Migranti… prima del barcone (e prima della Boldrini e del Salvini)

A parte la Boldrini, tra coloro che stanno sgomitando, con radicali e sinistri vari, per arrivare davanti alle telecamere installate sulla “Diciotti” e che ha fatto la sua parte di dama  di S. Vincenzo da quelle parti, vorrei sapere quanti dei misericordiosi e solidali abbiano la benché minima conoscenza dei paesi africani e arabi dai quali provengono i “fuggitivi”. E perché vengano via da terra, casa, famiglia, habitat, comunità. Noi che quelle genti le abbiamo viste e vissute a casa loro, ci stracciamo le vesti, non perché Salvini li trattiene sulla nave, per ricatto non suo, ma sotto ricatto degli operatori globalisti dei trasferimenti e a sfregio di un’Europa cinica e delinquenziale, ma all’idea che una diga italiana secchi un fiume che ha nutrito per millenni una comunità di sessantamila persone in Etiopia e che le genti così da noi colpite finiscano al 90% nella nuova tratta degli schiavi. Già, perché fatevi fare il calcolo, non da qualche Ong, su quanti, tra i migranti giunti da noi si elevano al di sopra dello stato di schiavi. Con loro teniamo sotto anche i nostri: si chiama esercito industriale di riserva.

Amare gli africani  o chi li fa emigrare?

Noi quei paesi, quelle popolazioni, la loro cultura, l’attaccamento alle loro radici, la loro lotta di liberazione dal morso necrofago coloniale, condizione per costruire, su quelle radici ricuperate, il loro futuro, i loro progetti, la loro civiltà, li abbiamo conosciuti e anche amati. E per questo amore che, sacrosantamente diventa “hate speech”, discorso dell’odio, nei confronti di chi ne abusa, li sfrutta, ci campa sopra, ci costruisce la propria miserabile autocertificazione morale e politica, che scrivo, filmo e continuerò a scrivere e filmare.

Fulvio Grimaldi

Stralcio di una corrispondenza da www.fulviogrimaldicontroblog.info

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Notizie di cronaca collegate:

26 agosto 2018 – …nel corso della notte sono sbarcati i 137 migranti, scesi uno dopo l’altro dalla nave Diciotti della Guardia costiera, ormeggiata al porto di Catania per 5 giorni. Dopo le rapide procedure di foto-segnalamento e prima identificazione, i migranti sono stati fatti salire a bordo di tre pullman diretti verso l’hotspot di Messina. I migranti saranno accolti da alcune parrocchie e in maggioranza saranno ricollocati in Albania. Restano le accese polemiche e gli strascichi di rapporti diplomatici compromessi con il resto dei Paesi membri… (Pier Paolo Milanese di 24.It)

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