella scintilla di consapevolezza nell’uomo che porta ad un’evoluzione certa dello spirito in nome dell’amore, della sensibilità e della pietà che sovente invochiamo solo per noi stessi. Così come neanche il mare si è formato in un giorno solo, anche la nostra consapevolezza si accresce a ogni nuova piccola fiammella di sentimento compassionevole.

Noi abbiamo dato solo un breve passaggio in taxi ad un essere indifeso e che tremava per la paura, ma in cambio abbiamo ricevuto moltissimo. Credo che Dio abbia capito il nostro sentire e ci abbia ricompensato sotto diversi  punti di vista.Tanto per cominciare siamo diventati molto più consapevoli di quello che infilziamo sulla nostra forchetta e grazie a questa avventura abbiamo conosciuto nuovi amici e persone speciali che ci hanno insegnato molto, frequentando il circolo vegetariano di Calcata e partecipando alle tante belle attività che esso organizza.  Abbiamo un’amica a quattro zampe da andare a trovare e gioia nel vederla viva quando rincorre ancora le farfalle sul prato o mentre si ferma ogni tanto ad osservare le nuvole e la luna proprio come lo facciamo anche noi bipedi.  Inoltre i nostri familiari ed amici ai quali abbiamo raccontato la storia, continuano a chiederci di Perché e grazie a questa vicenda, anche loro adesso rinunciano con facilità all’abbacchio pasquale perché come noi hanno sentito nel cuore qualcosa muoversi in direzione di un sentimento di vera resurrezione spirituale.  

Infine io e Marco ci sentiamo ancora più vicini al meraviglioso mondo animale e alla natura, oltre che a noi stessi e quando ogni anno arriverà di nuovo la Pasqua, torneremo sempre a chiederci: ” Ma PERCHÉ tutto ciò non ci era mai venuto in mente prima?”

Elke Colangelo
  
Risposta.

Cara Elke e caro Marco e caro Maurizio, leggendo questa storia capisco come la coscienza agisca attraverso tutte le forme, nel modo dovuto e nel momento opportuno. L’evoluzione passa attraverso l’etica ma possiamo dire che sia la meta ultima?
Staremo a vedere. Intanto mi son goduto questo bellissimo racconto impregnato di emozioni e di amore universale. La vostra esperienza mi arricchisce…

Paolo