…lungo la strada per Ulan Bator… la “via di mezzo” mongola

Gli eventi in Ucraina creano incertezze e opportunità per Ulan Bator. Gli equilibri del potere in Europa e legami più stretti tra le due potenze regionali, Russia e Cina, certamente creano nuove incertezze per la Mongolia.

Con il destino “regionale” del loro Paese che dipenda dai due giganti, i politici a Ulan Bator sono cauti nelle loro osservazioni sugli eventi in Europa orientale, anche se chiaramente danno priorità alla stabilità politica.

Anche l’ambasciatore degli Stati Uniti in Mongolia, che ha inviato sui social media i mongoli a sostenere l’Ucraina, non ha ispirato molta eccitazione in questo Paese asiatico senza sbocco sul mare. Ma sul lato economico, i mongoli si aspettano alcuni effetti vantaggiosi dalle maggiori attività economiche tra Russia e Cina, per via della spaccatura tra la Russia e i suoi partner europei. Mosca e Ulaanbaatar sono da anni attivamente impegnati nel dialogo bilaterale per incrementare commercio, investimenti e scambi culturali.

Ma l’effettiva attuazione di eventuali grandi piani è stata lenta. L’importazione in Mongolia di combustibile dalla Russia rimane la più importante, anche se è una questione estremamente complessa nelle riunioni intergovernative di qualunque livello tra i due Stati confinanti. Eppure, presumibilmente con la recente visita in Mongolia di Igor Sechin, il presidente del colosso petrolifero russo Rosneft, i colloqui sull’energia potrebbero finalmente accelerare.

Durante il suo soggiorno ad Ulan Bator il 17 marzo 2014, Sechin ha incontrato il Presidente Tsakhiagiin Elbegdorj, il Primo Ministro Norovyn Altankhuyag e il Ministro delle Miniere Davaajav Gankhuyag. Il Presidente della Rosneft ha informato i suoi ospiti della volontà della Russia di fornire a lungo termine petrolio alla Mongolia via pipeline, e ha anche discusso la possibilità di inviare greggio dalla Russia alla Cina attraverso il territorio mongolo. Nel 2013, la Mongolia ha importato 700000 tonnellate di greggio dalla Russia, pari al 54 per cento del suo consumo totale interno (news.mn 19 marzo).

Ci sono diverse ragioni chiare per cui il governo russo sia così prossimo alla Mongolia. Per primo, il Paese senza sbocco sul mare è ancora considerato un mercato piccolo ma crescente e affidabile per le esportazioni di petrolio dalla Russia, per via dell’aumento delle attività agricole e minerarie della Mongolia, in aggiunta al numero crescente di singoli consumatori (principalmente operatori di autoveicoli). In secondo luogo, tutti i governi precedenti della Mongolia hanno cercato di ridurre la dipendenza del Paese dalle importazioni di benzina e prodotti petroliferi russi; siglarono accordi con Cina, Kazakistan e altre potenziali fonti per i bisogni energetici della Mongolia (Xinhua, 17 maggio 2013; news.mn, 6 gennaio, 2009). Inoltre sono in corso di esplorazione e ricerca nuove fonti di energia in Mongolia, come il petrolio di scisto.

L’improvviso interesse della Russia verso la Mongolia è dunque probabilmente un riflesso della riluttanza a perdere una quota di mercato per le esportazioni di benzina russe. In terzo luogo, dopo lungo dibattito, la Mongolia ha finalmente iniziato a costruire la prima raffineria petrolifera del Paese a Darkhan City, che sarà completata entro il 2015. La nuova raffineria produrrà 2 milioni di tonnellate di petrolio all’anno dal greggio del giacimento Tamsag nella Mongolia orientale. Questa nuova raffineria importerà anche greggio da Angarsk in Russia (english.news.mn 19 marzo). Al fine di mantenere la sua posizione dominante nel mercato dei carburanti mongolo, nel 2011 la Russia s’era offerta di creare 100 stazioni di benzina in Mongolia (vedi EDM, 11 novembre 2013). Ma la proposta innescò bruschi dibattiti protezionistici tra i politici, i distributori di carburante e il pubblico della Mongolia.

Questa volta, la parte russa ha offerto di fornire prodotti petroliferi e petrolio greggio mediante gli oleodotti per via dell’inefficienza dei collegamenti ferroviari interstatali russo-mongoli. Oltre ad un oleodotto in Mongolia, la parte russa ha anche indicato di voler riconsiderare la rotta pianificata per il gasdotto dalla Russia alla Cina (infomongolia.com, 17 marzo).

Al culmine degli sforzi congiunti dei governi russo e cinese nel ridurre gli interessi degli Stati Uniti in Asia centrale, nel 2005 Russia e Cina decisero di costruire un oleodotto che avrebbe bypassato la Mongolia, anche se il percorso mongolo è considerato più breve, più sicuro e, quindi, economicamente più efficiente degli oleodotti dall’Asia centrale o da Siberia/Manciuria.

Negli anni questo è stato una delle ripetute richieste di Ulan Bator a Pechino e Mosca. L’accordo sul gasdotto dovrebbe essere concluso questo maggio 2014 in occasione del vertice Cina-Russia.

Anche se la Mongolia è in molti modi geopoliticamente vincolata ai suoi potenti vicini, eventuali svolte, amichevoli od ostili, tra Cina e Russia presenterebbero sfide e opportunità per la Mongolia. Durante il periodo di relazioni amichevoli tra Mosca e Pechino, negli anni ‘50, fu costruita la prima ferrovia trans-mongola, collegamento ferroviario tra Russia e Cina per il trasporto di merci e persone. D’altra parte, nel periodo di ostilità negli anni ‘60 tra Mosca e Pechino, la Mongolia poté beneficiare degli aiuti sovietici e l’eredità di tale assistenza, la miniera di rame di Erdenet, continua a rappresentare una parte sostanziale del PIL della Mongolia (FMI Country Report No. 07/30-Mongolia: 2006, gennaio 2007). Oggi la Russia cerca urgentemente a est i mercati per le sue esportazioni di energia per via delle tensioni con l’occidente sull’Ucraina. Perciò, la Mongolia potrà probabilmente posizionarsi per ospitare il gasdotto petrolifero Russia-Cina.

Mendee Jargalsaikhany

(Fonti: Eurasia Daily Monitor, Modern Tokyo Times)

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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