Lettera Aperta di European Consumers a favore delle filiere agricole biologiche

Elena Cattaneo senatrice, ricercatrice e docente di Farmacologia all’Università degli studi di Milano, ha avviato da tempo una crociata contro l’agricoltura che non utilizza pesticidi ed erbicidi di sintesi chimica e accusa addirittura l’agricoltura biologica di inquinare più dell’agricoltura integrata.

In un intervento sul settimanale D La Repubblica del 21 luglio (http://www.cattaneoinsenato.it/il-biologico-si-fa-bene-ma-solo-a-chi-lo-produce-da-d-di-repubblica-21-luglio-2018/), l’onorevole afferma:

“Fra gli equivoci su cui si regge il racconto del prodotto ‘naturale=buono’ c’è il concetto stesso di ‘biologico’ che nulla ha a che fare con la qualità in sé dei prodotti (proposta come superiore) o del presunto maggiore valore nutritivo (che, secondo un’indagine di Altroconsumo, non hanno)”.

La maggior parte dei dati scientifici (Se veda per una sintesi: Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il Pianeta). https://www.cambialaterra.it/wp/wp-content/uploads/2018/09/Rapporto-CLT-18_web.pdf), dicono che il modello dell’agricoltura industriale è assolutamente superato e ci offrono indicazioni molto chiare su come contrastare il cambiamento climatico, su come tutelare la biodiversità e la salute pubblica attraverso il modello dell’agro-ecologia e dell’agricoltura biologica.

La senatrice inoltre afferma:

“Di sicuro, il biologico fa bene a chi lo produce, meno alle tasche di chi lo acquista e, a voler allargare lo sguardo, alla popolazione mondiale”.

Un’affermazione che spiega segnalando come chi produca bio sia in costante balia di rese più basse e imprevedibili, ma possa contare sulla certezza di sussidi pubblici che “assicurano una rendita minimizzando i rischi”. Ma il valore nutritivo è soltanto uno degli aspetti, e non necessariamente il più vantaggioso, dell’agricoltura biologica. Un corretto confronto scientifico tra agricoltura biologica e convenzionale non può non tener conto di tutto il resto .

“L’agricoltura biologica può contare su sussidi pubblici. Può anche non esserci raccolto (procedimento costoso) ma ci sarà una rendita (sussidi). Anche un pascolo incolto, dichiarato ‘biologico’, riceverà sussidi. Così i terreni ‘a biologico’ aumentano ma non la produzione”.

Il mercato che sta facendo crescere il biologico non sono i fondi pubblici, solitamente dirottati quasi tutti sull’agricoltura integrata, obbligatoria dal 2014. Tutta l’agricoltura anche convenzionale vive di sussidi previsti dalla PAC (Politica Agricola Comunitaria, https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/287).

Il biologico sta crescendo esponenzialmente per la domanda di cittadini sempre più coscienti e sensibili ai temi della salute e dell’ambiente che scelgono consapevoli delle ragiorni di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente.

I risultati negativi di impatto sull’ambiente e sulla salute dell’agricoltura intensiva sono oggi al centro delle discussioni sulla riforme della PAC. Il biologico è, di fatto, l’unico metodo di produzione per cui il premio è subordinato al rispetto di regole sancite in un regolamento ben preciso (Regolamento CE N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento CE n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli) e monitorate da severi organismi di controllo.

Vedi Link: Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli. https://www.bioagricert.org/images/doc-it/889_consolidato_al_07-11-2016.pdf;

Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007 , relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32007R0834&from=IT.

Esaminando le prestazioni dell’agricoltura biologica alla luce di parametri chiave di sostenibilità: produttività, impatto ambientale, redditività economica e benessere sociale. I sistemi di agricoltura biologica, pur avendo rendimenti inferiori rispetto all’agricoltura convenzionale, sono più redditizi e rispettosi dell’ambiente e forniscono alimenti uguali o più nutrienti che contengono meno o nessun residui di pesticidi tossici, rispetto all’agricoltura convenzionale (si veda ad es. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27249193).

Gli Italiani hanno per secoli selezionato centinaia di varietà resistenti alle condizioni idriche, adattate al clima e ai patogeni locali di praticamente qualsiasi frutta e ortaggio coltivabili dal clima subalpino al termo-mediterraneo. Varietà. Una ricchezza di germoplasmi rustici e resistenti che ben si prestano all’agricoltura biologica e di qualità e che, fino alle deleterie scelte di dirottare la maggior parte della produzione di legumi e cereali verso l’industria intensiva della carne e del latte, ha sempre garantito la sopravvivenza di centinaia di comunità locali.

Un’agricoltura di qualità legata al territorio rafforza l’economia italiana nell’ambito dove può essere competitiva, cioè la salute, la qualità ambientale, la biodiversità. Ad indebolirla è proprio l’agricoltura convenzionale, definita ora integrata, che oltre ad avvelenare ambiente e territorio, causa danni alla salute umana, con costi sanitari costantemente in aumento per una serie di disturbi cronici direttamente imputati all’esposizione a pesticidi.

Nel campo dell’agricoltura industriale, per la limitata superficie disponibile, spesso per altro inquinata a livello idrico e di suolo come dimostrato dai casi Lombardia e Veneto, può solo soccombere rispetto ai risibili prezzi dei grandi produttori come Stati Uniti, Canada, Ucraina.

Inoltre l’agricoltura italiana è stata devastata dalle scelte dell’Unione Europea di importare a regimi privilegiati prodotti da paesi extraeuropei. Questa azione ha avuto il risultato di immettere nel mercato prodotti di scarsa qualità, ma a basso costo indebolendo le filiere nazionali. Inoltre l’esportazione da paesi già in difficolta condizione socio-economica e con scarso territorio coltivabile ha avuto l’effetto di aumentare i prezzi in loco, causando gravi instabilità e tensioni sociali sfociate in guerre e rivolte.

Un modo di reagire a questa situazione per la nostra nazione è puntare sulla qualità dell’ambiente e della produzione, affermando un sistema di sviluppo armonico che già oggi, ove realizzato, attira grandi masse di turisti, felici di visitare territori ricchi di storia, cultura, prodotti locali e bellezze naturali, ma anche salubri dal punto di vista ambientale.

L’agricoltura sostenibile è un innovazione strategica proiettata nel futuro. Non contrasta la Natura con l’immissione massiva di contaminanti tossici, ma utilizza l’approccio ecologico considerando condizioni locali, caratteristiche della specie, equilibri prede-predatori, preferenze alimentari.

Il problema del rame, che per altro ha limiti obbligatori proprio per gli agricoltori biologici, viene usato strumentalmente dalla senatrice che afferma:

“Il rame, ad esempio, uno dei più antichi, utilizzati e “naturali” pesticidi bio della storia, è un metallo pesante che inquina molto di più ed è molto più dannoso per uomini e animali di alcuni prodotti di sintesi con funzioni analoghe. Le evidenze scientifiche, infatti, ne dimostrano tossicità e persistenza nel suolo per tempi indefiniti. Il tanto demonizzato erbicida glifosato, ad esempio, ha un profilo tossicologico meno pericoloso”.

Per quanto il rame possa causare i suoi problemi se usato in modo improprio certamente l’esempio portato è uno dei peggiori. Ci sembra doveroso a questo punto ricordare la più recente letteratura statistica sui danni cronici da glifosato che sembra confermare una pericolosità ben maggiore del rame, essendo legata a una serie di disturbi “recenti”, quasi del tutto assenti quando il rame era la base delle lotte fungicide tradizionali.

Glyphosate’s suppression of cytochrome P450 enzymes and amino acid biosynthesis by the gut microbiome: Pathways to modern diseases. Entropy 15 (2013) 1416–1463. https://www.researchgate.net/publication/236211603_Glyphosate’s_Suppression_of_Cytochrome_P450_Enzymes_and_Amino_Acid_Biosynthesis_by_the_Gut_Microbiome_Pathways_to_Modern_Diseases

Glyphosate, pathways to modern diseases III: Manganese, neurological diseases, and associated pathologies. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4392553/.

Glyphosate, pathways to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance. Interdiscip. Toxicol. 6 (2013) 159–184. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24678255

Glyphosate, pathways to modern diseases III: Manganese neurological diseases, and associated pathologies. Surg. Neurol. Intl 6 (2015) 45. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4392553/

Glyphosate, pathways to modern diseases IV: cancer and related pathologies. J. Biol. Phys. Chem. 15 (2015) 121–159. https://www.researchgate.net/publication/283490944_Glyphosate_pathways_to_modern_diseases_IV_cancer_and_related_pathologies

Glyphosate pathways to modern diseases V: Amino acid analogue of glycine indiverse protein.  Journal of Biological Physics and Chemistry Volume 16(June):9-46 · June 2016 https://www.researchgate.net/publication/305318376_Glyphosate_pathways_to_modern_diseases_V_Amino_acid_analogue_of_glycine_in_diverse_proteins

Attaccare il bio sull’uso del rame che il consumatore non ingerisce perché, principalmente presente esternamente al frutto, può essere eliminato con un buon lavaggio e dimenticare che mangiamo e beviamo probabili cancerogeni, cancerogeni e interferenti endocrini per la presenza di residui di pesticidi, è apparentemente ben poco scientifico. Non si considerano inoltre la molteplicità di fattori coinvolti nel paragone tra agricoltura sostenibile e agricoltura industriale.

Svalutando il biologico e i suoi rimedi a basso impatto, la senatrice Cattaneo sembra non considerare le centinaia di sostanze chimiche usate nel convenzionale e classificate come tossiche per l’ambiente per la salute umana. Senza contare che il criminalizzato rame viene utilizzato anche dalle aziende convenzionali, dove entra in sinergia con altre pericolose sostanze.

Ricordiamo uno studio europeo del 2015 che ha valutato come l’esposizione prenatale a organofosfati (composti base di molti pesticidi ed erbicidi) faccia perdere ogni anno 13 milioni di punti di quoziente intellettivo provocando 59.300 casi di ritardo mentale, con un costo economico valutabile da un minimo di 146 miliardi di euro a un massimo di 194 miliardi all’anno: all’incirca l’1% del PIL dell’Unione europea. (https://www.researchgate.net/publication/273147836_Estimating_Burden_and_Disease_Costs_of_Exposure_to_Endocrine-Disrupting_Chemicals_in_the_European_Union).

La senatrice Cattaneo non si metta solo contro il biologico ma anche contro le strategie impostate dagli organismi internazionali come Ue e Fao.

Secondo la Fao fame e malnutrizione non dipendono affatto da una sottoproduzione di cibo. Se ne produce quanto ne basterebbe per sfamare dieci miliardi di umani. Se si continua a morire di fame è a causa della povertà e della cattiva distribuzione del cibo. Non perché manca il pane, ma perché non si hanno i soldi per comperarlo (https://it.wfp.org/la-fame/le-cause-della-fame).

Nella Relazione del 27 giugno 2017 sull’azione dell’UE a favore della sostenibilità proposta come risoluzione del Parlamento europeo dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, si invita la Commissione e gli Stati membri a favorire la transizione agro-ecologica, limitando al minimo l’uso di pesticidi dannosi per la salute e per l’ambiente e mettendo a punto misure di tutela e di sostegno dell’agricoltura biologica e biodinamica nell’ambito della PAC.

Link: Relazione del 27 giugno 2017 sull’azione dell’UE a favore della sostenibilità http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A8-2017-0239+0+DOC+XML+V0//IT

Inoltre si invita a riformare al più presto le regole dell’Unione relative all’approvazione dei pesticidi, stabilendo obiettivi vincolanti di riduzione circa il loro utilizzo, presentare un piano d’azione e istituire un gruppo di esperti per ottenere un sistema di difesa integrata delle piante maggiormente sostenibile; sottolinea la necessità di una difesa antiparassitaria che migliori l’interazione tra le attività di selezione vegetale e i sistemi di difesa naturale.

La Commissione per adeguare l’agricoltura europea all’Agenda 2030, afferma che sia necessario continuare a puntare su ricerca, innovazione e formazione, investire nei servizi di consulenza in campo agricolo. Si sottolinea l’importanza di un continuo aggiornamento professionale nelle tecnologie per promuovere l’efficienza e la sostenibilità ambientale; chiede pertanto di proseguire le attività di ricerca e sviluppo nelle applicazioni ad alta e a bassa tecnologia e nella protezione fitosanitaria, compresi i pesticidi biologici a basso rischio e le opzioni di lotta biologica, con riferimento alla possibilità di ridurre l’uso di acqua e migliorare la qualità del suolo. L’approccio agro-ecologico dell’agricoltura biologica e biodinamica per il mantenimento di buone rese si basa con successo proprio sul mantenimento della sostanza organica del suolo.

In un intervento del 27 novembre sul Messaggero (https://www.quotidianodipuglia.it/attualita/agricoltura_biologica_pesticidi_elena_cattaneo-4135736.html) la senatrice afferma anche che:

“ipotizzare una massiccia conversione delle terre a biologico, per aumentare l’attuale 15,4% delle superfici coltivate in Italia, comporterebbe un consumo di suolo enormemente maggiore per avere rese paragonabili alle attuali”.

In realtà a seguito dei più recenti studi internazionali è conoscenza comune che si produce più cibo di quello consumato, circa un terzo viene sprecato, i veri problemi riguardano la distribuzione e l’accesso (vedi: Lo studio di Giulio Vulcano pubblicato da European Consumers: http://www.europeanconsumers.it/2018/07/28/pubblicato-il-rapporto-di-giulio-vulcano-sullo-spreco-alimentare/).

Inoltre enormi quantità di cereali e legumi vengono deviati verso la filiera della carne, il cui consumo eccessivo è a sua volta fonte di gravi problemi sanitari oltre che ecologici (Vedi: Fao Livestock’s Long Shadow. http://www.fao.org/3/a-a0701e.pdf).

La Rivoluzione Verde promossa dalle multinazionali è completamente fallita. Ha dato solo nell’immediato una maggiore produzione, ma a livello globale la produttività dei terreni è diminuita per mancanza di sostanza organica nel suolo, aumentando i costi per i fertilizzanti e causando gravi problemi concernenti la cattiva qualità delle acque. Senza contare il fallimento di milioni di piccole e medie imprese non in grado di competere con i grandi gruppi di multinazionali, che per altro vendono spesso il “pacchetto” completo: sementi, portainnesti e talee brevettati e pesticidi di sintesi adeguati alla loro crescita.

Inoltre la senatrice sembra non tenere in alcun conto nei suoi interventi la tutela della biodiversità mentre la stessa Commissione afferma che:

“secondo l’ultima relazione intitolata “I limiti del pianeta”, gli attuali valori della perdita di biodiversità hanno superato il limite planetario, mentre l’integrità della biosfera è considerata un limite fondamentale, in quanto, se alterata in maniera sostanziale, porta il sistema terrestre in un nuovo stato; constatata con preoccupazione che gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 e della convenzione sulla diversità biologica non saranno raggiunti in assenza di sforzi aggiuntivi; ricorda che circa il 60 % delle specie animali e il 77 % degli habitat protetti sono in condizioni meno che ottimali(10); invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare i loro sforzi per raggiungere tali obiettivi, mediante, tra l’altro, la piena attuazione delle direttive Natura e riconoscendo il valore aggiunto degli ecosistemi e della biodiversità dell’ambiente europeo, anche destinando sufficienti risorse a titolo dei bilanci futuri per la conservazione della biodiversità, in particolare per quanto concerne la rete Natura 2000 e il programma LIFE; ribadisce la necessità di una metodologia comune di monitoraggio che tenga conto di tutte le spese dirette e indirette in materia di biodiversità e dell’efficienza di tale spesa, sottolineando nel contempo che la spesa complessiva dell’UE non deve avere ripercussioni negative sulla biodiversità, ma dovrebbe sostenere il conseguimento degli obiettivi dell’Europa in materia di biodiversità.”

In questa sede non vogliamo dimenticarci un disastro ambientale come la scomparsa degli stessi impollinatori (apoidei e farfalle) causata unicamente dai pesticidi di sintesi.

Concordiamo con Michele Serra che ha scritto su Repubblica: “È proprio la vecchia scienza, o meglio la vecchia economia che non si curava appunto di sostenibilità, di salute e di ambiente, a parlare per bocca della signora Cattaneo”.

Ufficio Stampa di European Consumers: ufficiostampa@europeanconsumers.it
Marco Tiberti, presidente di European Consumers: marcotiberti@europeanconsumers.it

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