Cosa è successo con la luna piena nel bosco e nella caldara di Manziana? E nella villa di Pian delle Rose a Nepi?

Resoconto breve a più mani di una giornata indimenticabile che è durata tre giorni, da venerdì 8 a domenica 10 maggio 2009. Alcuni dicono che fosse il Wesak, il giorno dell’armonia nascosta.

9 Maggio 2009Affidiamo al vento cibernetico queste parole, che non contengono una fine né racchiudono una definizione, ma sottendono la promessa di nuovi orizzonti possibili da aprire all’anima….

Abbiamo iniziato avanzando a lenti passi, accolti benevolmente dal verde respirante millenari silenzi, risonante di mistici stupori, palpitante di inattese sensazioni. Dapprima un po’ impacciati, quasi procedendo in equilibrio precario sul filo teso dei rigurgiti del caotico mondo che ci siamo lasciati-per un po’ – alle spalle. Poi più decisi (ma non per questo meno lenti) sulla scia della percezione dell’essenza forte, serena e maestosa di queste querce secolari. Il flauto di Upahara musicava dolcemente le scansioni di melodie senza tempo, in cui si sperdeva l’interiorità animata da un soffio di emozione. Attimi di sospensione del dibattersi frenetico del pensiero, sottolineati dalla lettura, da parte di Paolo d’Arpini, di un prezioso tributo a questa foresta, ripercorrendo i passi che un anno fa proprio in questo luogo avevano sospinto la poetessa–contadina Etain Addey a ritrovare frammenti di sè esprimendo poi in queste parole la gioia di un ritorno:

“Non avrei mai immaginato che un bosco potesse commuovermi com’è successo in quello di Manziana…era come se l’inconscio riconoscesse immediatamente la sua matrice,e per la prima volta ho sentito che tutti noi siamo orfani di questo specifico habitat e come dolorosamente esso ci manchi nella vita quotidiana, e come ci sentiamo subito raccolti nel momento in cui lo ritroviamo. Ho dimenticato il numero di ettari ricoperti dalla foresta di Manziana, forse l’ho dimenticato apposta poiché fa male sapere i suoi reali limiti: nella mia mente essa è senza dimensione.”

E ancora:

“Si entra nel bosco ed improvvisamente si perdono tutti gli strati superficiali della propria personalità, ogni velo dietro al quale noi moderni ci nascondiamo. La sensazione fortissima è quella di trovarsi a casa, nell’habitat originario, nell’ambiente che appare solo nei nostri sogni…”

“Che si usi la definizione di cattedrale riferita ad un bosco è una metafora tristemente impropria, casomai è vero il contrario! Questa considerazione inoltre ci suggerisce qualcosa circa il significato di “spiritualità”, ossia quella dimensione che ci fa vivere fisicamente il mondo selvatico, rinverdendo così la nostra interiorità”.

Qualcuno, in base a queste sue riflessioni, l’ha definita “sciamana” e quel suo accenno di psico-magia è davvero appropriato per definire chi legge così chiaramente le presenze naturali e ne evoca le loro controparti soprannaturali, interpretando per tutti noi l’inesprimibile concetto che aleggia negli occhi ancor prima di venire consolidato nella mente.

Ma ognuno, in fin dei conti, è un po’sciamano, e ha un suo fantasmagorico modo di percepire i brividi con cui le onde del tempo aprono immense voragini sulla coscienza, imprimendovi le tracce di storie dimenticate, riti misteriosi, estasi devozionali, lacerazioni dell’animo, amori impossibili e quant’altro resta sospeso appena al di là della pellicola superficiale della materialità come magma ribollente pronto a riversarsi fuori dalle dimensioni non manifeste non appena apriamo un varco di introspezione, non appena esploriamo un po’ più a fondo le alterazioni nel tessuto della nostra esistenza e di questo strano mondo in cui siamo stati catapultati un giorno. Per questo la trasfigurazione interiore è sempre in agguato dietro ogni angolo nascosto della vita, e potremmo trovarci a cadere, con un grato sussulto, tra le sue braccia nel momento più inaspettato.

Sì, forse la visita a Manziana ci ha reso tutti un po’ più consapevoli che, maghi o giocolieri, apprendisti stregoni o psico-discepoli, buffoni di corte o giullari di Dio, ci affratella lo stesso Spirito che stende attorno il suo sguardo, magnanimo e rassicurante, dall’alto delle torreggianti querce del bosco.   Simone Sutra

9 maggio 2009 La passeggiata per la Caldara è stata più lunga del previsto soprattutto per i bambini. Comunque, parlare con quella bimba è stato bello, mi son rivista come lei alla sua età con quella coda di cavallo e già così decisa su quel che vuole fare da grande.

Quando siamo arrivati li ci siamo divertiti chi a toccare quella melma schifosa chi ad imbrattarsi . C’era una ragazza che prendeva quel fango in un secchio e ci ha detto che lo usava per le zampe dei cavalli per curare le tendiniti. Visto che è un po’ che ho una tendinite sopra il piede mi son presa un bel sacchetto per portarmelo a casa e provare.  Ad un certo punto Simone Sutra è tornato da solo a prendere la macchina perché i bambini, Vina e Upa non ce l’avrebbero fatta e rifare tutta la strada indietro a piedi. Gli altri ci siamo incamminati ed è stata abbastanza faticosa anche per noi, io mi sarei tolta i piedi se avessi potuto, allora o pensato a te quando la mattina ci avevi consigliato di fare come Upa e togliere le scarpe, in quel momento hai rischiato che io dicessi di darci tu l’esempio, la tentazione è stata grande ma ho taciuto.

Alla prima fontana Simona si è tolta il fango dal viso perché nel frattempo con il sudore qualcosa era entrato negli occhi e le bruciavano ma non si è lamentata affatto.  Enzo,   Ornella ed io siamo arrivati al parcheggio per ultimi e stavano tutti li tranquilli. Certo a Simona bruciavano ancora gli occhi. Comunque quando son tornata ho provato subito il fango sui miei piedi che erano doloranti, l’effetto è stato un lieve sollievo ma mi son ritrovata la pelle liscia come seta, allora oggi tutta contenta mi sono divertita ad infangarmi, la mia tendinite è molto diminuita e la pelle è liscia come seta. Laura Lucibello

10 maggio 2009

Lungamente attesi, 20 desperados spersi nel bosco di Manziana, mentre la guida si riposa sotto ad un albero, ascoltando il fruscio del vento. Quante ore, quanti giorni? E poi folletti mascherati con i fanghi sulfurei della Caldara. Letture di poesie e storie inventate sulla foresta. Picnic vicino alla fontane di acqua fresca. Salti del fosso con precipitazione nella melma. Lunghe attese osservando le cime degli alberi. Bambini avanti e indietro di corsa, assieme ad un cane. E poi le truppe sfilacciate ed abbandonate a se stesse che vagano alla spicciolata. Ritorno a Nepi, nella villa di Pian delle Rose, e canti con l’harmonium, cembali, tamburello, chitarra, flauto, lumini accesi, luna piena, fuoco che arde, cibo in abbondanza, tutta roba buona e vegetariana, eppure mancava qualcosa, o qualcuno, forse mancavi tu?

10 maggio 2009

I retroscena se ci sono appartengono alla fantasia, piccoli retroscena che hanno portato in superficie quello che c’era dentro. Quante cose, quante immagini, una grandiosa giornata piena di amore ed insegnamento e stasera si è concluso, eccomi reduce da un canto di alcune ore. Eravamo pochi solo 7 più un bambino addormentato ma la conclusione è stata degna del percorso sin’ora compiuto.

10 maggio 2009

….è stato tutto un divertimento…  Non sai quello che è successo alla caldara? Gli occhi lacrimanti, le fughe, gli smarrimenti? Mannaggia ti sei persa tutto il melodramma?  Non hai sentito risuonare nel cuore le mie risate divertite il mio stare nel ventre di vacca? Laura, Laura…. Volevo solo che mi raccontassi la storia! Sono appena tornato da Nepi, ho pranzato lì con Upa e Venu e gli altri dello staff, ho lavorato alla traduzione di Upadesha Saram con Simona, ora son qui ma forse tra un po’ ritorno lì.

11 maggio 2009

Finalmente ho concluso, con Simona, la correzione delle bozze dell’Upadesha Saram di Ramana Maharshi. Ecco un pensiero: “Se ci si chiede: da dove nasce questo io? Esso svanirà. Questa è l’indagine sul Sé” – Commento: poiché il sentimento “io sono il corpo” è illusorio, la finzione non potrà continuare in seguito ad un esame minuzioso. Il pensiero “io sono questo corpo di carne e sangue” è un filo sul quale scorrono tutti gli altri pensieri. Tuttavia se ci si rivolge all’interno (fissando l’attenzione sulla coscienza) indagando “qual è la vera natura di questo io?” tutti i pensieri (inclusa l’identificazione con l’io-pensiero) scompaiono e la conoscenza brillerà spontaneamente nell’incavo del Cuore in forma di “Io, Io,…” (coscienza ininterrotta del Sé).   Paolo D’Arpini

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