Tenersi pronti alla guerra – Il governo: “Armi e riservisti come in Israele”

Più armi ai poliziotti e repressione per chi si oppone: il nuovo ‘pacchetto sicurezza’ del governo

SINTESI: Il governo Meloni ha varato un nuovo pacchetto sicurezza. Il testo prevede l’introduzione di nuovi reati nel codice penale, insieme a forti inasprimenti di pena (…). Il provvedimento presenta pene estremamente severe per chi pianifica o partecipa a rivolte all’interno delle carceri e nei Cpr -, colpendo anche chi le aizza dall’esterno – e chi prende parte a blocchi stradali o ferroviari. Se il fatto viene commesso “da più persone riunite” la responsabilità diventa penale. Una fattispecie di reato punisce chi istiga la rivolta tramite scritti (volantini?). A beneficiarne saranno i membri delle forze dell’ordine: tutti gli agenti di Polizia (300.000) saranno autorizzati a portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio. Appare chiaro che il testo (…) si inserisce in una scia normativa indirizzata a criminalizzare e reprimere con durezza un ampio ventaglio di forme di dissenso.

— Crosetto vuole l’Italia pronta alla guerra: “servono riservisti come in Israele”
SINTESI: Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, vuole riformare l’esercito «da cima in fondo», prevedendo più fondi e investimenti e l’aumento del numero di effettivi, così come la creazione di una riserva nazionale che possa attivarsi in caso di mobilitazione. (…) Prendendo esempio dal modello di Israele e della Svizzera, dove però il servizio militare è obbligatorio, Crosetto ha spiegato che le forze armate italiane «vanno rivoluzionate da cima in fondo». (…) Serve arruolare persone «che abbiano in testa di fare i soldati e andare in teatro operativo» …

Crosetto sta comunque seguendo una linea già tracciata in precedenza, che dimostra come, all’alternarsi dei colori al governo, la politica sul tema non cambi. Il ministro della Difesa sta infatti delineando la volontà di realizzare quanto stabilito con la legge n.119/2022, intitolata “Disposizioni di revisione del modello di Forze armate (…)”. La legge è stata approvata nella precedente legislatura, pochi giorni prima dello scioglimento delle camere, per permettere le elezioni che poi avrebbero portato all’attuale governo guidato da Giorgia Meloni. Insomma, che ci sia il governo dei migliori guidato da Draghi o quello dell’underdog Meloni, il risultato non cambia: i soldi per l’industria che ruota attorno alla guerra e agli eserciti non sono mai mancati, come dimostrato dalla posizione italiana sul conflitto russo-ucraino e vista la posizione assunta in merito al fronte mediorientale.

Fonte: L’Indipendente – The Week – 19 novembre 2023

I commenti sono disabilitati.