Archivio di ottobre 2010

Da Calcata, ricordando Samhain ed Ognissanti, passando per Halloween, sino a giungere a San Severin(o) per l’incontro del 30 e del 31 ottobre 2010

Eventi Paolo D'Arpini 23 ottobre 2010

Noi dovremmo occupaci solo di compiere azioni consone e giuste senza considerare l’uso buono o cattivo che ne deriva.. “ (Saul Arpino)

 

Beh, é quasi un ritorno al passato.. poiché debbo confessarvi che proprio qui nelle Marche, ed esattamente nella Borgata Santa Felicita di  Falerone (Ascoli Piceno), festeggiai per la prima volta della mia vita questo rito del momento magico dell’incontro fra le forze del mondo sottostante e quello di sopra. La cosa avvenne 55 anni fa, quando ancora bambino, fui iniziato ai misteri della magia popolare… Alcuni contadini, quella sera del 31 ottobre, mi insegnarono a scavare una zucca, ad intagliare occhi naso e bocca, e a sistemarla in un crocicchio di campagna con una candela accesa dentro… “per esorcizzare gli spiriti maligni” dissero.. Sembrava un gioco, una sceneggiata simile alla costruzione di uno spaventapasseri… (altra componente misterica del mio risiedere nel mondo contadino marchigiano) ma le radici di quel gioco erano molto antiche ed il significato ben diverso da quello che io allora riuscivo a percepire…  

 

In fondo anche uno spaventapasseri é un “emblema” ed il suo scopo non é solo quello di tener lontani gli uccelletti… Uno spaventapasseri é l’elemento che sancisce l’uso, il possesso e la protezione magica di un campo, un feticcio ricoperto degli abiti rattoppati e sporchi del lavoro sui campi,  la coscienza di quel lavoro é vera immagine e diviene anche “forma” magica. Non sono solo i passeri ad essere intimoriti da quella presenza scaramantica… ma anche la grandine, i ladri, gli animali selvatici (una delle consuetudini contadine  per rendere più credibile lo spaventapasseri é quella di pisciarci sopra… il miglior metodo marcatore di possesso del territorio).

 

Ma torniamo alla zucca scolpita ed al mistero del 31 ottobre… Sapete bene che sino a pochi anni fa non esisteva più nessuna consuetudine in Italia per questa celebrazione del 31 ottobre… C’era solo un vago ricordo di un qualcosa che fu… Ad esempio a Calcata si raccontava che in quella notte…  Ma andiamo per ordine….

 

Conservo ancora i trafiletti di giornale (Il Messaggero, La Repubblica ed altri) in cui si annunciava: “Calcata 31 ottobre,  il  Circolo Vegetariano VV.TT. organizza una festa denominata Halloween…”.  Correva l’anno 1994  ed era la prima edizione della manifestazione che intendeva riportare l’attenzione su un particolare momento magico dell’anno, quello a cavallo fra la vigilia di Ognissanti ed il giorno dei morti.

 

L’evento si rifaceva all’antica  tradizione pagana in cui è detto che in questo periodo “si apre una finestra fra la vita e la morte, fra la morte e la rinascita”. Il rito era conosciuto nell’antichità remota ed anche nel medio evo, ed infatti come spesso è successo con tante feste pagane, riconosciute poi nel cristianesimo, Ognissanti e la ricorrenza dei defunti cade proprio in questo periodo.  A Calcata c’era la tradizione contadina di festeggiare un sabbat la notte del 31 ottobre (che tra l’altro fu oggetto di una mostra di foto e di racconti registrati  da Luca Nemiz tenuta nella vecchia sede del Circolo VV.TT. dal titolo ”Sabbat”).  Si narra che le streghe da tutta Europa si dessero appuntamento su Narce (la collina in cui originariamente insisteva Calcata) è lì compissero i loro cerimoniali magici per agevolare la fecondazione e la conservazione dei semi nella terra.  

 

In America, paese un po’ naive, si era conservata questa data   che era stata però trasformata in una festa per bambini, in cui  ci si veste da streghe e spettri. Questa “sceneggiata mascherata” venne chiamata Halloween, che è una storpiatura di All Saints Eve.

 

Siccome l’antica tradizione pagana in Italia ed a Calcata era scomparsa completamente  pensai di rinverdirla, memore forse delle mie trascorse avventure marchigiane, ed  approfittando dell’allora semisconosciuta “Halloween” americana lanciai l’idea della festa, coinvolgendo i bambini delle elementari di Calcata ed un mago chiamato appositamente per creare l’atmosfera (la cosa fu organizzata con l’ausilio di Luciano Poggialini). Ricordo ancora,  in uno di quei primi rifacimenti “orgiastici”, la coralità della partecipazione popolare, pur in una decenza e poesia…

 

Purtroppo la festa  di Halloween é andata vieppiù  deteriorando e non è rimasta così poetica.. diventando pian piano un inno consumista e ridanciano con musicacce, plastica, birra e quant’altro… Pazienza…

 

Ma quest’anno, di ritorno in terra Picena, la festa si farà e bene.. e non solo per rinverdire le memorie di un nebuloso passato, bensì per lanciare un messaggio di ecologia profonda e di consapevole compartecipazione all’evento vita. Il 30 e 31 ottobre sarò assieme agli amici “analogici” all’incontro di San Severino Marche, un incontro per unire il vecchio ed il nuovo della Rete Bioregionale Italiana..  in un afflato rifondativo. Poco chiaro il discorso, quasi incomprensibile? Fa nulla.. non é importante capire con la testa ma sentire con il cuore, percependo la gioia di vivere, di amare la natura che ci é madre, di spartire con i nostri simili cibo e bevanda, di ridere e raccontare, di immaginare scopi comuni, di aprire gli occhi per riscoprire una ovvietà… Infatti – come disse Nisargadatta Maharaj – noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati.

 

Paolo D’Arpini

 

………

 

Programma dell’incontro:

 

30 ottobre 2010:

 

h. 10.00 – Accoglienza e familiarizzazione con il posto, presentazione dei vari partecipanti.

 

h. 12.00 – Preparazione collettiva del pasto con il cibo bioregionale da ognuno portato e condivisione.

 

h. 14.00 – Vesseille (lavaggio piatti e pentole e riordino della sala)

 

h. 14.30 – Percorso di riconoscimento delle  erbe spontanee per onorare il luogo

 

h. 16.30 – Prima sessione di condivisione delle esperienze e proposte per la continuazione del percorso bioregionale, seduti in cerchio davanti al camino acceso, ognuno parla a rotazione. Sono benvenuti interventi poetici e canti.

 

h. 19.30 – Preparazione collettiva del pasto serale e vesseille. Ci si ritira per la notte, chi in tenda, chi nella pensioncina di San Severino, chi nella casa di Sonia a Jesi e chi a Treia (vedi indicazioni sottostanti).

 

 

31 ottobre 2010:

 

h. 10.30 – Seconda sessione di condivisione delle esperienze e proposte bioregionali.

 

h. 12.00 – Preparazione collettiva e consumo del pasto e vesseille.

 

h. 14.30 – Breve passeggiata nei paraggi della casa di Lucilla

 

h. 16.00 – Terza sessione di condivisione esperienze e proposte e conclusioni finali

 

h. 18.00 – Attorno al fuoco, per chi intende ancora fermarsi, racconti sul significato di Ognissanti e canti in sintonia

 

La casa di Lucilla Pavoni, che ospita l’incontro, si trova su una bellissima collina isolata alle pendici dell’appennino marchigiano. Ecco come raggiungerla:

 

Da San Severino Marche seguire la strada per Apiro/Cingoli.

 

Superare Cesolo e Marciano, arrivati al bivio per Apiro/Cingoli prendere la direzione per Apiro.

 

Superare le frazioni Palazzata e Corsciano sino all’indicazione per Ugliano, dopo circa 700 metri sulla destra imboccare stradina in terra battuta seguendo la freccia che indica la casa di Lucilla.

 

In caso di difficoltà potete anche chiedere al baretto di Corsciano, oppure in extremis telefonare a Lucilla al 338.7073857.

 

Attenzione, tutti sono invitati a contribuire all’evento portando dalla propria bioregione di provenienza cibo e bevanda. Venire armati di buona volontà e pazienza. Per il pernottamento: è possibile campeggiare nel terreno di Lucilla con la propria tenda o con il camper. Chi volesse stare più comodo può prenotare -in tempo utile- alla pensioncina 7 Rose di San Severino (Tel. 0733/635202).

 

Oltre al campeggio in tenda, altre sistemazioni gratuite (salvo un’offerta volontaria) possono essere reperite presso l’abitazione di Sonia a Jesi, oppure a Treia (entrambi i luoghi sono a pochi chilometri di distanza da San Severino) in entrambi i casi é opportuno portare con sé sacco a pelo e stuoia e -nel caso- anche brandina pieghevole.

 

 

Informazioni ulteriori sul programma e sulle sistemazioni telefonando a Paolo 0733/216293 – o scrivendo a saul.arpino@gmail.com

 

…………………………

 

Articoli sull’incontro:

 

http://www.google.com/search?hl=it&client=gmail&rls=gm&q=incontro+bioregionale+san+severino+30+31+ottobre+2010&btnG=Cerca&aq=f&aqi=&aql=&oq=&gs_rfai=

 

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Straniero… ma non troppo – Un racconto di Simone Sutra

Lunario Paolo D'Arpini 23 ottobre 2010

Non se lo ricordava così ampio, lo stradone sterrato che, divincolandosi con fatica dall’abbraccio della piazza, succube dell’ombra del campanile, correva parallelo all’argine del Po, e poi si tuffava con delizia, almeno così sembrava, nella pianura distesa tra vigne e campi di grano, per arrivare alla “grande” città. Certo, per lui, quando era ragazzino, anche quell’anonima città di provincia era una metropoli, ma solo per sentito dire, visto che non c’era mai stato.

 

Ah, la devi vedere, la città” gli diceva suo padre, mercante di vini. “Vedrai che un giorno che sul biroccio c’ho un po’ più di posto ti ci porto, ti ci porto….oppure ti carico sul carretto degli Algeri che quasi sempre vanno quando vado io….ma la città, ah, la città, la devi vedere…la Piazza Grande, il giorno di mercato…tutti intabarrati i contadini, i mercanti e i sensali se ne stanno lì a chiacchierare fitto fitto, a contrattare, a bestemmiare, a gridare, ad accusarsi, a fare gestacci….e poi all’osteria diventano tutti amici davanti a un bicchiere di lambrusco!”

 

Ma con una scusa o l’altra non ce l’aveva mai portato…e la città aveva dovuta scoprirla da solo, a 18 anni, quando per partire militare aveva dovuto prendere il treno alla stazione della “grande” città. Si ricordava ancora la corriera panciuta che ce l’aveva portato dal paese, con il bagagliaio sul tetto ingombro di valigie di cartone, di cavagni, di sporte, di pacchi pacchetti e pacchettini. Si ricordava ancora il sapore della polvere che aveva respirato dal finestrino aperto agitando la mano disperatamente per salutare i suoi, con addosso un magone da morire e in gola il sapore amaro delle lacrime, nel cuore le paure di un ragazzo che non aveva mai superato i confini del paese e delle sue campagne. Ma adesso passava davanti al casolare dei Ruozi, e gli venne voglia di fare capolino per vedere se il vecchio Pinìn era ancora vivo, ancora lì che lavorava con le vacche.

 

Nella calura di luglio l’effluvio del letame dietro l’aia saturava le narici, l’aria e tutto l’universo, ma era un olezzo grato, perché era uno di quegli odori che lo facevano sentire impregnato fino al midollo di quella vita di campagna che ti faceva pulsare le vene, che ti inebriava con la fragranza del fieno appena tagliato, con il penetrante odore del mosto nelle vascone della cantina sociale, con l’assordante concerto delle cicale in estate.

 

Mentre si avvicinava alla stalla un fruscìo di gonne lo fece sussultare: possibile che fosse…?

 

Ma sì, era lei, era lei! Era Vivetta, che svoltava in quel momento l’angolo del pollaio, con un canestro pieno di uova . D’istinto gli venne di nascondersi, non sapeva neanche lui perché, dietro il tronco del pioppo per vederla passare senza essere visto. Com’era bella! Sembrava che neanche un giorno fosse passato da quella sera d’agosto quando, alla sagra del paese, avevano ballato ballato e poi ancora ballato fino a farsi venire quasi le vesciche ai piedi. E lei rideva, contenta della vita e di lui….poi i primi baci rubati, poi la corsa nei campi sotto la luna, poi l’amore sull’erba che già si inumidiva di rugiada….

 

Non ce l’ha fatta” disse il paramedico al collega, scostando le piastre di rianimazione ormai inutili.

Poveraccio” commentò l’altro, gettando uno sguardo distratto all’abitacolo della vettura schiacciata da cui lo avevano estratto a fatica. E lo copersero con un lenzuolo bianco.

 Simone Sutra – itadavol@tin.it

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Roma, da aprile a ottobre: “AMA… ma ti avvelena, in nome della zanzara tigre..”

“Roma kaputt mundi” (Saul Arpino)

Invece di cambiare stile di vita e rimettere le cose al loro posto, come dovrebbe essere in natura e secondo i dettami dell’ecologia, in  nome dell’igiene e della disinfestazione la città viene irrorata di micidiali veleni, non bastano i fumi tossici di auto ed industrie, riscaldamenti e condizionatori, frigoriferi e friggitorie, etc. etc. ci vuole pure una bella spruzzata di insetticida superforte…  alemanno si é sicuri di ammazzare la poca “vita” residua..   ma chi lo fa ci ama.. dice l’AMA …

Paolo D’Arpini

………….

Io lavoro per la zanzara tigre: A favore o contro?
 
Attualmente il mondo del lavoro sembra essere precario ed arduo, per la maggior parte dei giovani o meno giovani che devono districarsi nel mondo e nella giungla alla ricerca di una nuova occupazione.

Da qualche mese ci sta pensando l’Ama Spa e le varie Società del Gruppo, tra cui Ama disinfestazioni s.r.l. che si propone con i vari servizi di igiene ambientale (disinfestazione, derattizzazione, etc.), per conto di richiedenti singoli, quali enti pubblici o privati. In questo progetto è così incluso il progetto di bonifica della zanzara tigre, che viene istituito dal Comune di Roma, ogni anno, generalmente nel periodo di massima diffusione  di questa particolare zanzara ,da aprile a ottobre un piano di interventi di disinfestazioni in tutti i Municipi. La campagna è stata così rafforzata con importanti novità con l’ assunzione di nuovi 48 operatori, che organizzati in 24 squadre, effettueranno quattro passaggi in tutto il territorio della città capitolina.

Altra novità della campagna 2010 per Roma, applicando la tecnologia Gps, per monitorare  i focolai delle uova per gli insetti ed intervenire così con maggior precisione e tempestività nelle zone di massima criticità. Istituendo così una banca dati, con una mappatura utile per agire nelle zone  a maggior rischio nella infestazione degli insetti. Dopo aver individuato le larve, saranno per questo utilizzate nelle fessure e negli spazi dei tombini dove  si annidano maggiormente le uova, delle pastiglie  effervescenti che annientano così il nascere dello stesso insetto.

Si può richiedere per l’ intervento un preventivo gratuito ad Ama disinfestazioni srl oppure per email. E’ quindi il caso di dire che anche il mondo della disoccupazione viene aiutato dal nascere della zanzara tigre, ed i nuovi lavoratori che vengono utilizzati per conto di Ama e della sua partecipata, contribuiscono non poco  a ripulire l ’ambiente e il territorio di Roma.
Rita De Angelis

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“Il futuro del mondo sta nei nostri figli…” – Osservazioni su madri e figli da parte di una madre di Spilamberto

Bambini: il futuro

 

Caro Paolo, sono qui alla Usl e, per andare nel bagno, si attraversa la sala d’aspetto dell’ambulatorio vaccinazioni del Servizio Materno-infantile. A prescindere dal fatto se siano opportune e utili tutte queste vaccinazioni, mi sono trovata in mezzo a tutti questi bambini e a queste donne (pochi uomini, per la verità, e tu, Paolo, quando avevi Felix piccolo, lo portavi a fare le vaccinazioni? Ricordi?).

 

E’ bello guardarli, a me piace osservare, poi mi piacciono le cose belle, e mamme e figli, insieme, fanno un bello spettacolo.

 

Esseri umani di tante razze. Eh si, perché Spilamberto è veramente un paese multietnico, ma oggi, qui, non erano rappresentate neanche tutte le razze presenti.

Identifico: italiani, cingalesi e arabi (di quale paese non so, suppongo, prevalentemente del Marocco).

Le cingalesi -sono tutte donne- sono le più allegre: stanno in circolo, tutte assieme, a chiacchierare e ridere (ma senza fare troppa confusione), tengono in braccio i loro bambini, li fanno volare, li baciano, e loro sorridono. Sono piccole, brune, vestite in maniera modesta. Hanno bei capelli neri, folti e lucidi.

Le arabe sono le più belle: hanno bei lineamenti, molto femminili, arabi, appunto, con begli occhi scuri e profondi dalle lunghe ciglia, nasi regolari e labbra carnose. Hanno uno sguardo serio, fiero. Mi sono “affacciata” alla carrozzina di una di loro e ho guardato la bimba sorridendo, ma lei (la mamma) non ha ricambiato il mio sorriso. Hanno tutte il velo in testa, appuntato in maniera “vezzosa”, di diversi tessuti e colori: uno è bianco con fiori bianchi ricamati, uno violetto di tulle, uno di seta blu elettrico, uno, più modesto, marrone.

 

Un cellulare suona di fianco a me emettendo note tipiche orientali.

 

Le italiane sono le più apprensive: tengono i bambini sotto controllo e stanno super attente a che non si facciano male. Un bambino si esercita a spingere un carrellino, ma la mamma è lì pronta a interferire in ogni momento. Lui muove i suoi primi passi normalmente insicuro, la mamma, con le mani sui fianchi lo osserva un po’ tesa.

Ed ancora noto che le italiane appaiono le più “innaturali”, ma cosa c’è di naturale ormai nel nostro modo di vivere? Siamo disabituate ad avere a che fare con i bambini e con i figli, dobbiamo fare corsi di preparazione al parto, corsi di massaggio del bambino (imparando le “tecniche” spontaneamente messe in atto dalle indiane), fare incontri con psicologi, leggere libri di pedagogia e di psicologia infantile, per non parlare del “panico” e “smarrimento” che si prova al momento dell’adolescenza. I dubbi sull’atteggiamento da avere nei confronti di un figlio che esce dai binari sono il pensiero più grande per tante madri. Ma come facevano una volta quando non c’era tutta questa teoria?

 

Insomma ti ho raccontato un piccolo spaccato del nostro bel mondo.

 

Caterina Regazzi

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Olocausto (Shoah) stabilito per legge… secondo Riccardo Pacifici – E pareri altri…

Alcuni giorni fa é stata richiesta da Riccardo Pacifici, in rappresentanza degli ebrei romani, attraverso una lettera pubblicata su ‘La Repubblica’ in cui si rivolge ai presidenti di Camera e Senato, la calendarizzazione per la discussione di un testo di legge sulla shoah e contro il negazionismo. Su questo argomento é intervenuto anche l’Osservatore Romano con un articolo odierno:

 

Vedi nel blog http://paolodarpini.blogspot.com/2010/10/losservatore-romano-si-dice-contrario.html

 

In cui tra l’altro é detto. «Negare l’Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso» dice comunque il giornale vaticano e continua «La storia non è vera per legge. Ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa.»


Va poi aggiunto che la maggior parte degli storici, non certo in odore di negazionismo, siano comunque contrari ad una legge di questo genere, per la quale i Presidenti di Camera e Senato vogliono invece un veloce iter di approvazione.

 

Ed ancora l’Osservatore romano non dimentica di citare David Bidussa, opinionista di “Moked”, il portale dell’ebraismo italiano, che ha scritto: «Una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile. L’Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri».

 

Anch’io sento il dovere, come membro di una famiglia originariamente ebrea, e che si é salvata dalla deportazione con la “conversione” al cristianesimo (durante il periodo fascista) di esprimere un mio parere su questo controverso tema.

 

Innanzi tutto é vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Ed ancora..   lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo é controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo.

Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria (e forse prossimamente anche in Italia..) dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati quasi religiosi e “stabiliti per legge”.

 

In questo momento ritengo sia importante poter indagare sulla veridicità dei fatti, stabilendo la verità sull’olocausto come dato di fatto storico, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso. Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è stata a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.

Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra fautori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….

 

Paolo D’Arpini

 

 

 

E qui si seguito alcuni commenti “caldi” ricevuti sull’argomento:

 

Senza entrare nello specifico, il fatto che Pacifici e tutto il mondo Sionista abbiano la necessità di far fare delle leggi per obbligare a credere che la Shoà é avvenuta effettivamente come essi dicono vorrà pur dire qualche cosa..! O no..? Se la cosa fosse così evidente, così innegabile, così provata, NON ci sarebbe certo la necessità di obbligare le persone a crederci per legge..! La Storia si scrive e si afferma o si nega con i DOCUMENTI e non con i DECRETI! Se servono i decreti può solo significare e riconoscere implicitamente che i documenti sono fragili e deboli..!” (Alessandro Mezzano)

 

…..

 

Penso personalmente che proibire qualunque ricerca storica o opinione politica, storica, scientifica, ideologica, filosofica o religiosa sia PURA E SEMPLICE INQUISIZIONE. Da qualsiasi parte provenga! Non si può combattere il clericalismo, il fondamentalismo e l’ integralismo cattolico e poi ACCETTARNE UN ALTRO.

E come dice COSTANZO PREVE, oggi vi è una vera e propria RELIGIONE OLOCAUSTICA, con i suoi dogmi, tribunali speciali inquisitoriali, e vescovi & cardinali arruolati tra il CLERO MEDIATICO CINE-TELEVI$IVO! Tanto a DX come a ” SX”…..” (Gianni Donaudi)

 

……..

 

E’ EVIDENTE CHE IL DOGMA SI PONE COME CREDENZA RELIGIOSA. Ma questo non esime dal pensare che il Dogma stesso non abbia valenza in se stesso. Il fatto di pensare che, siccome un Dogma imposto dimostri la NON verità del fatto assunto come VERITA’ di FEDE, è un errore. Come scrive il noto studioso di politica Giorgio Galli, la Storia stessa si muove sulla base di credenze( per lo più d’origine mitica) che impongono allo storico di cercare “prove” al di fuori di qualsiasi considerazione di probabilismo pseudoscientifico. Lo stesso materialismo, lo scientismo, il razionalismo sono MITI. Per fortuna la religione olocaustica non riesce ad attecchire, malgrado il potere impositivo di chi la propone, perché l’umanità ne è indifferente” (Giorgio Vitali)

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