Il confine ultimo della scienza: la distruzione del pianeta per produrre “energia pulita”…

Comincia la criminalizzazione del metano e la promozione dell’idrogeno. Le direttive CE prevedono che entro 15 anni non si potranno più installare caldaie a metano. Durante la trasmissione in basso segnalata è stato detto che: il metano presente in atmosfera deriva 1) dall’industria energetica (petrolio e gas) e 2) dall’allevamento industriale e dai rifiuti. (Quindi NON dal suo uso domestico o nei trasporti).

1) possibile che questo metano liberato non si possa recuperare invece, come fanno a volte adesso, di bruciarlo? (Il gas combusto genera una fiamma sopra le torri petrolifere. Tale pratica è frequentemente utilizzata negli impianti industriali petroliferi, chimici e di gas naturale, nonché nei siti di produzione di petrolio o di gas naturale che hanno pozzi di petrolio, pozzi di gas naturale, impianti di perforazione offshore.)
2)Dato che noi usiamo il metano per usi domestici (riscaldamento , cottura dei cibi, acqua calda) e per l’autotrazione, non sarebbe stato il caso di spiegare quali sono i composti che residuano dalla combustione del metano per questi usi e che ruolo hanno nel riscaldamento globale (che, a quanto detto nel servizio, è comunque minore di quello del metano?)

Gli allevamenti intensivi sono essi responsabili di buona parte della liberazione del metano, ma allora, non sarebbe il caso di incentivare la realizzazione di impianti di produzione di biogas (metano) da recuperare per il suo successivo utilizzo? Anche collegati alle discariche o impianti di gestione dei rifiuti? Oltre che favorire la diminuzione dell’allevamento e della produzione dei rifiuti?
Prima di cantare vittoria per la scoperta di idrogeno naturale, e già pare che sia progettando il suo sfruttamento, siamo sicuri che sia stato studiato per bene l’impatto sull’ambiente della sua estrazione (o della sua produzione) e quello del suo utilizzo? Siamo sicuri che sia così pulito? Cosa viene rilasciato nell’ambiente dal suo utilizzo? Anche il metano si diceva che fosse ecologico (ed io lo credo ancora). Quanto costerà in termini energetici, e di materie prime, la produzione di nuove caldaie, nuove automobili, ecc. ?

L’energia più pulita è quella che non viene prodotta…

Caterina Regazzi

Mio commentino.
Ringrazio Caterina Regazzi per aver scoperchiato il vaso di Pandora relativo alla produzione energetica definita “pulita” ma pregna di conseguenze controproducenti. Nella trasmissione su Rai Tre segnalata in calce si parla del “Metano che ci ha preso la mano”, un modo per dire che non conviene usarlo, per poi promuovere forme alternative di produzione energetica d’avanguardia, come l’energia “pulita” dell’idrogeno, ma produrre idrogeno costa assai e potrebbe creare più guai di quanti si propone di risolvere. Correntemente, la produzione dell’idrogeno avviene per il 48% da gas naturale, per il 30% dal petrolio (sottoprodotto della distillazione e reforming del gasolio), per il 18% dal carbone; l’elettrolisi dell’acqua viene impiegata per produrre soltanto il 4% dell’H2. Ma il servizio dabbasso segnalato di Rai Tre Scienza ci informa che sono state scoperte in Mongolia delle anctichissime rocce sotterranee che contengono, oltre a metano antico, anche idrogeno già formato. Attenzione però bisogna scavare a fondo per raccogliere il materiale desiderato ed inoltre -nota bene- la Mongolia si trova proprio in mezzo tra Cina e Russia e quindi occorre che questi due Paesi siano consezienti alla ricerca mineraria occidentale, insomma debbono essere “controllati” e remissivi. Quindi si profila una nuova ragione “ecologico-utilitaristica” per abbattere le dittature aisatiche che impediscono il libero uso delle risorse energetiche utili all’Occidente ed al libero sfruttamento sistematico del Pianeta.

Paolo D’Arpini

Servizio connesso: “Il metano ci ha preso la mano”. Il metano in Mongolia c’è, e ce n’è più del previsto. Ma in questo caso non è una cattiva notizia: si tratta di metano antico misto a idrogeno e potrebbe portare le tracce dell’origine della vita. Alberto Vitale Brovarone, geologo all’Università di Bologna a capo del progetto ERC DeepSeep, è tornato dalla Mongolia. La missione sul campo è servita a prelevare campioni che contengono anche idrogeno e potrebbero spiegare reazioni chimiche del tempo profondo. Il metano di oggi però è tra i gas climalteranti che più impattano sulla crisi climatica: per arginarne le emissioni è fondamentale misurarle e individuare tutte le fonti. Lo farà MethaneSAT, il satellite di Environmental Defense Fund (EDF) Europe, che oltre a raccogliere dati con precisione senza precedenti li renderà disponibili online. Ci racconta tutto Flavia Sollazzo, direttrice senior per l’Europa per la transizione energetica di EDF. Al microfono Marco Motta: https://www.raiplaysound.it/audio/2024/03/Radio3-Scienza-del-13032024-f35c68e8-f1e3-4d49-9268-44b5938f8ff8.html?fbclid=IwAR2lbLYNJ_yjEZbu73IRXWYwsJXjR6ZioIa60fiA_HYmLh1yHaKPn8ytmNM

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