Iran e Russia trovano un’intesa sulla Siria

Siria

Si è rivelato essere assai utile il presidente del Parlamento iraniano, in visita in Russia, Ali Larijani (figura chiave nella definizione delle politiche estera e di sicurezza di Teheran) giunto a Sochi da Mosca raggiungendo il Presidente Vladimir Putin sul podio per rivolgersi ai membri del Club Valdaj e all’intervista con noi di quasi tre ore. Siria, Ucraina, difesa missilistica e relazioni russo-statunitensi, che furono i prevedibili argomenti del pubblico, quasi completamente occidentale. Il ‘tema caldo’, naturalmente, era la Siria, per la visita improvvisa del Presidente Bashar al-Assad a Mosca. (Vedasi Putin fa la sua mossa sulla Siria). La rilevanza era data dall’assenza di divergenze tra le posizioni russe e iraniane sulla Siria. Considerando le speculazioni diffuse ultimamente nei media occidentali (e israeliani) secondo cui Russia e Iran non sono allineati sul futuro della Siria, e che era questione di tempo prima che le contraddizioni sarebbero emerse. In effetti, Russia e Iran perseguono obiettivi diversi in Siria, anche se entrambi conducono la guerra a Stato islamico (SI) e altri gruppi estremisti, Teheran ha anche un suo ordine del giorno sulla Siria essendo un Paese del fronte, definito della ‘resistenza’, contro Israele, nonché come nesso tra Teheran ed Hezbollah in Libano (oltre, naturalmente, la rivalità con l’Arabia Saudita). Ancora una volta, la Russia avrebbe avuto considerazioni geopolitiche in Siria, considerando che l’Iran ha i suoi impegni da repubblica islamica da soddisfare. Putin ha fatto le seguenti osservazioni:
– l’esercito russo valuta che gli attacchi aerei in Siria hanno già dato qualche risultato, anche se ‘insufficienti’ e che sarebbe auspicabile che “tutti i Paesi” collaborino alla lotta ai gruppi terroristici.
– la Russia spera che l’Iran si unisca ai colloqui tra ministri degli Esteri di Stati Uniti, Russia, Turchia e Arabia Saudita. Non ci sarebbe una soluzione in Siria senza la partecipazione dell’Iran.
– l’esercito siriano compie progressi e questo continuerà.
– Mosca non ha in programma alcuna estensione delle operazioni in Iraq. In ogni caso, il governo iracheno non ha avvicinato la Russia finora. Per il momento, la Russia fornisce armi e intelligence all’Iraq nell’ambito del centro di coordinamento istituito a Baghdad.
– Putin aveva chiesto ad Assad se fosse aperto a lavorare con i gruppi ribelli moderati per combattere gli estremisti; Assad ha promesso di prenderlo in considerazione.
Larijani ha detto:
– di essere “totalmente d’accordo” con l’analisi di Putin sulla Siria.
– l’Iran considera l’intervento militare russo in Siria legittimo.
– rispetto alle operazioni contro lo SI, da oltre un anno, della coalizione guidata dagli USA, le operazioni russe si sono rivelate efficaci. In realtà, la Russia ha raggiunto già “molto di più” rispetto alla coalizione degli USA negli ultimi 18 mesi.
– lo SI invia petrolio iracheno su lunghi convogli di camion. “Gli statunitensi non vedono questi convogli?” Gli Stati Uniti non hanno liberato il territorio dell’Iraq controllato dallo SI. Si tratta di “giocare” con lo IS, praticamente “consegnandogli” territori iracheni.
– le agenzie d’intelligence di “alcune grandi potenze” hanno rapporti segreti con lo SI, fornendogli armi e così via, per usarlo come strumento per promuovere i propri interessi. (Anche Putin ha indirettamente, ma con forza, alluso a tale collusione tra Stati Uniti e SI). Lo SI ha un enorme sostegno finanziario da Stati regionali.
– le “obbligazioni strategiche a lungo termine” sono necessarie tra “Paesi responsabili”, in modo che la fiducia si sviluppi tra essi combattendo il terrorismo.
Putin e Larijani hanno affermato che l’unità della Siria va preservata, dato che la divisione del Paese allungherebbe il conflitto. Inoltre hanno respinto la pretesa degli USA che Assad si dimetta. Putin ha detto che “un’elezione imparziale dovrebbe deciderlo”; la transizione dovrebbe essere decisa dal governo siriano e dall’opposizione e Assad è pronto al dialogo con l’opposizione. Larijani ha approvato la visione di Putin secondo cui la nazione siriana deve decidere sul proprio governo. Ha chiesto retoricamente come “Paesi che non hanno mai avuto un presidente eletto e che non consentono neppure alle loro donne di guidare le automobili possano dare lezioni” alla leadership della Siria. Una cosa evidente è che Putin e Larijani erano spesso spietati nella critica alla politica degli Stati Uniti (anche se non vi era, significativamente, alcun tono di condanna o retorica). Chiaramente, un reset russo-statunitense ancora non appare all’orizzonte nonostante il palpabile allentamento delle tensioni sull’Ucraina e la graduale accelerazione del ‘processo di Normandia’. Larijani assicura che l’accordo nucleare non ha abbassato la diffidenza dell’Iran sulle intenzioni del ‘Grande Satana’. (Larijani proviene dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche). Non sorprende che il sistema di difesa antimissile degli Stati Uniti ‘resti uno dei principali temi, apparentemente insormontabile, della discordia tra Mosca e Washington’. A meno che gli USA abbandonino il dispiegamento del sistema di difesa missilistico, che hanno deciso, le relazioni russo-statunitensi rimarranno problematiche. Ed è altamente improbabile che il prossimo presidente degli Stati Uniti ci ripensi sul previsto insediamento in Polonia. Il che significa che entro il 2020 i missili da crociera statunitensi saranno dispiegati in Europa orientale. A un certo punto, Putin ha detto con tono amaro che gli Stati Uniti hanno “ingannato” la Russia sulla questione della difesa missilistica. È interessante notare che i delegati statunitensi (tra cui l’ex-ambasciatore in Unione Sovietica e noto esperto della Guerra Fredda Jack Matlock, un formidabile ‘russologo’ interprete della grande conversazione tra Nikita Krusciov e il presidente John Kennedy e protagonista chiave della diplomazia degli Stati Uniti verso Mosca nei negoziati che portarono alla fine della guerra fredda nel 1988-89 e testimone invidiabile della politica del Cremlino che portò al crollo dell’Unione Sovietica, con tre volumi penetranti sul tema al suo attivo), hanno un po’ svolazzato sull’efficacia di riprendere i colloqui sul disarmo. Ma Putin non ha risposto positivamente. Ovviamente, il presidente Barack Obama che alza gli occhi al cielo per un’eredità presidenziale, vuole cogliere un qualche risultato tangibile sul disarmo e il messaggio Track II era ‘Barkis è disposto’. Ma Putin non ha mostrato interesse, ad oggi almeno. Tuttavia, un pensiero che mi soggiunse è la recente apertura degli Stati Uniti al Pakistan su un accordo nucleare, menzionata da più di un delegato statunitense alla conferenza di Valdaj quale modello di programma di disarmo di Obama. L’Asia del Sud è stata menzionata più di una volta come regione che corre verso i programmi nucleari e il Pakistan come Paese dalla massima produzione di armi nucleari al momento. Certo, l’interesse statunitense di rallentare/tappare in qualche modo il programma di armi nucleari del Pakistan era visibile nelle conversazioni degli ultimi cinque giorni. In India in qualche modo si ha l’impressione che Obama faccia al Pakistan un favore negoziando un accordo sul nucleare. Ma mi sembra che il Pakistan non abbia fretta di abboccare all’amo di Obama. Probabilmente, il Pakistan potrebbe ritrovarsi nella stessa barca della Russia, da potenza molto più debole nelle forze convenzionali rispetto al principale avversario e che dipenderebbe fortemente dalla deterrenza nucleare per tenere a bada la belligeranza percepita dal rivale. Un dispaccio TASS sull’intervista di Putin con noi è qui.

MK Bhadrakumar Indian Punchline, 23 ottobre 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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