Commento del nuovo Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov, in relazione all’appello dei sei direttori di 6 quotidiani italiani, relativamente al giornalista nordamericano Evan Gershkovich coinvolto in sospette attività di “intelligence”

In relazione all’appello dei sei direttori dei principali quotidiani italiani all’Ambasciatore designato della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, Alexey Paramonov, del 10 aprile u.s. desideremmo attirare l’attenzione su quanto segue.

Nel rispetto delle procedure diplomatiche consolidate non spetta ad un nuovo Ambasciatore che non è ancora arrivato alla sede e che non ha ufficialmente assunto le sue funzioni, fare delle dichiarazioni pubbliche. Cionondimeno, l’Ambasciata ritiene necessario da parte sua commentare questo appello collettivo.

Il corrispondente del quotidiano americano Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militare-industriale russo. Tali attività non hanno nulla a che fare con il suo mestiere professionale e l’arresto stesso per sospetto di spionaggio a favore di uno Stato straniero è stato effettuato in piena conformità con i requisiti della legge e le norme della legislazione russa. Come è consuetudine in ogni Paese dove regna lo Stato di diritto, tra cui, indubbiamente, l’Italia, spetta al tribunale accertare la verità e le misure di responsabilità dei reati commessi.

In questo contesto, lasciano perplessi le richieste degli onorevoli rappresentanti delle testate del Paese che proclama tra i suoi principi giuridici essenziali «La legge è uguale per tutti», di intervenire sulla procedura dell’amministrazione della giustizia. Nella loro lettera, i vertici dei più importanti quotidiani italiani, infatti, tentano di indurre le autorità russe a trasgredire la loro stessa legislazione. Riteniamo che è chiaro per tutti che tale approccio è assurdo ed inopportuno.

Desta interrogativi anche la dimostrativa selettività dell’appello. Nella lettera si manifesta «una profonda preoccupazione» per un collega americano colto con le mani nel sacco mentre svolgeva attività di spionaggio, ma allo stesso tempo non si presta nessun’attenzione ad altre recenti numerose violazioni clamorose dei diritti di giornalisti e media. In particolare, non si troverebbero dei simili «forti» appelli alle missioni diplomatiche dei Paesi che da molti anni mettono in atto una disumana persecuzione nei confronti del giornalista Julian Assange. Tuttora, non si farebbero vedere degli esempi di intercessione in favore di più di una dozzina di professionisti dei mass media detenuti per motivi politici nelle carceri lettoni con accuse inverosimili, tra cui Marat Kasem, caporedattore di Sputnik Lituania. Magari è stato per puro diffetto di attenzione che i media italiani avessero mancato di alzare la voce in difesa di RT DE e RT France, costretti al fallimento da illegittimi divieti di trasmissione, per non parlare di altre repressioni contro i media russi nell’Occidente “libero”.

Finalmente, non abbiamo notato una reazione dovuta dei media centrali italiani ai brutali omicidi dei giornalisti russi Daria Dugina, Oleg Klokov, Vladlen Tatarsky. Per quanto vaste siano le divergenze di valutazione degli eventi in corso nel mondo tra i vertici dei principali media italiani e i loro colleghi russi, la consapevole indifferenza, ed in alcuni casi pure dei tentativi di trovare giustificazioni per gli autori e gli organizzatori di tali orrendi crimini, di per sé, priverebbero qualsiasi persona, specialmente leader dell’opinione pubblica, del diritto etico di fare appelli moralizzanti.

Ambasciata Russa in Italia

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