Fiori morti per uomini morti nel giorno dei morti …. Ovvero: “L’onta dei fiori recisi nei cimiteri”

Ante Scriptum. Proprio per  evitare l’obbrobrio dei fiori recisi  o peggio ancora l’offerta di fiori di plastica colorata ho richiesto con lettera raccomandata  al comune di Calcata che il mio cadavere, dopo gli opportuni accertamenti sul decesso avvenuto, sia tumulato nella nuda terra al Cimitero Comunale. Il sindaco Luciano Sestili ha confermato che è stato adibito un pezzo di terreno cimiteriale allo scopo ed in verità sono andato a controllare ed ho potuto appurare che esiste un bel giardinetto  recintato da pali in legno ed ombreggiato da  alcuni cipressi dove il mio cadavere potrà  venire sepolto, nel frattempo un altro “Paolo” che è defunto prima di me è già stato lì sotterrato, per cui sarò in buona compagnia…. Il vantaggio di venir sepolti nella nuda terra è che le carni posso tornare alla vita organica mescolandosi agli umori della terra e fungere da arricchente per le coltivazioni superficiali di erbe aromatiche e fiori… evitando così la barbara usanza di coltivare fiori in vivaio al solo scopo di essere recisi a fini abbellitivi della tomba.  Ma che bellezza c’è nell’uccisione volontaria di una vita per abbellire un semplice cadavere?

Paolo D’Arpini      

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Specialmente in prossimità della giornata dedicata ai defunti ogni cristiano pare faccia a gara col vicino per ornare la tomba con i fiori più belli e più costosi. . Milioni e milioni di fiori in una ridda fantasmagorica di colori. E se si considera che per ornare discretamente un solo sepolcro costa almeno 20 euro è facile dedurre che questa gigantesca carnevalata (autentico schiaffo alla miseria) serve più alla vanità dei vivi che alla pace dei defunti.

La gente porta i fiori con la frequenza e la solerzia di chi fornisce viveri a chi ha bisogno di nutrirsi: guai a lasciare la tomba priva di fiori freschi, che direbbe il vicinato? Raramente, per non dire mai, capita di vedere qualcuno raccolto in silenzio intento a pregare sulla tomba del proprio estinto. La gente arriva in questo luogo, cambia l’acqua dei vasi,  pulisce le piante, spolvera il sepolcro, dopo di che riprende le sue cose e va via per poi ritornare puntualmente con un nuovo fascio di fiori freschi, prima che i precedenti siano appassiti.

L’essere umano è la sola creatura capace di perpetuare danni e violenza anche dopo la sua dipartita. I fiori recisi sono la sua ennesima indiretta offesa alla natura, la sua ennesima violenza verso la vita, la sua ennesima ingiustizia, la sua ennesima dimostrazione di insensibilità. A chi viene in mente che è violenza recidere un fiore? Che anche la pianta soffre se amputata? Che ciò che ha vita vuole vivere e non morire? Che l’ornamento dei sepolcri è una consuetudine che ti obbliga ad un rituale che va solo a vantaggio dei fiorai? E che direbbe il parroco?

Che se ne fa il morto dei fiori che ornano la sua tomba? Una preghiera, suppongo, sarebbe da loro molto più gradita. Il fiore reciso è un atto lesivo e la pianta “maledice” chi la spezza. Basta un segno, una piccola piantina, discreta, semplice, umile per non cadere nella trappola della vanità che accompagna l’umano anche nell’altra vita.

Franco Libero Manco

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