Archivio della Categoria 'Poems and Reflections'

L’inganno del credere. Non c’è vita in perenne apnea!

L'inganno del credere...

Qual’è la differenza fra il restare assorbiti nella quiete della coscienza indifferenziata, rispondendo agli stimoli della vita con spontaneità e leggerezza, e l’affermazione spasmodica basata sull’assunzione di concetti ideologici che ci fanno da gabbia comportamentale?

Un uomo studia libri su libri, ascolta e tiene grandi discorsi, cerca seguaci e diventa egli stesso seguace, inizia insomma a “credere” in un sistema, in un vantaggio, egli imposta ogni sua azione nel rispetto di uno schema sul quale erige una struttura idealistica, con essa ritiene di poter “istruire” gli altri e di poter esprimere “la verità”. Ma come è possibile che la verità sia statica, una cosa prestampata ed immobile, un rigido ideale? Essa può esser “vera” solo se è vera nel fluire continuo della vita, assestandosi ed adeguandosi alle circostanze correnti, essa non sclerotizza gli eventi, non impone restrizioni, essa respira con tutto ciò che esiste.

Basarsi su un credo (in positivo od in negativo) per raccontare la verità è voler dare alle parole un valore che non hanno…

Ed in buona sostanza come nasce la parola?

Il linguaggio attraverso il quale osiamo affermare “questa è la verità” è molto lontano dalla pura coscienza. Infatti all’inizio esiste una consapevolezza astratta, una coscienza intelligente e non qualificata, da questa sorge il senso dell’io, l’ego, il quale a sua volta dà origine ai pensieri, ai concetti, ed infine questi diventano parole e scrittura. Quindi il linguaggio è di molto successivo alla conoscenza.

Come è possibile che attraverso la parola si possa esprimere la verità, cos’è questo se non cieca arroganza?

Quando noi dichiariamo “questa è la verità” è come se dicessimo “il cristianesimo è mejio, l’islam è mejio, l’ateismo è mejio, il fascismo è mejio, anzi no, è mejio il comunismo..” e contrario per contrario tutto ciò in cui crediamo “è sempre mejio!”.

Se usiamo adesso un po’ di discernimento, non possiamo far a meno di osservare che ognuna di queste verità appartiene all’io, è solo ciò in cui crediamo, ma può esser definita verità una verità che è solo individuale? Una verità che può essere descritta?

C’è un antico detto taoista che dice: “Il Tao che può esser detto non è il Tao”.

E Ramana Maharshi, un saggio dell’India, disse: “..la verità è nel profondo silenzio del nostro cuore…”.

Purtroppo alcune persone sbandierano la loro verità ai quattro venti, pretendono di averla trovata in fantastiche proiezioni della psiche, nelle curiosità di varie religioni, negli inferni e paradisi, nella reincarnazione e nel materialismo ateo, perché essi amano il mistero e non la verità…. Ed in verità a che servono queste “verità” fasulle, ignorando la vita del giorno per giorno, del qui ed ora, se non per speculare sull’immaginario del credere? Nel credere restiamo in perenne apnea….

Per sperimentare la verità di vita basta stare nella spontaneità del respiro… senza decidere in anticipo quando inspirare e quando espirare….

Paolo D’Arpini

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Vita da montanari e Fiori di settembre – Prose poetiche di Stefano Andreoli e Teodoro Margarita

vita in montagna

Vita in montagna, che noia…

Qui in montagna la vita è dura. Durissima. E’ il sole a tirarti giù dal letto e sempre lui a rimboccarti le lenzuola a fine giornata. Qua si accende il camino ad agosto e la terra è così dura che piega la zappa e ti rosicchia la schiena. Dopo una settimana vengono dei calli alle mani su cui puoi spegnerti le sigarette. Qui i marmocchi nascono già con due dita di pelo sulla pancia. Non c’è nessuno che può portarti la pizza a casa, non ci sono McDonald’s in cui ammazzare qualche anno di vita, non ci sono quei supermercati così grandi in cui ci metti mezzora per scegliere un dentifricio del cazzo. E la gente… uh, i montanari sono degli avvinazzati cronici che tra bestemmie e scatarrate, ti parlerebbero tutto il santo giorno rigorosamente in un dialetto strettissimo, di trattori, di legna, di clima, di funghi e di un bel paio di tette. Al posto dei santini nel portafoglio hanno le carte da briscola. Qui ci si nutre solo di tigelle, gnocco fritto e ciccioli. Trovi lo strutto anche nella verdura oramai. Nonostante la giornata più nera, tutto si puo’ risolvere in una serata all’unica osteria del paese. Ovvio che da qui non si vede l’ora di scappare appena finita la scuola.
Però basta aprire la finestra e trovare un’alba che fa sanguinare le cime dei monti e che ti ricorda quanto sia importante la libertà. Si acquistano solo prodotti locali da vecchie massaie perfezioniste o da panzoni dall’aria bonaria, facendo a gara per trovare il formaggio più gustoso, la farina più buona, la gamba di porco più saporita. Sopravvive chi riesce ad autoprodursi di più, il resto è solidarietà tra vicini e rinunce. Perchè la montagna screma il superfluo. Quello che non serve, resta in città. Le persone sono grossolanamente genuine e cristalline come innocenti bambini rinchiusi nei loro box, saggi amareggiati dal tempo in grado di parlare solo con le mani e con lo sguardo. Basta uscire di casa e scoprire sentieri lunghi come autostrade pronti a portarti più vicino a te stesso. Di notte c’è un silenzio divinamente spaventoso, interrotto solo dai grilli e dal luccichio delle stelle che ritornano a mostrarsi dopo tanto tempo che erano rimaste nascoste. Qui bisogna cavarsela, bisogna inventarsi… questa austerità obbliga a ripiegarsi in se stessi fino a ritrovare quell’umanità che il chiasso delle città aveva fatto smarrire. Qui si vive grazie alla nostalgia. Nella penuria, nella fatica e nella solitudine, il cibo e la vita a volte riacquistano il loro sacro valore.

Stefano Andreoli

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Fiori settembrini

Fiori di settembre

Sono abbondanti, piccoli e lilla, sono i settembrini, sono piccoli astri, non profumano tanto ma sono infiniti. Le api accorrono in tante a suggere il miele ed io sono felice di averli riprodotti un po’ dappertutto qui a Cranno. Se ne volete ve ne dono volentieri. Basta prelevare un ciuffo con le radici e spostarli dove volete, attecchiscono facilmente e diventano infestanti. Utilmente infestanti, se disponete di una scarpata da coprire e non volete più perdere tempo a decespugliare, i settembrini con la loro massa vi risparmiano il lavoro ed accolgono, cosa utilissima, moltitudini di api da poter nutrire, e farfalle a frotte, questi umili fiorellini si prestano a risolvere tante cose. E poi, avete visto nel mio album fotografico, grazie alla paziente Loredana che ha fotografato tutto, seguendomi passo passo, amorevolmente, documentato tutto, come son belli. Sono fiori di settembre, accanto, quelli che a me piacciono di più, anemoni, cosmos, cosmee, le superbe tithonie, i tagete dai colori caldi, fioriscono altri ma sono i settembrini i più numerosi.
Segno di queste settimane di luce, un settembre mite che ci ha donato giornate di sole. Un settembre che si farà ricordare, questo del 2014, a me ha recato l’amore, a voi? E settembre mi ha recato questa messe di fiori. fiori che sono disposto a condividere. Semi, per quelli annuali e biennali, direttamente dei cespi, per i settembrini, se venite a trovarmi. Buona fine mese, grazie ai molti che hanno espresso il loro gradimento e non solamente in queste pagine. A presto, con le mele di ottobre.

Teodoro Margarita

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24 settembre 1959: “No, il forcipe.. no…!” – E nacque Caterina

Vita senza Tempo

Non so perché ma già da domenica 21 settembre Gmail mi faceva gli auguri di buon compleanno. Infatti il mio compleanno non è quel giorno, tra l’altro sarei della Vergine in questo caso, invece sono nata il 24 settembre 1959, nella Bilancia e felice di esserlo (o Cane, per l’oroscopo cinese). Quindi festeggerò mercoledì 24 al mercatino della Bifolca, a Vignola. Un po’ in sordina, nessuno o quasi sa che è il mio compleanno, credo che porterò una bottiglia di spumante da stappare a fine mercatino, quando ormai tutti saranno satolli e già un po’ “bevuti” grazie al banchetto delle cambusiere. Veramente, per caso, mi è capitato di dirlo a qualche amico (Jalsha, Claudia, Raffaella, Simonetta), ma chissà se si ricorderanno e se potranno venire.

Quando ancora si pensava che Paolo sarebbe stato su con me avevamo programmato di andare entrambi e di approfittare per presentare il nostro libro “Vita senza Tempo”, edito da Viverealtrimenti, che raccoglie diverse lettere che ci siamo scambiati nel primo anno, da metà 2009 a metà 2010 circa, una parte sono di quando ancora non c’eravamo incontrati ed una parte successiva all’incontro.
Ne ho rilette alcune poche sere fa e mi sono sembrate ANCORA belle e piene di sentimenti; Amore per gli altri, per Paolo, per me, per la Natura, la Vita.
Ma, dato che Paolo è a Treia, ho pensato di non fare io da sola la presentazione, ma di andare là semplicemente con quel libro ed altri e fare un piccolo banchetto, ospite anch’io del mercatino. Se qualcuno mi chiederà qualcosa, sarò ben felice di raccontare, come è già successo mercoledì scorso con Agnese. Ed ora un brano tratto dal libro, quello del 24 settembre 2009, giorno del mio 50esimo compleanno!

24/09/09
Caro Paolo, bella giornata oggi, complice anche il sole e i tuoi auguri mattinieri.
Sono stata a visitare un utente per me nuovo. Il posto era bellissimo ed è stato anche un po‟ difficoltoso raggiungerlo, in cima ad una collina, con una strada sterrata che era tutta una buca e lì vitelli, vacche, manze, cavalli, maiali (ma di questi si sentivano solo i grugniti), galli e galline, un cane border collie che mi ha accolto festosamente e che io, con piacere ho ricambiato con carezze. Ero tentata di dire al figlio del proprietario che mi ha ricevuto se per caso non avessero bisogno di una custode. Abbiamo avuto uno scambio di informazioni e opinioni su varie cose inerenti l’allevamento delle vacche da latte. Questi sono i momenti in cui apprezzo e sono felice del mio lavoro. ……………
Ieri, tra le altre cose, un’amica mi ha raccontato la “storia” di una sciarpa rossa. Quando noi siamo “attenti” cogliamo cose che altrimenti ci sfuggirebbero. Se siamo aperti e ben disposti nei confronti degli altri cogliamo sorrisi, saluti e fiori e bei colori. Se usciamo di casa tristi o peggio ancora incazzati, vedremo solo la sporcizia ed il “brutture” di cui comunque il mondo è pieno, non guarderemo in faccia nessuno o se lo guarderemo vedremo solo visi tristi e indifferenti. Se diamo appuntamento in una grande piazza ad un‟amica che non vediamo da trent‟anni e che temiamo di non riconoscere e lei ci dice: «indosserò una sciarpa rossa», al momento dell‟appuntamento vedremo tante sciarpe rosse. Mi aveva mandato gli auguri scrivendomi: «per i primi 50 anni hai lavorato la tua terra, d‟ora in avanti raccoglierai solo fiori»…ed è quello che sto facendo.

Buon compleanno a me!

Caterina Regazzi

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Nota integrativa:

Sono nata il 24 settembre. Mia madre, Gina, diceva che sono nata alle 7 e mezza di mattina, ma, come giustamente mi faceva notare Paolo, il parto non avviene in un attimo, ma dura un certo numero di ore, di più o di meno e la stessa nascita dura diversi minuti.
Sempre mia madre raccontava che il suo era stato un travaglio lungo e laborioso, tanto che chi l’assisteva ad un certo punto paventò l’ipotesi di ricorrere al forcipe e lei, fiera e battagliera, avendo assistito, durante il suo lavoro di infermiera, occasionalmente in sala parto, all’uso di questo strumento si ribellò, gridando: “Nooooo!!!! Il forcipe, no! Piuttosto fatemi il cesareo!”.
Chissà, forse aveva visto quei bambini, estratti a forza dal canale del parto, con la loro testolina un po’ schiacciata e non voleva che mi succedesse altrettanto.
Mia madre era una che all’estetica ci guardava molto e non so come avrebbe sopportato una figlia neonata con la testa a pera (commento mio acido, in realtà la mia povera, cara mammma era preoccupata delle possibili conseguenze neurologiche).
Comunque, anche senza forcipe, visto che alla fine, grazie anche alle incitazioni dell’ostetrica è riuscita a farmi uscire per la via naturale, avevo la faccia cianotica e la testa allungata.
Non ero certo una bellezza, ma ero una femmina, e di questo credo proprio che fosse felice: le femmine si prendono cura dei genitori anziani e lei così aveva intenzione di fare e così ha fatto con sua madre (ma in cambio ed in anticipo, mia nonna ha fatto per lei per 10 anni, fino a che non se ne è andata, e lo ha fatto in fretta – un mese appena con un’influenza che ne portò via tanti quell’anno – la cuoca e la baby sitter ed anche di più).
Come tanti neonati forse per qualche secondo non ho pianto e non ho neanche respirato. Devi sentire prima l’ossigeno che cala nel sangue, quell’ossigeno che fino a un minuto prima ti arrivava attraverso il cordone ombelicale che ora è stato tagliato (che bello che deve essere ora nascere, non te lo tagliano subito ma ti mettono sulla pancia di tua madre con ancora il cordone attaccato, siete due, ma siete UNO, neanche tu Viola quella fortuna lì, ma io ci ho provato).
Quindi è arrivata la sculacciata a testa in giù, di prassi allora in questi casi. Capivi subito che la vita poteva anche essere dura……… e allora si che ho pianto.
Mio padre, Fausto, appena mi ha vista ha esclamato : “Che brutta!”
Mio padre e mia madre dopo avermi raccontato diverse volte questo momento non proprio entusiasmante della mia vita, mi rassicuravano dicendo che dopo mezz’ora – un’ora, ero già “bellina”.
Tutta questa premessa per dire che , se sono uscita nel mondo alle 7 e 30 di mattina, la discesa deve essere iniziata almeno nella serata del giorno precedente, quindi il 23 settembre, cioè ieri, 51 anni fa. Quindi è giusto che la festa duri per due giorni.
Così come la nascita è un processo che dura per un certo periodo di tempo (ore), così, anzi, a maggior ragione, lo è la gravidanza (mesi) e dato che la gravidanza dura circa 9 mesi e siccome io sono nata a termine, mi piace pensare che, essendo nata il 24 settembre, sia stata concepita il 24 dicembre, notte della vigilia di Natale.
Mia madre all’epoca era infermiera in ospedale e doveva fare turni di notte e festivi. Quella notte, essendo sposata da poco più di un anno, sarà forse stata dispensata almeno dal turno prefestivo notturno. L’amore l’avranno fatto di notte (c’era quel cerbero di mia nonna Annetta in casa con loro) ben chiusi dentro la loro camera sul letto che ancora oggi esiste ed è a Treia.
Lei raccontava che dopo un anno e mezzo di coito interrotto le venne il dubbio che potessero anche essere una coppia non fertile e quindi propose a mio padre di “fare la prova” dicendo “magari stiamo tanto attenti per niente!”
Ma a me, oggi, piace pensare che, per festeggiare il Natale, mia madre abbia pensato che quel giorno era buono per cercare un figlio anche lei, maschio o femmina che fosse.
C.R.

Caterina Regazzi

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Bioregionalismo poetico – Riapprendere il proprio luogo e la propria cultura

“Immagine poliedrica del mondo
dove ogni tuo scoop sia un beat
si fa con un flash
uno scoop
che faccia beat”

Reintegrazione bioregionale

Italo Calvino nel suo romanzo il “Visconte dimezzato” raccontava di un visconte che fu colpito in battaglia da una cannonata in due parti uguali una buona e una cattiva. Le due parti si aggiravano per le campagne facendo danni allo stesso modo, una volendo fare il bene e l’altra il male. i contadini disperati con uno stratagemma riuscirono a catturare le due parti e a ricucirle assieme così tornò la pace nelle contrade. Questo per dire che come può esistere un tipo di comunicazione manipolata così può esistere una contro comunicazione o comunicazione alternativa che può essere anch’essa manipolata e sono convinto che tutte e due fanno danni allo stesso modo.

Quando ero giovane assorbivo a piene mani dalla contro cultura americana espressionismo astratto, beat generation, free jazz, sapevo tutto di Bob Dylan di Che Guevara, di un gruppo di femministe morte in un incendio in fabbrica, poi ho scoperto che non sapevo niente di Ninno Nanco, famoso brigante, di Matteo Salvatore famoso poeta cantastorie di Aprirena, scomparso pochi anni fa, non sapevo della rivolta delle tabacchine negli anni 30, nel Salento, in cui morirono diverse donne.

Conoscevo Frank Lyod Wright e non conoscevo l’architettura rurale dei luoghi in cui vivevo, non conoscevo la musica di tradizione della mia regione. Poi ho scoperto pian piano che le grandi coltivazioni di canapa e lino nel meridione sono state spazzate via dal nylon e dal cotone degli americani, che le osterie e le trattorie sono state soppiantate da american bar con tutti i materiali per realizzarli provenienti da oltre oceano, che dopo la guerra alcune lobbies di allevatori americani hanno deciso che tutti dovevano mangiare più carne.

Mio nonno aveva una dieta quasi vegetariana, è stato calcolato che un tempo il consumo pro-capite di legumi era di 25 kg a persona e la carne 2-3 kg a persona e che oggi il rapporto è esattamente l’opposto con un consumo pro capite di carne di circa 25-30 kg e il consumo di legumi 3-5 kg.

Non ho niente contro la cultura americana ma per un sacco di anni come hanno fatto le generazioni precedenti tutto quello che veniva dea fuori e da lontano sembrava più bello, poi non c’era nessun tipo di filtro o resistenza da parte delle istituzioni o anche dagli intellettuali e associazioni, sto scrivendo di getto non so dove voglio arrivare, per ora mi fermo!

Ferdinando Renzetti – f.renzetti@casediterra.it

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Resoconto dell’incontro collettivo ecologista – Montesilvano 21 e 22 giugno 2014

I due giorni del solstizio estivo 2014 a Montesilvano

Comincio con le parole di Paolo indirizzate come ringraziamento a Michele Meomartino: “Reduci dall’incontro collettivo ecologista tenuto ad Olis il 21 e 22 giugno diamo testimonianza della ottima riuscita dell’incontro. In un momento in cui centinaia di migliaia di persone “perdono” tempo a parlare di calcio, o ad andare ai concerti rock o peggio ancora, abbiamo riscontrato come l’intelligenza sia ancora viva in Italia.. presente in quella cinquantina di persone capaci di emettere speranza e proporre soluzioni per il futuro proprio e del pianeta. Grazie Michele per aver ospitato e contribuito a d organizzare questo evento, la Terra ed i suoi abitanti, tutti, ti sono riconoscenti. (Paolo D’Arpini)”.

In queste parole, effettivamente, Paolo ha sintetizzato il succo dell’incontro. Eravamo in un luogo che è magico per la sua atmosfera: un anfiteatro naturale, circondato da alti alberi spontanei che danno sempre una frescura favolosa, in lontananza e solo nei momenti di assoluto silenzio si ode un sottofondo leggero che proviene dal cosiddetto “mondo civilizzato”, auto in transito sulla vicina autostrada per intenderci, che ci ricordano il mondo in cui viviamo; anche alcune lucciole sono venute ad allietare la serata del 21 giugno, modestamente, forse qualcuno non le ha neanche notate, la loro luce era mescolata ai bagliori del fuoco che per un paio d’ore è arso a ricordarci di mantenere viva la nostra intelligenza. Così creando un clima di comunione e di condivisione soprattutto fra le donne presenti che hanno riscoperto la loro essenza di femmine innamorate della vita, della danza, dell’Amore. Questo la sera.

Tornando al pomeriggio, ed iniziando il vero e proprio resoconto, dirò che l’incontro era cominciato facendo una passeggiata intorno alla sede dell’associazione per raccogliere erbe officinali e aromatiche e fiori per preparare l’acqua di San Giovanni, con Adriana Gandolfi. Lì abbiamo realizzato quanto il periodo solstiziale rappresenti l’apice della realizzazione, della manifestazione della natura, ancora in fieri, perché molti frutti sono ancora di là da venire, ma tutti sono già in embrione. Il frumento che è alla base della nostra alimentazione, invece, era già praticamente pronto per il raccolto. Ritornati alla base e messe a bagno le erbe nell’acqua che avremmo poi utilizzato per la benedizione del giorno successivo, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo ascoltato diversi giovani e meno giovani raccontare le loro esperienze di “lavoratori e cultori dell’ecologia e dell’ambiente, della solidarietà, del riciclo e riuso”.

Adriana e Giuseppe dell’Associazione “Le Radici”, Tiziana e Fabrizio di Sinergi Natura, con le loro produzioni (oggetti creati con carta riciclata, marmellate, succhi, altro), Cristiano Del Toro, architetto paesaggista e Donato Silveri, agronomo. E’ stato molto bello vedere e ascoltare dell’entusiasmo con cui si cerca di fare un’opera che non solo è destinata ad un sostentamento personale e collettivo, ma anche ad un cambiamento di un’impostazione della società, che ormai dovrebbe aver inteso che il consumismo e l’apparire non “pagano” e che l’unica possibilità è un ritorno a valori quali l’amicizia, la solidarietà, la collaborazione, la condivisione delle esperienze e della vita, e che il sintonizzarsi con la natura e l’ambiente in cui viviamo crea uno stato di benessere che nessuna medicina, nessuna vacanza esotica ci possono dare.

A seguire hanno portato la loro esperienza personaggi di un calibro notevole: prima Giovanni Damiani, biologo, ed esperto in ecologia ambientale, che è stato tra l’altro direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (oggi Ispra) e componente della Commissione Nazionale per le Valutazioni dell’Impatto Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente, il quale ha fatto un’interessantissima relazione parlando, tra l’altro, dell’impossibilità di “scoprire” le modificazioni genetiche artificiali degli organismi e della prossima scarsità di fosforo nell’ambiente per cui sarà indispensabile a breve prevedere il recupero delle deiezioni animali e umane da utilizzare, dopo maturazione, in agricoltura…. e quindi della necessità di attrezzarsi con le “compost toilet”, che del resto sono già ampiamente state studiate, sperimentate e vengono utilizzate con profitto in varie parti del mondo.

Di seguito è intervenuto Antonio Onorati, arrivato appositamente da Roma, Presidente del Centro Internazionale Crocevia, che ha parlato della necessità della rivalutazione dell’agricoltura contadina e del percorso che sta facendo a livello parlamentare la relativa proposta di legge. Ha riferito di aver avuto recentemente un incontro col Ministro dell’Agricoltura col quale hanno ribadito la necessità di mantenere il divieto della coltivazione degli OGM in Italia.

La domenica del 22 giugno abbiamo cominciato con alcuni esercizi di Makko-Ho sotto la guida della dolce Antonella che ci ha raccontato della sua esperienza: da persona debole e con tanti problemi di salute, superati facendo un percorso fisico e mentale-spirituale basato anche su questi semplici ma efficaci esercizi, ora è diventata una bella e forte giovane donna che esprime energia e benessere.

Abbiamo poi rifatto un cerchio di condivisione in cui sono state raccolte le esperienze di Francesco dell’Emporio Primo Vere di Pescara, un negozio di prodotti biologici ed equosolidali, ma anche luogo di ritrovo e centro culturale, dove il “profitto” è una parola sconosciuta. I produttori, locali o lontani ed il rivenditore stesso hanno tutti un giusto reddito. Poi Massimo Pamio, della casa editrice Noubs, ci ha raccontato del Museo della Lettera D’Amore di Torrevecchia Teatina. Importante anche l’intervento di Nancy, una prof americana, trasferitasi in Abruzzo, che ha parlato dell’importanza del vegetarismo per la presa di coscienza ecologista e per l’evoluzione umana.

Da Roma era venuto anche il fedele Vittorio Marinelli, Presidente di European Consumers, che ci ha raccontato 3000 cose, tra cui della predisposizione, in alcuni ristoranti degli States, di una “sedia elettrica per aragoste”, resasi necessaria per l’aumentata sensibilità di alcuni umani non vegetariani che però si sono resi conto della gran sofferenza a cui sono sottoposti questi animali che abitualmente vengono cotti mettendoli vivi nella pentola di acqua bollente. Purtroppo non abbiamo potuto neanche salutarlo quando se n’è andato, la domenica pomeriggio: noi eravamo andati a fare un riposino, mentre lui avendo un impegno per la sera a Roma (il concertone dei Rolling Stones al Circo Massimo) non poteva attardarsi. Nel frattempo, a compensazione, ci aveva raggiunti anche Sonia Baldoni, reduce da uno dei suoi percorsi erboristici in un luogo tra il Lazio, l’Abruzzo e la Campania.

Durante le conclusioni espresse in un cerchio nel pomeriggio è stata sottolineata la gioia nella scoperta di condividere un percorso comune, nella diversità, ognuno secondo i propri mezzi e le proprie attitudini, con la speranza che la nostra visione possa contaminare sempre più persone fino ad un cambio di mentalità della società umana nel suo complesso.

Noi probabilmente non vedremo questo cambio, ma come diceva Gandhi, non è importante raggiungere la meta, ma la strada che percorri.

Fortunatamente, Paolo ed io, non eravamo ancora partiti per tornare a Treia, quando al crepuscolo si è unito a noi Amerigo Costantini, scultore, coltivatore e tanto altro che ci ha fatto sognare con i suoi racconti sul suo rapporto e i suoi esperimenti con le piante, che fa crescere di più o di meno, solo col programma da lui “immaginato”, senza carezze o musica. Fantastico.

Grazie Michele (anche per gli ottimi pranzetti vegetariani), Fabiola e Ciro (il gatto). Grazie Paolo, grazie a tutti i 60 partecipanti che non sono qui nominati, Grazie anche a Montesilvano!

Caterina Regazzi

Post scriptum di Paolo D’Arpini: “Confermo l’avvenuta santa presenza di Vittorio Marinelli, presidente di European Consumers, all’incontro. Le sofferenza da lui patite dormendo sul duro e adattandosi a cibo scarno gli garantiscono la futura entrata in Paradiso (anche per l’opera meritoria di aver sporto denuncia penale contro la giunta Friuli Venezia Giulia per la coltivazione fraudolenta di OGM).. Questa è una certificazione.

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