La tragedia del Ponte Morandi e la privatizzazione delle autostrade

Ormai è certo che il disastroso crollo di un tratto di 300 metri del Ponte Morandi di Genova è avvenuto per il cedimento di strutture usurate nel tempo; usura che era nota e a cui non si è sollecitamente provveduto. La stampa ha ricordato i responsabili, coloro che avrebbero dovuto intervenire sollecitamente, e cioè la società Autostrade anzitutto, gli enti locali cioè Comune e Regione, il Ministero competente cioè delle Infrastrutture e trasporti.

Ma il punto problematico che emerge, il grosso errore che lo Stato ha commesso e continua a commettere, è quello della privatizzazione dei servizi, cioè di strutture produttive create per il bene comune, e che non hanno una finalità profittuale, possono anche essere in perdita; ma hanno una finalità più alta ed umana, di servizio all’intera comunità che si raccoglie in uno Stato. A parte che possono essere anche altamente redditizie per il bene di tutti.

Così nel 1999 furono privatizzate le autostrade, che andarono anzitutto ai Benetton delle maglie di lana, i quali crearono via via un impero dell’autostrada di nome Atlantia; nel 1916 un profitto netto (l’ultimo noto) era di 624 milioni di euro. Ma già prima Motta, Alemagna e una decina di marchi dolciari erano andati alla svizzera Nestlé; mentre un colosso come l’ENI a Goldman Sachs; un fatto ancora più grave questa svendita all’estero d’imprese, possibilità di lavoro, profitti. Che impoverisce la nazione.

I Governi sembrano impazziti; a qualunque corrente appartengano; si vedrò ora come si comporterà la nuova compagine dei CinqueStelle.

Prof. Arrigo Colombo

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