NPCI: “Lettera aperta ad Elisabetta Trenta”

All’ex ministro Elisabetta Trenta che ha annunciato che lascia il Movimento Cinque Stelle

il (nuovo) Partito comunista italiano augura che l’annuncio segni l’inizio del contributo che lei può dare alla trasformazione del nostro paese nelle circostanze concrete con le quali dobbiamo fare i conti. Sono gli uomini che fanno la loro storia e il ruolo che l’individuo svolge nella storia è determinato dalla sua personale attività nelle circostanze concrete in cui si trova a vivere. D’altra parte ogni individuo è fatto dalle circostanze concrete in cui è vissuto. Lei è stata per 15 mesi alla testa del Ministero della Difesa del governo che i vertici della Repubblica avevano dovuto affidare a Giuseppe Conte indicato dal M5S a questo ruolo.

L’esito delle elezioni del 4 marzo 2018 aveva imposto questa scelta ai vertici della Repubblica. Ovviamente non osarono affrontare nuove elezioni in cui il M5S avrebbe stravinto, tante erano le speranze riposte nel M5S da un’ampia parte delle masse popolari italiane e tanto era ed è ancora oggi il malcontento, l’insofferenza e la ribellione di una parte ben più ampia delle masse popolari del nostro paese per l’opera svolta dalla combinazione dei partiti che avevano fino allora governato il nostro paese. Le manovre di D’Alema e il Patto del Nazareno aveva ben messo in luce il legame vergognoso che esisteva tra i partiti succeduti al regime democristiano che aveva governato l’Italia dal 1947 fino agli anni Novanta. I partiti delle Larghe Intese erano in contesa sulla scena del teatro politico instaurato soffocando la Resistenza che nel 1945 aveva trionfato sul fascismo, ma in realtà svolgevano un’opera comune al servizio della classe dominante e contro la massa della popolazione della quale dovevano però raccogliere il consenso elettorale.

Lei come altri ministri del governo Conte 1 è nella posizione di esporre in dettaglio, “con nomi e cognomi”, a un pubblico vasto e attento, almeno una parte delle operazioni con cui il M5S ha tradito le promesse fatte e deluso le speranze suscitate in tanta parte delle masse popolari italiane. Costretti ad affidare il governo del paese al M5S, i vertici della Repubblica avevano cercato di imporre in posti decisivi del governo M5S il più possibile di uomini di loro fiducia, erano riusciti a farne accettare alcuni e per il resto avevano fatto affidamento 1. sull’inesperienza di tante delle persone decise a cambiare il sistema, 2. sulla collaborazione degli alti funzionari e dirigenti civili e militari che negli anni precedenti essi avevano collocato alla testa dell’Amministrazione Pubblica, delle Forze Armate e degli enti e istituzioni pubbliche e semipubbliche, 3. sulla comunanza di interessi tra i gruppi imperialisti italiani e stranieri.

Con la costituzione del governo Conte 1 nel giugno del 2018 si è aperta la partita tra organismi e individui che cercavano di tradurre in opere, in misure governative, in leggi e in istituzioni le promesse fatte e le speranze suscitate e i vertici della Repubblica che cercavano di riconquistare il terreno che avevano dovuto cedere. I primi potevano contare 1. su alcune posizioni di potere conquistate (e il Ministero della Difesa era una di queste) e 2. sulla mobilitazione in campo politico delle masse popolari che nel M5S avevano riposto fiducia e speranze. Come se ne sono giovati? Attraverso quale successione di operazioni 1. hanno lasciato agire gli uomini infiltrati nel governo Conte per contenere e sabotare il rinnovamento promesso dal M5S, 2. si sono lasciati emarginare fino ad essere esclusi dal governo Conte 2, 3. hanno ceduto il terreno nel governo e nel paese al punto che i vertici della Repubblica hanno imposto il governo Draghi? Con questo governo i vertici della Repubblica hanno ripreso in mano la situazione nel governo. Resta loro da regolare i conti con gli uomini che il governo Conte 1 aveva messo a capo di alcune istituzioni civili (e anche di alcune istituzioni militari?), da soffocare o corrompere alcune organizzazioni sindacali sorte nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine, da eliminare o stravolgere alcune misure che i governi Conte avevano preso e altre che in qualche misura avevano già messo in opera. Quanto alla mobilitazione delle masse popolari perché diventassero forza politica organizzata i due governi Conte e il M5S vi si sono impegnati ben poco.

Quindi la partita è chiusa? Assolutamente no! Il malcontento, l’insofferenza e la ribellione a fronte del corso delle cose imposto dai governi dei partiti delle Larghe Intese e che il governo Draghi ha ripreso, sono tra le masse popolari più ampi e profondi che nel 2018, la pandemia ha fatto deflagrare la crisi generale del sistema, i partiti delle Larghe Intese costretti a collaborare nel governo Draghi litigano più che mai tra loro e si contendono posti di sottogoverno e rendite, il corpo del M5S è in piena ebollizione tra spinte a una ribellione più cosciente e organizzata e tendenze all’integrazione nel regime, alla resa e alla rassegnazione.

Proprio per questo ci appelliamo anche a lei, perché faccia la sua parte, forte dell’esperienza vissuta e dei legami intessuti. Altri ministri dei governi Conte ed esponenti del M5S sono sul piede di guerra, si trovano di fronte allo stesso bivio. La trasformazione che il M5S aveva fatto balenare è nelle cose. Le masse popolari non possono integrarsi nel sistema, la loro ribellione troverà altre strade. Noi non ci arrendiamo. Sta a lei decidere la strada da prendere: ci auguriamo che lo faccia e le auguriamo di farlo con coscienza e con scienza.

Il Segretario generale del CC del (n)PCI. – delegazione.npci@riseup.net

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