Kiev chiede alla UE l’estradizione dei rifugiati renitenti alla leva (per farne carne da cannone nella guerra contro la Russia)

Il No di Berlino contro il Sì di Varsavia. Si gioca tra i due stati europei con il maggior numero di rifugiati di guerra la partita politica sulla caccia al renitente richiesta dal presidente ucraino agli alleati. A Est del fiume Oder, la linea di confine fra la Bundesrepublik e la Polonia, da mercoledì scorso è territorio altamente insicuro per tutti gli uomini fra i 18 e 60 anni riparati all’estero dall’inizio del conflitto, dopo che il governo polacco ha siglato con Kiev il patto per la loro rapida estradizione.

«L’ACCORDO è fortemente contrario alle leggi europee» protestano in Germania dove restano più che refrattari ad adottare la misura che dal punto di vista pratico equivarrebbe a rastrellare decine di migliaia di persone scappate dall’Ucraina mai registrate dagli uffici immigrazione nazionali. Mentre nella realtà «gran parte di loro è già tornata a casa» sottolinea il quotidiano di Varsavia Rzeczpospolita restituendo la reale entità del problema che ha profonde radici politiche. Nonostante il portavoce del premier ucraino, Fyodor Venislavski, si ostini a limitare la richiesta alla necessità meramente militare: «Si tratta di una cifra significativa di uomini da mobilitare per rafforzare la linea del fronte contro i russi».

Che genere di persone sono, lo spiega bene Rudi Friedrich, responsabile di “Connection”, associazione che in Germania si batte per gli obiettori di coscienza di tutto il mondo, pronto a tracciare sulle colonne della Tageszeitung il profilo dei renitenti ricercati da Kiev e ora anche da Varsavia.

«Nel nostri centri di consulenza riceviamo sempre più richieste da parte di reduci di guerra. Alcuni sono gravemente traumatizzati oppure seriamente feriti e in maggioranza temono di essere inviati nuovamente al fronte. Gli ucraini in età di leva che attualmente vivono nell’Ue, invece, hanno ricevuto il certificato di residenza umanitaria temporanea, come previsto dalla direttiva-flussi di Bruxelles. Adesso sono tutti nel panico dopo l’annuncio di Zelensky che tuttavia non ha alcuna base legale: secondo l’articolo 4 della Convenzione europea sull’estradizione non è possibile procedere per i reati militari, perciò ogni trasferimento sarebbe totalmente illegale. Vale per tutti i Paesi dell’Ue, nessuno escluso» tiene a precisare Friedrich che con “Connection” porta avanti la campagna #ObjectWarCampaign diretta in particolare agli obiettori russi, bielorussi e ucraini.

FUORI DAGLI ASPETTI legali, emerge ancora una volta la contrapposizione frontale fra Berlino e Varsavia divenuta ormai cronica non solo sul fronte della guerra in Ucraina. Entrambi sono ufficialmente stretti alleati di Zelensky, ma mentre il premier polacco Mateusz Morawiecki è amico personale del presidente ucraino e ne appoggia in automatico anche le rivendicazioni politiche, il cancelliere Olaf Scholz supporta “solo” l’Ucraina dopo aver dovuto ingoiare «il molle come un Würst» affibbiatogli dalla diplomazia di Kiev e il veto alla visita ufficiale del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, accusato di simpatie pro-Russia.

NASCE QUI la sfiducia reciproca alimentata su ambedue i lati. Non a caso la domanda più frequente a Berlino, sia nell’inner-circle del governo Semaforo che nei circoli dell’opposizione, è quanto la rimozione del ministro della Difesa, Oleksy Reznikov, fino a ieri ospite d’onore ai vertici nella base di Ramstein, abbia a che fare con le sue innegabili responsabilità nel malaffare sulle forniture militari e quanto, invece, rientri nelle purghe per il mantenimento del potere ai vertici dello Stato ucraino.

7 settembre 2023 – Sebastiano Canetta – Il Manifesto

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Commento di Marco Bracci: “Nella guerra tra Russia ed Ucraina è tornata importante la questione dei renitenti alla leva. Gli eserciti di professionisti e le milizie informali, mercenarie o integraliste, avevano messo in secondo piano la questione. Tutti coloro che sono contrari alla attuale guerra in Ucraina dovrebbero mobilitarsi in aiuto di chi, russo o ucraino, non vuole o non vorrebbe combattere. Anche il Movimento Pacifista Ucraino condanna la repressione contro gli obiettori di coscienza alla guerra”

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