Antichi testamenti? Libri sacri… ma inaccettabili alla ragione ed alla morale umana

Lunario Paolo D'Arpini 29 settembre 2012

“(…) I libri santi dell Antico Testamento sono tutti parola di Dio, parte organica della sua rivelazione. Conforme allo sviluppo graduale della rivelazione, su di essi si posa il crepuscolo del tempo che doveva preparare il pieno meriggio della redenzione. In alcune parti si narra dell’imperfezione umana, della sua debolezza e del peccato, come non può accadere diversamente, quando si tratta di libri di storia e di legislazione. Oltre a innumerevoli cose alte e nobili, essi parlano della tendenza superficiale e materiale, che appariva a varie riprese nel popolo dell’antico patto, depositario della rivelazione e delle promesse di Dio. Ma per ogni occhio, non accecato dal pregiudizio o dalla passione, non può che risplendere ancora più luminosamente, nonostante la debolezza umana, di cui parla la storia biblica, la luce divina del cammino della salvezza, che trionfa alla fine su tutte le debolezze e i peccati.
E proprio su questo sfondo, spesso cupo, la pedagogia della salute eterna si allarga in prospettive, le quali nello stesso tempo dirigono, ammoniscono, scuotono, sollevano e rendono felici. Solo cecità e caparbietà possono far chiudere gli occhi davanti ai tesori di salutari insegnamenti, nascosti nell’Antico Testamento. Chi quindi vuole banditi dalla Chiesa e dalla scuola la storia biblica e i saggi insegnamenti dell’Antico Testamento, bestemmia la parola di Dio, bestemmia il piano della salute dell’Onnipotente ed erige a giudice dei piani divini un angusto e ristretto pensar umano. Egli rinnega la fede in Gesù Cristo, apparso nella realtà della sua carne, il quale prese natura umana da un popolo, che doveva poi configgerlo in croce. (…)
Pio XI – Mit Brennender Sorge – 1937 (…)”

Commento di Joe Fallisi: “Ci vuole davvero una litofaccia di tipo pontificio per sostenere quanto sopra. Cioè, nella più limpida ottica tautologico-dogmatica (dove quod erat, eventualmente – molto eventualmente -, demonstrandum viene dato come premessa certa e da cui tutto procede), costui e ogni suo simile “ragiona” più o meno come segue. Non avevano forse, i puzzoprofeti, ululato per millenni dalla pietraia annunciando il Messia di Giuda? E non è appunto Cristo, appartenente alla medesima schiatta – quella delirante DOC, quella del “Patto” -, tale Messia?… Certo che sì, senza il minimo dubbio! Ergo: ululati e annessi e connessi di ogni genere sono il suo fondamento indispensabile, la sua placenta, il suo utero. Da prendere in litoblocco. Sì… lo “sfondo” è “spesso cupo” e un po’ “materiale” .
Ma volete, maledetti, mettere in dubbio la santità del lenone AbrAAAAmo (cfr. http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/57904, http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/59020, http://www.circolorussell.it/index.php?doc=87, http://www.homolaicus.com/at/abramo/abramo.htm) o la saggezza del teppista Davide (cfr. http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/58952)????…
Che le fiamme della Gehenna vi abbrucino in eterno.
D’accordo, Santo Padre. Io, per quel che mi riguarda, mi limito a suggerire a Lei e alle Sue pecorelle la dieta del venerando Ezechiele (cfr. http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/60178)”

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Post Scriptum

“Molte accuse nascevano proprio dall’interpretazione forzata di alcuni passi biblici”. Forzata un cavolo di Nazareth. E’ PROPRIO all’interno del “Testamento” di pietra e di mito che già si ritrova, ben delineata e inequivocabile, la tipologia che poi il Talmud perfezionerà….
Joe Fallisi

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“La parola ebreo si dice in ebraico ‘ivrì’ o ‘ibrì’ (le lettere ‘b’ e ‘v’ sono nell’alfabeto ebraico espresse entrambe dalla lettera ‘bet’) ed è formato dalle lettere (da destra a sinistra) ‘ayn’, ‘bet’, ‘resch’ e ‘iod’:

Anche il significato di questa parola è stato dichiarato da molti incerto o oscuro. Nel ‘Dizionario dei concetti biblici del nuovo testamento’ esso è studiato nel modo seguente:

‘ibri, in greco hebràios, è un antico vocabolo di significato incerto. Gli ebrei appartengono linguisticamente ed effettivamente alle popolazioni “Habiru” che, attorno alla metà del secondo millennio, vengono spesso ricordate in testi babilonesi, ugaritici ed egiziani. Come l’accadico Habiru e l’egiziano ‘pr, il vocabolo biblico iwri (b = w) è un concetto giuridico: indica persone della stessa posizione sociale, senza riferimenti alla provenienza etnica (i loro nomi personali derivano da diversi circoli linguistici), che non avendo una fissa dimora e possedimenti, si mettevano a servizio pattuito, con le popolazioni sedentarie (”servi” in Egitto; 1 Sam 14, 21). A gruppi, anticipazioni delle tribù, e aiutandosi, questi nomadi penetrarono col loro bestiame nel paese della cultura e forse vennero chiamati ewer, immigrati, dai cananei del posto (per es. Gn 14, 13), perché venivano da Ewer, dal (paese) dell’aldilà della steppa dell’est e del sud. Così il termine ebrei venne usato in antichi racconti da parte di altri popoli, talvolta in senso sfavorevole, altre volte da Israele stesso nei contatti con forestieri, con significato dispregiativo (a proposito Gn 40,15; 43,32; Es 1, 15-19; 2,11-13; 3,18 ecc.: “Dio degli ebrei”; 1 Sam 4,6.9; 13, 3.19; 29, 3). Durante il periodo della monarchia, gli ebrei erano persone non libere, economicamente deboli; costituivano un gruppo distinto dalle persone libere in Israele (a proposito Es 21, 2; Dt 15, 12; Ger 34, 9.14)’ (L. Coenen – E. Beyreuther – H. Bietenhard, “Dizionario dei concetti biblici del nuovo testamento, Ed. EDB).

Che il termine ‘ibri’ venne usato in senso sfavorevole o dispregiativo risulta anche dalla comparazione fonetica con la parola italiana ‘ibrido’ e con altri idiomi (per es., dal greco ‘ybris’, dall’inglese ‘hibrid’, dal francese ‘hibride”‘dal tedesco ‘hibrid’, ecc.). Spesso il linguaggio umano, per quanto diversificato, appare ugualmente sponda o soglia del mondo spirituale universale.

Anche in base anche a questa consonanza fonetica, la parola ‘ebreo’ comporta il significato essenziale di ‘migrante non conforme ad una provenienza etnica definita’.

L’etimologia della parola ‘ebreo’ appare allora in tutto il suo significato: ebreo significa ‘nomade’, ‘colui che passa’. E ciò ben si accorda col concetto di movimento concentrato nel termine ‘Israele’.

Secondo questa etimologia, che nella radice di “ibrì” ha in sé l’idea di passare oltre di portarsi ‘al di là di’, si spiega anche come mai l’ebreo abbia tutto il mondo da una parte mentre lui è dall’altra, e come mai a questo popolo, che sfidò tutta l’umanità denunciando nella solitudine della sua diversità gli errori delle genti, sia stata concessa con la lingua sacra, anche una promessa divina di dominio del mondo.” (http://digilander.libero.it/afimo/il_cielo_di_tutti_(3).htm)

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“ebrèo agg. e s.m. dal latino hebraeus, dal greco hebraîos. La voce greca ricalca l’ebraico ‘ibhri (che viene dalla regione di là del fiume), da ‘ebher (= di là); secondo altri invece da un presunto capostipite Eber o addirittura da Adamo. Questo termine, nell’accezione negativa di avaro, taccagno, usuraio, è riferito a certi difetti che gli antisemiti (ma soprattutto i Cristiani) hanno attribuito agli Ebrei: esagerato attaccamento al denaro, eccessiva speculazione sui prestiti ecc. Molte accuse nascevano proprio dall’interpretazione forzata di alcuni passi biblici (per esempio ‘Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello…’ Deuter 23 21) SIGNIFICATO che, chi appartiene alle tribù semitiche della Palestina; israelita” (Dizionario etimologico, Rusconi Libri, Santarcangelo di Romagna 2004, p. 335)

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