Archivio di agosto 2009

Rilancio dell’appello al sindaco Giulio Marini per il salvataggio di Fontana Grande a Viterbo – Comunicato Stampa

Giovanni Faperdue da Viterbo, storico e studioso della viterbesità, ha lanciato un appello al sindaco Giulio Marini di Viterbo, ed agli uomini di buona volontà preposti alla tutela ambientale ed archelogica, per il salvataggio della Fontana Grande di Viterbo, raro esempio di raffinata arte idraulica medioevale, ancora intatta, che rischia il deturpamento e la rovina.

Ma lascio parlare lo stesso Giovanni Faperdue il quale mi scrive: “Alla Fontana Grande di Viterbo hanno sottratto due beccucci per l’uscita dell’acqua. Erano montati sulla fistola in bronzo ed erano originali del 1200. Finché questa fontana rimarrà senz’acqua sarà utilizzata come pattumiera e potrà essere oggetto di altri vandalismi. Chiediamo al Comune di ripristinare al più presto l’erogazione dell’alimentazione di acqua. Salviamo la più bella fontana medioevale d’Italia….”.

Successivamente, proprio oggi,  mi ha ancora scritto: “Caro Paolo, grazie di cuore per aver dato voce al mio appello. Qui sembra che a nessuno freghi proprio niente se un monumento del 1200 va in rovina. Un cordiale saluto e un vivo ringraziamento, Giovanni Faperdue”.

Mi auguro che malgrado la canicola e la gran frenesia per i lavori in corso  a Valle Faul (no comment…) le autorità viterbesi vogliano tener conto del decoro e della tutela del loro patrimonio storico.  Anche perché è mia intenzione abbeverare l’asina proprio a Fontana Grande, per l’occasione della mia visita a Viterbo prevista per la sera del 3 settembre  2009.

 (Comunicato Stampa del viaggio  sul Sito del Circolo vegetariano VV.TT. – http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/04/21/d%E2%80%99arpini-ri-visita-viterbo-il-4-settembre-2009-%E2%80%93-comunicato-stampa/ - ) 

Grazie per l’attenzione che vorrete prestare a questa comunicazione.

Cordiali saluti, Paolo D’Arpini – Incaricato del Gruppo di coloro che vogliono le Fontane di Viterbo pulite e curate.

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In attesa di nuovi giorni per nuovi esseri umani… tenendo le stagioni come riferimento per un nuovo calendario della Terra

Poniamo che ci venga desiderio e decisione di iniziare finalmente a vivere su questa terra

…. in un nuovo mondo di cui tanto in tanti parlano che però sembra non arrivare mai. Sarebbe possibile avviarvisi da soli, in attesa che il gran gruppo dell’umanità, con suo comodo, segua? Ma certo che sì! Altrimenti dove sarebbe il bello della vita, se per muoverci dovessimo sempre attendere il resto della truppa? E quale potrebbe essere allora il gesto e passo più significativo, maggiormente esprimente tutto il potenziale cambiamento possibile?

Mbhè: una nuova era abbisogna di un nuovo calendario! Il calendario, in fondo, è per l’essere umano un po’ ciò che il sistema operativo è per il computer. Su di esso girano tutti i vari suoi programmi. Invisibile, silenzioso, sul calendario poggiano gli ideali e gli scopi dei singoli quanto, invero, delle società. Utilizzando un calendario con un almanacco moderno, aggiornato, al passo coi tempi e lungimirante, tutto inizierebbe inevitabilmente a distaccarsi dal passato ed un buon futuro si schiuderebbe automaticamente davanti ai nostri occhi.

Socchiudiamoli, allora, invece, per un po’, questi nostri desiderosi occhi, ed iniziamo con calma ad immaginare uno strumento d’uso quotidiano che sia insieme altamente innovativo ma già oggi perfettamente utilizzabile. Immaginiamo innanzitutto che le sue particolarità donino grande energia e significato alla nostra vita, permettendoci di trarre costante ispirazione dalle forze, dai ritmi e dagli ordinamenti morali della Natura e della più ampia Realtà.

Immaginiamo nuovi nomi per i giorni della settimana e per i mesi dell’anno, perché abbiano un più grande potere emozionale e razionale. Immaginiamo poi di collocare il nostro tempo in una insolitamente ampia visione dell’esistenza, che ci reintegri profondamente col Tutto, con l’immenso Universo, con l’infinita realtà di cui siamo parte. Immaginiamo pure che ci si riveli il significato e la funzione nascosti che per la nostra Terra, intesa quale essere vivente planetario, hanno avuto il primo sbarco di esseri umani sulla Luna e la nascita di Internet, avvenuti entrambi, non a caso, nello stesso fantastico anno: il 1969.

Immaginiamo che, reiniziando da allora il conteggio degli anni, si possa seppellire un passato divenuto gravoso per tutti, gettando così corrette basi per un vivere comune pacifico e prospero. Immaginiamo una cultura universale, che superi gli specifici riferimenti che dividono le civiltà l’una dall’altra e dìa risalto a quanto invece le accomuna. E non fermiamo ancora la nostra immaginazione. Spingiamoci fino a pensare che, grazie alla introduzione di una suddivisione del tempo in settenni, ed alla conseguente pausa di fine-settennio, la vita dell’individuo, così come quella della società, possa beneficiare di una reinvigorente alternanza e di un necessario periodo di riorganizzazione. Proprio come avviene, in piccolo, nel fine-settimana.

Immaginiamo infine di poter costantemente migliorare noi stessi, ad esempio ricordando ogni giorno una delle innumerevoli qualità che possono rendere prezioso il carattere di una persona e dei tanti valori della vita. Immaginiamo tutto questo. E poi dischiudiamo fiduciosi gli occhi. Perché “Il Calendario della Terra” è già qui: http://www.earthcal.org

Non siamo tenuti ad attendere una circolare da Roma per iniziare a vivere in un nuovo mondo. Possiamo compiere numerosi passi anche da soli, facendo pure da positivo riferimento agli altri che tardano. Riporre i vecchi almanacchi sostituendoli con “Il Calendario della Terra”, criticamente concepito per essere il più moderno e funzionale sistema operativo per l’essere umano, esigentemente ideato per essere il mezzo che offra maggior contatto con una organica realtà super partes, è il primo e più fondamentale passo che una persona possa oggi compiere da sola lungo il percorso di riedificazione culturale, filosofica e morale dell’umana società. Nuovi giorni per nuovi esseri umani!

Danilo D’Antonio

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Apprendere lo zen lavorando in cucina – L’esperienza spirituale di Hui Neng

Hui Neng quand’era ancora giovane si recò dal suo guru, che era a capo di un grande monastero, e gli chiese di ricevere l’iniziazione. Il  maestro  gli chiese”A quale scopo sei venuto qui? Non c’è nessun  bisogno che tu venga da me”. Hui Neng non riuscì a capire, pensò di non essere ancora pronto per essere accettato ma il  guru  vedeva qualcosa d’altro, vedeva la sua aura che cresceva  e diceva “Anche se non vieni da me la  “cosa”  succederà  inevitabilmente  presto o tardi, comunque. Ci sei già dentro perciò non è necessario che tu venga da me”.

Ma Hui Neng disse: “Non mi rifiutare”. Così il  guru lo accetto e gli  chiese solo di andare nel retro, nella cucina del monastero. Era un grande monastero di cinquecento monaci. Il guru gli disse: “Va  in cucina  e dai una mano a cucinare e non venire più da me. Quando sarà necessario verrò io da te”.

 

A Hui Neng non venne prescritta alcuna meditazione, alcun testo sacro da leggere o su cui riflettere. Non gli venne insegnato nulla, fu semplicemente mandato in cucina. L’intero monastero lavorava, c’erano studiosi e c’erano meditatori e c’erano yogin e l’intero monastero era in uno stato di grande attività. Ognuno svolgeva qualche pratica spirituale  e Hui Neng non faceva altro che pulire il riso e svolgere lavori di cucina. Trascorsero così dodici anni, Hui Neng non andò più dal guru perché non gli era consentito, aspettò, aspettò ed aspettò…. Aspettò semplicemente. Era considerato dagli altri monaci alla stregua di un servo.

 

Un giorno infine il maestro dichiarò che la sua morte era vicina ed era perciò tempo che egli nominasse qualcuno che gli succedesse, così disse. “Coloro che ritengono di essere illuminati dovrebbero comporre una breve poesia di quattro versi ed inserirvi tutto quel che hanno compreso. E se approvo delle poesie in questo modo sceglierò il mio successore”.

 

Nel monastero c’era un grande studioso e nessuno si provò a comporre i versi perché tutti  pensavano che sarebbe stato lui a vincere.  Ed in effetti egli compose i quattro versi  il cui senso era: “La mente è come uno specchio e su di esso si raccoglie la polvere, puliscilo dalla polvere e sei illuminato”.  Ma anche questo grande studioso aveva timore, poiché sapeva che il maestro avrebbe saputo… egli sa chi è illuminato e chi non lo è, sebbene ciò che ha scritto sia apparentemente l’essenza di tutte le  scritture.  Egli perciò non si recò direttamente da maestro ma di notte si spinse sino alla sua capanna e lì fuori depositò i quattro versi senza apporvi la sua firma.

 

L’indomani mattina il maestro uscì dalla porta   lesse i versi e dichiarò: “Va bene, va bene, evidentemente chi ha scritto questi versi è un illuminato.  Di conseguenza tutto il  monastero iniziò a parlarne, tutti seppero chi li aveva scritti ed erano pieni di  elogi per lo studioso e soddisfatti. Ad un certo punto alcuni monaci andarono in cucina per bere una tazza di thè e mentre parlavano Hui Neng li ascoltava. Appena  udì i quattro versi si mise a ridere ed i monaci gli chiesero: “Perché  ridi  stupido? Tu non sai nulla, hai solo servito in cucina per tutti questi anni, perché ridi?”.

 

Nessuno l’aveva mai udito ridere prima di allora, veniva considerato una specie di idiota che non sapeva nemmeno parlare. Ma egli disse: ”Non so scrivere e non sono neppure un illuminato, ma questi versi sono sbagliati. Se qualcuno  vuole scrivere per me io gli detterò quattro versi”.  Quasi per gioco un monaco lo accompagnò al muro del monastero e lì con un pennello trascrisse quanto gli veniva dettato: “Non c’è mente e non c’è specchio, perciò dove può la polvere raccogliersi? Uno che sa questo è illuminato”.

 

In quel mentre sopraggiunse il maestro, lo guardò negli occhi e gli disse “No, hai torto”. Al che Hui Neng semplicemente gli toccò i piedi e se ne tornò in cucina.   Più tardi quando tutti dormivano il maestro si recò nascostamente da Hui Neng e gli disse: “Hai ragione tu ma non potevo dirlo davanti a quegli idioti.. e se avessi detto che ti nominavo mio successore ti avrebbero ucciso.  Perciò vattene da qui. Tu sei il mio vero successore ma non dirlo a nessuno. Ho saputo che sarebbe accaduto sin dal primo momento che ti incontrai,  vedevo infatti la tua aura che stava crescendo, per questa ragione non ti avevo prescritto alcuna meditazione, non ce ne’era bisogno, eri già in meditazione. Ed in questi dodici anni di silenzio hai svuotato completamente la mente e la tua aura  ora è piena. Sei diventato un “luna piena”.. ma ora vattene altrimenti ti uccideranno”.

 

Hui Neng se ne andò come il suo guru gli aveva ordinato ed in seguito fu riconosciuto come uno dei più grandi maestri della tradizione zen.

 

Narrazione di Paolo D’Arpini

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Vegetariani, crudisti, vegani, frugivori, fruttariani, naturisti… volete un buon consiglio? “Vade retro zucchero!”

Lo zucchero bianco, o saccarosio,  (considerato uno dei cibi killer) viene depurato con latte di calce; per eliminare la calce in eccesso viene trattato con anidride carbonica, poi con l’acido solforoso per eliminare il colore scuro; poi viene filtrato e decolorato con carbone animale e infine trattato con il blu oltremare (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno). Rimane una sostanza bianca cristallina senza vitamine, sali minerali, enzimi e oligoelimenti che causa stress pancreatico, fermentazioni intestinali,  gas, alterazione della flora batterica, picchi glicemici, aggressività nei bambini, diabete, obesità, debolezza, problemi visivi, carie, osteoporosi, perdita di capelli, alterazione del sistema endocrino; inoltre paralizza i moti peristaltici intestinali, genera acidità gastrica, sottrae calcio alle ossa e può essere causa di cancro allo stomaco.

Il saccarosio non viene consumato dall’organismo perché si “caramella” sulle mucose intestinali rallentando le funzioni digestive e bloccando la funzione degli enzimi. Di conseguenza lo stomaco è obbligato a fabbricare quantità sempre maggiori di acido cloridrico e il pancreas si atrofizza nell’assorbire l’eccesso di acido prodotto ed il fegato s’incrosta fino all’asfissia perché non può eliminare lo zucchero. Questa intossicazione, genera obesità e alterazione del sistema endocrino.

Lo zucchero è un prodotto senza vita: mancando di sostanze vitali e di minerali sottrae gli uni e gli altri all’organismo, in particolare le vitamine del complesso B necessarie al corretto funzionamento delle cellule cerebrali la cui carenza può essere causa di aggressività e comportamento violento dell’uomo. Quando il cervello non è alimentato di glucosio si genera difficoltà di attenzione e minore resistenza intellettuale e fisica. 

Una ricerca clinica condotta su minorenni particolarmente rissosi, reclusi in 14 istituti di pena statunitensi, ha dimostrato che eliminando lo zucchero industriale dalla loro dieta le risse diminuivano del 40%. Analogo esperimento fu condotto in Inghilterra su 50 detenuti, con risultati pressoché analoghi.

Un’altra ricerca condotta in Virginia su 276 giovani delinquenti detenuti, ha dimostrato la riduzione del 50% del comportamento violento a seguito della soppressione dello zucchero industriale. Questo, annullando l’efficacia delle vitamine del complesso B, danneggia il corretto funzionamento delle cellule cerebrali rendendo l’individuo più irritabile, più soggetto allo stress e più violento

Quando si consumano troppi farinacei o zuccheri raffinati industriali viene secreta l’insulina che alla fine causa infiammazioni e, col tempo, come abbiamo detto, obesità, diabete ed alcune forme di tumore. Questo perché l’insulina essendo un ormone della crescita può portare ad una proliferazione incontrollata delle cellule tumorali. Gli obesi ed i sedentari necessitano di molta insulina per questo sono più degli altri soggetti al cancro del pancreas.

Lo zucchero ruba calcio e cromo per la sua digestione. Dà falsa euforia, eccitazione cui segue depressione, irritabilità, bisogno di altro zucchero. Viene velocemente assimilato nel sangue perché privo degli altri componenti nutrizionali: enzimi, minerali, vitamine, proteine, acqua. Il pancreas deve riequilibrare l’innalzamento repentino di zucchero nel sangue e questo causa stress ormonale e abbassamento delle difese immunitarie. Nell’intestino causa fermentazione e alterazione delle flora batterica (coliti, stipsi, diarrea, tossine…)

Lo zucchero di canna integrale biologico, il malto d’orzo o succo di acero, è meno dannoso dello zucchero bianco. Ma meglio ancora sarebbe non utilizzare mai zucchero industriale: lo zucchero di cui ha bisogno il nostro organismo è solo quello della frutta fresca ed essiccata. Il fruttosio è il vero, solo carburante della macchina umana. Quando si sente la necessità di qualcosa di dolce la cosa migliore è consumare datteri, prugne o albicocche secche, fichi  secchi, uva passa. Le bevande che necessitano di essere addolcite non dovrebbero essere consumate, allo stesso modo i cibi che non possono essere mangiati crudi  non dovrebbero essere consumanti nemmeno cotti.

 

Franco Libero Manco -  francolibero.manco@fastwebnet.it

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Viterbo:…. in pellegrinaggio sui sentieri dell’esilio di Santa Rosa, con la bisaccia piena di nuove storie e l’accompagnamento di Antonello Ricci

La camminata ha lo scopo di rievocare l’esilio di Santa Rosa iniziato, secondo le fonti storiche più autorevoli (descritto anche sulla Vita I), il 4 dicembre 1250 e conclusosi nei primi giorni del gennaio successivo.

Nella fattispecie la manifestazione si articolerà, nei tempi e negli spazi (3 giorni per circa 60 km di percorrenza), nel seguente modo:

1° giorno (sabato 29 agosto 2009) – Appuntamento ore 8 in piazza San Francesco a Viterbo. Partenza ore 9 dopo la Santa Messa e la benedizione impartita da padre Agostino Mallucci ofm. Il percorso sarà quasi interamente interno ai boschi, sui sentieri dei Monti Cimini (molto verosimile a quello che ha compiuto Santa Rosa), e si snoderà per Via della Palanzana, località Chiesuola. Strada Costa Volpara, Strada Piscine, Sorgente dell’Acquaspasa, Roccaltia, La Trinità, fino a Soriano nel Cimino. Un percorso di 20 km circa da compiersi in circa 7 ore, con sosta per il pranzo all’aperto presso la Sorgente Acquaspasa. Si partirà da un’altitudine di circa 370 metri slm (Viterbo – Cappuccini), per arrivare a Soriano nel Cimino con 510 metri slm, toccando anche punte di circa 700 metri slm (Roccaltia). Il percorso, già sperimentato nelle altre precedenti edizioni, ed effettuato in 5 ore di camminata, è straordinariamente immerso nel verde, tra querce e faggi, in equilibrio biologico con la fauna, luogo ideale per spunti e riflessioni naturalistiche e spirituali. Non mancano, ovviamente, anche attrazioni di tipo storico artistico (chiesa della SS. Trinità all’interno del bosco, antiche fontane scavate nella pietra, romitori ecc.). La giornata si concluderà con il ritorno a Viterbo tramite il trenino della Met.Ro. oppure con la cena e il pernottamento in loco (in convenzione).

2° giorno (domenica 30 agosto) – Appuntamento ore 8 in piazza Vittorio Emanuele a Soriano nel Cimino. Partenza ore 9 circa. Il percorso si snoderà all’interno dei boschi e lungo le strade bianche interpoderali che ci porteranno fino a Vitorchiano: località Santa Lucia, Castello di Fratta, località Il Santarello, zona archeologica di Corviano, Santa Maria degli Arrotini, San Michele fino ad arrivare in Vitorchiano (285 metri circa slm). Un percorso di circa 20 km da effettuarsi in circa 7 ore con sosta per il pranzo presso il sito archeologico di Corviano. Anche qui la giornata si concluderà con il ritorno a Viterbo tramite il trenino della Met.Ro. oppure con la cena e il pernottamento in loco (in convenzione).

3° giorno (lunedì 31 agosto). Appuntamento ore 9 presso il Palazzo comunale di Vitorchiano. Dopo la colazione all’interno della Sala consiliare partenza a piedi, prevista per le ore 9,30 circa da Vitorchiano. Il percorso si snoderà costeggiando la stazione e la linea ferroviaria, proseguendo per Strada Piscine, Strada Costa Volpara, Chiesuola, Palanzana fino ad arrivare in Viterbo. Tempo di percorrenza circa 5 ore, per 15 km circa, con pranzo finale a Viterbo in luogo da definire.

Questa iniziativa è ormai diventata un’appuntamento turistico-religioso con cadenza annuale (ma si possono ripetere anche altre volte durante l’anno). Un ritorno alla dimensione umana, utile per comprendere il sacrificio che fece Santa Rosa, malata d’agenesia congenita dello sterno in questi 60 km effettuati in pochi giorni, circa due mesi prima della sua morte, avvenuta il 6 marzo 1251. Un’iniziativa utile, oggi più che mai, per riavvicinare i giovani alla natura e alla semplicità secondo lo stile francescano.

Molti gli spunti per le riflessioni: secondo le fonti storiche, infatti, durante il percorso Viterbo-Soriano, Santa Rosa predisse la morte di Federico II di Svevia (alla vigilia di San Nicola), si riparò poi nel paese presso la cosiddetta “Cuna”, evangelizzò gli abitanti delle campagne tra Soriano, Vitorchiano e Viterbo (in Vitorchiano guarì la cieca Delicata e sfidò l’eretica con la prova del fuoco).

Questa manifestazione è realizzata con il patrocinio dei Comuni di Viterbo, di Soriano nel Cimino, di Vitorchiano, della Provincia di Viterbo e delle Prologo di Soriano e Vitorchiano.

Antonello Ricci – Info: 338 2129568

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