L’ignavia non prevarrà! – La storia dell’autista ubriaco e dei passeggeri complici per quieto vivere

L’autista ubriaco alla guida di un pullmino scolastico, vomitando frasi tipo “volere è potere!”, “siate assetati e folli!”, ha imboccato l’autostrada contromano. A bordo ci sono i bambini e qualche genitore.

Uno di loro inveisce contro il disgraziato: “Così andiamo a schiantarci, stai mettendo in pericolo la vita dei nostri figli”!

Un altro si inserisce mettendolo a tacere: “Non gridare, imbecille, che spaventi i nostri figlioletti: hanno bisogno di stare sereni e di godersi la pace del viaggio, e verrebbero turbati dal tuo inconsulto allarmismo!”

Si tratta di un amico dell’autista, un suo aiutante in prova, quindi di un sottoposto interessato.

Quale è la reazione degli altri genitori?

Prendono la parte del reggicoda subalterno, si uniscono a lui nella protesta contro chi, disturbando il manovratore, attenterebbe alla tranquillità dei bambini.

Noi che guardiamo le cose dal di fuori possiamo chiederci con un certo distacco: chi è che ha veramente a cuore le sorti dei propri figli (e di se stesso, en passant)? L’allarmista o il falso e ricattato “pompiere”, che,guarda caso, dipende dall’ubriaco per il futuro del proprio lavoro?

E chi è più condannabile, il complice a libro paga oppure i sonnamuoli del quieto vivere, quelli che si affidano acriticamente alle autorità alla guida, quelli che per vigliaccheria non vogliono guardare in faccia la realtà?

Diceva Martin Luther King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi, bensì del silenzio degli onesti”. Intendendo dire i falsi onesti, quelli che rispettano la legge solo per vigliaccheria, non per amore della giustizia, ma per paura della punizione, o dell’impopolarità, del consenso superficiale e conformistico di quei vicini che rifuggono dalla dura analisi della realtà.

Chi ha preso vera consapevolezza di un pericolo non deve lasciarsi mettere la mordacchia, farsi tacitare dalle rimostranze infastidite di coloro che preferiscono lo stato di letargia perché aborrono la fatica di pensare e di decidere.

Quando denunciamo che coltivare minaccia climatica e minaccia nucleare è come procedere contro senso dobbiamo farlo per amore dei nostri figli.

Non siamo noi a portare scompiglio, disordine, e rischio; ma chi sta operando assurdamente nel disprezzo di ogni regola e di ogni limite.

Bisogna essere pronti alla disobbedienza civile se non siamo ascoltati: prendere, che so, l’iniziativa di tirare il freno a mano per bloccare la corsa verso la rovina; ed affrontare la inevitabile, successiva discussione con i recalcitranti, fiduciosi, come il reverendo che abbiamo citato, che il coraggio, alla fine, sia in grado di svegliare la paura sovrastandola.

disarmo@peacelink.it

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“Gli Ignavi sono i primi che si incontrano nella Divina Commedia. Questi sono descritti in maniera particolarmente spregevole, poiché in vita non agirono mai, né nel bene né nel male. Non osarono mai avere un’idea propria, e si adeguarono sempre alla legge del più forte. Per questi motivi Dante li disprezza enormemente. Essi sono talmente inutili che nemmeno l’Inferno li ha voluti. Gli ignavi sono condannati per l’eternità a seguire un’insegna che vortica velocissima per tutto l’Antinferno. Nel frattempo, sono punti da vespe e da mosconi, e il loro sangue, misto alle lacrime viene raccolto da fastidiosi vermi. Il contrappasso è chiaro: così come in vita non seguirono nessuna bandiera, essi sono adesso costretti a seguire un’inutile insegna. Inoltre, così come in vita non furono mai stimolati a prendere posizione, sono adesso continuamente stimolati da fastidiosi insetti. Dante definisce gli ignavi come coloro che mai non fur vivi…” (Marcia Teophilo)

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