Archivio di settembre 2009

Velina D’Arpina, infingarda e cretina, con le ultime notizie sulla Tuscia e dintorni…. – Comunicato Stampa

Comunicati Stampa Paolo D'Arpini 18 settembre 2009

Sentivo il bisogno dopo alcuni mesi di assenza di sparare almeno un piccola velina sui recenti fatti della Tuscia e dintorni.

Comincio con le buone notizie, si fa per dire, finalmente la Tuscia ha raggiunto l’obiettivo di posizionare un assessore regionale nella moriente Giunta di Piero Marrazzo. “Dillo a Marrazzo” era il titolo della trasmissione che portò fortuna al giornalista sino a fargli raggiungere il gradino più alto del Lazio, quello della Pisana… tutto merito dello sponsor D’Alema e compagno Sposetti ma ora che è arrivato agli sgoccioli del tempo concesso deve almeno accontentare l’altra corrente rossa, quella di Giuseppe Parroncini, ed ecco che in extremis viene concessa la stola di assessore al Parroncini stesso “con delega agli aeroporti”… visto che è uno degli argomenti portanti di fine legislatura… decollerà Viterbo o Frosinone, od entrambi? O nessuno dei due? Staremo a vedere, i giorni son contati!

Altra buona notizia (per i cacciatori) Mario Trapè, l’assessore provinciale alla caccia,  ha deciso di anticipare i tempi per le battute al cinghiale, “considerati i danni enormi fatti all’agricoltura costati un milione di euro di rimborsi..” ecco che le doppiette potranno sfogarsi a sfoltire il numero dei facoceri… Peccato che alla fine degli anni ‘70 furono le stesse associazioni venatorie a “benedire” il popolamento di cinghiali caucasici importati da allevatori compiacenti e poi fatti “scappare”. Nel giro di pochi anni i conghialetti maremmani furono soppiantati dai giganteschi asiatici (prolificanti due volte all’anno con nidiate di 8 0 9 cuccioli) che non hanno nemici naturali, se non l’uomo…. In verità i danni avrebbero dovuto pagarli i cacciatori stessi… invece (cose italiane) vengono premiati con l’anticipo delle battute.. e non solo… potranno sparare impunemente anche ai fringuelli nei parchi… (bravo assessore i fringuelli sono un pericolo pubblico).

Nel frattempo le popolazioni animali in città aumentano ogni giorno, aumentano i topi, gli scarafaggi, i cani ed i gatti randagi, i piccioni, le pulci, le zecche, etc. etc. ma per questi animali le doppiette non servono… (tanto non sono commestibili) bastano le polpette avvelenate o gli spruzzi di insetticida (che fanno più danno agli umani che a loro).

Si affilano le armi per la successione ad Alessandro Mazzoli, alla guida della provincia di Viterbo. Si da per scontato che l’Ente passi ai destri ed infatti Mazzoli concorre per la poltroncina di segretario regionale del Lazio, dei Democratici,  corre per la mozione Bersani, sponsorizzato da Sposetti e D’Alema (sempre loro) contro il povero Morassut (che forse ancora paga per il suo cognome sfortunato..). Nel frattempo è stato smascherato il finanziatore della cena viterbese, con  ospite Donna Rosy Bindi, per “caldeggiare” la sua candidatura, duecento persone hanno magnato e bevuto (e si prevede votato per lui..) tutto a spese del buon tesoriere Ugo Sposetti (Tuscia Europa). Nel frattempo  i destri si scannano fra loro pensando alla poltrona provinciale vacante… sarà Battistoni o Arena a sedersi sullo scranno? Oppure…?

Il papa Ratzinger è venuto nella Tuscia e se n’è andato, lasciando un profumo di zolfo dietro di sé… malgrado gli sfegatati omaggi ed inchini non sono mancate le polemiche… soprattutto per la stura al nuovo cantiere di Valle Faul che dopo aver accolto il pontefice è ora oggetto di mire edilizie da parte della giunta cittadina… (Marini e quattrini fanno pure rima).

Ed ora un commento osceno, ma necessario, dopo il dramma della morte dei sei militari italiani a Kabul i giornali della Tuscia dedicano pagine e pagine ad una delle vittime (un parà viterbese), si racconta di tutto.. dal cordoglio dei parenti a quello dei paesani, sino a quello del prete che avrebbe dovuto celebrare la sua cerimonia nuziale se non fosse deceduto, ma dell’opportunità di cancellare la missione in Afghanistan neanche una parola… A questo proposito inserisco un commento ricevuto da un’amica che mi scrive: “…sulla “strage” di Kabul, oltre a non ritenere di poterla definire strage, l’evidenza dei fatti dovrebbe risultare ovvia a chiunque, ovvero che  il profumo dell’euro e la puzza di petrolio valgano molto di più delle lacrime di tante mogli, mamme e figlie. Ed allora perché poi ci si dovrebbe stracciare le vesti? Ma che razza di carrozzone “patetico” ed inutile….. Beh, non voglio inquinare il tuo delicato spirito con commenti che, non so se condividi, portano alla “crudezza” della vita, quella vera, fatta di cadaveri sui quali ballano allegramente i magnati delle multinazionali e i banchieri…. Siamo nelle mani di Dio o nei loro data-base? Ma….”

Con ciò concludo la presente velina e mi scuso per il disturbo, vostro Paolo D’Arpini

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Alimentazione vegetariana ragionata: “Il cervello umano dell’uomo delle caverne … desidera la patatina croccante” di Sabine Eck

Mondi della salute o Mondi Salus….

In questo  articolo  vi vorrei raccontare del perché le Patatine Salate Croccanti e i sui eccelsi parenti sono così irresistibili: alzi la mano chi non ne ha mai fatto fuori un pacchetto intero in un battibaleno, magari di nascosto.

La questione è tanto semplice quanto curiosa. La patatina possiede due segreti: il Sale e lo Scrocchio. Iniziamo da quest’ultimo: immaginate la patatina molliccia, come se fosse stata all’aperto  magari una notte d’estate, quindi un po’ umida… ovviamente non scrocchia più, e ora nessuna la mangia più, nemmeno il bimbo-mangia-tutto. Quindi, lo scrocchio che non c’è più, deve essere un fattore fondamentale nella scelta di tale delizia moderna, o no? Forse non tutti sanno che nel nostro organismo è registrato l’intera evoluzione umana: dalle caverne ad oggi l’intera esperienza, in particolare quella di sopravvivenza, è registrata come in una memoria tipo hard-disc. Se prendiamo per esempio un gruppo a caso di bambini moderni viziati, TV-lesi, mamma dipendenti (avete capito cosa intendo…) e li mettiamo senza alcun adulto in un contesto rurale e naturale, anche pericoloso con fiumi, scogli, discese scivolose e simili, non succede nessun disastro: in pochissimo tempo si creano, o meglio dire si ri-creano, strutture arcaiche da branco, con capi, vice-capi, protettori, protetti, e rinasce così in breve tempo lo spirito della Simbiosi, ogni tanto condito da qualche lotta alla Darwin (i soliti capi: conoscete il problema). E così ognuno partecipa alla sopravvivenza del clan. Per farla breve l’Istinto di Sopravvivenza riprende in mano la situazione: il nostro cervello antico ci fa da guida.

Ma torniamo alla nostra patatina croccante: lo scrocchio dei denti segnala al cervello null’altro che abbiamo appena vinto, cioè abbiamo appena rotto le ossa del collo del nostro nemico, che faceva ahimè proprio “scroc” appena spezzato coi vostri denti da Uomo/Donna di Neandertal. Già… e per questo motivo si mastica anche l’ultimo pezzettino di caramella, oppure si pensino i bimbi piccoli che mordono i sassi, o i signori del “food-designer” che mettono il cetriolo, che scrocchia pure nell’hamburger… così soddisfa… il cervello delle caverne. Ora lo sapete.

Circa il Sale, invece, si fa presto a dire: è una memoria ancora più arcaica… deriva  dalla notte dei tempi, quando la vita nasceva negli oceani della terra. Il nostro corpo ha in se pure questa antichissima memoria: acqua e sale che ri-festeggiamo ogni giorno con sete e voglia di cibo salato, o saporito come diciamo noi. Ma chi mi conosce, sa che mi riferisco al sale naturale detto anche integrale, e non a quello raffinato. Solo esso contiene la miracolosa composizione di sali minori e oligoelementi, iodio incluso, che soddisfa la voglia di sale. Ricordate? Sono quasi 80 sostanze minerali, in traccia sì ma i piccoli valgono come i grandi…. ma questa è un’altra storia. E se state attenti, esistono anche le patatine biologiche, saporite proprio col sale marino integrale…e via, godetevele (ogni tanto…).

Sabine Eck

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“Quante sono le bombe a fissione nel mondo?” – Stipati in vari arsenali (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Israele, Pakistan, India…) migliaia e migliaia di ordigni atomici che potrebbero distruggere il mondo ab aeternum… pericolosi anche se non vengono utilizzati

L’ambiente sarebbe certo migliore se venisse eliminata la spada di Damocle delle bombe nucleari, sospesa da tanti anni sulla testa dell’umanità come immane possibile tragedia ecologica. Quest’anno in agosto la ricorrenza dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki è passata quasi sotto silenzio, ma le bombe atomiche, figlie di quelle due che nel 1945 distrussero 200.000 vite umane nelle due città giapponesi, non sono affatto scomparse, anzi sono lì, negli arsenali noti e in quelli segreti, e le fabbriche lavorano freneticamente per tenerle sempre pronte all’uso e per inventarne di nuove: 10.000 bombe nucleari negli Stati Uniti, circa 15.000 nella Russia e un numero imprecisato negli altri stati nucleari: Cina, Francia, Regno Unito, Israele, Pakistan, India, alcune pronte a partire entro pochi minuti, bombe sparse dovunque, alcune diecine di bombe americane collocate anche in Italia.

Negli anni scorsi è sembrato che potesse partire una campagna mondiale per il disarmo nucleare: un mondo senza bombe nucleari fu invocato nel gennaio 2007 da Kissinger e altri statisti americani; nel giugno 2008 da statisti inglesi; nel luglio 2008 dagli italiani D’Alema, Fini, La Malfa, Parisi e Calogero; nell’ottobre 2008 dal Segretario generale delle Nazioni Unite; nel corso della campagna elettorale e dopo il suo insediamento nel gennaio 2009, dal presidente degli Stati Uniti; nei giorni scorsi dal Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra; in varie occasioni dal Papa. Invece i progressi verso un mondo senza bombe atomiche sono lentissimi. Le bombe nucleari sono di due tipi principali, basate su diversi materiali e processi produttivi.

Le bombe a fissione sono basate sulla liberazione di grandissime quantità di calore in seguito alla rapidissima “frantumazione” (”fissione”, appunto) dei nuclei di plutonio; il principio è lo stesso della liberazione di calore nelle centrali nucleari nelle quali, invece la “fissione” dei nuclei di uranio e plutonio è lenta e controllata in modo da utilizzare il calore liberato per azionare le turbine che producono elettricità. Il plutonio per le bombe atomiche è recuperato come sottoprodotto del funzionamento delle centrali nucleari o è “fabbricato” con speciali reattori partendo da uranio “arricchito” nell’isotopo 235 mediante processi di centrifugazione lenti e costosi.

L’altro tipo di bombe è quello a fusione nelle quali la liberazione di calore è ottenuta mediante riscaldamento ad altissima temperatura e pressione di una miscela di deuterio e trizio, le due forme dell’idrogeno più “ricche” di neutroni, rispettivamente due e tre, rispetto ad un solo neutrone presente nell’idrogeno ordinario. Il deuterio e il trizio si preparano con costosi e complicati processi chimici e nucleari industriali e l’innesco della reazione di fusione, termonucleare, è provocato dalla fissione del plutonio. Le bombe termonucleari possono essere fabbricate con potenze distruttive grandissime, di alcuni “megaton” (la potenza distruttiva di alcuni milioni di tonnellate del potente esplosivo tritolo) fino a dimensioni con potenza distruttiva di “appena” alcune diecine di chiloton (un chiloton è la potenza distruttiva equivalente a quella di mille tonnellate di tritolo). Le bombe di Hiroshima e Nagasaki avevano ciascuna una potenza di circa 15 chiloton.

Si può stimare che le bombe nucleari dei vari “modelli” abbiano complessivamente una potenza distruttiva uguale a quella di circa un miliardo di tonnellate di tritolo, duecento chili di tritolo per ogni abitante della Terra, donne, uomini, bambini. Gli otto paesi nucleari “ufficiali”giustificano le loro bombe atomiche con il principio della deterrenza: se un paese volesse aggredirli saprebbe di essere destinato all’immediata vendetta e distruzione, e sostengono che la deterrenza ha finora impedito una guerra nucleare. Ma molti paesi del mondo si chiedono: “perché in otto possono avere le bombe nucleari e noi no ?”. Iran e Corea del Sud, per esempio, sono accusate di volersi dotare anche loro, proprio per questo motivo, di armi nucleari.

Sono stati fatti vari tentativi di accordo sul disarmo nucleare; nel 1991, dopo la fine dell’Unione Sovietica, la Russia e gli Stati Uniti firmarono l’accordo START I che li impegnava alla graduale diminuzione delle testate nucleari “strategiche”, definite come quelle montate su missili intercontinentali, capaci di scavalcare gli oceani, e su missili trasportati da sottomarini; una qualche diminuzione c’è stata. Oggi ci sono “soltanto” meno di 3000 bombe nucleari “strategiche” negli Stati Uniti e circa 4000 in Russia. L’accordo START I scade fra poche settimane, il 5 dicembre 2009, nel silenzio e disinteresse generale; nessuno sa quale seguito avrà. Le apparenti buone intenzioni di disarmo nucleare sono vanificate dai potenti interessi del complesso militare industriale che assicura diecine di migliaia di posti di lavoro e enormi guadagni.

Così, nel nome del profitto, vengono dissipate grandissime quantità di denaro che potrebbe, se impiegato altrimenti, liberare il mondo dalla fame e dalla sete e dalla violenza terroristica. Inoltre i soldi risparmiati con l’eliminazione delle armi nucleari potrebbero essere utilmente impiegati per l’eliminazione della coda avvelenata della corsa alle bombe nucleari; l’enorme massa di materiali radioattivi che, quando le bombe nucleari fossero definitivamente eliminate, dovrebbero essere resi inerti e sepolti con tecniche ancora più complicate di quelle, già complicate, richieste dall’eliminazione delle scorie radioattive delle centrali nucleari commerciali; ci sarebbe, ci sarà, lavoro per milioni di persone, scienziati, tecnici, operai, per eliminare la mortale eredità che la follia di tanti decenni ha predisposto per le generazioni future.

Giorgio Nebbia    – nebbia@quipo.it

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“Un tetto per gli studenti fuori sede.. senza casa come gli extracomunitari…” – Il problema degli alloggi per chi deve allontanarsi dalla città di origine per proseguire gli studi

 Paolo, credo sia un valido articolo:me lo ha inviato una mia ex alunna “disperata”, essendo lei stessa studentessa fuori sede e con pochi soldi a disposizione! Non mi cita però la fonte del messaggio in questione! Trovo che sia meritevole di parecchie riflessioni!  Hari Atma

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Studenti fuori sede strozzati dagli affitti

Inizia l’anno e torna il problema delle stanze. 700mila cercano alloggio, ma un contratto su due non è registrato: evasi 5 miliardi annui. Prezzi alle stelle: fino a 900 euro per una singola a Milano, 700 a Firenze, 600 a Roma. E molte altre violazioni.

Inizia settembre e torna “affittopoli”, il problema delle stanze degli universitari fuori sede. L’ultimo caso in ordine di tempo è accaduto a Padova: nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha scoperto che quattro proprietari immobiliari su cinque affittano i loro appartamenti in nero, sia a ragazzi italiani che stranieri. E’ solo un esempio della situazione in tutte le città universitarie italiane: in generale, gli studenti fuori sede continuano a essere i soggetti più esposti a speculazioni di tipo abitativo. La Funzione pubblica della Cgil ha iniziato un monitoraggio su questo tema: lo scenario nel centro veneto, allora, è l’occasione per riproporre uno studio che riguarda il territorio nazionale, completato dal sindacato a metà del mese di luglio.

Sono circa 700mila gli studenti fuori sede che cercano alloggio in Italia. “Oggi più di ieri – si legge nella ricerca – alle prese con gli affitti delle stanze o di semplici posti letto ormai alle stelle, con proprietari delle abitazioni che nella maggior parte dei casi lucrano ed evadono il fisco”. Nelle città metropolitane, ma anche nei centri minori, un contratto di locazione su due non è registrato. Si stima che le entrare sottratte all’erario siano pari a circa 5 miliardi di euro annui. “Molte case affittate sono in pessime condizioni – prosegue il sindacato -, spesso senza riscaldamento e prive di ogni comfort. Per molti giovani l’insostenibile onere per l’alloggio in affitto preclude il diritto allo studio”. A questo si aggiunge l’offerta di alloggi molto scarsa, che “non lascia altra scelta se non quella di sottostare alle ‘non regole’, al nero e alle illegalità”.

I costi

Basta scorrere i numeri per avere il punto della situazione. A Milano, per un posto letto in zona Brianza occorrono circa 450 euro al mese: per una singola si va da un minimo di 650 (zona Bande Nere) ad un valore medio di 800 (zona Lambiate, Udine e Fiera), per superare anche i 900 euro in zona Vittoria.  A Firenze un posto letto costa in media dai 350 ai 400 euro, una stanza circa 700. A Bologna, dove gran parte degli studenti si concentra nelle zone presso l’università, si spende tra 250 e 280 euro per un posto letto in una doppia, e da 370 a 500 euro per una stanza singola. A Roma, nelle zone universitarie (San Lorenzo e Piazza Bologna) agli studenti si chiedono fino a 600 euro per una stanza singola e 450 euro per un posto letto in doppia. Le cifre scendono lievemente, 550 euro per una camera singola, in zona Ostiense e Cinecittà. Più economiche, 300 euro per un posto letto e 450 per una singola, le aree Prenestina e Centocelle.  A Napoli un posto letto vale tra i 300 e i 450 euro, mentre per una stanza si spende da 400 a 600 euro: i prezzi più alti sono richiesti nelle zone Policlinico, Vomero e Colli Amieni. A Bari costa in media tra 250 e 350 euro, per una singola si paga fino a 350 euro al mese. In alcune città, come Perugia, è più frequente l’affitto a studenti extracomunitari: il canone chiesto agli studenti stranieri supera del 25-30% quello degli italiani.

Non c’è solo il nodo dei prezzi alti, fa notare l’indagine: la Fp denuncia “tutta una serie di violazioni, clausole capestro e vessatorie con contratti non registrati senza limite di canone, alloggi privi di dotazioni minime sia impiantistiche che di qualità, modalità irregolari di accollo sugli inquilini delle spese condominiali”. Nelle città piccole crescono i problemi: la forte domanda “droga” il mercato immobiliare, infatti, perché “i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti che vengono espulsi da intere zone urbane”.

L’ultima intesa sul tema risale al dicembre 2007: Fp Cgil, Fp Cisl, Fpl Uil e Anci Giovane hanno sottoscritto un protocollo per sviluppare politiche di prossimità nei territori a favore dei giovani, con particolare riferimento agli universitari fuori sede, proprio per facilitare l’accesso all’abitazione. Il testo prevedeva incentivi fiscali per i proprietari che mettevano a disposizione appartamenti e soluzioni abitative idonee. Il governo di centrosinistra lo finanziò con 12 milioni di euro. Dopo due anni, spiega l’organizzazione, “il problema mostra i segni di una vera e propria emergenza, bisogna intervenire con misure strutturali”.

L’obiettivo è l’emersione dal mercato nero degli affitti: “Sono giacenti in Parlamento varie proposte tese a ridurre il prelievo fiscale sui proprietari di immobili, con l’istituzione di una cedolare secca sugli affitti e il contestuale calmiere sugli affitti”. La Fp chiede di rivedere la norma sulle locazioni abitative (legge 431/98) perché, spiega, “è interesse primario non solo degli studenti universitari fuori sede, dei giovani lavoratori in mobilità, ma anche di milioni di famiglie che non riescono a far fronte ad un mercato dell’affitto insostenibile”. Invitano infine i dicasteri competenti a convocare un tavolo di concertazione con lo scopo di definire un osservatorio nazionale: bisogna fare incontrare domanda e offerta, mettere in contatto i giovani che cercano casa con i proprietari degli immobili. “Sarebbe un segno di civiltà e di progresso”, secondo la Cgil. Fonte rassegna.it

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“Perché le galline non covano più?” – Storie al mercatino dei polli di Spilamberto ed altre amenità di vita paesana raccontate da Caterina Regazzi

Oggi ho ricevuto diverse lettere sugli animali, soprattutto sulle galline, e mi sono ricordato di un articolo che  scrisse un’amica della Toscana, Laura Viviani, una bioregionalista, che venne anche qui a dormire una notte, in cui mi raccontava la sua esperienza di allevatrice di galline.

Mi diceva che praticamente le galline non covano più le uova e che per fare i pulcini bisogna ricorrere per forza all’incubatrice…  Ma lei infine riuscì a trovare un esemplare covante, la  gallina della Norma, e mi raccontò tutta l’avventura dei pulcini e di come malgrado tutto la “razza” fu salva.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/02/27/galline-da-cova-e-referendum-antinucleare-gli-escamotage-burocratici-e-la-selezione-naturale-in-italia-e-due-commenti-luciferini/

Ed in effetti il problema lo sentimmo anche  qui a Calcata dove anni fa  c’erano diverse persone come me che avevano ancora galline e galli, e facevamo a cambio di tanto in tanto delle uova di galline strane che potevano essere covate solo dalle francesine (ricordo ad esempio alcune uova di galline indiane dell’Andra Pradesh che si dischiusero…). 

Rammento però un caso di una gallina padovana che si era innamorata di me, la lasciavo libera assieme a tanti altri volatili in un terreno, ma lei era una coccolona  si faceva prendere in braccio ed accarezzare ed infine covò un bel po’ di uova facendo nascere  parecchi pulcini…. Poi venne una malefica volpe ed uccise le papere, i galli, e tutti i pulcini e pure la gallina, ne soffrii molto…. E da allora potei tenere i volatili solo chiusi in un pollaio.

Ora  ho con me, qui al Circolo,  un’ultima gallina solitaria, me l’hanno portata degli amici di Civitavecchia, anni fa, non potendo più tenerla in giardino perché la legge lo proibisce (uno può avere 10 cani ma non può tenere una gallina…)… tutto questo mi è tornato in mente leggendo la letterina di Caterina, che fa la veterinaria della ASL…

Paolo D’Arpini

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Lettera di Caterina.

“Stamattina mi sono alzata alle 6 per andare a fare servizio al mercatino dei polli che c’è qui a Spilamberto tutte le domeniche e ho parlato con un sacco di utenti. Che bello! Mi piace troppo!

A proposito delle mie chiacchierate al mercatino dei polli, tra l’altro, il barbiere di Spilamberto  (che aveva portato alcune sue galline dentro a un’automobile che sembra un pollaio) mi ha raccontato che ha un’anatra muta che ha 20 anni (Viola mi ha poi detto che possono arrivare a 30), un altro, che aveva una gabbia con una coniglia mamma più la nidiata al completo mi ha raccontato che lui i piccoli li lascia con la mamma due mesi (infatti erano grandi quasi come lei e li avevo notati perchè erano bellissimi), un altro, albanese, che alleva uccellini, mi ha parlato delle sue vacanze in Albania con i suoi quattro figli, di cui 2 nati qui e 2 nati là, un altro, che vende colombi, mi ha parlato del figlio di 14 anni che vorrebbe una “Vespa”, di quelle di una volta ed io gli ho detto dove potrebbe trovarla, secondo me e poi di un vecchio furgone Wolksvagen che sta da anni nel garage di suo padre (che ha più di 70 anni e che è stato un mio spasimante sfegatato) e che con questo furgone vorrebbe cominciare ad andare ad i raduni di auto d’epoca………

Riguardo poi alla faccenda della cova delle galline quei poveri animali non covano più perché non lo hanno imparato, essendo loro stesse nate in incubatoio, le francesine invece evidentemente si sono sempre conservate più “selvatiche” e quindi ancora covano. non so se le galline nate dalle uova che non sono di francesina, poi, a loro volta covano o se ormai l’hanno completamente dimenticato. Sarà anche un problema genetico: se la gallina è selezionata solo per la produzione delle uova e non per la rusticità, la capacità di allevare i pulcini, ecc. dopo un po’ di generazioni quella caratteristica, che per il “mercato” non è interessante, viene persa. Le vacche che producono il latte per il Parmigiano Reggiano sarebbero sicuramente delle “cattive” mamme, inoltre , ormai, con le produzioni di latte che hanno, anche volendo, non si potrebbe lasciarle il vitello vicino perché andrebbe subito in indigestione e dissenteria…….. Poveri animali!”

Caterina Regazzi

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