Le TAP sono tante… lungo il percorso della decadenza e dell’irreversibilità

La Rete Ambientalista scrive: “Via libera del nuovo governo al TAP. In continuità con l’esecutivo precedente, con l’allungamento della scadenza della illegittima Valutazione ambientale, fila liscia la costruzione del mega gasdotto (600 Km), sulla base di presunte penalità poi smentite dagli stessi uffici ministeriali, nonostante le innumerevoli criticità nell’area marina protetta e le due indagini penali in corso che convergono sulla mancata valutazione degli effetti cumulativi dell’intera opera: assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie…”

Ecco la ri-conferma che nella politica, originata dai partiti, e nella burocrazia, in tutte le pieghe organizzative della sussidiarietà verticale, che governa l’assetto amministrativo della Repubblica Italiana, le TAP sono tante ed emblematiche. Anche i fondi europei e i bandi che ne derivano, sviluppano una parcellizzazione organica della società, che porta a dividere in miriadi di organismi giuridici la torta degli studi, delle ricerche, della didattica ecc., senza produrre interventi utili al recupero ambientale effettivo, se non in direzioni pesate dalla convenienza, e di ogni specie.

Eppure l’economia circolare, l’ecologia profonda, la decrescita felice, fino alla pace e alla quiete del bioregionalismo, provano a indicare una strada, quando è la distopia il pane nel piatto della vita.

Nel senso, che è sacro l’obiettivo del benessere nella pace, ma non è alla portata dell’Umanità, per come è il modello artificiale del neoliberismo che lo sostiene. Penso alla Valle del Sacco e ad Augusta, al Pfaf contenuto nell’acquedotto di Vicenza, all’Ilva di Taranto…ai vaccini e all’autismo che autismo non è, ma è una cosa nuova che gli somiglia, alle statistiche sulla nascite di un bambino con quella sindrome ogni 90 nascite, ai morti per le molteplici e nuove forme di cancro che, strano a pensarlo, il sistema immunitario, evoluto assieme alla distruzione dell’ambiente, non riconosce più come intruso.

Così, la decadenza scivola verso l’irreversibilità e l’Io non riesce a tradursi in Noi, richiamando dalla sfera emotiva, ancestrale, le risorse etiche della coscienza comune, per riconoscere che il campo è diviso irrimediabilmente tra pastori e garzoni dei pastori, mentre il gregge umano pascola, avendo tra loro cani pastore che obbediscono ai garzoni.

Un appello, gridato con la forza del cuore e della ragione: approfittiamo di una nuova sensibilità collettiva, che è entrata nel nostro sistema cognitivo, avvertito sul piano emotivo dalle tante mancanze subite, fino al diritto ai diritti, nonostante siano garantiti dalla Costituzione e sul piano globale, dalle Carte sui diritti umani.

Un appello per costruire tra noi un processo di aggregazione, che tratti di bellezza e benessere, cominciando qui, a casa nostra. Sembra stridente dirlo, cominciando tra noi, in qualità di pensionati, lavoratori, imprenditori, professionisti. Cioè, cominciamo dai contribuenti italiani che consentono allo Stato di produrre la sua previsione finanziaria annuale e il bilancio che l’accompagna, caricandoci di sopportarne le spese, indebitandoci, senza avvertire che finanziamo la ricchezza di altri, per esempio, attraverso la TAP, come emblema di quel che capita ogni giorno e per 365 giorni l’anno.

Perché è giusto che il punto di partenza sia la capacità, da radicare nell’anima di ciascuno di noi contribuenti, consapevoli di poter arrivare ad essere 41 milioni, di riconoscere che lo “Stato siamo Noi”, come diceva Pietro Calamandrei e se siamo “Popolo sovrano”, per Costituzione, significa che sul piano culturale, sociale, economico, ambientale, politico, nulla ci è precluso, neanche fare a meno di questa classe politica eterodiretta. Per farlo, però, occorre essere attrezzati sul piano culturale, della volontà di agire in comune e sul piano infrastrutturale, intessendo metodologia, a nostra volta, induttiva.

Cioè, utilizzare i medesimi strumenti che ci costringono al pascolo obbligato, ma per uscirne, in pace e senza strappi. Come? Parliamone, costruendo un nucleo iniziale che sappia astrarsi da sé, per concentrasi sul metodo. Non sfugga che il metodo ha in sé la capacità di riassorbire gli esclusi per mancanza di denaro, gli attuali non contribuenti, assieme ai concittadini, che non possono per cause fisiche e psichiche e che abbisognano di cura, per sé e per le loro famiglie.

Che la buona vita sia con voi.

Giovanni Tomei – gtomei@advocacy.it

Articolo collegato: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2018/08/tap-storia-di-un-gasdotto-che-viaggia.html

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