Anthony Ceresa: “La rivalutazione della valuta non significa nulla e può essere sinonimo di grave inflazione in un Paese, difatti l’Euro è forte mentre l’Europa è nella “M” totale…”

Carissimo Paolo D’Arpini,

rispondo brevemente all’articolo sulla Guerra Valutaria ripreso sul Giornaletto di Saul del 18/03/2013 (vedi: http://paolodarpini.blogspot.it/2013/03/guerra-valutaria-in-corso-peggio-di-un.html)

Vorrei iniziare con un elogio a Paolo D’Arpini per le sue capacità di mettere insieme le varie scuole di pensiero per uno scambio ragionato sui vari problemi che sta attraversando il Paese, in modo diverso dalle imposizioni effettuate dalla Bocconi (Scuola di Economia con Professori cilecca), che impongono teorie completamente fuori tempo.

Penso e ne sono convinto, se per assurdo Paolo D’Arpini fosse Presidente del nostro Paese, l’Italia non si troverebbe nelle disastrate condizioni attuali.

Nel contrastare in modo rispettoso l’articolo descritto da Rocco Nunzio, ritengo che il sistema Monetario Economico speculativo dove ogni Paese ha il suo, viene programmato dall’intelligenza di chi Governa.

Per trarre maggiore comprensione su un argomento primario così delicato e complesso, bisognerà ricorrere a esempi storici basati principalmente su Nazioni che hanno saputo crearsi una parziale o totale indipendenza dai mercati, o associandosi a multinazionali dove le materie prime obbligano gli Stati a restrizioni speculative o a forti movimenti Monetari nel dipendere da provetti speculatori.

Con riferimento alla disponibilità della Valuta, chiunque può stampare soldi, basta firmare un pagherò per qualsiasi cifra, soggetta a resistenze negative concernenti la fiducia, mentre i soldi garantiti dagli Stati o dalle Banche godono di pieni riconoscimenti ovunque, anche a livello Internazionale.

Mi pare di capire che l’autore dell’articolo pone il problema del Giappone come possibile esplosione di una guerra valutaria mondiale.
Facciamo insieme una analisi sul Giappone. Un Paese distrutto e ricostruito dagli Yankee per ragioni Politiche e Militari per bilanciare le Politiche strutturali nell’area Asiatica. Una Nazione esclusivamente trasformatrice, interamente dipendente da forniture di materie prime dall’estero, tutte gestite da multinazionali Americane.

A fianco del Giappone sono sorte Potenze del calibro Economico/Produttivo e Militare di maggiore grandezza come la Cina, l’India, la Corea del Sud, ed un’altra dozzina di Nazioni di minore importanza strategica, tutte dipendenti dagli Yankee Commercialmente e Militarmente.

Da questa limitata ma importante dimostrazione possiamo dedurre che non esiste alcun pericolo di Guerra né Valutaria e nemmeno Militare con riferimento al Giappone.

Nel caso ci fosse un pericolo di guerra nell’area Asiatica, non sarà né il Giappone e neanche l’America a volerla, ma per volontà di squilibrati i quali dopo aver scoperto il Nucleare, pensano di ripiegare il mondo.

Il gioco degli esperti affaristi che studiano le svalutazioni o rivalutazioni monetarie per trarre i loro profitti su basi giornaliere nelle varie Borse del Mondo, creano continui sbilanciamenti Valutari, ma sopratutto martellando sui prezzi delle materie prime in congiunzione allo sballo di certe teste molli (Governanti), i quali pongono le Economie Valutarie e Industriali dei propri Paesi alla mercé di altri Gruppi di Potere Internazionali. (Vedi la situazione di molti Paesi dell’Africa Centrale, il Nord Africa, l’America Latina,l’Europa, dove rappresentanti di Governi Tiranni si sono arricchiti ai danni dei propri Paesi. (Il nostro Paese incluso, dove la Casta di incoscienti dopo aver creato il fallimento Economico e Industriale, non risente la crisi).

L’Italia, nel caso di una guerra Economica per strozzinaggio delle materie prime, o eventualmente per sanzioni imposte dall’Europa o dalla Società delle Nazioni, come avvenuto dopo la conquista della Libia, diverremmo vittime di una Politica di sopravvivenza completamente trascurata che ci porterebbe al disastro totale, per mancanza dell’essenziale per il sostentamento Nazionale.

L’introduzione dell’Euro non è stato del tutto negativo in una formazione geopolitica Internazionale in cambiamento, ma richiedeva un cambio dei vecchi sistemi di sperpero del denaro pubblico, come del resto è accaduto in quasi tutti i Paesi membri della Comunità Europea, i quali dopo lo sviluppo della Globalizzazione si sono trovati dinnanzi al problema di mancanza di concorrenzialità, dove è più conveniente importare piuttosto che produrre, perdendo il mercato interno e quelli esteri, generando disoccupazione e minori entrate Tributarie.

La svalutazione o rivalutazione della Valuta è un problema che si fa sentire maggiormente nei Paesi privi di risorse Naturali e dipendono prevalentemente sull’Import e sull’Export delle proprie necessità, per bilanciare i Budget Nazionali, soggette all’altalena delle Valute per poter sopravvivere.

Nelle speculazioni valutarie bisogna considerare una importantissima Legge Naturale, il “relativismo” che si applica a tutte le Nazioni, a tutti gli uomini e a tutte le funzioni di qualsiasi attività. Una persona abituata a dominare speculando sul prossimo, nel tempo, perderà supremazia ritornando per effetti naturali alle misere spoglie, mentre una persona con principi di saggezza simili alla laboriosità delle formiche, improntate sullo sviluppo di un sistema Valutario Universale unificato, potrà godere del proprio assolutismo oltre i tempi.

Dalle origini del mondo, abbiamo avuto grandi Imperi e potentissime Dinastie dominanti, le quali si sono perse nella polvere, senza lasciare tracce delle loro immonde mascalzonate, in seguito portate alla luce da Redazioni di interessi Politici, manipolando la storia secondo le convenienze del momento.

La rivalutazione della valuta non significa nulla e può essere sinonimo di grave inflazione in un Paese, difatti l’Euro è forte mentre l’Europa è nella “M” totale. Quando l’Italia cambiava la Lira contro il dollaro a 2.000 lire, arrivata sino a 2.400 lire per un Dollaro, la nostra inflazione era arrivata al 25% annuo e la rivalutazione monetaria seguiva a ruota un falso benessere che si è mantenuto attingendo e rigonfiando il calderone dei debiti pubblici. In sostanza celava la realtà del momento per scoppiare negativamente più tardi.

Dopo l’evento dell’Euro nel nostro Paese, i nostri Guru nascosero tutte le negatività iniziali che avrebbero prodotto divergenze e disillusioni sul PIL Nazionale e malgrado una sostanziale diminuzione Industriale locale e verso i mercati esteri, coperta marginalmente ricorrendo all’aumento del costo delle case e dei servizi di prima necessità, per compensare la riduzione dei consumi mantenendo il PIL entro cifre falsamente accettabili.

Vorrei chiarire un concetto il quale come è stato espresso dall’Autore sembrerebbe che alcune Valute straniere si siano apprezzate rispetto al Dollaro per capacità politico Economiche. Purtroppo la realtà è leggermente diversa: il Dollaro è stato intenzionalmente deprezzato per ragioni di mercato interno ed internazionale, oltre a ridurre gli interessi sui debiti esteri, non per la perdita di Valore dovuto al superamento di altre Economie.

Il Franco Svizzero (non fa guerre, non finanzia i Partiti, con una rimunerazione ragionata dei servitori pubblici) segue una Politica Valutaria unica che fa onore alle Politiche Sociali del Paese, considerato un serbatoio valutario mondiale con le dovute garanzie che premiano la Politica Nazionale.

L’Euro, inizialmente è stato la manna momentanea per molti Paesi dell’Unione, ed ha permesso di scaricare inflazioni monetarie pregresse. In seguito non potendo più stampare soldi, si sono trovati a dover gonfiare il debito pubblico sino a scoppiare.

Per l’Italia nessuna catastrofe in vista per il momento, a condizioni di cambiare radicalmente il sistema imposto dalla Casta Politica.

Nella male augurata impossibilità di migliorare la nostra Economia, dopo aver ceduto all’estero importanti Industrie Italiane, la Cina sarebbe ben felice di acquistare qualche Isola Italiana per gestire meglio i propri affari e penetrare maggiormente nei mercati Europei e Africani.

Anthony Ceresa

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Commento/critica

Scrive Luciano Sarmati: “Caro D’Arpini, grazie per la trasmissione del “pensiero monetario” di Mr A.Ceresa, che però non condivido, in quanto lo considero un aspetto della medaglia; l’altra faccia,troppo spesso dimenticata, è quella della economia reale, fatta di beni e servizi. Infatti, a seguito della propaganda diffusa negli ultimi anni, si dà troppa
importanza ai “pezzi di carta” tanto amati dalle banche, a detrimento del lavoro (beni e servizi), seguendo la moda americana, che, con la velocità con la quale guadagnano giornalmente con le speculazioni, non sono più interessate a finanziare le imprese. Ci stiamo accorgendo,a nostro danno, che in tal modo stiamo finendo di distruggere il ns/sistema economico basato su innumerevoli piccole imprese, certamente idonee a produrre, non di speculare. Per aggravare il tutto stiamo sempre di più chiamando a posti di potere bancari
e burocrati, capaci solo d’essere voraci all’interno e disponibili verso l’imperialismo teutonico, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Cordialità. Luciano Sarmati”

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