Autonomia differenziata? “La solita cagata nordista”

Autonomia differenziata: che abbia ragione l’opposizione, non c’è
dubbio. Sarebbe un provvedimento – e uso il condizionale con
intento scaramantico – che spaccherebbe il Paese. Non occorre
essere un fulmine di scaltrezza per comprenderlo. Diciamo
piuttosto che occorre essere “de coccio”, ma proprio “de coccio”,
per non capirlo.

Basterebbe fare due piú due. Perché le regioni del Nord
strepitano tanto per averla? Per avere piú soldi, naturalmente. E a
chi dovrebbero esser sottratti questi soldi? Alle regioni del Sud,
inevitabilmente. Poco male se questo travaso potesse servire a
dare piú risorse a chi ne ha maggiormente bisogno. Ma, al
contrario, in questo caso servirebbe a dare di piú a chi è piú ricco,
e a togliere ancóra qualcosa a chi è piú povero. Una “riforma” alla
Robin Hood al contrario, diciamo cosí, che non sfigurerebbe certo
fra quelle “che l’Europa ci chiede”. In questo caso, ce la chiedono
anche Salvini, Zaia, Giorgetti e tutto il cucuzzaro nordista.

Che la Meloni sia costretta a bere l’amaro calice per tenere
a galla la sua maggioranza, non v’è dubbio. Lo fa con leggerezza,
col sorriso sulle labbra, nascondendo abilmente il retrogusto
amarissimo che ogni sorsata le lascia in bocca. Oramai,
comunque, si è abituata a trangugiare con disinvoltura i piú

infami beveraggi: da quello europeista (che la costringe ad
accettare gli attentati alla nostra economia impostici da Von der
Leyen e compagni) a quello atlantista (che la vede in prima fila
nella crociata masochista contro la Russia e pro-Zelenskyi). Fatti
suoi, comunque. Fino a questo momento le è andata bene. Fino a
questo momento.

Ma lasciamo stare la Meloni e i suoi equilibrismi, e
veniamo al nocciolo della questione. Il punto non è tanto questa
specifica “riforma” che si vuole adottare. Il punto vero è che il
modello autonomista è perdente, è malfunzionante, è
antieconomico. Potrá sembrare vincente al Nord, ma soltanto
perché quegli amministratori stravincono nel confronto coi
colleghi del Sud, perché sono piú bravi, piú efficienti, piú capaci;
ma anche perché è certamente facile amministrare in un contesto
sano, con le casse piene e senza voragini di bilancio.

Diciamolo chiaramente: che si doti il Sud delle stesse
infrastrutture del Nord, delle stesse vie di comunicazione, che gli
si assicuri lo stesso livello di servizi (strade, scuole, ospedali,
acquedotti, fognature, eccetera)… Che si faccia tutto questo, e poi
si vedrá se veramente le regioni del Nord continueranno ad
apparire tanto meglio amministrate rispetto a quelle del Sud. E
dico questo – ci tengo a sottolinearlo – senza alcuna indulgenza
verso il sistema di incompetenze e di mangiatoie che attualmente
trionfa nel Meridione d’Italia.

Dunque – è la mia modesta opinione eretica – è lo Stato
autonomista, federalista che non funziona. Occorre tornare ad un
sano centralismo. Occorre, se non abolire le regioni, almeno
privarle di alcune competenze e attribuzioni, quelle che sono
essenziali, vitali per ogni cittadino, e che non possono essere
lasciate alla bravura o meno, alla efficienza o meno, alla onestá o
meno degli amministratori eletti ogni cinque anni. Se gli elettori
sono accorti e votano i deputati regionali giusti, avranno servizi
migliori; altrimenti, che si piangano gli amministratori dilettanti

che hanno scelto. Non è cosí. Lo Stato deve garantire pari livelli
di dignitá a tutti i cittadini, anche a quelli che votano male.
Ció posto, è evidente che l’unica riforma seria sarebbe
quella di eliminare i centri decisionali e di spesa periferici (ovvero
le mangiatoie) che sono andati moltiplicandosi nel tempo,
accorpando e centralizzando tutto quanto possibile. Per
cominciare, in almeno due ámbiti: quello della raccolta dei rifiuti
e quello della sanitá. Penso a quanto meglio funzionerebbe (e a
quanto meno costerebbe) il servizio di nettezza urbana e di
smaltimento dei rifiuti se facesse capo ad una sola autorità
centrale, e non fosse invece sminuzzato in una miriade di Comuni
grandi e piccoli. E la sanità? Se dipendesse dal Ministero – e non
dalle Regioni – non andrebbe meglio? Non si spenderebbe di
meno, molto di meno? Non si ruberebbe di meno? Non ci
sarebbero meno sprechi? Non ci sarebbero liste d’attesa meno
scandalose?

Ma in Italia non si ha il coraggio di andare contro il
politicamente corretto. E il politicamente corretto – di destra e di
sinistra – oggi è federalista. Anche se dovesse passare il
referendum fatto balenare dal PD (per il quale dichiaro fin da
questo momento il mio voto favorevole) si bloccherebbe soltanto
questa ultima assurda accelerazione; ma il Moloch regionalista
rimarrebbe indisturbato sul suo trono, avido, a divorare le risorse
di uno Stato che dovrebbe invece essere lasciato libero di
impegnare le sue risorse per il benessere di tutti i cittadini.

Michele Rallo

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