Archivio della Categoria 'Testimonianze sul Circolo'

Calcata: “Dai Falisci al bioregionalismo…” Come fiorì l’idea bioregionale e dell’ecologia profonda al Circolo Vegetariano VV.TT. nella memoria di Stefano Panzarasa

Premessa. Sono stato  in dubbio se divulgare o meno questa testimonianza di Stefano Panzarasa, che sancisce l’inizio della pratica “bioregionale”  al Circolo VV.TT.  infine per  l’affermazione di una verità storica (della quale tra l’altro conservo numerose testimonianze ed articoli apparsi dai primi anni ’90) ho deciso  di pubblicare questo documento. Vorrei qui precisare che l’attuazione  dell’idea bioregionale o dell’ecologia profonda non sta nel ritirarsi in campagna, bensì nel vivere pienamente in sintonia, essendone parte integrante inscindibilmente connessa, con la vita che si manifesta nel luogo in cui si è, che sia una montagna, un’isola, una città od un ashram.. E’ anzi necessario che l’ecologia profonda sia vissuta soprattutto negli ambiti urbani in modo da riequilibrarli all’ambiente circostante. Su questa posizione insisto ancora oggi con costanza, inserendovi elementi di ecologia sociale ed anche politica.

Paolo D’Arpini

…………………  

Un giorno ho fatto felice Paolo  portandogli il primo numero di Bullettin (il giornalino del Circolo, di cui non aveva più copie) che lui mi aveva regalato alla fine degli anni ottanta del secolo scorso. 

A quei tempi lavoravo a Roma Radio Proletaria (ora Radio Città Aperta) dove conducevo una trasmissione sulla natura, Terre Protette, che parlava in particolar modo di delle attività ecocompatibili nei parchi e nelle riserve naturali. Quindi era doveroso andare a Calcata nel Parco Regionale della Valle del Treja, a conoscere e intervistare Paolo D’Arpini, visitare il Circolo Vegetariano VV.TT.  e avere notizie su tutte le molteplici attività che venivano già allora regolarmente proposte.

Quasi da subito con Paolo nacque una profonda amicizia basata su una reciproca stima e una visione comune su come era possibile vivere in un luogo in sintonia con il territorio e la natura. Come lui anch’io, se pur da meno tempo, avevo abbandonato la città per la campagna e allora come adesso, non era facile trovare persone con cui condividere questa scelta di vita. Quindi se pur vivendo un po’ lontano da Calcata, prima a Palombara Sabina e ora a Moricone (ambedue paesi situati alle falde dei Monti Lucretili a Nord Est di Roma), vi sono tornato spesso, tra l’altro, a presentare le mie attività artistiche e culturali come concerti di musica popolare e di musica
ecologista (una volta anche uno spettacolo in una grotta!), presentazioni della newsletter Gaia e di libri di poesie e sui parchi e attualmente anche seminari e stage di ceramica sul periodo neolitico definito la Civiltà della Grande Dea, periodo che rappresenta le nostre più profonde radici di popoli europei.
Insieme a tutto ciò negli ultimi anni con Paolo abbiamo condiviso un progetto ambizioso che è poi allo stesso tempo una filosofia e una pratica di vita. Si tratta del Bioregionalismo, anche definito Ecologia Profonda  o semplicemente l’arte di vivere in un luogo in armonia con la natura, con se stessi e gli altri viventi. La nostra è stata una evoluzione culturale e spirituale del tutto naturale visto che ciascuno a casa sua queste cose le praticava già. Ma dietro il bioregionalismo si è aperta una rete di contatti con persone che in tutta Italia e addirittura in tutto il pianeta aderiscono a questa visione. Questa rete di contatti è in seguito divenuta la Rete Bioregionale Italiana e insieme a Paolo e altre persone della Rete abbiamo pubblicato il libro La Terra Racconta sul bioregionalismo e la realizzazione delle mappe locali come metodo per prendere coscienza del luogo dove ciascuno di noi vive.

E allora ecco la riscoperta della Tuscia come area omogenea dal punto di vista naturalistico, storico, culturale, economico, una vera e propria “bioregione antesignana”. Ecco allora i tanti incontri organizzati da Paolo condivisi localmente e non solo, da tantissime persone, per dare dignità a questa proposta anche politica in relazione ad un riordino amministrativo della regione Lazio e regioni limitrofe e allo svincolo dalla sudditanza economica e culturale dalla grande città di Roma.
Le antiche tribù falische che tremila anni fa popolavano questi splendidi luoghi sapevano benissimo integrarsi con il loro territorio, le loro divinità erano benevole e legate alla terra e alle acque, poi tanti secoli di dominio patriarcale sulla società umana e sulla natura hanno quasi fatto dimenticare una certa evoluzione culturale e spirituale  di una società paritaria, democratica e ecologica ante litteram che però non è mai del tutto scomparsa e regolarmente riaffiora nel tempo e nei nostri sogni, miti e archetipi…

Ma questa è un ancora un’altra riflessione che attualmente stiamo facendo con Paolo e altri amici del Circolo Vegetariano VV.TT.
Stefano Panzarasa

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Inadeguatezza e potenza della nonviolenza, del vegetarismo e della spiritualità laica … secondo Bettina Corke, Edoardo Torricella, Marinella Correggia, Laura Lucibello … ed altri

Ieri 2 ottobre 2009 abbiamo iniziato la saga dell’ecologia profonda, dell’alimentazione naturale e della spiritualità senza frontiere…

In occasione della giornata mondiale della nonviolenza e della ricorrenza della nascita di Gandhi è sembrato normale iniziare la manifestazione con la proiezione del documentario di Bettina Corke sul Mahatma. Massimamente composto da spezzoni originali il film ha trasmesso una forte emozione ai tutti i presenti, inoltre il collegamento fatto con Nelson Mandela e la sua lotta contro la segregazione razziale in sud Africa è stato un proficuo legame…

Molto bello anche il canto dell’OM  corale  proposto da Alex Raccis e la danza indiana di Rossella Lozzi, due cose che ci hanno trasmesso la  vitalità spirituale dell’India e del suo mondo magico,  dei suoi colori e suoni.

Il discorso fatto da Marinella Correggia, toccando i temi attuali dell’ecologia, della lotta dei contadini indiani contro le multinazionali agricole e gli OGM, il problema della siccità e dell’inquinamento, del riscaldamento globale e di come le grandi potenze dovranno affrontare questi problemi per mantenere la vita sul pianeta ha riportato -come suol  dirsi- la platea “con i piedi per terra”. Ed è giusto che sia stato così.

Edoardo Torricella ha ricordato la sua esperienza di vegetariano dall’età di 18 anni e la sua coerenza sino ad oggi che ne ha 74, le sue esperienze cinematografiche e teatrali e di come veniva considerato il vegetarismo nei primi anni ‘50 allorché i vegetariani in Italia potevano essere contati su due mani…. Egli ha ricordato la regola francescana e la figura di Tolstoi, vegetariano e non violento antesignano al quale lo stesso Gandhi si ispirò.

Insomma la giornata è stata molto densa e piena di buone vibrazioni, bellissima anche l’atmosfera nell’arancera della serra di San Sisto, in cui sembrava di stare dentro ad un tempio della natura, con le sue alte navate ed il sole brillante che entrava dalle vetrate… la temperatura era “indiana” ma non spiacevole, si  stava bene in camiciola sino a sera. 

Per finire il canto  di mantra indiani cantati dal gruppo Vedic, al suono dell’harmonium a soffietto, del mrdanga e dei cembali e poi un buon dolce vegetariano come “prasad”,  offerta rituale di cibo consacrato 

Mentre smontavamo gli allestimenti e portavamo via le sedie, in attesa di rimontare tutto il 4 ottobre per la giornata finale dedicata a San Francesco d’Assisi, un gentile pianista ci ha accompagnato con una sottile   melodia suonata al pianoforte che sta lì in mezzo alla serra, un oggetto strano… ma che dava ancor di più il senso di sacralità laica al luogo.

Ringrazio il Comune di Roma  e l’assessorato alla cultura e quello per l’ambiente per l’ospitalità e l’assistenza.

Paolo D’Arpini

 

Alcuni commenti raccolti al volo:

“…grazie ancora per l’invito, avete colorato di rosa la mia giornata e quella di tutti i presenti! Mi dispiace solo di essere arrivata in ritardo e di non poter essere rimasta fino alla fine….. Complimenti a te, ma anche tanti a Laura Lucibello!”

“..ancora una volta il senso di magia e di presenza ha riempito la sala che all’inizio sembrava vuota… grazie!”

“..sia pur con tutte le difficoltà dell’ultima ora e la fatica per raggiungervi ho respirato un’aria e bevuto un acqua fresca che il mio spirito desiderava..”

  Ed ora un pensiero di Nelson Mandela:

“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è di essere potenti ogni oltre limite.

E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ci domandiamo ” chi sono io per essere brillante , pieno di talento, favoloso? ” In realtà, chi sei tu per NON esserlo?

Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo.

Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi…..

E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”. 

Nelson Mandela

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Calcata – Pulci, zecche, cani, gatti, cristiani, cinesi, musulmani… approcci diversi per gli stessi animali ed umani.. e due grappoletti di uva fragola

Canossa, chi la conosce la evita…

Ma come posso fare a meno di avventurarmi ogni mattina verso la stessa meta? Il supplizio di Tantalo,  che comprendeva il rotolamento di pietre in salita ed in discesa ab aeternum, assomiglia molto alla mia quotidiana salita a Canossa, verso il paese nuovo di Calcata e ritorno.

Sempre il “pellegrinaggio/supplizio” inizia dai secchioni dei rifiuti urbani, per via della mia necessità di procurarmi qualche avanzo per nutrire la maiala che mi hanno affidato tanti anni fa. La maiala campa a lungo, ormai da anni,  ed io debbo rovistare al suo posto per trovare quei chili di cibo necessario al suo sostentamento. I secchioni sono sempre pieni di rimasugli, ma praticamente nessuno fa la selezione organica, le immondizie sono tutte mescolate, i paesani se ne fregano della  mia maiala come se ne fregano di tutto il resto. Basta che la domenica ci siano quei due o trecento turisti che contribuiscono a creare ricchezza aggiunta (leggasi rifiuti) e che portano denaro sufficiente al mantenimento del “teatrino Calcata”.

Vengono da Roma, operatori e fruitori: i ristoratori festeggiano, i baretti giubilano, gli affittacamere gioiscono, i bottegai si fregano le mani, i bancarellari ridono e ghignano, le associazioni “culturali” culturano, i turisti sognano di aver trovato il paese di Bengodi mentre le immondizie a spese dei cittadini residenti  aumentano…

Ma nessuno pensa di selezionare un sacchetto di cibo per la mia maiala che tutti qui sanno esistere ma a  chi importa….? D’Altronde è colpa mia, che tengo a fare una maiala? Meglio farne salsicce ed unirsi al coro dei mungitori delle vacche grasse….

Da qualche saccone di plastica gettato per terra, vicino ai contenitori RSU, vedo occhieggiare qualche capatura di melanzana ed un tozzo di pane, i cani ed i gatti randagi ed i topi queste cose le disdegnano, mangiano solo “delicattessen“.  Con nonchalance raccolgo qualcosa, poi salendo su Via Cadorna, implemento con qualche fico, un po’ d’erba e 2 mele cotogne trovate per terra, il che aggiunto al piccolo sacchettino dei resti della mia cucina fanno sempre un pranzetto decente per la mia maialina…

Stamattina al baretto sotto al comune  c’è gran fermento, capannelli di donne e di amministratori sciolti che girano, vigili urbani vigilanti, avventori dell’ultima ora ed operatori sociali part time. Ma non mi sembra che la giornata sia diversa dalle solite, in effetti è solo un po’ più tardi del solito ed evidentemente tutta questa gente a quest’ora sta sempre lì… La signora del baretto appena mi vede ammicca al marito e dice… “eccolo..!” e subito dopo mi fa  segno che deve dirmi qualcosa e di appartarmi di lato. Lì per lì penso che mi deve rimproverare per qualcosa… sapete come è, come nella storia cinese “quando torni a casa picchia tua moglie, tu non  sai il perché ma lei sì…”.

Invece mi fa sottovoce “…è venuto un tuo amico, un certo Luigi di Barbarano” (nomi di fantasia) e mostrandomi un foglietto di carta mi dice “ecco ti ha lasciato 10 cappuccini pagati, che vuoi fare, vuoi i soldi o li consumi pian piano?” – “no, no -faccio io-  me li bevo tutti pian piano, tu tieni i conti…”. E così stamattina ho fatto la prima colazione aggratise e mi sono un po’ riconciliato con la vita….

Già che ieri mi ero ripromesso di scrivere un articolo sulla situazione igienica di Calcata, igienica in tutti i sensi, sia morale che fisica, ma ora mi sento più leggero… in fondo che importanza ha? Non possiamo farci nulla. Gli sderenati imperversano con il favore amministrativo, le pulci e le zecche vivono la loro stagione, i cani randagi figliano -a proposito ho letto sullo stesso giornale che i cani hanno azzannato l’ennesima vittima, contemporaneamente a due pagine sane  con foto di cani da adottare-  i gatti si fanno più arditi, i cinghiali caucasici avanzano fino alle prime case… Beh… a loro ci avrebbe pensato il buon assessore Mario Trapè di Viterbo che ha anticipato la caccia ma questi cinghiali sono salvi in quanto prolificano impunemente nell’area protetta della valle del Treja, facendosi largo fra orti e forre… chi li ammazza?

Ricordo… quando ero in Africa… i cinghiali ed i maiali avevano la funzione di spazzini, lì c’erano delle toilettes sopraelevate con accesso aperto dal sotto e mentre si defecava spesso si sentiva il grugnire contento dei facoceri al pasto… Per questo è proibito dalla religione musulmana ed ebrea cibarsi di questi animali “impuri”, ma  simili all’uomo.  In India anche i cani hanno più o meno la stessa funzione e i fuori casta vengono chiamati “mleccha”, che è un termine molto dispregiativo, che sta a significare “mangiatore di cani e di maiali”. Invece in Cina, che è  più a nord, si mangiano con gusto gli uni e gli altri e pure i gatti ed i topi… tanto che differenza fa? Ed è pure giusto, infatti, che differenza fa?

Solo in occidente  si è creata una sperequazione fra cani e capre fra gatti e mucche. Cani e gatti vengono  coccolati e nutriti con l’uccisione di capre, polli, mucche, conigli, etc.   In Italia si calcola che vi siano almeno 30 milioni di cani (più quelli randagi che saranno altrettanti).. il momento che non verranno più nutriti dall’uomo diventeranno il primo nemico naturale della nostra specie, che non temono, ed infatti già lo vediamo con le continue aggressioni giornaliere subite qui e lì da vari umani. Ma andiamo avanti, la civiltà dei consumi e dell’ipocrisia lo impone, l’Italia è una nazione che ama gli animali (ovvero i cani) è una nazione “cinofila” che chissà perché assomiglia molto a “pedofila”…

Mentre rientravo da Canossa verso Sodoma e Gomorra, ho incontrato mio figlio Felix, aveva una insalatiera piena di succosa uva fragola nera… “l’ho trovata qui nell’orto dove prima stava la vecchia sede del Circolo… avevano tagliato la pianta perché dava fastidio.. ma è ricresciuta per conto suo strisciando per terra… guarda che bei grappoletti ha fatto?”

E me ne ha dati un paio.            

Paolo D’Arpini

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Calcata: Trasmutazione del servizio accoglienza del Circolo Vegetariano VV.TT. da “ristorante” a “ristorando”…

L’amico Tonino Bianconi è venuto a trovarmi a Calcata, ci siamo seduti sui gradini della chiesa del paese vecchio raccontandoci un po’ di storie e di avventure. Lui è un crudista convinto e segue la via spirituale degli Esseni, che vivevano in povertà nel deserto ed erano  contadini e crudisti vegetariani, il miracolo della loro sopravvivenza è ancora una meraviglia per la scienza. Come facevano a coltivare nel deserto e come potevano vivere senza né proprietà né commerci? In effetti gli esseni furono la prima comunità comunista della storia, nei loro villaggi tutto era messo in comune,  il lavoro ed i frutti della terra. Essi erano completamente autosufficienti e praticavano una religione in cui la fratellanza era la principale caratteristica. Si dice che Gesù stesso fosse un esseno e che in realtà il cristianesimo prese origine da questa setta, che dagli ebrei era considerata eretica.  Tonino ha presentato tempo fa al Circolo il libro “Il vangelo esseno della pace” di cui egli  scrisse l’introduzione.  Il testo è un compendio degli insegnamenti contenuti nei “rotoli del Mar Morto”, rinvenuti negli anni ’50   in alcune grotte della Palestina. E che sono anteriori alla nascita di Cristo pur contenendo parecchi dei  detti poi a lui attribuiti.

Il discorso così fatto proprio sui gradini della chiesa di Calcata ci ha riportato indietro nel tempo, in una dimensione in cui i templi erano la terra, l’aria, l’acqua ed il cielo  e la comunità  degli uomini.. e non chiese o palazzi.  Dopo un po’ si è unita a anoi anche una amica psicologa di Campagnano, Rosalia Scorpiniti, con un gelato in mano per me ed un sorriso sulle labbra per la contentezza di avermi trovato. Infatti mi stava telefonando  da diversi giorni senza potermi rintracciare e finalmente il suo intuito le aveva detto di salire sin lassù ed eccoci qui assieme. 

Il discorso stando in tre ha preso una piega leggermente diversa abbiamo iniziato a parlare della spiritualità ecologica nei nostri giorni, e sul come attuarla senza perdere di vista le necessità sociali e la vita nel mondo. Discorso molto saggio in verità, poiché in questo momento c’è bisogno di tutta la forza  ed il coraggio  per uscire fuori dall’impasse del materialismo consumista e dalla forsennata distruzione della vita sul pianeta.  Fatalità volle che parlassimo anche del nostro passato, infatti sia Tonino che Rosalia conoscono il Circolo da almeno una ventina d’anni,  di come il nostro servizio mensa fosse stato antesignano per la causa dell’ecologia alimentare e della condivisione sociale.

Sui tavolacci del Circolo si mangiava come in una comunità, tutti assieme amichevolmente e su piatti semplici di coccio, un po’ come si vede  nei dipinti delle taverne di Bruegel o Bosh in cui si  stavano gruppi di avventori seduti a mangiar zuppa e pane nero. 

Ora non riceviamo più alcun avventore, dissi io agli amici  che mi guardavano sorridenti,  ora aspettiamo che le persone che vogliono mangiare con me  vengano a trovarmi portando qualcosa di cucinato da loro stessi. Poi essi stessi apparecchiano e servono e lavano i piatti…. Io mi limito a coordinare il tutto dando indicazioni su dove trovare le stoviglie etc. oppure raccogliendo lì per lì qualche erbetta fresca per preparare un’insalatina selvatica.  Certo le persone che ora giungono al Circolo sono pochissime, rispetto alle  migliaia che vennero in passato, forse una o due a settimana non di più… ma almeno la condivisione è più forte e sentita e non c’è l’aspettativa del servizio come in un ristorante  bensì il senso di fratellanza la comunione spirituale e l’intimità di una comune.

Tonino mi ha allora detto: “Insomma da ristorante sei diventato un “ristorando..” (uno che deve essere ristorato) ora le persone vengono a ristorare  te e non solo a ristorare se stesse, e così  ognuno è sicuro di essere soddisfatto visto che il cibo se lo cucinano da soli e non possono perciò lamentarsi della qualità.. anzi, sai una cosa, dovresti aprire un sito internet  per divulgare questa nuova forma di comunità sociale ed umana”.

Ed io: “Guarda che già  sta scritto tutto nel nostro sito… ed ancora non ci hanno copiato, appena se ne accorgono vedrai che lanceranno la nuova moda del Ristorando, in cui ognuno porta qualcosa..”

Paolo D’Arpini

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Dal circolo vegetariano di Calcata ecco a voi l’ennesimo comunicato… – Articoli su articoli… ma chi li legge ed in cosa risultano? Analisi sulla comunicazione mistificata nell’era di internet

Il 27 settembre 2009 è arrivata al Circolo la ragazza Diana, giunta apposta da Milano per conoscere me e la realtà del Circolo e di Calcata. La “colpa” di tanto interesse è ancora una volta la mole di leggende sorte sul luogo  e raccontate  sui vari siti  e su alcuni libri (non ultimo quello di Malatempora sulle Comuni, Comunità, Ecovillaggi d’Italia).  “Gutta cavat lapidem” dice l’adagio antico ed è verissimo…  giorno dopo giorno, anno dopo anno, a forza di scrivere su e da Calcata ormai la fama del luogo è insopprimibile… e che fama!  La prima cosa che Diana mi ha detto appena arrivata è stata: “Ma lo sai che l’autista dell’autobus appena ha saputo che venivo qui mi ha detto  -Ah vai a farti le canne a Calcata…-“. Insomma la diceria del paese alternativo colpisce ancora, le masse metropolitane credono che questo sia il luogo dell’amore libero e delle canne…

Com’è stato travisato e fuorviato il messaggio trascritto in migliaia di articoli… Che in essi  si parli di amore libero e di libertà espressiva  ed antiproibizionista è anche vero… ma andate un po’ a leggere il reale significato di queste parole nei numerosi testi da me inseriti  nel sito del Circolo, oppure riscoprite tutte le storie raccontate sui giornali dal 1978 ad  oggi sulla “verità” di questa libertà espressiva.  Si tratta di esperimenti in cui la licenza è totalmente assente… ma ciò non ostante diversi sderenati sono venuti qui, hanno occupato lo spazio e si sono esibiti nei loro vizi approfittando della discrezione a loro concessa….  Ed alla fine cosa resta… invece del messaggio  liberatorio dai condizionamenti  ecco che l’immaginifico su Calcata è macchiato da indesiderati condizionamenti.

La società della licenza e della stupidità cerca un suo sfogo e dove trova spazio libero fa diventare  la cultura “pettegolezzo” e il costume “pornografia”… e non solo  a Calcata… mi pare che  questo avvenga in tutto il mondo, tanto è il vuoto intellettuale lasciato dopo vent’anni di televisione e di internet…..  Eppure  continuo a scrivere e pure ad usare internet, che posso farci… sono malato di comunicazione.

Sicuramente la vecchia penna procurava meno guai, l’unico inconveniente essendo la fine  dell’inchiostro. Ricordo ancora come da bambino scrivessi con una penna di legno, intingendo il pennino dentro un calamaio, le dita sempre sporche d’inchiostro e spesso anche il foglio.

Poi cominciò il momento della penna stilografica anche questa però perdeva inchiostro da vari punti (dal pennino e dalle giunture), giunse la bic, la biro, ma anche con questa bisognava stare attenti al defluire dell’ inchiostro dal fondo e  dalla punta. Quando le penne iniziarono a scrivere senza perdere inchiostro avevo già finito di andare a scuola. Insomma pare che in ogni epoca la comunicazione abbia avuto i suoi problemi e questa corrente ha  le disinformazioni telematiche, lo spam ed i virus…

 Sembra che tutto sia lì lì in procinto di concludersi eppure manca sempre uno per far trentuno…. Manca sempre 1 o lo zero per arrivare a dieci….
Il mio numero d’ordine è il 9, l’ho scoperto nel 1950/51 in prima elementare allorché avendo imparato a memoria la lezione di religione, chiedevo di essere interrogato per prendere un bel 10, la cosa non funzionò giacché mi impappinai su una parola e presi 9. Ritornai al banco e  ripassai la lezione bene bene, ripetei a mente tutto e chiesi ancora di essere interrogato. Che disdetta, ancora una volta  mi impappinai e mi fu confermato il 9 di prima. Volli ancora riprovarci dopo aver ulteriormente ripassato il testo, sicuro stavolta di farcela, ma la maestra mi disse che non mi avrebbe più interrogato e mi lasciò il 9, con mio grande disappunto e frustrazione. 

Poi ancora sempre verso quegli anni venne a trovarci un giorno  mio zio Fausto, che distribuì a ciascun bambino, le mie sorelle e cuginetti ebbero 10 caramelle. Purtroppo quando venne il mio turno erano rimaste solo 9 caramelle e quelle ebbi da mio zio. le mie proteste servirono a poco egli  mi disse “le caramelle rimaste son queste e queste ti toccano”. Ricordo che quella volta ero proprio arrabbiato, scesi giù nel giardino condominiale e regalai tutte  le caramelle (meno una che mangiai subito…) ai bambini che  stavano lì, con loro grande gioia 

Ed ancora accadde qualcosa di simile quando andai per la prima volta in India, mi trovavo all’ashram di Muktananda, in uno stato di pieno zelo, in quei mesi sentivo la
forte presenza della Grazia del Guru, stavo vivendo momenti di grande enfasi spirituale. Avevo messo ‘in naftalina’ ogni altro desiderio dedicando tutte le mie attenzioni alla pratica spirituale. Un giorno fui preso da un ‘raptus’ di golosità ed acquistai al ‘chaishop’ (negozietto del tè) 10 monete di menta bianca, ne misi in bocca  subito una, con grande avidità, poi mi diressi verso la porta dell’ashram, appena entrato vidi Baba seduto lì all’ingresso ed improvvisamente mi ricordai della mia lotta per il 10. Una mentina era nella mia bocca, le altre 9 nella mia mano. Mi avvicinai al Guru pensando “fammi vedere tu che son 10”  e tesi la mano verso di lui, Baba aprì la sua e prese nel palmo le mentine, sorrideva, io mi girai di scatto e mi allontanai senza più voltarmi indietro né aspettare un’ipotetica risposta….

Insomma pare proprio che il 9 sia il mio numero, tra l’altro è anche il numero d’ordine  della Scimmia che dice: “Io sono l’esperta viaggiatrice del labirinto, il genio dell’alacrità, la maga dell’impossibile. Il mio cuore è colmo di potenti magie e sa gettare cento incantesimi. Io esisto per il mio piacere. Io sono la scimmia”.  Muktananda era nato scimmia di terra del 1908 ed io son nato scimmia di legno del 1944. 
Intanto nella memoria continuo a sfogliare pagine e pagine sulle iniziative del Circolo, come la festa del grande cocomero o l’ostello per animali erbivori o l’ampliamento del parco del Treja o l’istituzione dell’anagrafe canina o proposte sull’energia rinnovabile o gli scavi archeologici dell’agro falisco o l’alimentazione vegetariana o l’arte e la cultura locale ed internazionale o problemi d’inquinamento da traffico od analisi sociologiche su Calcata o storie sulla montagna sacra del Soratte o sul come dipingere annusando o sulla salvaguardia degli antichi mestieri o sulla
filosofia dell’uomo e sulla spiritualità laica…. Insomma su tutti quegli argomenti che sono riuscito a trasmettere, con fantasia e caparbietà su quasi tutti i giornali d’Italia, sulle agenzie di stampa, sulle reti televisive e radiofoniche… e qui su internet. Eppure cosa è rimasto? “Ah, Calcata… quel posto dell’amore libero e delle canne…

Paolo D’Arpini

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