Archivio di agosto 2009

Discussione in corso sulla sentenza del TAR Lazio che esclude gli insegnanti di religione dal giudizio sul merito

Talvolta noi insegnanti siamo costretti ad “indossare abiti” che “ci vanno un po’ stretti”: la famosa ora di religione, si veste di un titolo che magari le è diventato “piccolo”, perchè in essa si parla di Religione, ma, come ho già sottolineato, in un’ottica “interconfessionale”!

“Eliminare” il povero insegnante di “religione” dagli scrutini, significa ridurre in completa miseria questa meravigliosa disciplina, che custodisce, al suo interno, come una brava “ostrica”, millenni di conoscenze! Lei, giustamente, scrive che “La propria religiosità, secondo me, si deve manifestare fuori dalle aule scolastiche e prima di tutto dentro di sè..”! Una bellissima affermazione, solo che, dal mio “umile” punto di vista, quello di un’insegnante, (ahimè), trovo una grande difficoltà nella sua “attuazione” concreta. In che senso, spiegatemi, la “propria religiosità” si deve manifestare fuori dalle aule scolastiche?

Perchè se la manifesto “dentro” le aule scolastiche, che succede? Merito il “rogo” come Giovanna D’Arco? L’insegnamento della religione “nelle aule scolastiche” non comprende la recita a “memoria” del “breviario” (il che non sarebbe neanche male, perchè si farebbe esercizio mnemonico..), ma, e non mi voglio ripetere continuamente, riguarda un insegnamento che, sarebbe opportuno, a questo punto, sperimentate! Venite a trovarci nelle “aule scolastiche”, non abbiate “paura”, sedetevi di nuovo fra i banchi di scuola, mostrate ai ragazzi la vostra “esperienza” di vita, chiedete loro cosa significa “religiosità”…. tutto questo lo potete tranquillamente realizzare nell’ora di religione, accanto alla “scomoda” presenza del Docente che svolge con vera passione il suo “compito” e la sua pericolosa missione (di questi tempi)… ha mai sentito parlare di un certo Don Milani? Ecco, lui era un “prete” e insegnava religione, eppure è stato capace di scrivere questo: «Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.».

Belle parole… applicabili ottimamente alla nostra “realtà” (famosa citazione “chi ha orecchie per intendere…”); oppure, ecco, mi viene in mente.. Don Tonino Bello, personaggio meraviglioso, vissuto in Puglia tra il 1935 e il 1993; allego di seguito una sua breve “testimonianza”:

Dicembre 1992, credenti e non, di nazionalità diverse uniti dall’unico desiderio di sperimentare “un’altra ONU”, quella dei popoli, della base. Nel discorso pronunciato ai 500 nel cinema di Sarajevo dirà: “Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà(…).Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

Anche questa è “religione” e, affrontare queste tematiche in classe, permette a me e ai miei colleghi un confronto attivo con i ragazzi.

Antonella Pedicelli

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Segreti dei santi – Da raccontare solo a pochi intimi…. Una lezione ricevuta attraverso Anasuya Devi

Ognuno ha i propri segreti, esperienze che si tengono celate per non offuscare l’immagine di sé, oppure per evitare che ci siano dei fraintendimenti inopportuni. Ad esempio oggi mentre mi trovavo nella grotticella, dedicata ad Amma, la mia madre spirituale, ed al Dio Ganesh, mi è capitato di rileggere la storia di Mansur Mastana un santo sufi che avendo ottenuto l’esperienza del Sé, lo dichiarò pubblicamente affermando “Ana’l-ahqq” che significa “Io sono Dio”. Ovvio che in una religione dualistica come quella musulmana tale affermazione fu presa per eresia e Mansur fu condannato a morte. Ma anche sul patibolo egli rideva e continuava ad affermare “la verità” della sua esperienza ma gli altri non potevano capire e semplicemente pensarono che fosse impazzito e comunque meritevole di morte. In seguito i sufi s’intesero fra di loro che in futuro sarebbe stato meglio non affermare pubblicamente tale verità, che anche quando fosse stata raggiunta era meglio uniformarsi alle convenienze essoteriche, lasciando le verità esoteriche nel cerchio ristretto degli iniziati.

Questa premessa per dirvi che a volte ci possono essere esperienze spirituali che non è bene divulgare, poiché potrebbero essere fraintese o creare confusione nella mente degli ascoltatori. Per questa ragione in tutte le scuole iniziatiche si proibisce esplicitamente di farsi belli con i miracoli, le visioni, gli insegnamenti ricevuti e quant’altro. Però, però… stavolta vorrei trasgredire la regola. Ormai la lezione ricevuta è stata da me metabolizzata e credo che –sia pur nel rischio di una malinterpretazione- sia per me giunto il momento di raccontarla. In effetti non è un’esperienza di cui andare orgogliosi, dimostra solo la “piccolezza” dell’io, ma questo aspetto è importate per significare che non occorre uniformarsi ad un “modello” di santità idealistica, che ci fa apparire santi a tutti i costi, ma che è sufficiente poter sorridere e passar sopra alle proprie deblacles considerandole normali avvenimenti sul cammino, in cui talvolta si inciampa per rialzarsi e proseguire.

Dovete sapere, forse già lo sapete, che questo personaggio Paolo D’Arpini è nato l’anno della Scimmia ed è perciò profondamente convinto di essere il meglio in ogni campo o per lo meno si atteggia ad esserlo. Ma siccome ha il Legno (amore, empatia) come elemento principale, manifesta questa sicumera attraverso i sentimenti. Poi c’è il Metallo che rende codesto scimmiotto alquanto giusto ed il Fuoco che gli fa vedere le cose per quel che sono, anche se lo rende un po’ troppo “intelligente” (diciamo pure astuto). Il risultato? Quando da giovane scrivevo poesie lo facevo con impegno amoroso, magari cercando di conquistare con quelle dolci parole le ragazze che altrimenti non mi avrebbero filato (visto che non sono un granché). Siccome poi non mi piace la competizione violenta mi ero specializzato nel poker in modo da dimostrare la mia superiorità con il gioco d’azzardo (questo mi ricorda un po’ il tragitto di Siddharta). Inoltre, per quanto riguarda la giustizia, chi mi conosce sa quanto sia un Don Chisciotte contro i mulini a vento, e per l’intelligenza la riprova sta in questa capacità (messa in pratica ora) di raccontare storie ed aneddoti che sanno pure affascinare….

Insomma in tutti gli aspetti della vita, le caratteristiche psichiche e gli aspetti elementali si manifestano secondo la loro natura e non c’è nulla da fare in ciò, succede e basta! Ovviamente questo vale anche nella dimostrazione della mia “santità”, quando si tratta cioè di fare quella parte, debbo in qualche modo dimostrare un’eccellenza od unicità.

Ad esempio il mio voler dare uno specifico ed esclusivo nome all’esperienza interiore, da me definita “spiritualità laica” è uno dei miei vezzi ormai riconosciuti.

La comprensione del significato “spiritualità” appartiene in verità all’intelletto mentre il “cuore” non darebbe alcun nome, al massimo sarebbe una “meraviglia di sé” (gli inglesi dicono bene con la parola “awe”). Dare una definizione ed un significato all’esperienza è già separatezza, dualismo, ma il “cuore” accetta solo l’unione, semplice fioritura, e non comprende la “descrizione” di tale fioritura. Eppure è sotto gli occhi di chiunque che io continuo a parlare di “spiritualità laica” come un giusto modo di esprimere l’integrazione e la realizzazione, avendolo reso persino un “filone”…. Scusatemi per questo imbroglio scimmiesco!

Oggi sono in vena di confessioni e mi pare giunto il momento di raccontare un fatto vissuto tanti anni fa, quando stavo a Jillellamudi con Amma, la mia madre spirituale Anasuya. Dovete sapere che Anasuya è l’incarnazione della verità (come quel Mansur Mastana di cui sopra), ma lei era molto modesta diceva “non c’è differenza fra voi e me” “io sono voi e voi siete me” “i miei attaccamenti mondani sono molto superiori ai vostri voi siete attaccati agli amici, ad una famiglia, io sono attaccata a tutti voi”… Il significato di Anasuya è “una che è aldilà dell’invidia e della gelosia” ed infatti come poteva essere invidiosa o gelosa quando riconosceva se stessa in tutti ed in tutto ciò che esiste? Cosa significa per Anasuya essere più belli, più brutti, più bravi o più furbi? E perciò Anasuya non manifestava alcuna qualità diversa da quelle che le erano proprie, che facevano parte delle caratteristiche innate con le quali era nata. In ogni caso erano le qualità di una “incarnazione” della verità, come d’altronde ognuno di noi…. E le sue lezioni erano dolci e sublimi, crudeli, a volte, ma piene di nettare.

Vi racconto una di tali lezioni “materne” da me allora vissuta.

Avevo preso l’abitudine da alcuni giorni di recarmi sulla costa, da cui Jillellamudi dista una ventina di miglia, per restarmene in meditazione solitaria di fronte all’oceano. Un giorno mi trovavo in bicicletta pedalando per andare alla spiaggia. Chi di voi conosce le vecchie bici indiane sa che sono macchinari impossibili, altissime e con grandi ruote, una volta salito in sella e partito non è facile fermarsi o compiere acrobazie. Per cui procedevo spedito sgattaiolando senza mai fermarsi fra altri velocipedi, risciò e pedoni.

“Chi si ferma è perduto” dice un vecchio adagio ed infatti cercavo di non fermarmi mai lungo il periglioso percorso. Già un paio di volte alla periferia di Bapatla, la cittadina che dovevo attraversare prima per raggiungere il mare, avevo notato una capannuccia minuscola dalla quale usciva un filino di fumo, davanti alla quale stazionava una vecchietta male in arnese, forse aspettava qualcuno o chiedeva l’elemosina, non so. Nel frattempo dopo alcuni passaggi di andata e ritorno avevo appurato che la vecchietta era in realtà una lebbrosa, con le mani mangiate dalla malattia ed anche alcune parti del volto. Non mi ero mai fermato sia per la mia difficoltà nel pilotare il velocipede ed –ovviamente- anche per la reticenza ad affrontare una situazione alquanto “anomala” per me. Non avevo però potuto ignorare quella presenza, e ricordarmi delle storie di Gesù, di San Francesco, di Madre Teresa di Calcutta e di tutti gli altri santi che curavano e benedicevano i lebbrosi e gli appestati. Insomma la mia “santità” veniva solleticata ed anche la tentazione di dimostrare a me stesso (e di conseguenza al mondo) che non ero inferiore agli altri santi, mi spinse una bella mattina ad arrestare il biciclone (quasi perdendo l’equilibrio) davanti a quella vecchia signora.

Avevo in tasca alcune rupie e ne diedi una alla donna, poi mi ricordai di un’altra banconota da due rupie decrepita e forse anche falsa che mi era stata appioppata da qualcuno e mi dissi “tanto io non potrei mai spendere queste rupie, perché nessuno dei negozianti le prenderebbe, tanto vale darle a questa donna, magari lei riesce a spenderle…” e così feci. La vecchietta mi ringraziò con le mani giunte, anch’io la salutai compito (a distanza di sicurezza) e rimontai in sella partendo a sbalzelloni.

L’immagine di me, che mi ero costruito, era comunque “bellissima” già mi vedevo raccontare l’avventura agli amici di Calcata, con tanto di descrizioni del marciume della carne della povera vecchia, del mio sprezzo del pericolo, etc. Trascorsero alcuni giorni in cui non passai più di là, finché una bella mattina eccomi di nuovo su quella strada e davanti alla capanna c’era la lebbrosa a sbracciarsi, mi si piazzò quasi di fronte alla bici, facendomi perdere l’equilibrio e costringendomi ad una brusca frenata.

Pensai un po’ scocciato “ma che vuole ancora questa? Non le è bastata l’elemosina dell’altra volta?”. La donna mi costrinse ad entrare nella sua capannuccia dove non si stava quasi in piedi e dove lo spazio era appena sufficiente per due persone affiancate e per un giaciglio che stava lì dappresso. Io mi sentivo molto a disagio e debbo dire che provai anche timore non sapendo come muovermi o comportarmi. La donna estrasse da una sua sacchetta, con lentezza che trovai estrema, un qualcosa di arrotolato, e me lo porse… era la banconota da due rupie… Compresi allora che neanche lei era riuscita a “spenderle” e quindi me le restituiva…. Non ebbi il coraggio di riprendermi quel pezzetto di carta che oltre che falso ora mi sembrava anche “infetto”… Altro che sublimazione ed imitazione di Gesù, San Francesco, etc. etc. mi ritrovavo lì, scimmiotto furbetto, ad essere ripagato con la mia stessa moneta…

Offrii alla lebbrosa un’altra banconota da due rupie, in buone condizioni, mi scusai a gesti con lei e scappai il più velocemente possibile dalla scena e per un bel po’ smisi di andarmene a “meditare” sulla spiaggia, in bicicletta.

Vi è piaciuta questa storia?

Paolo D’Arpini

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Sinossi della spiritualità laica: “La conoscenza empirica o speculativa o religiosa è utile per analizzare i particolari di questo sogno chiamato vita… ma forse ti allontana dalla conoscenza di colui che conosce…”

Lettera ricevuta da un’insegnante di scuola media superiore in merito al “valore” dell’insegnamento religioso nelle scuole e riposta in chiave di spiritualità laica.

“Attento Paolo, in questa tua visione stai aderendo anche tu ad una “religione”.. la tua! Se è vero, come dici che l’etica , la morale.. si sovrappongono alla natura umana, allora è anche vero che “pure tutto il resto” si sovrappone alla natura umana.. storia, filosofia, musica, abiti, cibo…. e che facciamo.. mandiamo tutto al rogo? Non credo sia la scelta giusta! E poi… nel mio intervento di oggi pomeriggio (pubblicato su http://saul-arpino.blogspot.com/2009/08/il-giornaletto-di-saul-del-14-agosto.html ) non ti ho parlato di “condivisione” nei confronti di quella “religione” che viene imposta dalla chiesa, l’ho anche specificato! Io ci lavoro a scuola e so come lavorano tanti miei colleghi di religione: parlano e spiegano ai ragazzi la storia delle religioni, la geografia delle religioni, la musica delle religioni.. non so se mi spiego!   Considerare il lavoro di queste persone una specie di “piattino per le offerte ai bisognosi”, non lo trovo giusto! Tu sapientemente ci istruisci parlandoci di Vishnu, di “Centro”, di Manipura.. e va benissimo, io ti seguo, mi appassiono…ma allo stesso tempo mi devo ricordare che sono un’insegnante e che potrei comunicare ai miei ragazzi queste informazioni…come? Studio il modo pedagogicamente e didatticamente più valido e mi consulto con la collega o il collega di religione: scriviamo un progetto e ci lavoriamo insieme…indagando sulla storia dell’Induismo, confrontando i suoi “insegnamenti” con quelli del Cristianesimo, del Buddismo….così si vive l’insegnamento della religione in tante scuole che ho “frequentato”. Il punto di partenza necessita di uno “studio”, soprattutto in un contesto come quello odierno..non lo dice la “professoressa”, lo chiedono i ragazzi con un grido di aiuto che solo i “sordi” vogliono ignorare. Ogni terreno, prima di essere “seminato”, va arato in profondità, va ripulito dalle tante erbacce, va amato e “compreso”.. il resto seguirà il suo “destino”. Un abbraccio, Hari Atma”

Articolo al quale si fa riferimento nella soprastante lettera: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/08/13/spiritualita-laica-vuol-dire-restare-nel-centro-senza-pensieri-senza-religione-senza-ricerca-alcuna%e2%80%a6-saul-arpino/  

Chiarimento:

Non ci deve essere contrapposizione fra noi.  Il tuo approccio ed il mio possono essere complementari…. Almeno fino ad un certo punto! Giustamente tu esprimi i modi attuativi del tuo Dharma  con le parole e le azioni consone alla sua attuazione.

Ma il mio Dharma è quello di scrostare la mente umana da ogni sovrastruttura, compresa la religione, l’etica e la morale, che -ripeto- impediscono la spontanea attuazione della saggia e innocente natura umana. Non serve propagandare precetti ma scoprire la spontanea “santità” (leggasi integrità) dell’uomo, aldilà di ogni fare e non-fare. Sappi che, sia pur utilizzando esempi e aneddoti pescati da questa o quella religione o sentiero spirituale -per una facilitazione comunicativa o di esemplificazione- tutte queste cose (compreso il discorso esplicativo che ti sto facendo) le considero “paccottiglia culturale” che dal punto di vista della “conoscenza di Sé” ha poco valore, è solo una conoscenza “aggiunta” esternalizzante, come tutte le nozioni della speculazione intellettuale empirica.

Ti ammiro per il cuore che metti nel tuo insegnamento e ti auguro ogni successo nei fini che ti sei prefissa…. Con affetto.

Paolo D’Arpini

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Papa Ratzinger e Silvio Berlusconi a Viterbo: “Libera chiesa in libero stato”…. Ma va…? – Ridicola protesta della CEI per la sentenza del TAR che esclude gli insegnanti di religione cattolica dal giudizio sul profitto scolastico

Stamattina, 13 agosto 2009, dopo aver inviato il nostro notiziario quotidiano “Il Giornaletto di Saul” ai soci del Circolo Vegetariano VV.TT., sono salito alla Canossa di Calcata Nuova, per affrontare le solite umiliazioni giornaliere da parte di una società che considera “cittadini” solo coloro che rientrano in un sistema.Ieri, tanto per dirne una, sono andato a Manziana dove Anna Lamberti Bocconi ha presentato un interessante libro sociologico sulla condizione “altra” dei Romeni in Italia. In verità anch’io sono un “rumeno” a Calcata, sono un cittadino di serie “b” od anche “c”, in primis perché non sono nativo del posto, in secundis perché non conforme alle norme statutarie del posto (appartenenza politica e religiosa etc.), in terzis perché mi occupo del posto e non dovrei, in quanto non essendo del posto perché mi impiccio? (Et coetera).  Eppure ciò non ostante continuo a vivere a Calcata ed a salutare tutti quelli che incontro per strada, salvo che non siano satanassi incarnati.Ma definire questi concittadini “satanassi” per me non significa che io escluda la loro esistenza e compartecipazione alla vita comunitaria, loro fanno la parte di chi arreca danno volontariamente, ma chissà quanti altri -sia pur convinti di far del bene- non arrechino danno alla comunità?

Comunque per farla breve, sorbendomi il solito cappuccino caldo al baretto sotto al Comune, ecco che mentre leggo il giornale mi è caduto l’occhio sui titoli di prima pagina: “I Vescovi protestano contro il TAR per aver escluso gli insegnanti di religione dal giudizio scolastico”…

Poi dal giornalaio, dove faccio la rassegna stampa ad uffa, ho scoperto che la notizia stava su tutti i giornali: “La Cei attacca il TAR, L’Italia è un paese cattolico, Vaticano contro i giudici”

Incredibile -mi son detto- ma veramente questi credono che la difesa dei loro interessi di bottega possa arrivare sino a ‘sto punto, e come mai la stampa gli da tanto credito? Ma non sanno che l’Italia è una nazione indipendente e non è una colonia vaticana? Inoltre, come si permettono questi preti a voler a tutti i costi “plagiare” la gioventù e pretendere di dare un voto nelle scuole sulla base della conoscenza di una religione, la loro?

Triste sorpresa, quella di stamattina a Canossa, incrementata da altri titoloni sui quotidiani locali per la visita di papa Ratzinger a Viterbo e la probabile venuta del Berlusconi Silvio ad accoglierlo e tutto il resto del teatrino annesso e connesso. Soprattutto ridicolo ma anche pietoso.

Purtroppo uno schema mentale è sovrapposto alla spontanea rivelazione dell’umano in noi, prima ancora di essere italiani, cristiani o buddisti, noi siamo “uomini” ma tale consapevolezza è talmente offuscata che le nostre intrinseche qualità vengono sommerse da una pletora di idee, costrizioni e strutturazioni precostituite dalla società. Si potrebbe anche definire, con qualche eufemismo, “cultura” ma sicuramente è un recinto che impedisce il libero pensiero.

Non solo la “società civile” con le sue regole e le sue imposizioni di nazionalità e ceto costringe l’uomo ad un’esistenza etichettata, anche le religioni contribuiscono enormemente alla stratificazione sociale e differenziazione di quel che è assolutamente indivisibile.

E ritornando sul discorso dei “Romeni”, sull’essere ovunque e comunque straniero, fortunatamente, pian piano, l’uomo si sta riconoscendo sempre più abitante della Terra e non particolarmente di una nazione od etnia. Questa tendenza alla “globalità” va aiutata attraverso cambiamenti e riforme che portino la libertà personale dell’uomo alla sua originaria manifestazione. Lasciando da parte il discorso della nazionalità che può essere superato il momento in cui le Istituzioni sopranazionali diverranno universalmente riconosciute e l’identità nazionale verrà sostituita dall’idea della cittadinanza planetaria. Per questo occorre ancora attendere. Ma c’è qualcosa che si potrebbe iniziare a fare, qui ed ora, in Italia, con questo stesso Governo in carica, ed è l’ampliamento delle libertà laiche a partire dalla nascita dell’individuo sino alla sua dipartita. E del primo passo compiuto dal TAR, in merito alla posizione reale degli insegnanti di religione, occorre essere riconoscenti ai giudici amministrativi.

In Italia i bambini, i neonati, sono i primi sfruttati, in senso ideologico e religioso, obbligati dai loro stessi genitori e dagli obblighi “sociali” a sottostare alle strumentalizzazioni religiose. Prima ancora che abbia potuto capire cosa significhi “religione”, un bambino innocente viene obbligato ad un percorso religioso, del tutto inconsapevolmente, cominciando con il battesimo, poi la cresima e poi ancora la comunione. Ed in più, per consuetudine od ipocrisia sociale, deve studiare la “religione” anche a scuola, il bambino incolpevole viene così legato ai riti e ad una fede che non conosce e non ha l’età per capire se sia buona o cattiva.

L’adesione ad una religione può avvenire solo nell’età della ragione, come fatto personale, e non come costrizione imposta dalla consuetudine o dalla paura. Si va a votare a 18 anni? Anche per l’adesione religiosa bisogna avere almeno quell’età, altrimenti è violenza e prevaricazione su minori (si chiamava “plagio” ma per comodità dei preti questo reato è stato cancellato dal codice penale e civile).

Paolo D’Arpini

P.S. – La sentenza incriminata: “Una sentenza del tar dell’11/08/09 dichiara che i docenti di religione non possono partecipare a pieno titolo agli scrutini ed il loro insegnamento non può avere effetti sulla determinazione del credito.”

Comunque per una ulteriore chiarezza pubblico qui di seguito (come ricevute da Roma Laica) le motivazioni che hanno spinto il Tar del Lazio ha prendere questa decisione: “TAR Lazio: illegittimi i crediti scolastici per l’ora di religione – Con sentenza n. 7076 del 17 luglio 2009 il Tar del Lazio ha accolto due ricorsi proposti per l’annullamento delle Ordinanze ministeriali emanate dall’allora Ministro P.I. Fioroni per gli esami di Stato del 2007 e 2008 che prevedevano la valutazione della frequenza dell’insegnamento della religione cattolica ai fini della determinazione del credito scolastico, e la partecipazione “a pieno titolo” agli scrutini da parte degli insegnanti di religione cattolica.

Il TAR ha affermato che “l’attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica”.

Motiva ancora la sentenza che l’interpretazione data dal Ministero dell’Istruzione “ha portato all’adozione di una disciplina annuale delle modalità organizzative degli scrutini d’esame, che appare aver generato una violazione dei diritti di libertà religiosa e della libera espressione del pensiero; nonché di libera determinazione degli studenti relativamente all’insegnamento della religione cattolica”.

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Spiritualità laica vuol dire restare nel Centro, senza pensieri, senza religione, senza ricerca alcuna…. (Saul Arpino)

La nostra vita non è separata dalla Vita. La nostra esistenza individuale è parte dell’Esistenza totale, inscindibilmente connesse, inseparabili.

C’è nell’induismo una bellissima immagine che raffigura il Creatore, Brahma, attaccato con un cordone ombelicale a Vishnu. Vishnu in questo caso raffigura l’Uno da cui tutto procede e non soltanto il Conservatore. Ed anche noi siamo collegati all’ombelico del cosmo, poiché siamo un’espressione vitale dell’interezza della vita, dipendenti dalla Sorgente.

In una forma di meditazione zen ci si concentra sull’ombelico, hara in giapponese, che viene considerato il punto d’incontro dell’energia vitale, ki. Nel Tantra quel punto corrisponde al chakra in cui brucia il fuoco eterno, Manipura (plesso solare). Secondo altre scuole la base di collegamento con l’infinito, di cui siamo la manifestazione, è indicato in altre aree o chakra: nella base della colonna spinale, nel cuore, nella ghiandola pineale o sulla sommità della testa (la fontanella).

Poco importa la sua ipotetica “ubicazione” –che è solo una convenienza descrittiva in quanto come può essere “ubicato” quello che tutto contiene?- ciò che conta è che sicuramente per ognuno di noi esiste un “Centro”, una radice che nutre il nostro essere. Possiamo non esserne consapevoli ma il “Centro” esiste e si esprime in forma di Coscienza.

Secondo Abraham Maslow “l’attuazione di sé” significa divenire consapevoli di questo “Centro”.

Vivere lontano dal proprio “Centro”, che è il ponte che unisce la nostra esistenza individuale con quella Universale, corrisponde al sentirsi separati, “gettati su questo mondo” –usando le parole di Sartre. Ovvero ritenersi estranei e privi di radici con l’esistenza. Da ciò deriva una condizione di perenne inquietudine, che cerchiamo di soddisfare con i desideri e le scelte, ma il risultato é solo frustrazione, paura, incertezza e lotta… ed è una lotta che conosce solo sconfitta! Infatti come ci si può ribellare o tentare di modificare la vita quando noi stessi siamo una sua emanazione?

Perciò, nella spiritualità laica, la realizzazione, l’integrità, la “santità” (se preferite questo termine) consiste nel risiedere nel proprio “Centro”. Nel lasciarsi andare in profondità sino alle radici dell’Io.

E’ difficile? Sembra impossibile?

In verità è la cosa più semplice di questo mondo, poiché –come affermava Ramana Maharshi- non possiamo fare a meno di essere quel che già siamo, basta divenirne consapevoli: “Scendete alle radici stesse dell’io. Sperimentate ciò che siete nel profondo”.

“Qualsiasi cosa è stata oggetto di esperienza, ed accettata, può essere anche trascesa; qualsiasi cosa venga repressa, e non accettata, non potrà mai essere trascesa” (Osho)

“La gioia consapevole nel mondo è la stessa dell’estasi nel Samadhi (assorbimento trascendente nel Sé)” (Shivasutra)

“Io ed il Padre mio siamo Uno…” (Gesù)

Paolo D’Arpini

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