Archivio di agosto 2009

Argilla: crema di bellezza, medicina ed impasto creatore dalla natura… note erboristiche di Antonella Pedicelli

L’uomo biblicamente plasmato con l’argilla, proprio nell’umile argilla, ben presto ne scoprì le proprietà terapeutiche, probabilmente dopo avere osservato che gli animali feriti o malati si rotolavano nel fango e se ne spalmavano il corpo conseguendo la guarigione.

Ricerche condotte dalla NASA hanno dimostrato che i minerali argillosi hanno la capacità di concentrare l’energia attirando gli elettroni liberi, per poi sprigionarla in forme tali da consentire l’aggregazione delle prime complesse sequenze di molecole organiche che successivamente, sempre per mezzo dell’argilla, si sarebbero replicate in strutture identiche e ordinate, sino alla costituzione delle prime catene di DNA, un acido presente nel nucleo cellulare.

Infatti secondo una teoria formulata negli anni ottanta da uno chimico scozzese A. G. Cairns Smith, la scintilla della vita sarebbe scaturita da una serie di complicate reazioni biochimiche avvenute in seno alle masse argillose. Antiche testimonianze su tale panacea ci vengono riferite da Galeno, Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale” descrive minuziosamente come veniva impiegata e Dioscoride che cita l’argilla nel suo trattato “Della materia medica”, in particolare, ne sottolinea le caratteristiche e le proprietà astringenti, cicatrizzanti, antinfiammatorie, emostatiche, disintossicanti e non trascura di citarne anche le benefiche applicazioni cosmetologiche.

Fu l’Egitto la culla dell’argilla. Come ci tramandano i papiri, i medici dei Faraoni utilizzavano l’ocra gialla, terra argillosa mescolata con ossido di ferro. Anche gli imbalsamatori ne utilizzavano le proprietà purificatrici ed antisettiche per l’ingrato lavoro che svolgevano.

Nell’antica Roma l’argilla era molto conosciuta e ampiamente utilizzata contro molteplici affezioni. Nel Medio Evo il medico e filosofo persiano Usain Ibn Sina Avicenna, nella sua opera “Canone della Medicina” con grande sapienza di particolari descrive l’utilizzo dell’argilla. Marco Polo ne parla nei suoi appunti di viaggio in terre lontane così come altri etnologi per l’uso delle genti di mangiare la terra in Asia e in Africa come nelle Americhe Con la fine del Medio Evo e l’inizio del Rinascimento, periodo ostile a tutti i rimedi naturali e con l’Illuminismo che rifiutava tutto ciò che non soddisfaceva i lumi della ragione, il retaggio sull’uso dell’argilla rimase prerogativa di pochi testardi eremiti.

L’abate Kneipp, alla fine dell’ottocento, difese con tenacia l’utilizzo dell’argilla per scopi terapeutici e ottenne notevoli successi nella cura dell’afta epizootica; dopo i successi ottenuti sugli animali, Kneipp cominciò ad impiegare l’argilla per curare le persone. Gradualmente l’uso terapeutico dell’argilla è ritornato in auge in tutto il mondo. La terra dalla quale proveniamo, alla quale ritorneremo.

La terra dalla quale nasce tutto quello che vive e a cui ritorna tutto quello che muore alla vita terrena. La terra che riceve la morte e da la vita. Con il sole, l’aria, l’acqua, l’argilla terra di vita, capta i principi vitali eterei del nostro grande Creatore, costituendo così il più potente agente di rigenerazione fisica e spirituale. Nell’argilla si riscontra similitudine d’azione con alcune medicine, gli antisettici in particolare; questa somiglianza è solo apparente perché c’è una differenza fondamentale fra l’azione dell’argilla e quella degli antisettici chimici.

Qualunque prodotto chimico è una forza morta che agisce alla cieca, distruggendo il buono e il cattivo, il sano e il malsano, l’utile e il nocivo. I germi pericolosi sono forse annientati, ma gli elementi rigeneratori non vengono risparmiati e i tessuti delle piaghe trattate si ricostituiscono a un ritmo più lento di quelle non trattate. Con l’argilla il processo è completamente differente perché si tratta di una sostanza viva, provvista di una infallibile intelligenza datale dalla natura che rispetta il bene e ravvede il male con Amore, dolcemente ma con fermezza.

Una piaga purulenta trattata con l’argilla guarisce ad una velocità sorprendente e inoltre l’argilla agisce laddove ce n’è bisogno. Utilizzata per cure interne, ossia per via orale, rettale, vaginale, l’argilla si dirige verso il focolaio dove deve agire fino a fare espellere pus, umori venefici, sangue intossicato.

Antonella Pedicelli

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L’opinione laica di una madre e di una studentessa sul “valore” dell’ora di religione nelle scuole

Commento in risposta al seguente articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/08/16/discussione-in-corso-sulla-sentenza-del-tar-lazio-che-esclude-gli-insegnanti-di-religione-dal-giudizio-sul-merito/

….ho un rifiuto istintivo e atavico nei confronti degli atteggiamenti di superiorità, anche se fondati su delle ragioni più che valide. Parlo di atteggiamenti e non di persone, io non voglio male a nessuno e non rifiuto nessuno. Sarò un’ingenua, e lo sono, ma ho fatto tanta fatica nella vita per accettarmi che non ho difficoltà adesso ad affermare il mio diritto di dire la mia, anche sbagliando, senza essere derisa.

Io avevo espresso un parere, ANCHE COME MADRE di una ragazza delle superiori.Tanto per avere un confronto con chi c’è dentro, e dall’altra parte, ho chiesto a Viola (che non ha mai fatto religione nella sua carriera scolastica) cosa ne pensasse lei (non che avessi bisogno di conferma su come la vedo io) e lei mi ha risposto (ma forse è una sempliciotta come me) che secondo lei non è giusto che la valutazione nella materia “religione” (e non nella materia “religiosità”) faccia media, cioè che la media possa variare in più o in meno a seconda della frequenza o meno a quell’ora. Non che la Storia delle religioni non sia importante e l’ho già detto, ma potrebbe essere inquadrata nell’insegnamento della Storia o potrebe essere inserita come materia a parte, ma obbligatoria, allora.

Mi fa quasi un po’ paura che nella scuola pubblica ci sia l’insegnamento della Religione…… poi magari si parlerà sicuramente delle cose più disparate, dalla pena di morte al problema delle tossicodipendenze nei giovani, ma perchè di queste cose se ne deve parlare a scuola in un’ora di lezione che si chiama “religione”? e se una persona non si ritiene religiosa e quindi non la vuole frequentare, non potrebbe lo stesso partecipare al dialogo sulle problematiche della nostra vita (semplicemente)? Perchè dobbiamo appiccicare l’etichetta “religione” a un contatto, ad un insegnamento, in cui ci può entrare anche la religione ma anche no?

Cari saluti, Caterina Regazzi

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Seclì (Lecce): “ La sagra ammazza cavalli… la più ignobile delle sagre..” – Lettera di protesta al sindaco Luigi Negro

Nel Libro dei Mutamenti del nobile cavallo è detto: “Il mio spirito è invitto. La mia  anima è eternamente libera” – Ma a Seclì nel Salento se lo mangiano in salmì…  

Venerdì 21 e sabato 22 agosto 2009 è stata celebrata in quel di Seclì (Lecce) l’undicesima “Sagra della carne di cavaddharu”. Riporto l’articolo apparso su di un giornale locale “Il Gallo” a firma di Fiorella Mastria.

“Tante le pietanze a base di carne di cavallo preparata da tutto lo staff della Pro Loco: carne alla pignatta, polpette, fettine e salsicce di cavallo, bresaola, carpaccio, intestini, involtini… Intanto però non mancano le polemiche intorno a questo atteso appuntamento. Il neo sindaco Luigi Negro dice: “Sono rammaricato per le lettere di protesta da parte degli ambientalisti che parlano, erroneamente, di mattanza degli animali e il cui fine è impedire la realizzazione della sagra. Vorrei rassicurarli che la sagra ha bisogno solo (sic!) di quattro o cinque cavalli: E’ una tradizione bella e genuina perché Seclì è stato sempre caratterizzato dalla vendita e dalla preparazione della carne di cavallo. Già 60-70 anni fa, le feste più importanti erano contraddistinte dal pranzo a base di carne e dai paesi vicini venivano per fornirsi di questo piatto”. La manifestazione acquista sempre più importanza ogni anno e dal primo cittadino giunge la richiesta ai sindaci dei paesi vicini: “Ritengo che quest’anno ci si debba maggiormente impegnare per estendere l’invito ai miei colleghi delle Terre Salentine. Penso inoltre che questa sagra potrebbe entrare tra le proposte dell’Unione dei Comuni per arrivare ad una comune appartenenza culturale e di tradizioni”.

Cerchiamo di far cambiare idea al sig. Luigi Negro  che pare non abbia alcuna voglia di sostituire tale barbara usanza con prodotti più conformi al senso di civiltà e di giustizia che va emergendo in tutto il mondo civile, ma che intende estenderla ai paesi vicini.

Anche se questi eventi non dipendono dal sindaco il quale rappresenta le tendenze della popolazione locale, facciamogli comunque capire, senza offendere, che se sostituiranno tale sagra con i prodotti della tradizione mediterranea daranno segno di civiltà e maturata coscienza sociale, ma che se non l’aboliranno il prossimo anno organizzeremo una manifestazione di protesta e inviteremo parenti, amici e conoscenti a boicottare tale infausto evento ed ogni visita turistica nel Salento.

L’indirizzo per scrivere al sindaco di Seclì è: sindaco@comune.secli.le.it  

…….

Poesia animalista: Il macellaio.

“E’ un lavoro come un altro.

Gli animali sono fatti

per essere mangiati.”

Tremende vibrazioni

di sofferenza e di morte

emergono come miasmi

nauseabondi e funesti

dal tuo luogo

di sangue e di dolore.

Quei corpi straziati

per te sono cose

da vendere

a prezzo conveniente

e a te vengono

i demoni necrofagi.

La tua coscienza

è appesa a quell’uncino

e la tua anima è più morta

di quei pezzi di cadavere.

Il sangue scorre a fiumi

sotto le tue mani

e quando affondi il coltello

nelle carni vive

in realtà sei tu la vera vittima.

La colpa è di chi chiede

il mortifero pasto?

Ognuno dovrà rispondere in prima persona

al tribunale della Vita.

Non senti pietà per le tue vittime

inermi ed innocenti?

Che cosa differenzia

l’uomo da una pietra

se non la capacità di condividere

il dolore dell’altro?

L’uccisione di un animale è diversa

dall’uccisione di un uomo?

In natura non vi sono abissi:

tutto è intimamente legato.

Il vitello che hai ucciso

amava la vita

ed ora la sua mamma

lo cerca disperata.

Dov’è quel tenero coniglietto

dalle orecchie cadenti?

E quel gallo dall’incedere spavaldo?

E il morbido e belante agnellino?

E il capriolo dagli occhi

colmi di dolcezza?

E l’uccello dal morbido piumaggio?

E il cavallo possente e maestoso?

Sono ormai carne repellente,

puzzolente, macellata, tritata.

Con essi hai ucciso la parte

più pura del creato.

Lascia il coltello e la scure

e armati d’amore e compassione.

Non prestarti al gioco del “Nemico”

che ride dei carnefici e delle vittime.

Risorgi nel tuo intimo

e sii da domani tutore della Vita.

Franco Libero Manco – francolibero.manco@fastwebnet.it

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“In Vista del Soratte” – I nomi del calendario pagano da recitare durante la passeggiata del 18 settembre 2009 da Calcata vecchia a Calcata nuova e ritorno – I giorni degli Dei: Dies Lunae, Dies Martis, Dies Mercurii, Dies Iovis, Dies Veneris, Dies Saturni, Dies Solis….

Nomi degli artisti e delle opere in mostra “In Vista del Soratte” a Palazzo Canali Caccia di Sant’Oreste dal 19 al 27 settembre 2009

Giuseppe Canali “IF Sottotitolo: SE SI DOVESSE SCIOGLIERE IL GHIACCIO DAI POLI”
Materiale: Fotografia digitale stampata su carta

Lucilla Frangini Ballerini “VIDES UT ALTA STET NIVE CANDIDUM SORACTE”
Materiale: Filo metallico dorato e carta

Michela Mezzomo Stucchi “Monte Soratte” – olio 30×100

Eleonora Trombetti “Treja” – acrilico 40 x 60 – “Cascate Monte Gelato – acrilico 35×50

Emanuela Trombetti “Papaveri” – acrilico 40×30 – e “Girasoli” -acrilico 50×55

Maria Teresa Serra

Riccardo Fumagalli “Calcata borgo” – fotografia

Laura Lucibello “Fiori del Parco Valle del Treja” – fotografia

Vincenzo Illiano “Il fontanile” – acquerello

……….

La seguente nota sui nomi dei giorni della settimana l’ho ricevuta da Alba Montori,  è ottima   da recitare durante la passeggiata “In Vista del Soratte”:

Venerdì 18 settembre 2009- h. 16.00 – A Calcata (Viterbo) – Nel Parco Valle del Treja, si svolge una passeggiata “In Vista del Soratte”. Partenza dal Circolo vegetariano VV.TT. percorso dal borgo antico al nuovo centro di Calcata e ritorno nel Tempio della Spiritualità della Natura, dove si terrà una meditazione propedeutica ad affrontare i temi dei giorni successivi.

Programma completo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/22/in-vista-del-soratte-riedizione-in-chiave-moderna-dei-riti-fescennini-dal-18-al-27-settembre-2009-agro-falisco-agro-romano-tuscia-e-sabina/

DIES LUNAE (latino) LUNEDÌ (it.), monday (ingl.), montag (ted.), lundi (fr.), lunes (sp.), luni (romeno)
Giorno dedicato alla Luna, ovvero alle seguenti dee o ipostasi di dee: Selene (greca), Diana Artemide, (lat e gr.), Zirna (etrusca). [Ulteriori notizie su Diana alla voce del mese di Novembre che le era parimenti dedicato.]

E’ considerato il primo giorno delle nostre settimane.
La divisione del tempo in periodi di sette giorni o settimane è di origine ebraica e di scelta cristiana.
Gli antichi romani avevano invece periodi di nove giorni, detti nundinae.
Il calendario rivoluzionario repubblicano (francese ed italiano), invece divideva il mese in 3 decadi i cui giorni in francese si chiamavano: 1 primidi, 2 duodi, 3 tridi, 4 quartidi, 5 quintidi, 6 sextidi, 7 septidi, 8 octidi, 9 nonidi, 10 décadi.

DIES MARTIS (latino) MARTEDÌ (it.), tuesday (ingl.), dienstag (ted.), mardi (fr.), martes (sp.), marti (romeno)
Giorno dedicato al dio Marte (it.), il latino arcaico Marmar, Marmor, Mermer, Mars latino, Mavors umbro, Mamers osco, Maris etrusco, tutti dei italici arcaici protettori delle attività agricole, dei campi, del raccolto, della rinascita della natura, ma anche della difesa dei campi e dunque dei guerrieri, corrispondenti al dio Olimpico greco Ares (che però ha caratteristiche più violente, crude e deleterie). Animali sacri: lupo, toro, picchio- Antichi epiteti: M. Rusticus, M. Gravidus, M. Silvanus.- Epiteti più recenti Mars Ultor (M. il castigatore) e Marspiter (M. Padre). Come dio Olimpico era figlio di Giove e amante di Venere, padre dei gemelli Remo e Romolo Quirino, avuti da Rhea Silvia, e dunque padre del popolo romano.
A Marte erano dedicate le feste: Agonium, Armilustrium, Equirria, Equus October, poi i collegi di sacerdoti Salii, (istituito da Re Numa Pompilio) ed i Flamen Martialis, i Fratres Arvali poi gli scudi sacri Ancilia, infine il primo mese dell’antico anno romano, (fino alla riforma di Cesare) cioè Marzo.

DIES MERCURII (latino) MERCOLEDÌ (it.) , wednesday(ingl. ), mittwoch (ted.), mercredi (fr.), miercoles (sp.), miercuri, (romeno) ,
giorno dedicato a Mercurio, messaggero degli dei e dio del commercio, l’Hermes dei greci.
Il suo nome latino Mercur, viene da merx, merce ed era infatti il dio del commercio,
In Italia sembra che il suo culto si sia formato dal sincretismo di varie divinità italiche minori chiamte dai romani dei lucrii, da lucrum, il guadagno.
Come simboli aveva i calzari aurei alati, il cappello a falde larghe, anch’esso alato ed il cadduceo, o bastone dell’araldo. Il tipo più arcaico di cadduceo era fatto da due rami di olivo intrecciati. Quello che Hermes ricevette da Apollo (in cambio della lira che Mercurio gli aveva donato) aveva anche due serpenti avviluppati ad esso.
Lo Hermes greco era nato in una grotta dell’Arcadia sul monte Kylene e da patrono delle greggi (pecus, da cui pecunia, tipico capitale circolante) divenne patrono del commercio, messaggero di Giove (e dio “psicopompo” , ovvero guida delle ombre dei morti verso “gli inferi” il regno di Ade-Plutone (gr.) .
Hermes era un dio Olimpico, ovvero uno dei 12 dei maggiori, quelli che risiedevano sul monte Olimpo (anche se era sempre in viaggio, e in connessione logica considerato dio anche del vento).
Poi, in continua estensione logica da dio del commercio divenne patrono delle invenzioni, delle arti, dell’artigianato.
Diventa infine Hermes Trimegisto, cioè un dio tipicamente sapienziale della conoscenza dei segreti divini, perfino delle scienze: scrittura astrologia, geografia medicina ecc. (corrispondente perfetto dell’egizio Toth di cui Hermes in ambiente egiziano diventa una specie di nome onorifico).
Ermes avrebbe scoperto l’utilità dell’olivo ed inventato il linguaggio parlato, l’arte oratoria e la scrittura, i rituali sacrificali e gli strumenti musicali a corda come la lira a 3 corde.
Ma Hermes era anche il dio delle “Erme” un simbolo fallico (da ermes in greco pietra fallica), e pertanto faceva coppia amorosa con Afrodite andando a simbolizzare con lei i due principi maschile e femminile. Le ‘Ermaia” feste di Ermes avevano accento intellettuale, vedendolo soprattutto come dio sapienziale.

DIES IOVIS (lat.) GIOVEDÌ (it.), thursday (ingl.), donnerstag (ted.), jeudi (fr.), jueves (sp.), joi (romeno) è giorno dedicato al dio padre, dio del cielo, della pioggia, degli alberi (quercia), della luce e della folgore.
Giove o Iovis o Iuppiter in latino (da Iovis pater, ovvero Giove padre) corrispondeva allo Zeus dei greci, ed al nome sancrito Diyaus Pitar dio padre degli indiani. Era raffigurato con uno scettro ed un globo con dei fulmini e vicino ad un’aquila. Un Iuppiter Indiges era venerato a Lavinium in un tempio eretto sul fiume Numicus, (si diceva) da Ascanio in memoria del padre Enea, scomparso in quella zona. Altri appellativi: I. Lucetius (splendente) , I. Elicius (donatore di pioggia, facitore di miracoli) I. Pluvius (piovoso), I.Vernus (portatore delle piogge di primavera), I.Fulgur o Fulgurator lanciatore di fulmini, I. Tonans (tonante), Altri epiteti gli derivavano dalla incorporazione di altri dei: Summanus (incorporando un antico dio Sabino Summanus, sorgente dei fulmini notturni), Fidius (garante della buona fede nei giuramenti e nei trattati) e Terminus (garante dei confini delle proprietà ). I. Feretrius (protettore dell’albero sul quale si appoggiavano esponevano i trofei di guerra, portandoli colà con una barella il feretrum appunto). Altri appellativi gli derivavano dall’antica dendrolatria italica (adorazione degli alberi): I. Frugifer (fruttifero) , I. Fagutal (dal santuario Fagutal sull’Esquilino costruito vicino ad un faggio), I. Viminius (protettore dei vimini, con santuario sul Viminale). Ma l’albero specificatamente consacrato a giove era la quercia (quercus Iovis) l’albero più frequentemente colpito dai fulmini di Giove anche per comunicare simbolicamente con gli Auguri. Come Iuppiter Lapis era anche il resto di una antica litolatria neolitica (adorazione delle pietre). Iuppiter Latiaris era venerato nel Lazio tremila anni fa. I. Propugnator (difensore tramite lotta), I. Stator (guardiano), I. Depulsor (che respinge i nemici), I. Victor (vittorioso) , I. Supinalis (colui che abbatte), I. Pistor (fornaio), I. Acraeus (dei picchi montani), I.
Capitolinus: con Giunone regina e Minerva (moglie e figlia) formava la sacra Triade capitolina, ovvero gruppo di tre dei del Campidoglio Romano. (Gli dei del politeismo erano spessissimo riuniti in triadi. Come si vede dunque anche il concetto di trinità dei cristiani è stato scopiazzato dal paganesimo). Iuppiter Optimus Maximus era il nome più diffuso come padre e re degli Dei dell’Olimpo.

DIES VENERIS (latino) VENERDÌ (it.) , fryday (ingl.), freitag (ted.), vendredi (fr.), viernes (sp.), vineri (romeno)
Giorno dedicato alla dea Venere o Venus (lat.) Afrodite (greco) Turan o Aphru (etrusco).
Dall’isola della sua nascita veniva chiamata anche Kipris (gr.) e Ciprea (lat).
Epiteti: Verdicordia (che prende il cuore), Cloacina (purificatrice, da cloaca canale per la pulizia della citta’).
Dea autoctona italica della bellezza e della femminilita’ , in epoca arcaica protettrice della vegetazione e della fertilità (giardini e frutteti, fiori ed abbondanza). La sua pianta era il mirto ed il suo animale il cigno.
Secondo il mito era la madre dell’eroe Enea antenato di Romolo e Remo fondatori di Roma, e pertanto protettrice diretta dell’Urbe. In Latino Venus è radice di venustas, in italiano venustà ovvero bellezza.
In greco Afrodite deriva da aphru, spuma del mare. Aphrodites era la dea dell’amore, nata dall’unione di Zeus con Dione e sorta dalla spuma del mare di Cipro (oppure letteralmente figlia della spuma del mare creatasi intorno ad un pezzo del corpo smembrato di Urano, dio del cielo). Era moglie del dio del fuoco e della lavorazione dei metalli Efesto (Vulcano).
Dea di tutte le forme dell’amore, e dell’erotismo, amò gli dei AresMarte, HermesMercurio, DionisioBacco, PoseidoneNettuno, ed il mortale Anchise (da cui ebbe Enea), ed ancora il mortale Adone per il quale discese all’Inferno (regno di Ade) per riprenderlo da Persefone. In Attica aveva un tempio dove era venerata come Ahrodites Pandemos (Venere popolare, di tutto il popolo) costruito con le tasse sulle case di tolleranza istituite da Solone nel 594 prima dell’era volgare.
A Corinto il suo tempio era su una roccia di 575 metri, ed era servito da 1000 etere sacre.
Fra le sue statue più famose sono quella dell’isola di Melos, la venere di Milo del Louvre, e quella dell’isola di Knidos, realizzata da Prassitele di cui una copia è in Vaticano ed una a Monaco di Baviera.
Dee corrispondenti a Venere Afrodite: a Creta Antheia, la dea fiore. In Fenicia ed oriente: Isthar, Esthar o Esther, Astarte, Atirgatis, Innin, Irnini, Inanna, Anche Isthar era scesa all’inferno per il suo amato Dumuzi, giovane dio pastorale. Dee corrispondenti in Egitto: Hathor, e successivamente Isis (Iside). Da Isthar proviene Esther (nome della dea eppoi nome comune (f) ebraico) ed anche Easter, il nome in inglese della Pasqua cristiana !

DIES SATURNI (lat.) sabato (it.), samedi (fr.), sabado (sp.), sambata (romeno), samstag (ted.), saturday (ingl.). Giorno dedicato a Saturno, antichissimo dio agrario Italico.
Etimologia da sator, seminatore. (satus= semina, saturo = pieno, ricco).
Provenienza probabilmente da dio Etrusco della semina, presso i romani assunse attributi ctonici, come dio delle profondità nascoste della terra, e dei suoi segreti
Secondo il mito all’inizio Saturno regnava sopra la terra, ed il suo regno costituì l’età dell’oro per l’umanita’. Sarebbe stato il primo a nutrire gli antenati dei romani.
Poi, detronizzato da Giove, si ritrasse nelle profondità della terra, da dove usciva solo per portare i suoi doni, i frutti della natura. Fu poi identificato col Titano greco Cronos (il Tempo),
Era il marito della dea Rhea (lat.) ovvero Ops (gr.) corrispondente anche a Cibele (frigia) dea della fertilità e dell’ opulenza, identificata anche con la Provvidenza Divina.
Il suo regno dell’età dell’oro era riferimento comune di nostalgia verso una mitica felice infanzia dell’umanità ed era celebrato con le feste Saturnali in cui si invocava Saturnus Rex e Pater Deorum. I Saturnalia diventarono la più grande festa romana, simbolo di libertà e di pace in cui erano proibiti gli spettacoli cruenti e le dichiarazioni di guerra, e come nei mitici inizi, tutti gli uomini (padroni o schiavi) ridivenivano temporaneamente uguali in società , dato che si sospendevano tutte le ordinarie attività pubbliche e private. Pertanto era il tempo scelto anche per le liberazioni definitive degli schiavi.
Secondo Lucrezio (De rerum Natura V, versi 925 e seguenti), Saturno scese dal cielo in un Lazio ancora primitivo e dette agli uomini leggi ed organizzo la prima forma di civilta’.
Nel tempio di Saturno venivano conservati il tesoro di stato Romano e, in tempo di pace, le insegne di guerra Romane.

Il sesto giorno della settimana nelle lingue neolatine non porta più il riferimento a Saturno che ha invece mantenuto nelle lingue inglese, tedesca ed altre germaniche. Il nome di sabato viene invece dal giorno di festa ebraico, a sua volta proveniente, dall’ebraico Shebaoth: armata, esercito, nome di un dio semita della guerra diventato (col passare degli ebrei al monoteismo) un attributo di Yahweh come dio degli eserciti.

La divisione del tempo in sette giorni è di origine ebraica (i romani ripartivano il mese piuttosto in nundinae, periodi di 9 gg) ed anche i cristiani adottarono tale ripartizione e la festa religiosa settimanale ebraica del Sabbath, ovvero il Sabato, ma nel frattempo i politeisti avevano dato nomi di loro dei ai sette giorni, quelli che ancora usiamo sono infatti dedicati alla Luna-Diana, Marte, Mercurio, Giove, Saturno, e Sole Invitto-Apollo- Mithra.

Lo spostamento della festa dal Sabato dei primi cristiani alla Domenica attuale è dovuto al sincretismo dell’imperatore Costantino stesso, colui che trasformò il cristianesimo in religione di stato, e che prima di essere cristiano era stato a lungo seguace del Sol invictus e che per favorire l’assorbimento da parte del cristianesimo di altri culti deliberatamente cercò una sovrapposizione di simbolismi mitraici e solari.

Domenica DIES SOLIS (latino), domenica (it.), dimanche (fr.), domingo (sp.), duminica (romeno), sunday (ingl.), sonntag (ted.).
Giorno dedicato al sole, l’astro dal quale come fornitore di energia dipende tutta la vita sulla superficie della terra, ed agli dei che lo rappresentavano, HYPERION, HELIOS, FEBO APOLLO, MITHRA, SOL, SOL INVICTUS.
HYPERION (gr. Uper-ion=sopra si muove=colui che si muove sopra) Uno dei 6 titani nati da Gaia, la terra e da Urano, il cielo) secondo un mito pragmatico di Diodoro Siculo fu lo scopritore del moto solare, lunare e degli altri astri e condivise queste conoscenze ed osservazioni con gli umani. Secondo altre interpretazioni era egli stesso il sole, o era il padre di Helios (oltre che delle dee Eos, la mattina e Selene, la luna), avuti dalla moglie la dea Theia. Altri lo dicevano padre di tutti gli astri. HELIOS conduceva la quadriga dei cavalli del sole dall’oriente verso l’occidente. Era un Titano, ovvero una delle divinità arcaiche personificazioni delle forze della natura (come attributi positivi ma anche come attributi portatori di catastrofi) divinità preolimpica. Da notare che i miti narrano che i Titani, divinita’-energie erano molto più amici degli umani che non i posteriori dei dell’Olimpo. In fatto di religioni, dunque anche al tempo del tollerante politeismo si passò sempre di male in peggio: dai titani amici degli uomini alla più autoritaria corte di Zeus, al monoteismo ebraico, al cristianesimo, eppoi all’Islam, alle sette, e sempre peggio alle religioni millenariste (senza un dio antropomorfo) , ma non per questo meno liberticide. La figura di Helios si confuse piano piano con quella del dio olimpico Apollo. Il colosso di Rodi, un faro ed una delle 7 meraviglie del mondo era una sua rappresentazione e l’isola di Rodi era chiamata l’isola del sole.
FEBO APOLLO (Phoibos Apollon) All’inizio dio della luce solare, assunse aspetti sapienziali di protettore delle delle arti e degli oracoli in quanto illuminava gli uomini anche con profezie e bellezza artistica, si identificò poi col sole stesso. Era figlio di Zeus e della titanide Leto, e fratello di Artemide (Diana). Era rappresentato come un bellisssimo giovane, con arco e con lira (anche in Omero) in quanto arciere, poeta e protettore di tutte le muse e dunque di tutte le arti. A Delfi uccise il serpente Pitone e fondò l’oracolo affidato alle profetesse Pizie. Istituì anche i giochi Pizii. Adorato anche come Apollon Likios, Apollo lupo in base ad una tradizione che voleva sua madre Leto una donna lupa. Arcaicamente era anche dio pastorale delle greggi.
MITHRAS Dio solare ellenistico romano d’origine iraniana (dio mithra iraniano) e indiana (dio mitra vedico). Il suo nome significava fedeltà nella lingua iraniana zend. Simboli crisantemi e rose, inoltre una mazza con cui allontanava i demoni (simbolizzando il sole che disperde le nubi). Era dio solare, di fedeltà e giustizia e dio salvatore. Era nato (da una roccia) in una grotta, il 25 dicembre ed i pastori vennero ad adorarlo. Dopo un certo tempo passato fra gli uomini, si innalzò al cielo dopo una ultima cena coi suoi discepoli. Suona familiare? L’iraniano Mithra non era dio supremo, ma dio mediatore di Ahura Mazda, praticamente quasi come il dio figlio Gesù in rapporto al dio padre. L’introduzione di Mithras nel mondo romano data dal ritorno delle legioni di Pompeo dall’Oriente nel primo secolo dell’era volgare. La religione era misterica e di salvezza con diversi gradi per gli adepti, e si diffuse molto facendo concorrenza al cristianesimo specie in ambiente militare, ma la diffusione fu limitata dal fatto che il culto era per soli uomini. Il dio Mithras era rappresentato nell’ atto di sacrificare un toro. Gli adepti venivano “battezzati” sacrificando un toro il cui sangue gli colava sopra. I templi di Mithras o mitrei erano caverne naturali o artificiali, e ne sono stati ritrovati oltre 500 dall’ Africa alla Britannia, dalla Lusitania alla Dacia, l’ultimo datato al 408 e.v..
Ma chi potrà mai contare i mitrei distrutti da folle di cristiani inferociti, specialmente intolleranti di un culto troppo simile al loro ed aizzati dai vescovi invidiosi del suo successo e timorosi di una teologia concorrente dalla quale avevano tratto troppi elementi.

SOL (il sole), vecchia divinità solare autoctona romana, adorata come disco visibile del dio sole. Plinio il Vecchio che negava gli dei tradizionali considerava il sole come il dio centrale dell’universo. Sotto influenza mitraica e siriaca Il sole divenne SOL INVICTUS e divinità centrale con gli imperatori Eliogabalo (Vario Avito Bassiano) ed Aureliano. Festa il dies natalis, il 25 dicembre. Iconograficamente il dio era rappresentato di solito come auriga della quadriga solare su bassorilievi e monete. I busti scolpiti invece suggerivano una testa contornata da raggi. Anche la croce fu usata per simbolizzare il sole e Mithra (ben prima che fosse usata como simbolo cristiano varii secoli dopo Gesu’.) Il settimo giorno della settimana nelle lingue neolatine non porta più il riferimento al Sole che ha invece mantenuto nelle lingue inglese, tedesca ed altre germaniche. Il nome domenica significa invece giorno dedicato al signore (dominus in latino).

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“Instaurare il culto dei successori per contrastare i buoni affari dei mercanti del tempio” – Quando la spiritualità passa dall’aldiqua all’aldilà e dall’aldilà all’aldiqua …. con citazione di Tich Nhath Hanh

Avrebbe un bel da fare Gesù se dovesse tornare sulla terra per ripulire i templi dall’invasione mercantile… In trentatre anni di vita difficilmente riuscirebbe a compiere tutta l’opera….

Non che il commercio “spirituale” sia una novità di questa epoca, in effetti  tale commercio è iniziato il momento stesso che l’uomo  si è inventato un “aldilà” ovvero un ipotetico mondo dello spirito contrapposto al mondo terreno. Ciò è avvenuto soprattutto con l’avvento delle religioni monotesiste: Giudaismo, Cristianesimo e Islamismo.  Ma in verità era già presente –in fieri- nel momento stesso in cui è iniziato il processo di virtualizzazione del pensiero,  con la nascita della filosofia, che è sorta unitamente al patriarcato ed all’accumulo di beni materiali (cioè il concetto di proprietà).  

Ma se vogliamo cercare un evidenza della nascita e del parallallelismo  fra mondo materiale, dell’aldiqua,  e della creazione di un mondo virtuale, dell’aldilà,  scopriamo che appare  nelle società umane con il culto degli antenati. Gli antenati vengono considerati vivi nell’aldilà ed è per questo che sono richieste continue cerimonie per il loro nutrimento “spirituale” e addirittura in Cina fu inventata la “cartamoneta”  -che veniva bruciata assieme all’incenso, per trasmettere ai defunti quei titoli in forma sottile,  in quanto si presupponeva che l’affluenza nell’oltretomba  derivasse da tali offerte.

Ma non solo questo, nell’Europa medioevale -ad esempio- si era giunti alla vendita delle indulgenze, in cui si pagava –non con cartamoneta fittizia ma in oro sonante-  alla chiesa un conquibus che poi veniva trasferito (a detta dei preti) alle anime dei defunti  o dello stesso donatore che si assicurava così il paradiso.   Il commercio “spirituale” non conosce confini, si manifesta in mille modi, con la vendita di rosari, libri sacri, immaginette, reliquie…. davanti ai santuari ed alle cattedrali (ed anche al loro interno), tale compravendita  è accettata come un corollario  della religione (e senza  tasse). Ci sono pure le donazioni devozionali per le missioni, per i poveri (della stessa specie religiosa connessa) e per le opere di bene (tipo IOR ed affini).

Le religioni dell’aldilà   sono proprio  un bell’affare… Se c’è bisogno di manodopera a buon mercato,  di combattenti pronti a tutto, ecco che si escogitano le guerre sante e l’onorevole martirio, che garantisce  un aldilà bellissimo, pieno di flauti, di arcobaleni, di vergini ed angeli compiacenti.

In  fondo meglio lavorare e risparmiare per l’aldilà, visto che ormai questo mondo  sta andando a rotoli e tutti sono convinti che occorre  fregare la morte.  L’unica speranza è credere in un altro mondo,  e su questo assioma le sette e le religioni prolificano e si ingrassano…. qui sulla terra, ingrassano qui  nella nostra società… mica là… nei cieli dove  esiste solo spazio vuoto. Ma contemporaneamente è nata anche la  disillusione religiosa, in molti ambienti umani si tende all’egoismo puro, con la conseguenza che sulla terra si gode senza ritegno delle risorse senza tener conto della sacralità della natura ed ignorando che la vita  continua con i nostri successori…

Sia la  religione  che il materialismo considerano inutile il mantenimento della vivibilità sulla terra… in fondo qui siamo tutti di passaggio.. tanto vale guadagnare beni per il futuro in una altra terra  fantasistica e trascurare  questa terra terrestre,  oppure godere qui sin che si può senza rispetto per le generazioni future. Questo pianeta può  andare a remengo, ci si possono compiere le peggio nefandezze: distruggerlo, sfruttarlo all’inverosimile, inquinarlo e offenderlo con tutti i suoi abitanti (alberi, piante, animali) che sono alla mercé delle necessità di  guadagno, accumulo e spesa… 

In verità noi dovremmo assimilare nella nostra società  il culto  dei  successori e lasciar perdere quello degli antenati…..

Per fortuna non tutti sono idioti e di tanto in tanto appare un essere umano che è in grado di affermare che “la pura Terra Promessa è qui su questa terra”. Diceva ad esempio Tich Nhath Hanh: “Se riuscirete a lasciare passi di pace e liberi da ansia su questa nostra terra, non avrete più bisogno di pensare di entrare nel “regno dei cieli”. Il motivo è semplice, il samara ed il regno dei cieli sono entrambi invenzioni della mente. Se siete in pace, liberi da presupposti e pieni di gioia di vivere avrete trasformato il samara in Pura Terra e non ci sarà più bisogno di pensare ad un aldilà….”

Paolo D’Arpini

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