Camera e Senato hanno approvato in conteporanea la missione Aspides e le altre 2 nuove, poi rivoteranno il finanziamento di tutte le missioni militari…

La legge che regola la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali è la 145 del 2016. Stabilisce un processo molto preciso attraverso cui il governo deve autorizzare, d’intesa col parlamento, nuove missioni militari o prorogare quelle già esistenti. Per quelle nuove c’è bisogno che il Consiglio dei ministri approvi specifiche delibere dopo averne informato il presidente della Repubblica, per poi trasmetterle alle camere le quali devono discuterle e approvarle «tempestivamente» e «con appositi atti di indirizzo». L’autorizzazione va rinnovata di anno in anno.

Queste delibere che il governo prepara, delle specie di relazioni, devono essere molto dettagliate: per ogni missione deve essere indicata l’area geografica d’intervento, gli obiettivi, il tipo di mezzi e di strumenti che verranno usati, il numero massimo di militari e civili coinvolti e il costo dell’intero intervento su base annuale. Ottenuta questa prima autorizzazione, il presidente del Consiglio deve poi preparare entro 60 giorni i decreti per finanziare le missioni attingendo a un fondo specifico del ministero dell’Economia (per il 2024 è di 1,57 miliardi), e a quel punto le camere devono autorizzare definitivamente la spesa nel giro di venti giorni.

Il 26 febbraio il governo ha approvato la delibera per prorogare per tutto il 2024 le missioni e le operazioni all’estero già in corso – sono 46 – e per avviarne tre nuove. Una, Levante, è al momento una missione esclusivamente umanitaria in sostegno della popolazione civile di Gaza. Un’altra missione è civile e fa parte di una più ampia iniziativa dell’Unione Europea: consiste nell’invio di un magistrato in Ucraina per aiutare il governo locale a introdurre riforme che rafforzino lo stato di diritto.

La terza è la missione Aspides, di gran lunga la più imponente. È un’operazione europea istituita dal Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea (cioè dalla riunione dei ministri degli Esteri o della Difesa degli Stati membri) l’8 febbraio scorso. Lo scopo della missione è garantire una navigazione libera e sicura nel mar Rosso alle imbarcazioni mercantili, proteggendole dagli attacchi degli Houthi che da mesi, dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, stanno compiendo attentati e lanci di missili contro le navi occidentali. L’Italia, in particolare, partecipa con una nave militare, il cacciatorpediniere Caio Duilio, e ha assunto il comando operativo sul campo della missione, assegnato al contrammiraglio Stefano Costantino.

Nel pomeriggio del 2 marzo 2024 la Duilio ha sparato sei proiettili per abbattere un drone nel mar Rosso che si stava dirigendo verso la nave e si trovava a circa 6 chilometri di distanza. Il ministero della Difesa ha detto che era un drone «con caratteristiche analoghe a quelli già usati in precedenti attentati» e ha attribuito il suo lancio agli Houthi. Alcuni esponenti dei partiti di opposizione si sono lamentati appunto dell’anomalia per cui la nave Duilio si trovava in un’area molto delicata, per conto di una missione militare che però non è ancora autorizzata dal parlamento.

Il governo ha in effetti tardato nel procedimento di approvazione, che come abbiamo visto necessita di diversi passaggi. L’approvazione della delibera era stata inizialmente ipotizzata per il 21 febbraio, poi è slittata al 26. Per accorciare i tempi, nella riunione dei capigruppo al Senato dove i presidenti dei vari gruppi parlamentari decidono il calendario dell’aula, martedì 27 febbraio i partiti di maggioranza avevano provato ad attivare una procedura d’urgenza, così da evitare l’esame delle commissioni competenti che avrebbe richiesto altri giorni, e far approvare quindi il provvedimento direttamente in aula nella giornata di giovedì. Per la procedura d’urgenza però c’è bisogno dell’unanimità, e il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra si sono opposti.

Anche la Camera ha deciso di seguire una procedura ordinaria e così i voti definitivi in aula sono slittati a martedì 5 marzo. Nel frattempo, però, la nave Duilio era già operativa: e sabato ha dovuto abbattere il drone.

Per rendere meno evidente questo cortocircuito il ministero della Difesa ci ha tenuto a specificare che la nave Duilio si trova «attualmente nell’area per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza delle rotte commerciali», e che «ha avvicendato nave Martinengo nell’attività nazionale, avviata a fine dicembre». Significa che secondo il ministero l’abbattimento del drone di sabato è avvenuto non nel contesto della missione Aspides, ancora in attesa dell’approvazione del parlamento, ma in quello di una precedente missione nazionale italiana già attiva nella stessa area del mar Rosso. E probabilmente per lo stesso motivo il comandante della Duilio, il capitano di vascello Angelo Quondamatteo, in un’intervista al Corriere della Sera lunedì ha specificato che «l’ammiraglio Costantino [il comandate operativo di Aspides, ndr] era presente, certo, ma ho deciso io in maniera autonoma l’abbattimento del drone».

Marco Palombo

Fonte notizie: https://formiche.net/2024/03/voto-missioni-internazionali-italia/#content

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