Discussione in corso sulla sentenza del TAR Lazio che esclude gli insegnanti di religione dal giudizio sul merito

Talvolta noi insegnanti siamo costretti ad “indossare abiti” che “ci vanno un po’ stretti”: la famosa ora di religione, si veste di un titolo che magari le è diventato “piccolo”, perchè in essa si parla di Religione, ma, come ho già sottolineato, in un’ottica “interconfessionale”!

“Eliminare” il povero insegnante di “religione” dagli scrutini, significa ridurre in completa miseria questa meravigliosa disciplina, che custodisce, al suo interno, come una brava “ostrica”, millenni di conoscenze! Lei, giustamente, scrive che “La propria religiosità, secondo me, si deve manifestare fuori dalle aule scolastiche e prima di tutto dentro di sè..”! Una bellissima affermazione, solo che, dal mio “umile” punto di vista, quello di un’insegnante, (ahimè), trovo una grande difficoltà nella sua “attuazione” concreta. In che senso, spiegatemi, la “propria religiosità” si deve manifestare fuori dalle aule scolastiche?

Perchè se la manifesto “dentro” le aule scolastiche, che succede? Merito il “rogo” come Giovanna D’Arco? L’insegnamento della religione “nelle aule scolastiche” non comprende la recita a “memoria” del “breviario” (il che non sarebbe neanche male, perchè si farebbe esercizio mnemonico..), ma, e non mi voglio ripetere continuamente, riguarda un insegnamento che, sarebbe opportuno, a questo punto, sperimentate! Venite a trovarci nelle “aule scolastiche”, non abbiate “paura”, sedetevi di nuovo fra i banchi di scuola, mostrate ai ragazzi la vostra “esperienza” di vita, chiedete loro cosa significa “religiosità”…. tutto questo lo potete tranquillamente realizzare nell’ora di religione, accanto alla “scomoda” presenza del Docente che svolge con vera passione il suo “compito” e la sua pericolosa missione (di questi tempi)… ha mai sentito parlare di un certo Don Milani? Ecco, lui era un “prete” e insegnava religione, eppure è stato capace di scrivere questo: «Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.».

Belle parole… applicabili ottimamente alla nostra “realtà” (famosa citazione “chi ha orecchie per intendere…”); oppure, ecco, mi viene in mente.. Don Tonino Bello, personaggio meraviglioso, vissuto in Puglia tra il 1935 e il 1993; allego di seguito una sua breve “testimonianza”:

Dicembre 1992, credenti e non, di nazionalità diverse uniti dall’unico desiderio di sperimentare “un’altra ONU”, quella dei popoli, della base. Nel discorso pronunciato ai 500 nel cinema di Sarajevo dirà: “Vedete, noi siamo qui , Probabilmente allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà(…).Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.

Anche questa è “religione” e, affrontare queste tematiche in classe, permette a me e ai miei colleghi un confronto attivo con i ragazzi.

Antonella Pedicelli

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