Universalismo e diete non violente… nel disinteresse dei politicanti

L’incomprensibile disinteresse dei politici alle tematiche vegetariane-animaliste. Come è possibile tanta ristrettezza di percezione? Come non valutare l’inarrestabile ampliamento della “famiglia” dei vegetariani e ambientalisti? Come non considerare la mattazione, la caccia, la vivisezione, la pesca settori destinati a sparire nel giro di pochi decenni perché il pianeta terra non ha la possibilità di nutrire un popolo di carnivori? Come è possibile che la classe politica ignori l’importanza di quest’enorme serbatoio di voti e si lasci condizionare da organismi ormai al declino?

Come non denunciare il disinteresse delle forze politiche nei riguardi di un problema così determinante per il progresso civile, morale e spirituale della società umana: quello della sofferenza degli animali, un popolo 1000 volte superiore a quello umano, che l’uomo sfrutta e uccide sistematicamente per mera consuetudine e deprecabili interessi economici? Questo ha dirette conseguenze sull’individuo e sulla società intera i cui effetti principali sono i seguenti:

l’alimentazione carnea, che induce a perpetuare l’esistenza dei macelli, veri e propri campi di concentramento e di sterminio in tempo di pace, genera i 7 problemi più gravi del mondo quali:

- abitua l’individuo a considerare sacrificabile il più debole a vantaggio del più forte, abituandolo all’indifferenza verso il dolore altrui e al disprezzo della diversità e della vita;

- genera sonnolenza morale nel delegare ad altri a commettere ciò che in prima persona ci ripugna;

- causa conflitti armati che spesso scaturiscono dalla carenza di risorse alimentari, idriche ed energetiche e che mantengono l’umanità sotto un costante stato di tensione: gli allevamenti di animali, con la necessità di adibire a pascolo sempre nuove terre, sono stati in passato e sono causa di contrasti, invasioni e guerre;

- contribuisce a generare la fame nel Terzo Mondo perché le popolazioni dei paesi poveri sono costrette a coltivare nelle loro terre alimenti per il bestiame dei paesi ricchi; i cereali necessari a produrre un solo hamburger sfamerebbero 40 bambini per un giorno;

- l’alimentazione carnea causa nel mondo il 70% delle peggiori malattie umane ed un numero incalcolabile di morti e di invalidi. In USA l’abuso di prodotti carnei ha causato più morti di tutte le guerre del secolo scorso;

- genera inquinamento: l’aria, la terra, le falde acquifere: i mari ed i fiumi sono contaminati dalle deiezioni di animali d’allevamento che producono immense quantità di escrementi (metano, ammoniaca, anidride carbonica…);

- causa desertificazione e deforestazione dovute alla distruzione delle terre fertili e delle foreste abbattute al ritmo di 50.000 ettari al giorno principalmente per adibirle a pascolo e a monocolture per animali, causando l’irrimediabile estinzione di migliaia di specie animali e vegetali e la distruzione della biodiversità: per produrre un solo kg di carne di manzo sono necessari: 50.000 litri di acqua, 1,5 litri di petrolio, 15 kg di cereali, 12 mq di foresta;

- causa esaurimento delle fonti di energia: l’industria della carne in Occidente sottrae un terzo dell’intera energia disponibile esponendo i paesi industrializzati ad un probabile collasso funzionale.

Domande:

Perché i politici consentono il perdurare di questo stato di cose ed ignorano la cultura vegan/animalista capace di arginare gran parte degli effetti disastrosi sull’individuo e sulla comunità umana?

Se la carne genera malattie, violenza, distruzione e inquinamento dell’ambiente, danno all’economia; se la caccia (non voluta dall’85% della popolazione italiana) e la vivisezione (che oltre a degradarci moralmente ritarda lo sviluppo della vera scienza medica con danni incalcolabili sulla salute dei cittadini) perché non viene osteggiata ma condivisa dallo Stato?

Franco Libero Manco

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