Tesi sulla situazione politica in Italia e i compiti dei comunisti

1. La formazione del governo M5S-Lega è frutto della breccia che con le elezioni del 4 marzo le masse popolari hanno aperto nel sistema politico delle Larghe Intese votando in massa M5S e Lega o astenendosi e i cui prodromi sono stati l’esito del referendum sull’acqua pubblica del 2011, delle elezioni politiche del 2013, delle elezioni amministrative dal 2011 in qua, del referendum sulla Costituzione del 2016. È la versione italiana di una svolta in corso in tutti i principali paesi imperialisti e che ha la sua fonte nell’insofferenza e nell’indignazione delle masse popolari per gli effetti del “programma comune” che la borghesia imperialista attua da quarant’anni a questa parte per far fronte, a suo modo, alla seconda crisi generale del capitalismo iniziata nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, dopo aver ripreso in mano la direzione del mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (tra il 1956-XX Congresso del PCUS e il 1976-fine della Rivoluzione Culturale in Cina) e del declino generale del movimento comunista.

La svolta politica in corso consiste nel fatto che, in un numero crescente di paesi imperialisti, i partiti e gli esponenti del sistema delle Larghe Intese che negli ultimi quarant’anni ha promosso e gestito l’attuazione del “programma comune” della borghesia imperialista, sono scomparsi o sono stati messi in grosse difficoltà o addirittura sono stati scalzati dal governo da avventurieri alla Trump e alla Macron o da persone di buoni propositi alla Di Maio e alla Tsipras.

«Due sono i fenomeni decisivi:

● l’avvento alla presidenza degli USA nel novembre 2016 di Donald Trump, un personaggio estraneo alle due combinazioni (Partito Democratico e Partito Repubblicano) che da sempre si succedono alla testa del governo federale;

● i rivolgimenti politici dei più importanti paesi dell’UE:

- la Francia (9 milioni di persone classificate ufficialmente come povere) con l’avvento alla presidenza nel maggio 2017 di Emmanuel Macron estraneo alle due formazioni politiche che dalla fondazione della V Repubblica nel 1958 si succedono alla presidenza,

- la Germania (12 milioni di persone classificate ufficialmente come povere) con le elezioni politiche del settembre 2017 che hanno creato una situazione nella quale solo nel marzo 2018 Angela Merkel è riuscita a formare il suo nuovo governo,

- l’Italia (5 milioni di persone classificate ufficialmente come povere) con le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e la formazione del governo M5S-Lega solo il 1° giugno 2018,

- la Gran Bretagna con il gran fiasco di David Cameron caduto sul referendum della Brexit nel giugno 2016 che ha aperto nell’UE e in Gran Bretagna una crisi che dura ancora,

- la Spagna con la crisi politica iniziata con le elezioni del giugno 2016 da cui è uscito l’instabile governo di Mariano Rajoy caduto nel giugno 2018.

A questo si aggiungono le crisi politiche del Belgio che si ripetono dal 2010, della Grecia (sotto tutela internazionale a partire dalla dimissione del governo di George Papandreu nell’autunno del 2011), dell’Austria (elezioni politiche dell’ottobre 2017 con il passaggio del Partito Popolare Austriaco all’alleanza con l’estrema destra nel governo di Sebastian Kurz) e della Turchia (un pilastro della NATO, dove si è consolidato il potere della formazione Giustizia e Sviluppo di Recep Erdogan). (…)

La svolta in corso nei maggiori paesi imperialisti coinvolge il mondo intero e si riversa nel sistema delle relazioni internazionali. Qui a grandi linee gli sviluppi principali sono:

- l’accentuazione dei contrasti tra gruppi e Stati della Comunità internazionale (CI) in particolare tra gli USA e gli Stati dell’UE: guerra commerciale e monetaria tra UE e USA, allargamento della NATO e corsa al riarmo, messa sotto pressione dell’UE e della Banca Centrale Europea (o si rafforzano o si sgretolano), ecc.;

- l’accerchiamento crescente, ad opera della NATO, della Federazione Russa, un paese che dal 1989 è entrato nella terza delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti” (la fase caratterizzata dal tentativo di restaurare il capitalismo a qualsiasi costo). Grazie alle eredità sociali e politiche dell’Unione Sovietica e alle grandi risorse naturali del paese, la Federazione è a livello mondiale il maggiore sostegno militare e politico per gli Stati (dall’Iran al Venezuela passando per la Siria) che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma il futuro della Federazione Russa non è solo negazione del passato sovietico e contrapposizione alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti: è la costruzione del nuovo sistema sociale di cui la vecchia società è gravida e in proposito la parola sta alle masse popolari della Federazione Russa;

- il ruolo crescente della Repubblica Popolare Cinese come maggior concorrente commerciale, finanziario e politico della CI e in particolare degli USA la cui posizione alla testa della CI sempre più poggia principalmente sulla loro forza militare e sulla NATO. La RPC è un paese che, dopo aver rinunciato nel 1976 ad assumere il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, è entrato ed è ancora nella seconda delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti” (la fase caratterizzata dal tentativo di instaurare o restaurare gradualmente e pacificamente il capitalismo). La RPC è a livello mondiale il maggiore sostegno economico e monetario per tutti gli Stati e i gruppi che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma vale per essa e per le masse popolari cinesi quello che abbiamo scritto sopra per la Federazione Russa;

- l’opera crescente di devastazione economica e ambientale, di aggressione militare diretta o per interposti “signori della guerra” locali e di disgregazione sociale condotta da parte dei gruppi e Stati imperialisti nei paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove abita la parte maggiore dell’umanità. Decine di milioni di persone si sono riversate e si riversano nelle periferie urbane del proprio o di altri paesi, nei campi profughi e in altre zone più o meno abitate; una piccola parte cerca di raggiungere i paesi imperialisti e di crearsi una nuova vita, scontrandosi con la crescente mobilitazione reazionaria. Nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale le masse popolari dei paesi oppressi avevano “preso la parola” e mostrato quello che erano in grado di fare, la loro debolezza, ma anche la loro forza. Questo indica il futuro possibile in ognuno di essi;

- il ruolo crescente assunto dallo Stato sionista d’Israele nel sistema delle relazioni internazionali, come promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI e di quelli che potrebbero ostacolare la colonizzazione sionista del Medio Oriente. Lo Stato sionista d’Israele è una potenza sempre più strettamente legata al complesso militare e finanziario USA, nel ruolo di agente in alcuni casi e di dirigente in altri. Il suo futuro prossimo è legato a questo ruolo. Le masse popolari della diaspora ebraica e della stessa Palestina decideranno del loro proprio futuro» (da La Voce del (n)PCI n. 59-luglio 2018).

2. Dopo le elezioni del 4 marzo, i vertici della Repubblica Pontificia hanno manovrato per installare ancora un governo delle Larghe Intese: hanno prolungato per tre mesi il governo Gentiloni e poi minacciato il colpo di mano del governo Cottarelli. Di fronte alla chiamata in piazza ventilata dal M5S e dalla Lega contro il colpo di mano, il 1° giugno hanno dato l’ok all’insediamento del governo M5S-Lega con a capo Giuseppe Conte, imponendo alcuni ministri. La formazione del nuovo governo quindi è il risultato dell’insofferenza delle masse popolari verso le Larghe Intese e il programma di lacrime e sangue che esse hanno attuato, ma anche di un accordo tra i dirigenti del M5S e della Lega e i gruppi d’interesse e le istituzioni italiane e internazionali mandanti del sistema politico delle Larghe Intese. Data la sua natura contraddittoria, quali sono gli sviluppi a cui darà luogo il nuovo governo? Dove i comunisti devono indirizzare i lavoratori e le masse popolari?

3. Gran parte dei partiti e gruppi della sinistra borghese di vecchio tipo (quella erede dei revisionisti moderni) e di quelli che si dicono comunisti bollano il governo M5S-Lega come “il più a destra della storia d’Italia dal dopoguerra a oggi” o come espressione della “saldatura oggi esistente fra gli interessi di settori della borghesia e ampi strati popolari trascinati alla loro coda” o addirittura della “fascistizzazione della società”: non a caso si trovano ad andare a braccetto con “quel centro-sinistra che è stato fino a ieri responsabile delle peggiori politiche antipopolari”, compresa la persecuzione degli immigrati, o si pongono il problema di distinguersi da esso.

Noi comunisti non siamo né ci consideriamo parte di una indistinta “sinistra”, siamo i promotori della rivoluzione socialista che instaurerà il socialismo nel nostro paese. Abbiamo definito e stiamo perseguendo dal 2008 un piano d’azione (creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del Governo di Blocco Popolare) “per avanzare nella rinascita del movimento comunista fino all’instaurazione del socialismo in una situazione caratterizzata

- dal precipitare della crisi generale del capitalismo nella sua fase acuta e terminale,

- dallo sgretolamento dei pilastri su cui si fondava il regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia imperialista dopo la Seconda guerra mondiale per mantenere il proprio dominio sulle masse popolari e per far fronte al movimento comunista,

- dalla persistente debolezza del movimento comunista conseguente all’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria,

- dalla presenza di un gran numero di dirigenti della sinistra sindacale, di sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, di esponenti della sinistra borghese non ciecamente anticomunisti (i tre serbatoi) che hanno seguito e influenza tra le masse popolari” (dalla Dichiarazione Generale approvata dal IV Congresso del P.CARC, giugno 2015). Quindi dobbiamo responsabilmente domandarci se la svolta avvenuta nel sistema politico del paese richiede che cambiamo il nostro piano d’azione perché è già prevalsa la via della mobilitazione reazionaria. Se gli esponenti dei tre serbatoi avessero perso seguito, prestigio e influenza sulle masse popolari a favore dei promotori più espliciti della mobilitazione reazionaria (più espliciti, perché la promozione della mobilitazione reazionaria è implicita nell’azione del sistema politico delle Larghe Intese: vedasi la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini, i decreti Minniti, vedasi gli accordi di Berlusconi con la Libia e quelli dell’UE con la Turchia per tenersi i migranti, vedasi la partecipazione con la Comunità Internazionale e la NATO alla “guerra al terrorismo”, le spedizioni “umanitarie” delle forze armate italiane, le campagne antirusse, anticinesi, anti iraniane, ecc.), noi dovremmo infatti abbandonare il piano della costituzione del Governo di Blocco Popolare.

In realtà le due vie della mobilitazione rivoluzionaria e della mobilitazione reazionaria restano entrambe aperte: la formazione del governo M5S-Lega fa entrare più nel vivo lo scontro tra le due vie e dà a noi comunisti maggiori appigli per promuovere la prima via (mobilitazione rivoluzionaria).

4. Le elezioni del 4 marzo e gli sviluppi che ne sono seguiti hanno dato una dimostrazione importante: le masse popolari hanno un ruolo decisivo anche nel sistema politico borghese. I “duri e puri” (i comunisti dogmatici) obietteranno: “ma voi avete sempre detto che le elezioni non decidono del governo del paese”. Noi diciamo

- che è impossibile instaurare il socialismo attraverso il fatto che un partito comunista, volenteroso quanto si vuole, raggiunge la maggioranza dei voti: il regime di controrivoluzione preventiva serve anche a questo (e, nel caso in cui raggiunga la maggioranza lo stesso, la borghesia fa come in Spagna nel 1936 e in Cile nel 1973: previene, ma se sbaglia nella prevenzione ricorre alla repressione),

- che la classe dominante con le elezioni e in generale con il regime della democrazia borghese fa approvare alle masse popolari le proprie scelte politiche, cioè la soluzione di governo su cui si sono accordati i gruppi che compongono la classe dominante. Questo, anche se a fatica (hanno dovuto mettere soglie di sbarramento, fare leggi elettorali truffa, imbrogliare, ecc.), alla classe dominante dei principali paesi imperialisti è riuscito fino al 2016: la svolta nella politica mondiale consiste proprio nel fatto che non le riesce più, a causa dei contrasti tra gruppi della classe dominante e del livello raggiunto dall’insofferenza delle masse popolari verso gli effetti del “programma comune” e i suoi fautori.

5. I gruppi (M5S e Lega) che hanno scalzato i partiti delle Larghe Intese dal governo sono gruppi borghesi nel senso che non vedono oltre l’orizzonte della società capitalista, ma con parole d’ordine reazionarie o progressiste o a metà strada sono emersi come portavoce credibili dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari, della loro resistenza agli effetti della crisi del capitalismo.

La grossa differenza di questi gruppi rispetto alle Larghe Intese è che il consenso che raccolgono tra le masse popolari è labile, aleatorio, perché non è fondato sulle clientele e sulle eredità ideologiche del passato (per dirla terra terra: la fede in dio o la fede nel comunismo su cui si fondava il consenso di partiti come la DC e il PCI), ma è basato su promesse immediate e concrete, per cui o le attuano o perdono rapidamente il consenso. Questo stringe il nuovo governo in una morsa che lo rende un governo provvisorio, perché è alle prese con il compito impossibile di “salvare capra e cavoli”: soddisfare le classi dominanti (capitalisti protesi ognuno a valorizzare il loro capitale nonostante la crisi: quindi il loro programma è quello che il sistema delle Larghe Intese realizzava) e la loro Comunità Internazionale con il cui consenso si è costituito e realizzare le promesse che ha fatto, o almeno far credere che le sta realizzando per non inimicarsi le masse popolari che lo hanno votato.

M5S e Lega infatti hanno fatto molte promesse e i voti li hanno avuti per cambiare a favore delle masse popolari, ma le aziende sono ancora in mano ai capitalisti che le dirigono per fare profitti e non per “l’utilità sociale” scritta nella Costituzione del 1948, le delocalizzano nei paesi dove pagano meno gli operai e inquinano più liberamente, licenziano, rendono precari i lavoratori. La Pubblica Amministrazione è ancora in mano a persone selezionate per servire i poteri forti. La NATO, l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, l’oligarchia finanziaria titolare del Debito Pubblico dettano ancora legge, anche se il nuovo governo proclama l’indipendenza e la sovranità del popolo scritte nella Costituzione del 1948 (confermata dal referendum del 4 dicembre 2016). Salvini cerca di fare degli immigrati i capri espiatori della miseria del nostro paese, ma sono proprio i gruppi imperialisti della NATO e dell’Unione Europea che costringono gli immigrati a lasciare i loro paesi, a venire in Italia e negli altri paesi europei ad occupare i gradini più bassi della società, ad aggiungere disoccupati a disoccupati, lavoratori precari a lavoratori precari, lavoratori in nero a lavoratori in nero, emarginati a emarginati.

6. Noi siamo sicuri che il governo Di Maio-Salvini non riuscirà a realizzare le promesse che ha fatto alle masse popolari, però se e nella misura in cui cercherà di realizzarle

● darà una dimostrazione pratica che, per fare gli interessi delle masse popolari, un governo deve favorire in ogni modo la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari per far funzionare le aziende e la società tutta secondo gli interessi delle masse popolari stesse (e ci insegnerà molte cose sui problemi che dovrà affrontare il Governo di Blocco Popolare rispetto alla Pubblica Amministrazione che anch’esso erediterà, alle istituzioni della Comunità Internazionale e ai capitalisti).

Quando, a proposito del decreto Dignità, la Confindustria e i suoi agenti dicono che la restrizione del lavoro a tempo determinato provocherà la perdita di posti di lavoro o ridurrà il numero di assunzioni o aumenterà il lavoro nero, è vero perché i capitalisti hanno interesse ad avere mano libera, a usare i lavoratori quando e se gli servono e a buttarli via quando non gli servono più, a rendere i lavoratori ricattabili, a estromettere le “teste calde” (licenziamenti politici). Quindi? Quindi per ridurre il lavoro precario bisogna andare più a fondo nella riduzione della libertà di iniziativa privata dei capitalisti.

Quando il governo Di Maio-Salvini cerca di impedire le delocalizzazioni, di far finanziare dalla Cassa Depositi e Prestiti (sulla quale non a caso stanno litigando) lavori pubblici non speculativi e una politica industriale, si scontra con i capitalisti che vogliono fare opere pubbliche speculative, delocalizzare o vendere le aziende a fondi d’investimento che le comprano per delocalizzare.

La vicenda del “manina-gate” del decreto Dignità conferma che per fare una politica di “cambiamento” a favore delle masse bisogna epurare gli “uffici legislativi dei ministeri pieni di persone messe lì dal Pd che sono ferocemente contro chiunque voglia cambiare le cose. Sono abituati ad essere i camerieri e lacché di Confindustria e, come i padroni, sono andati in bestia contro questo provvedimento perché per la prima volta dopo tantissimi anni si inverte la tendenza: i lavoratori riconquistano diritti e non sono più sotto schiaffo” (Piergiovanni Alleva, intervista a il manifesto, 17.07.18).

Quando il governo Di Maio-Salvini prende misure per abolire vitalizi e pensioni d’oro (fermo restando che la questione è tutta aperta), è vero che viola diritti acquisiti e crea un cattivo precedente per l’egemonia dei capitalisti sui funzionari pubblici. Ma fino ad ora le Larghe Intese hanno violato solo i diritti acquisiti delle masse popolari: l’abolizione della scala mobile (nel 1992 con l’accordo triangolare promosso dal governo Amato, punto d’arrivo dell’attacco iniziato con l’accordo Scotti nel 1983 e con il decreto di S.Valentino del governo Craxi nel 1984) non ha violato un diritto acquisito? Se un lavoratore è stato assunto sapendo di andare in pensione a 60 anni e dopo trent’anni di lavoro gli impongono di andarci a 67 anni, non è violazione di un diritto acquisito? Se è stato assunto a determinate condizioni di lavoro e strada facendo vengono peggiorate, non è violazione di un diritto acquisito? È ovvio che il governo Di Maio-Salvini per attuare le promesse che ha fatto deve violare diritti acquisiti dei ricchi con leggi che hanno valore retroattivo… bisognerà fare addirittura leggi che violano i Patti Lateranensi introdotti nella Costituzione e confermati da Craxi nel 1984 (accordo di Villa Madama)!

Il governo Di Maio-Salvini ha messo l’UE di fronte alla politica del fatto compiuto impedendo l’attracco nei porti italiani alle navi cariche di migranti, ma non ha osato farlo sulle sanzioni contro la Russia che danneggiano l’economia del paese, sulle agenzie NATO che violano la sovranità del paese, sul ricatto del Debito Pubblico che serve a rapinare lavoratori dipendenti e autonomi per ingrassare le banche, i fondi di investimento e i ricchi;

● offre a noi comunisti numerose possibilità d’azione, perché ci permette

1. di mobilitare le organizzazioni operaie e popolari

- a tirare in ballo gli esponenti del nuovo governo perché attuino le misure favorevoli alle masse popolari che essi hanno promesso in campagna elettorale, come in grande ha fatto il movimento NO TAV con la manifestazione del 28.07.18,

- a indicare agli esponenti del nuovo governo le misure necessarie per far fronte caso per caso agli effetti più gravi della crisi,

- ad attuare direttamente le misure necessarie per far fronte agli effetti della crisi che è possibile attuare localmente ed esigere che il nuovo governo le appoggi.

Operando con tenacia e pazienza in questo modo noi comunisti porteremo le organizzazioni operaie e popolari a convincersi per esperienza diretta che il governo Di Maio-Salvini non fa quello che volevano e di cui hanno bisogno, fino a decidersi che per invertire realmente il corso delle cose devono costituire un proprio governo d’emergenza;

2. di mobilitare elettori e attivisti del M5S e della Lega e persino esponenti del gruppo dirigente del M5S e della Lega e i sinceri democratici del loro governo a farsi promotori della realizzazione delle promesse e della creazione delle condizioni per realizzarle, quindi a cercare l’appoggio delle masse popolari e quindi a promuovere la formazione di organizzazioni operaie e popolari. “Passi la base del M5S, ma mobilitare la base della Lega e i suoi dirigenti, che sono un’accozzaglia di razzisti e fascisti”… ai “comunisti duri e puri” e agli esponenti della sinistra borghese si rizzeranno i capelli in testa, ma anche nelle nostre file ci sono resistenze all’idea di intervenire tra i leghisti, quindi la questione richiede un approfondimento. Primo: la base della Lega raccoglie molti elementi delle masse popolari, compresi operai (ricordate “gli operai della FIOM che votano Lega”?), e il criterio generale che noi comunisti dobbiamo seguire è che “dove ci sono masse popolari, c’è terreno d’azione per i comunisti”; per di più molti di essi provengono dal PCI e dai partiti sorti dalla sua dissoluzione e sono passati alla Lega perché la “sinistra non si occupava più di quelli come me, come quelli della mia famiglia: lavoratori, gente semplice”: istruttivo a questo proposito il racconto di Marzio Luini, deputato leghista, su la Repubblica dell’11.07.18 (“Io leghista figlio di comunisti. Sono cresciuto tra Marx e l’Unità”). Secondo: per mobilitare elettori e attivisti della Lega occorre “operare per linee interne”, cioè partire dai temi e parole d’ordine da loro agitati e rivoltarli al fine di promuovere uno schieramento in campo politico coerente con gli interessi della classe di appartenenza. Qualche esempio? Salvini dichiara a destra e a manca “prima gli italiani”, ma quali italiani: gli Agnelli-Elkann o gli operai FCA? I morti e i feriti sul lavoro non sono un’emergenza nazionale, una questione di sicurezza? Allora che il governo intervenga! La politica del fatto compiuto verso l’UE e le altre istituzioni della Comunità internazionale il governo Di Maio-Salvini la fa sulla questione migranti, va fatta anche sulle sanzioni contro la Russia che danneggiano l’economia italiana. Per 30 mila immigrati l’anno che arrivano in Italia dall’Africa, ci sono quasi 120 mila italiani che devono andare all’estero per cercare lavoro e non a causa dei 30mila immigrati africani: cosa fa il governo perché non debbano emigrare? Terzo: agendo in questo modo sulla base della Lega, arriviamo anche agli esponenti leghisti che sono nel governo e quindi acuiamo i contrasti «all’interno dello stesso governo, tra

- chi cerca di far leva sulle masse popolari organizzate e sull’organizzazione delle masse popolari,

- chi si allinea con gli esautorati fautori del “programma comune” esponenti del vecchio sistema politico,

- chi si getta a promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari con maggiore determinazione e meno riserve dei loro vecchi padrini: di Minniti e di Berlusconi per dirla in italiano, di Barak Obama, dei Bush e dei Clinton per dirla in americano» (da La Voce del (n)PCI n. 59-luglio 2018);

3. di indurre tutti i gruppi della sinistra borghese in cerca di affermazione e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui dispongono (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari che difendono conquiste e diritti;

4. di indurre esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese (da Bersani in giù, compresi gli esponenti dei sindacati di regime) nostalgici del loro ruolo e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui continuano a disporre (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari.

7. Se il governo Di Maio-Salvini non cercherà di attuare le misure favorevoli alle masse popolari che ha promesso, M5S e Lega perderanno rapidamente il consenso che hanno acquisito. Chi diventerà autorevole presso le masse popolari al loro posto? Chi in questo contesto le masse popolari sperimenteranno che fa una politica giusta. Quindi quello che è decisivo è che le masse popolari sperimentino che noi comunisti facciamo una politica giusta. Non essendo ancora noi al governo, le masse popolari sperimentano la giustezza delle nostre parole d’ordine politiche (e non delle nostre teorie generali sulla crisi e la sua natura, ecc.) e delle misure che le incitiamo ad attuare perché fattibili anche localmente e l’inconsistenza delle altre.

8. Il governo Di Maio-Salvini non è il nostro governo. È un governo buono o cattivo? Un comunista che mira a instaurare il socialismo si pone il problema di come può approfittarne per far avanzare la rivoluzione socialista, di quali appigli gli offre per far avanzare la rivoluzione socialista. Non se il governo è buono o cattivo. Nel 1917 a Pietrogrado a seguito delle rivolte di piazza dell’8 marzo (23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) che il governo zarista non riuscì a reprimere, lo Stato Maggiore zarista sollecitato e appoggiato dai rappresentanti della borghesia inglese e francese indusse lo zar a dare le dimissioni e la borghesia costituì un governo provvisorio. Lenin denunciava che il governo provvisorio prima di Lvov e poi di Kerenski cercava di “cambiare tutto per non cambiare niente” (continuava la guerra, reprimeva od ostacolava in mille modi i contadini che volevano e si prendevano la terra, ecc.), lo ha difeso contro Kornilov che marciava su Pietrogrado, ma in ottobre lo ha cacciato e sostituito con il governo sovietico. Sosteneva il governo provvisorio come la corda sostiene l’impiccato. Così noi comunisti “sosteniamo” il governo M5S-Lega.

9. La crisi politica avanza velocemente e il substrato di essa è la crisi economica. La borghesia cerca di far fronte a suo modo alla crisi economica. Ma oltre ai contrasti tra gruppi imperialisti (ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale e se non lo fa viene buttato fuori) si stanno sempre più formando aggregazioni nazionali dei gruppi imperialisti, quindi i contrasti economici diventano contrasti politici.

Questo è il retroterra da cui non si scappa: “siamo in guerra”, come ripeteva la “buonanima” di Marchionne. Nessun capitalista può sfuggire a questo corso delle cose. Nessuno Stato può sfuggire a questa logica. Chi dice che è possibile cambiare le cose restando nel capitalismo sogna o imbroglia. Il problema è che l’umanità è giunta ad un livello tale di sviluppo che ha bisogno di compiere un salto epocale in campo economico-sociale. Con il capitalismo l’umanità è passata infatti da uno stadio (fino a duecento anni fa) in cui il singolo lavoratore – o la sua famiglia o la comunità locale – produceva tutto quel che gli occorreva ad uno stadio in cui il singolo lavoratore da solo non è in grado di produrre niente di quello che usa, in cui ognuno contribuisce ad un meccanismo di produzione di beni e servizi che è collettivo e mondiale, la cui produttività è potenzialmente illimitata (e dipende principalmente dall’applicazione alla produzione del patrimonio conoscitivo dell’umanità), che funziona però grazie all’opera di molti individui che fanno ognuno la propria parte (e tutti possono fare la loro parte solo se ognuno fa la propria). Il salto epocale di cui l’umanità ha bisogno consiste appunto nel riconoscere praticamente questa situazione, cioè nel mettere alla base del funzionamento della società il fatto che oggi gli uomini producono i beni e i servizi necessari alla loro esistenza in aziende collegate tra loro a formare reti nazionali già oggi in una certa misura connesse a formare una rete mondiale, ogni azienda usa prodotti di altre aziende e attinge risorse in natura: ogni azienda quindi deve funzionare secondo un piano pubblicamente deciso e noto agli uomini che contribuiscono, ognuno con un proprio apporto, a elaborarlo e ad attuarlo nelle aziende e che dal sistema di aziende ricevono quanto destinato al consumo individuale.

Il risultato dello scontro tra la borghesia imperialista che cerca di far fronte alla crisi eliminando le conquiste (“programma comune”) e la resistenza delle masse popolari è l’instaurazione del socialismo…

Tesi sulla situazione politica e i compiti dei comunisti
Direzione Nazionale del P.CARC – 2.08.18 (a due mesi dall’insediamento del governo M5S-Lega)
Continua: http://www.carc.it/2018/08/02/sulla-situazione-politica-e-i-compiti-dei-comunisti-a-due-mesi-dallinsediamento-del-governo-m5s-lega/

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