Russia. Il caso Skripal rivela con precisione lo stato del vassallaggio europeo verso gli USA

L’ampiezza geografica e numerica del gruppo di paesi che stanno espellendo diplomatici russi in risposta all’avvelenamento dell’ex spia del Gru (servizio segreto militare russo) nel Regno Unito, attribuito al Cremlino, indica come il caso Skripal sia solo un pretesto.

Gli Stati Uniti inaugurano il quarto e forse ultimo mandato presidenziale di Vladimir Putin compattando l’Anglosfera (la Nuova Zelanda “vorrebbe ma non può”) e i soci veterocontinentali contro la Russia in un’offensiva senza precedenti nell’era post-guerra fredda.

Il messaggio non è diretto solo a Mosca, rivale di Washington da almeno un secolo – come egemone continentale o come possibile alleata di Berlino, che non a caso proprio oggi ha dato l’approvazione definitiva al gasdotto Nord Stream 2; è diretto anche agli alleati dell’Unione Europea, ridotti al ruolo di clienti e costretti a seguire l’irrigidimento a stelle e strisce.

A loro è concesso qualche distinguo marginale. Così non sorprende che a guidare la classifica di chi espelle più russi siano (con 4) la russofoba Polonia e l’asse franco-tedesco, mentre l’Ungheria – nel tentativo di camuffare il cedimento del sovranista Orbán a Bruxelles/Washington – si affanna a spiegare che l’unico diplomatico espulso “conduceva anche attività di spionaggio”.

Anche Roma prova a marcare una distinzione dal fronte più intransigente, espellendo solo due funzionari. L’Italia è tradizionalmente uno dei paesi più russofili d’Europa ed è reduce dalla vittoria elettorale di forze non anti-putiniane critiche verso le sanzioni alla Russia. L’offensiva statunitense è anche un avviso all’eventuale prossimo governo, dal quale non saranno tollerate ambiguità sulla permanenza nella Nato e sull’adesione all’agenda atlantica.

I paesi dell’Ue che hanno escluso rappresaglie contro Mosca (Austria, Cipro, Slovenia e Bulgaria) o sinora sono rimasti silenti (Belgio, Grecia, Malta, Lussemburgo, Irlanda, Slovacchia, Portogallo) sono periferici e/o troppo legati finanziariamente alla Russia per incidere.

Con la parziale eccezione di Vienna, la cui tradizionale neutralità spiega l’inerzia più delle sfumature sovraniste del nuovo esecutivo.

Niccolò Locatelli

(Fonte: http://www.limesonline.com/sanzioni-e-distinguo-nelloffensiva-usa-contro-la-russia/105694)

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Commento di Claudio Martinotti Doria: “Quando si parla di Russia, è Washington a dettare l’agenda. Gli alleati europei in realtà sono clienti e non c’è molto che possano fare.”

Commento di Giorgio Quarantotto: “”29.03.2018 – Scoperti nei sotterranei di Ghouta Est ( Siria) molti ufficiali inglesi, un americano e un Israeliano che istruivano i terroristi. Capite ora l’isteria di Londra? Si comprende perché gli Usa volevano preservare a tutti i costi l’enclave di Ghouta Est, indispensabile per il proseguimento del conflitto siriano…”

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