Lettera da Perugia coi ricordi di Aurora Bussi su Calcata e Poggio Bustone…

Ultimamemente la mia noiosa solitudine da singola è stata interrotta da graziose e profonde brevi poesie, in cui l’anima di un’abitante dell’Alto Lazio ha reso tranquilla la sua autrice, Gilda Bocconi, che scrivendo ha potuto dipingere il suo bel passato, presente, futuro ricordando appunto lontani e recenti attimi delle sue esperienze di vita. Così, da quando ho ricevuto questo libricino di poesie lo lascio volontariamente fuori posto che, nel corso delle mie attività quotidiane di casalinga, possa interrompermi un attimo, lo apro e mi immergo nelle parole sensibilmente avvicinate, anche se debbo finire di spazzare mezzo appartamento. E le poesie rilette così telegraficamente, qualcuna in cui affiorano i luoghi ove l’autrice vive, mi hanno ricordato, risentendola fievolmente, l’atmosfera e l’armonia di quei luoghi.

Certo fievolmente perchè laggiù vi andai più volte quando ragazzina spontaneamente assorbivo le sfumature più invisibili di qui paesi dai nomi un po’ buffi, come Calcata o Poggio Bustone. Quando cantavo, più di vent’anni fa in cui stonavo poco, in un coro gregoriano il cui direttore francescano era nato proprio a Poggio Bustone. Succedeva così che varie volte, in occasione di qualche festività o santo, arrivavamo noi ragazzine a cantare in latino. Grazie a queste esperienze potevamo gustare l’ospitalità e l’atmosfera, non solo quella religiosa in cui eravamo immersi, anche quella degli abitanti.

Ancora oggi mi succede, dopo tanti anni, che posso gustare questa atmosfera dell’Alto Lazio quando parlo o scrivo a Paolo D’Arpini oppure a Stefano Panzarasa. Son passati oltre vent’anni dalle mie frequentazioni con Calcata e Poggio Bustone e non ricordo più architetture o bellezze naturali di particolare spessore, però ricordo (possiedo) la profonda sensazione di aver visitato un luogo simile alla mia Umbria. Dove è ancora tangibile l’equilibrio armonico fra il corpo degli abitanti e l’anima che si esprime attraverso il rispetto e l’accoglienza, verso tutto e tutti, e verso lo spirito che tutto ha generato, per potersi al meglio rispecchiare.

Risentendo, riprovando, quelle belle esperienze mi sorge il timore di non poter lasciare in eredità ai miei figli una ricchezza così completa, giacchè ogni giorno veniamo informati di ciò che stiamo cancellando con una Prestige o con il comodo egoismo noncurante.

Aurora Bussi

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