Archivio di ottobre 2010

Delitti efferati ed etica dell’informazione… secondo Giorgio Vitali

Ho seguito con molta attenzione le sedute che si sono accavallate su tutte le Reti televisive, ed in quasi tutti i programmi esclusi i film, relative al delitto di Avetrana. Poiché sono stati convocati tutti gli esperti possibili, ed anche di più, il primo problema che si dovrebbe porre il telespettatore è la complessità in cui si vengono a definire i ruoli dei convenuti. Qualsiasi altra considerazione dovrebbe essere secondaria.

 

Quindi gli eventi che intercorrono nell’analisi e nella valutazione di un evento sono sicuramente collegabili alle interferenze reciproche dei dialoganti.

 

Prima di tutto è il giornalista conduttore che ha le massime responsabilità: fare audience, accontentare rutti i convenuti, dare il massimo spazio ad ogni intervento ed alla molteplicità delle argomentazioni, suffragate peraltro da conoscenze specifiche e da specializzazioni pregresse.

Giornalisti intervistati: richiamare l’attenzione sulle loro testate.

Psicologi: richiamare l’attenzione su loro stessi e sulla scuola di cui fanno parte.

Studiosi di prossemica e di programmazione neurolinguistica: far capire l’importanza della loro specializzazione.

Criminologi: allargare l’area del dibattito e proporre loro tesi (alternative), ed indirettamente proporre se stessi.

Avvocati: ( sempre di parte): devono dimostrare di difendere ad oltranza la parte.

Famigliari: ( sempre di parte) perorano la loro causa difendendo se stessi ed il nucleo famigliare.

Pubblico: intervenire per mettersi in vista esponendo un’ipotesi personale.

Considerazioni di contorno: l’attenzione al limite del morboso riservata all’avvenimento ci dice primariamente che dietro le quinte si sapeva benissimo ( o si intuiva con quasi certezza) cos’era successo. E si volesse cavalcare l’onda dell’emotività per arrivare gradualmente alla cruda verità e contemporaneamente incassare uno scoop formidabile.

 

Altro aspetto non trascurabile è il quadro famigliare inserito in un contesto provinciale di dipendenza da miti e riti televisivi. Qui abbiamo un nucleo famigliare di tipo arcaico, chiuso in se stesso e poco aperto all’ambiente circostante, ove emergono invidie, gelosie, volontà di nuocere e far soffrire, rivendicazioni risalenti all’infanzia, attenzioni anch’esse primordiali, di anziani parenti nei confronti di giovanissime e fragili adolescenti. Non è una novità. Nella periferia di Roma, come di assicuravano molti medici di base, l’incesto è frequente.

Ma ciò che più colpisce è costituito dai nomi di battesimo di queste ragazze, che risuonano di personaggi da soap-opera amerikana. Anche questo è un aspetto della “modernizzazione” made in USA.

 

Colgo qui l’occasione per dire che questi nomi mi infastidiscono come espressione di una dipendenza culturale senza scusanti. Una tipica espressione della provincia ( italiana, francese, belga, tedesca o olandese…).

Fermo restando che ci troviamo di fronte ad una tragedia con connotati di classicità (il delitto intrafamiliare, come ad esempio, il Tieste di Seneca) va sottolineato quanto sia importante, per uno studioso dell’evoluzione culturale, l’elaborazione dei concetti interpretativi dei comportamenti presunti, che costituiscono il motivo del contendere, e, di conseguenza, anche la rappresentazione televisiva già in se stessa e, comunque, spettacolo, dramma spettacolare. Altrimenti non ci sarebbero così tante rappresentazioni, mentre è stata passata sotto totale silenzio una tragedia a mio avviso ben più grande, quella della madre italiana maltrattata dalla polizia francese che le ha ucciso ed espiantato il figlio senza alcun motivo.

 

A questo punto c’è anche una valutazione che va fatta in relazione all’evoluzione umana.

 

I dati statistici che solo un secolo fa non esistevano perché non c’erano strumenti idonei a rilevarli con una certa coerenza, ci comunicano un’incredibile costanza di questi fenomeni. A volte la variazione di anno in anno è infinitesima rispetto al numero totale di eventi: omicidi, infanticidi, suicidi. Altra considerazione: fino a poco tempo fa non esisteva una tale profusione di chiacchiere su un qualsiasi argomento tragico. Con esclusione del caso Montesi, e conseguentemente del caso Sotgiu, avvocato accusatore di democristiani, a sua volta squalificato come “guardone”, ma semplicemente perché dietro c’erano implicazioni politiche molto rilevanti, compreso un giro di droga fra vip dell’epoca. Si trattava di tabù?? Non lo credo. Si tratta semplicemente della mancanza di competenze specifiche che oggi ci sono e giustamente chiedono di essere sentiti di fronte ad un pubblico attento, nel quale ci sono moltissime persone che, anche se non praticanti una professione, hanno seguito studi umanistici, come psicologia, comunicazione, sociologia, psicologia, giurisprudenza, programmazione neurolinguistica e tutte quelle culture emergenti non ancora accademizzate ma presenti nel panorama culturale europeo.

 

Giorgio Vitali

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Comunicare su internet – Come mantenere una credibilità nella giungla della Rete, fra l’immane concorrenza di siti e blog, e salire nelle preferenze dei motori di ricerca?!

Evoé… chi c’é c’é e chi non c’é non c’é…” (Saul Arpino)

 

Ai tempi della sola carta stampata era alquanto facile… se un giornale vendeva un tot numero di copie più di un altro era certo che le notizie pubblicate sul primo avevano maggiori lettori, altrettanto dicasi per i libri e le riviste…

 

Poi sono subentrate la radio e la televisione e tutti i comunicatori si sono dovuti adattare all’ossequianza verso la scatola grigia. Le notizie non dovevano soltanto avere visibilità (e credibilità) sui giornali ma dovevano anche passare sui telegiornali e nelle trasmissioni di approfondimento altrimenti il loro valore diminuiva… Per un certo periodo era consuetudine fra giornalisti “eticamente corretti” di pescare l’uno dall’altro… Quello che appariva sui giornali diveniva argomento di informazione anche per la televisione e la radio o viceversa… Poi l’entrata in funzione del computer e di internet ha cambiato ogni regola… rovesciando completamente le valenze informative ed i modi della comunicazione.

 

Se prima un qualsiasi “pinco pallino” doveva inchinarsi ai giornali od alle televisioni per avere accesso alla comunicazione con l’arrivo di internet lo stesso “pinco pallino” può crearsi in proprio una fascia di lettori che supera ogni aspettativa e che va ben oltre il numero di lettori od ascoltatori possibili sui canali “tradizionali”….

 

Eppure ancora c’é una sorta di separazione fra i modi comunicativi… tradizionali e quelli della Rete. A volte i giornali o le televisioni sono “costretti” a far apparire sulle loro pagine di cronaca o di approfondimento anche notizie, episodi e eventi che compaiono su internet.. Ma questo passaggio é tutt’ora raro, poiché di solito i “vecchi canali” preferiscono ignorare il web perché internet rappresenta un concorrente micidiale e prepotente, e che alla fine vincerà non c’é dubbio… e la gente smetterà di pagare per avere pezzi di carta con notizie stantie o regalare ai gestori salati canoni per godere di pettegolezzi spuri su attori ed attricette e per assistere a partite di calcio cretine. Anche questo tipo “basso” di informazioni infatti ormai passa sempre più su internet ed il mondo della comunicazione globale dovrà adattarsi a nuove regole…

 

In attesa che tali regole salgano in superficie.. assistiamo alla lotta senza quartiere, interna al mondo del web, per conquistarsi i primi posti nella visibilità e di conseguenza adescare un sempre maggiore numero di “lettori” (anche se poi scopriamo che di “lettori” non si tratta, magari meglio definirli “usufruitori momentanei”).

 

All’inizio della comunicazione in rete quei siti che riuscivano ad attrarre il maggior numero di visitatori, per qualsiasi ragione essi visitassero il sito, si poteva presupporre che tale sito avesse una data importanza e quindi le tariffe commerciali praticate per gli annunci pubblicitari avevano un valore più o meno alto a seconda delle “visite”. Ma con l’aumento dei siti “comunicatori” (a vario titolo) e soprattutto con l’apertura di un numero sempre maggiore di siti o blog che non intendevano adeguarsi a regole di mercato o che ignoravano l’aspetto del “ritorno economico” nel loro comunicare, le cose per i “professionisti comunicatori” della rete sono andate sempre più peggiorando.

 

Poi ci si é messo pure Google e la messe degli altri motori di ricerca a confondere le acque…

 

E qui arriviamo alle noti dolenti…. Conosco diverse persone che passano il loro tempo al computer non tanto per leggere o scrivere notizie ma per constatare il livello di indicizzazione che il loro comunicare ottiene attraverso i motori di ricerca… Addirittura é andata sviluppandosi una nuova professione, quella di esperto indicizzatore, ovvero un tecnico informatico o della comunicazione che si specializza nel tentare di far salire la posizione dei siti nell’indice nei motori di ricerca. Questa dell’indice é diventata una mania grossa.. Oggi forse é meno importante quanti siano i “lettori reali” e pure gli “occasionali visitatori” di un certo sito o blog… Quel che conta é la posizione raggiunta nell’indice dei motori di ricerca…. Nel forsennato tentativo di salire la china ed apparire ai primi posti la gente si rovina la salute.. (talvolta pure il portafoglio) e perde la capacità di comunicare liberamente, come invece sarebbe consono in un saggio uso del web. Tra l’altro non c’é solo la foga di apparire per primi ma anche il tentativo di emendare le pagine della ricerca da ogni notizia scomoda.. e questo tra l’altro é uno dei modi in cui i “motori di ricerca” guadagnano sui poveretti (che vogliono mantenere un’immagine linda e pinta).

 

Ma é soprattutto la posizione nell’indice che é diventata un “dovere sociale” e tutti gli escamotage sono buoni per ottenere l’indicizzazione desiderata. In primis per ottenere qualche risultato ragguardevole bisogna far risultare (in tutti modi) che il sito od il blog abbia un rilevante numero di lettori e qui si studiano tutti i metodi per attirare sia pur molto velocemente il maggior numero di click al sito. Poi c’é la foga spargitoria di link che vengono inviati ad utenti o siti in modo che ci siano più feed in entrata per il sito intenzionato.. questo aiuta a salire nella scala gerarchica dei motori di ricerca. Ma tutto ciò non basta… occorre inventarsi altri metodi più subdoli, ad esempio usando apposite parole chiave nei tag, oppure con titoli fuorvianti che attraggano maggiormente le masse dei naviganti in rete o che interessino di più le ricerche automatiche dei motori di ricerca. Poi c’é il problema della durata della leggibilità di una data notizia od informazione ed anche qui la lotta é senza quartiere.. riuscendo a volte a trasformare una notizia di cronaca in un rosario di giaculatorie sui diversi peccati del mondo.

 

Ma non basta occuparsi della parte automaticizzata della ricezione nella ricerca.. occorre pure tener presente che i motori di ricerca sono curati da “uomini”.. e chi sono questi uomini? Bisogna capire la psiche dell’operatore che staziona dietro alle indicizzazioni dei motori di ricerca, trovare il modo di appetirlo con una lunga e faticosa sperimentazione di “lascia o raddoppia” e “tentativi ed errori”. Questo aspetto dell’avvicinamento agli operatori umani é l’ultima “Thule” nel tentativo della scalata agli alti valori d’indice dell’arte comunicativa in rete. Qui entriamo addirittura nell’ambito della fantascienza o della psicologia di frontiera. Qui siamo in pieno sprofondare nell’“inconscio collettivo”, qui nulla é certo.. nemmeno quel che appare in rete.. tutto appare e scompare, temporaneamente e poi riappare in altra forma…

 

I dati forniti dai motori di ricerca inoltre non sono univoci, una indagine su un dato “nome” o “titolo” può portare a risultati diversi, a seconda se l’indagine viene svolta da un certo computer collegato ad una certo server oppure d altro computer ed altro server. Bisognerebbe infatti sapere che una ricerca effettuata dal  computer di casa cambia risultati sull’apparecchio del proprio nemico….. Per sapere la “verità” sulla posizione reale bisognerebbe fare un’indagine comparata in vari momenti della giornata da diversi apparecchi e in diverse località. Poi c’é il fatto dell’antagonismo -ed a volte- della contingenza fra operatori, server e gestori e differenti motori di ricerca… alcuni sono succubi di Google ed altri in diretta concorrenza. E qui entrano in gioco anche i raggruppatori di notizie (tipo Liquida o Blogbabel, etc.).. e pure l’ultimo arrivato Facebook…

 

Sul diabolico Facebook sarebbe il caso di fare un discorso a parte, in quanto dal punto di vista dell’indicizzazione ha poco valore.. contando solo nella menzione della pagina o di raggruppamenti in chiese telematiche e cause più o meno nobili… ma ha poco peso nella ricerca di argomenti specifici. Questo perché Facebook viene ancora considerato alla stregua di un gossip in rete od al massimo in una sorta di chat allargato. Eppure il demone fesbucco  sta allungando i suoi tentacoli in sempre nuove aree del web, ormai é onnipervadente ed é arrivato ad inquinare ogni modo comunicativo… (nel senso che il comunicare tramite Facebook é talmente “diluito” da perdere quasi ogni valore reale, una sorta di pissi pissi bau bau permanente)

 

Aharg… come fare dunque a districarsi nei meandri oscuri di questo sistema diabolico che é il web?

 

Io ho trovato un sistema… E sapete qual’é? Non mi interesso più di tanto dei risultati ottenuti e mi limito a giocare comunicando… (persino usando il diabolico fesbucco) e trovo che questo sia anche ben accetto agli “operatori umani” che stanno dietro alle macchine ed ai motori…

 

Paolo D’Arpini

 

……………

 

Articoli in sintonia:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=comunicare+nel+web

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Orazio Fergnani: “Probabile annullamento delle elezioni Regionali Lazio 2010”

DURO COLPO AL SISTEMA PARTITICO

 

Il T.A.R. del Lazio ha fissato la data del dibattimento per l’annullamento delle elezioni regionali LAZIO 2010 per il prossimo 21 ottobre.

 

Il ricorso è stato presentato da Orazio Fergnani e David Rorro della lista civica RETE DEI CITTADINI, che nello scorso marzo ha presentato – inaspettatamente – la candidatura di Marzia Marzoli alla presidenza della regione Lazio.

L’oscuramento totale attuato da quasi tutti i media ha impedito alla maggior parte degli elettori laziali di esercitare correttamente il proprio diritto di scelta, lasciandoli nell’errata convinzione di poter scegliere tra due sòle antagoniste. I cittadini del Lazio sono stati privati così della possibilità di conoscere l’esistenza di una terza candidata e di uno schieramento davvero innovativo nei concetti e nei programmi.

 

Dimostrazione della violazione è la condanna inferta alle reti televisive dall’A.G.COM, organo di controllo della par-condicio, che ha multato i direttori dei telegiornali TG1 e TG5 per 100mila euro dopo aver riscontrato “una marginale presenza di altre forze politiche, in particolare delle nuove liste che si sono presentate alle elezioni, in violazione del richiamo già rivolto alle emittenti ad attuare il riequilibrio dell’informazione nei notiziari” (DELIBERA N. 62 /10/CSP) http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=3967.

Su queste basi il giudice, respingendo nel contempo tutti gli altri ricorsi presentati, ha ritenuto fondato quello della RETE DEI CITTADINI.

 

Gli estremi del ricorso al T.A.R. del LAZIO sono: Anno 2010 nr. 3835 e 3836.

I documenti di approfondimento tra cui il provvedimento A.G.COM e il documento del T.A.R. che fissa l’udienza per il 21 ottobre sono su http://retedeicittadini.it/?page_id=4855.

 

Altri articoli su Marzia Marzoli e Rete dei Cittadini:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=marzia+marzoli

 

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Amma Mata Amritanandamayi Devi, ovvero “metafisica della sola” – (Amma Mata Amritanandamayi Devi or “deception’s metaphysic”)

Ante scriptum

 

Certe volte penso che la contemporaneità nel pensiero sia una chiara dimostrazione che le “onde” psichiche siano un fatto reale e che effettivamente noi non siamo gli autori dei nostri pensieri e sentimenti ma semplicemente delle “apparecchiature psicosomatiche” in grado di percepire quelle onde, selezionandole sulla base delle nostre capacità di ricezione… onde medie, onde corte, etc.

 

Dico questo perché avendo avuto l’ispirazione a scrivere una serie di memorie sulle mie esperienze spirituali, o sui miei cosiddetti “incontri con i santi” ho dovuto selezionare e discriminare per capire quali esperienze realmente fossero state per me “cogenti” e significative, quali fossero veramente in sintonia con il mio essere e con la mia intelligenza… Insomma ho dovuto compiere il penoso lavoro di scegliere e “giudicare” senza sentimentalismi… ma questo é il “compito” dello spiritualista laico, che non si lascia ingannare da falsi pietismi o emozioni umane.

 

Ora ho scoperto che il mio stesso atteggiamento é presente in diverse persone che mi accompagnano lungo la strada, anzi la stessa strada é percorsa da diverse menti in sintonia, tanto che non si può nemmeno dire che questa sia la strada di questo o quello… E’ una via senza via, un percorso nel cielo, come affermava Osho, in cui non vi sono sentieri o tracce…

 

La prova? Ecco che potete averla leggendo l’introduzione che l’amico Manuel Olivares, giornalista, scrittore ed editore, ha fatto al mio “raccontino” sull’incontro che ebbi con amma mata Amritanandamayi… e che lui ha voluto pubblicare nel suo bel sito di Vivere Altrimenti.

 

Paolo D’Arpini

 

….

 

Di seguito una bella testimonianza dell’amico Paolo D’Arpini, prossimo autore della Viverealtrimenti Editrice. Potrebbe rientrare in un filone che Viverealtrimenti vuole, pur marginalmente, percorrere e che ha come proprio focus le patacche che si possono trovare in India, un paese in cui più ci vivo e più sento l’esigenza di raccontarlo per come veramente é e non per come riesce abilmente a presentarsi a chi non lo conosce direttamente.

 

Dopo cinque anni di esperienza mi sto davvero rendendo conto che il pregiudizio per cui l’India sarebbe più maestra di mistificazioni che di misticismo é piuttosto fondato. Molti dei più celebri guru hanno fatto parlare di sé in maniera a dir poco controversa.

 

Un esempio su tutti può essere quello di Maharishi Mahesh Yogi, che irretì i Beatles che, nel 1968, si precipitarono nel suo ashram di Rishikesh per dedicarsi pienamente ai suoi insegnamenti, salvo andarsene schifati perché scoprirono che probabilmente il guru aveva fatto avances sessuali a Mia Farrow e ad altre donne del gruppo.

 

Il brahmachari (colui che si dedica, come sosteneva di fare il Maharishi, alla continenza sessuale). La casistica può essere davvero sterminata, presto pubblicherò un pezzo intitolato “del gurismo e della cerebrolesione”, ispiratomi da un testo che ho trovato nel profondo sud dell’India, nella libreria del movimento gandhiano, intitolato Memorabili contatti con La Madre (La Madre sarebbe Mirra Alfassa, considerata “la compagna spirituale” di Sri Aurobindo, fondatrice dell’esperimento di Auroville): una somma cagata di testo ma illuminante su alcune dinamiche veramente inquietanti che si possono creare tra guru e discepolo. Non mancherò di citarne alcuni stralci.


Sto maturando sempre più l’idea che il gurismo possa far leva su un naturale istinto gregario che ha nel nostro passato animale e nella necessita’ di riporre la propria fiducia in un capobranco le proprie radici più profonde. Non a caso si interagisce con i guru compiendo atti rituali che sono una manifestazione di sostanziale sottomissione (ad esempio toccando loro i piedi) e che possono facilmente ricordare alcune dinamiche di branco. Tra i lupi, ad esempio, i gregari manifestano sottomissione al capobranco inserendogli il muso tra le fauci mentre i cani che intendono comunicare sottomissione espongono ad un potenziale attacco la loro parte più vulnerabile: la pancia. Lo fanno anche con gli uomini e viene considerata una tenera manifestazione di affetto.


Il discorso é lungo e complesso e non può essere esaurito in una breve introduzione (anche per non togliere spazio a Paolo che deve essere il vero protagonista di questo post) ma é qualcosa su cui sto riflettendo da tempo, vivendo direttamente a contatto con una cultura intrisa di gurismo e di dinamiche, continue, di dominio e sottomissione, presenti nel quotidiano del paese (senza dover necessariamente scomodare chissà quale guru). Queste costituiscono, a mio parere, un presupposto essenziale del fenomeno considerato; avremo modo di riparlarne e di tentare alcune caute contestualizzazioni.
Paolo, finalmente…

 

http://viverealtrimenti.blogspot.com/2010/10/metafisica-della-sola.html

 

………………..

Post Scriptum

 

 

 

 

 

Personalmente non sono mai andato da  questa  Amma e considero gli ashrams delle sorte di istituzioni totali dunque sarei senz’altro curioso di vedere da vicino questo fenomeno di cui sento spesso parlare in India ma aborro l’idea di ammucchiarmi in dormitori desolanti con gente spesso, come scrive Paolo, “sciroccata”. Al momento, dunque, non avendo visto Amma di persona, non avendola abbracciata, devo astenermi da ogni giudizio. Una cosa però credo meriti di essere menzionata: Ananda May Ma, considerata la compagna spirituale di Paramahamsa Yogananda, é stata una grande santa dell’induismo contemporaneo. Non ha avuto moltissimo successo fuori dell’India e non é mai diventata un “fenomeno commerciale”, diversamente da altri guru. Amma ha ripreso il suo nome (si chiama difatti Amma Mata Amritanandamayi), dunque la sua celebrità che in India é davvero notevole. Il popolo indiano, come disse una volta una mia amica discepola di Osho, é un “popolo bambino”, molto facilmente suggestionabile. Nel momento in cui un guru riprende il nome di una persona considerata massimamente santa nel paese é poi facile giustificare, con i devoti indiani, le ragioni di questa scelta e far leva su un riflesso condizionato di devozione. In alcuni casi può anche essere scomodata la reincarnazione. Al riguardo può essere calzante l’esempio del celebre Satya Sai Baba che ha ripreso il nome da un grande santo della cultura hindu (anche lui conosciuto in quasi tutta o in tutta l’India senza essere un fenomeno commerciale che ha contagiato l’Occidente): Shirdi Sai Baba. Insomma, iniziare una carriera di guru “ereditando i discepoli ” di un altro guru essendosi appropriati del suo nome mi sembra un’azione alquanto spregiudicata, di una spregiudicatezza “molto indiana”. Non so quanto tutto questo possa avere a che fare con la “conoscenza”, la “realizzazione spirituale” eccetera ma forse, per scomodare uno slogan parecchio in voga tra indofili, seguaci di guru e babacchioni, il mio é un approccio troppo “mentale”. Che dire: può anche darsi…. 
Alla prossima, l’argomento é troppo stuzzicante per non tornarci ancora. (Manuel Olivares)
  

 

 

 

 

 

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Stefania Prestigiacomo: “Sistri, il rifiuto come bene” – Ancora non parte la discussa riforma sulla rintracciabilità dei rifiuti proposta dal Ministro dell’Ambiente

Non parte ancora  il sistema della reperibilità dei rifiuti, il Sistri, proposto dal Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo (http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=stefania%20prestigiacomo), soprattutto per tenere sotto controllo la rintracciabilità dei rifiuti considerati pericolosi….

Doveva entrare in vigore il  primo ottobre 2010, ma a causa della protesta delle imprese, il Ministro è stato costretto a rinviare il tutto. Nuova data da destinarsi, 1 Gennaio 2011.  

Ma la Federambiente commenta: Figuriamoci siamo certi che non si partirà nemmeno allora. E’ una storia molto complessa. Si tratta  in pratica, di un sistema gestionale, grazie al quale, tutti i rifiuti dovrebbero essere rintracciati per mezzo di strumentazioni informatiche, (pc, chiavette, gps), coinvolgendo così le imprese che producono i rifiuti, ed anche quelle che gestiscono la raccolta ed il trasporto dello stesso.

Il Sistri fu ideato già nel 2007 con il governo Prodi, che vi pose il segreto di Stato. Segreto che è stato confermato dal governo attuale.  Il tutto gestito dalla Selex management, azienda del  gruppo Finmeccanica. Un Sistema nel quale gireranno, e si guadagneranno  “molti soldi”.

All’interno del Sistri, dovrebbero essere registrare circa  280 mila aziende, ed il minimo contributo è di 60 euro.  In questo caso la cifra si aggirerebbe intorno a  17 milioni di euro, non poco!  Ma ci sono anche imprese che hanno versato 10mila euro ogni anno.  Ci sono poi i costi per le usb circa 16 euro e ne serve una per ogni  sede, locale e mezzo di trasporto.

Nonostante tutto i materiali non sono stati ancora consegnati, un autotrasportatore su 10 è stato dotato di tutta la strumentazione, ed il sistema si è inceppato.  Ora il Ministro dice che farà togliere il “segreto di stato”, si pensa quindi ad un primo passo verso la chiarezza, e un disastro maggiore per evitare quello ecologico, con un costo esorbitante che si aggira intorno a 17 milioni di euro. E’ proprio vero che nettezza urbana produce ricchezza  e non povertà…!?
 
Rita De Angelis

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