Da qui a novembre 2024 ci aspettano mesi orribili…

Le presidenziali americane si svolgeranno a novembre, fra
dieci mesi. Se si votasse oggi, non ci sarebbe storia: Trump
asfalterebbe Biden. E questa volta il risultato sarebbe cosí
“rotondo” da non poter giovarsi neanche di qualche
provvidenziale “aiutino”, come quelli che i trumpiani sospettano
siano stati usati nella tornata precedente. A proposito, perché non
si è sgombrato il campo dai sospetti? In fondo, sarebbe bastato
relativamente poco per una verifica volta ad appurare che i voti
realmente espressi corrispondessero a quelli elaborati dai
computer di qualche megasocietá dell’universo big tech.

Sia andata come sia andata in passato, questa volta ci
saranno pochi spazi per gli “aiutini” di un certo livello. Per gli
“aiutini” minori, invece, temo che si continuerá come al solito, ma
ció non dovrebbe incidere sui grandi numeri.

Ma lasciamo stare queste considerazioni e veniamo al
dunque. Trump, al momento, appare inarrestabile. Nonostante
non sia proprio un simpaticone, e nonostante la miriade di azioni
giudiziarie promosse contro di lui. L’elettorato, evidentemente,
non ci crede. Anzi, crede che si tratti di trappole organizzate ad
arte per metterlo fuori gioco. Certamente, i “servizi” di certi

fortissimi poteri che manovrano i destini degli USA (e del
mondo) potrebbero tentare una mossa disperata: mettere un’arma
in mano al mentecatto di turno e spedirlo a compiere un attentato
alla vita del candidato repubblicano. Male che vada, si potrá
imputare il tutto al solito fanatico isolato, magari poi abbattuto da
un provvidenziale proiettile vagante. Oppure cercare un
mentecatto dell’altro fronte e mandarlo ad attentare a Biden. In
questo caso, si potrá anche montare la solita cagnara contro i
gruppi di “estremisti di destra” da cui sicuramente si scoprirá
provenire l’attentatore.

Certo, una cosa del genere sarebbe possibile, ma non
probabile. Penso piuttosto che il Deep State interverrá sulle
strutture ufficiali del Partito Democratico perché mettano a riposo
il vecchietto della Casa Bianca. Con le buone o, se necessario,
con qualche pressione non proprio gentile.

Lo stesso can-can di questi giorni potrebbe rientrare in tale
quadro, con un alto magistrato che assolve Biden da accuse
specifiche, ma che trova il modo per infilare nella sentenza alcune
considerazioni – non proprio pertinenti – sulla memoria del
Presidente. Ed a questa strana sentenza ha súbito fatto séguito una
miriade di riflessioni – non proprio lusinghiere – provenienti dal
campo democratico sulla luciditá mentale del povero Biden.
Ma, guarda un po’, adesso scoprono l’acqua calda, dopo
avere fatto finta di nulla per anni, quando ancóra si credeva – sará
un caso – che Trump potesse essere fermato dalle inchieste della
magistratura. Eppure, lo stato delle cose era chiaro a tutti. Anche
noi ne abbiamo parlato con dovizia di particolari (e di
documentazione fotografica).

Si veda, per esempio, il mio pezzo pubblicato su “Social”.
Si intitolava «Dietro Biden c’è Obama, dietro
Obama c’è Soros», e riferiva di due video che circolavano sul
web: «Il primo mostra Biden errare imbambolato durante un
ricevimento ufficiale, ignorato da un pubblico che riserva le sue
attenzioni unicamente a Barack Obama, che é chiaramente la star
della serata. Nessuno si fila il Presidente, che si dirige con lo
sguardo nel vuoto verso la direzione opposta. Il secondo video
mostra Biden che conclude un intervento ufficiale, si volge verso
la sua destra e stende la mano a salutare qualcuno… che non c’é.
Impiega forse una decina di secondi per rendersi conto che da
quella parte non c’é nessuno. Altra svolta a destra, volgendo il
viso al muro e le spalle al pubblico, altri interminabili secondi di
imbarazzo generale. Infine, una terza virata di 90 gradi – quella
buona – e l’incedere con passo malfermo verso la direzione
giusta.»

E allora? Si puó credere che queste cose fossero chiare ad
un modesto settimanale nella remota Sicilia, e sfuggissero invece
agli autorevoli columnist del “New York Times” o del
“Washington Post”? Se ne sono accorti solo ora?
Evidentemente il quadro è cambiato: adesso è chiaro che
Biden andrebbe incontro ad un disastro sicuro, e si tenta di correre
ai ripari. Il vecchietto va eliminato dalla scena politica,
possibilmente nel modo piú soft. O, occorrendo, anche ricorrendo
alle maniere forti.

Che so? Una inchiesta sul figlio Hunter, quel gentiluomo
che è stranamente diventato pezzo grosso della Burisma, la
potente holding ukraina che vorrebbe mettere le mani sul gas del
Donbass. E qui mi fermo, anche se sono fortemente tentato di
andare aventi sul versante ukraino, molto avanti.
Torniamo alle prossime presidenziali americane. Nella
impossibilitá di fermare Trump, i poteri forti devono a tutti i costi
fermare Biden. Al suo posto, nella sfida con il tycoon
repubblicano, dovrá andare Michelle Obama. Stesso clan, stesso
ambiente, stessi santi in Paradiso.

Mancano dieci mesi a quelle che sono le elezioni piú
importanti dell’orbe terraqueo. Dieci mesi in cui potrá accadere di
tutto. E non solo in America.

Michele Rallo

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