Archivio della Categoria 'Poems and Reflections'

“Un contatto vivente con le cose” – Messaggio di Uppaluri Gopala Krishnamurti

U. G.

“I movimenti dei vostri pensieri interferiscono col processo del tatto, proprio come avviene per gli altri sensi. Qualunque cosa voi tocchiate viene tradotta come «dura», «soffice», «fredda», «umida», «secca» e così via. Senza rendervene conto, è il vostro pensiero che crea le vostre sensazioni corporee. [...]

Non ci sono immagini qui, non c’è posto per esse; l’apparato sensorio è totalmente occupato con le cose che osserva nel momento presente. Deve esserci un contatto vivente con le cose che sono nella stanza, non pensieri di cose che non ci sono. E così, se voi siete totalmente «in sintonia» con l’attività sensoriale, non c’è alcun posto per le paure su cosa può accadere domani, o per fare speculazioni su Dio, sulla Verità e sulla Realtà.

Non si tratta di uno stato di onniscienza, in cui tutte le eterne questioni dell’uomo trovano risposta; è, piuttosto, uno stato nel quale le domande sono svanite. Sono svanite perché non hanno nessuna relazione col modo di funzionare dell’organismo, e il modo di funzionare dell’organismo non lascia spazio per questi problemi. [...]
Che cosa vi impedisce di essere nel vostro stato naturale? Voi siete in continuazione proiettati fuori di voi stessi. Volete essere felici”

(Uppaluri Gopala Krishnamurti).

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Oltre il visibile. Chi sono io?

oltre il visibile

Da qualche giorno o settimana con Paolo viene sempre fuori un argomento: se della coscienza DI UNA PERSONA, alla sua morte, rimane qualcosa.

Sono cresciuta in una famiglia in parte religiosa, in parte atea: mia nonna era la bigotta (in senso buono), che mi parlava del peccato e mi sgridava se portavo i pantaloncini troppo corti e guardavo i ragazzini o se mi toccavo lì…. mia madre che non era né particolarmente credente né praticante, diciamo che era una “credente di comodo”, cioè quando ne sentiva il bisogno, si rivolgeva a Dio per un aiutino o per un sollievo, mio padre è sempre stato ateo e non voleva neanche sentir parlare di Dio, anima o cose simili. A volte l’ateismo è un’ideologia, una fede peggiore delle fedi in qualche religione, ora lo capisco.

Caratterialmente assomiglio a mio padre e da lui ho assorbito questa visione, un po’ mitigata dal resto del contesto; sono stata anche a scuola dalle suore per tanti anni ma con quel che raccontavano loro ci sarebbe stato da diventare atei anche non volendolo: peccato, peccato e ancora peccato!

Ma la mia religiosità anche da ragazzina ancora incanalata nella chiesa, aveva un anelito di libertà: ogni tanto entravo senza nessuna ragione apparente, in chiesa, specialmente a Treia e lì cercavo me stessa. Difficile trovarsi però quando si ha un carattere come il mio, debole, insicuro, che per amarsi deve sentire l’amore da parte dell’altro e quando questo amore altrui è carente si fa di tutto per attirarlo, pena una scarsa considerazione di sé, una auto-svalutazione. Ma questo meccanismo da origine ad un circolo vizioso: addirittura durante una seduta di psicoterapia, 30 anni dopo, la mia terapeuta mi disse: “lei non ama chi la ama, perché secondo il suo intimo, se qualcuno la ama quel qualcuno non ha valore”.

Poi ho incontrato Paolo che il primo giorno anzi nella prima ora mi disse: “ognuno è perfetto già così com’è, sei già perfetta come sei, basta solo scoprirlo (come sei)”. E così da allora mi auto-osservo, quando non sono distratta ed in altre faccende affaccendata (e quindi spesso), imparo a non giudicarmi, imparo a togliere gli orpelli che mi sono portata dietro per una vita, cercando di piacere a me stessa ed agli altri. Perché, pensavo, “se gli altri non ti amano, non ti cercano, ti rifiutano, ti abbandonano vuol dire che c’è qualcosa in te che non va”, senza considerare che sono già questi pensieri, pur se inconsci, che ti portano ad avere un atteggiamento anche falso che invece di attrarre, respinge, fa “repulsione”.

Allora, gratto, levo, raschio, tolgo, elimino…. il corpo resta, quello si, ma di non concreto, togliendo togliendo….. cosa resta?

Ricordo di aver provato anche paura all’inizio. Pensavo (la mente che sempre ci da un “aiutino” in negativo): “Se tolgo tolgo, alla fine cosa resta? Non è che resterò VUOTA? Non è che non avrò più una personalità un carattere delle idee delle passioni dei gusti…. e come mi passerò il tempo se non avrò più da pre-occuparmi di questo e di quello? e cosa racconterò agli altri di ME? (Sempre questa preoccupazione di non piacere…).

Ed infatti è vero, magari non ho più tante cose da dire da fare agli altri o con gli altri ed ho (di nuovo) anche nuovamente sofferto per una sorta di abbandono, di allontanamento da parte di alcune persone per le quali forse non avevo più l’appeal di prima quando mi prestavo a “piacere” senza pensare se quel che di me piaceva ero la vera ME.

Comunque a forza di togliere non è vero che non resti nulla….. scopro ancora una persona, un essere, capace di sentire, di percepire più vividamente colori, odori, sentimenti, sensazioni, gioie e dolori lasciando arrivare il tutto e lasciandolo andare, così come è arrivato, senza attaccarmici per sentirmi meno vuota, più ricca. Non sento il bisogno di nessuna ricchezza, potrei essere quella santa che girava nuda…….. che emozione!

Oppure quell’anima che abita un corpo che le è stato dato o che lei si è scelto, che a volte prova piacere, a volte stanchezza, a volte dolore e a volte queste sensazioni durano a lungo a volte solo un istante e chi lo sa quanto a lungo ancora le potrò provare. Ma l’anima esiste? O è quella cosa che sempre Paolo nomina e che a me a volte fa arrabbiare perché non riesco a capire, ma cosa c’è da capire? la COSCIENZA! PURA COSCIENZA…. che non è la stessa cosa dei PENSIERI, ma ci sta vicino e se i pensieri sono energia e se la materia è energia e se nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, allora anche quell’energia che è nei nostri pensieri, che è nella nostra coscienza, neanche lei si distrugge, ma si trasforma. E quando moriamo? dove va a finire questa energia che è la coscienza, i pensieri? Il corpo si decompone o viene bruciato (e sviluppa energia), i pensieri dove vanno a finire? C’è un contenitore anche per questa energia? C’è una trasmissione da coscienza a coscienza, forse anche da mente a mente? La specie umana ma non solo a cosa deve la sua evoluzione se non a questa trasmissione, che sarà pure in parte “culturale”, conoscenza acquisita e tramandata grazie all’uso della scrittura e dei mezzi di comunicazione, ma cos’è che spinge l’uomo a fare questo se non l’anelito a scoprire cosa c’è OLTRE IL VISIBILE?

Caterina Regazzi

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Riflettendo sulle cose del mondo e sulla missione di alcuni grandi uomini…

et voilà

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele
servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha
dimenticato il dono”.
{e = m.*c2}

“La verità attraversa spesso tre fasi. Prima viene ridicolizzata, poi
violentemente contestata, infine accettata come una cosa ovvia”.

Forse Solo alcuni tipi di persone dicono la verità:
i bambini, gli ubriachi , i folli , quelli che si sono rotti il cazzo.
Coloro che non credono vi sia una verità ultima.

La saggezza dei grandi maestri illuminati, che con la loro
testimonianza ed i loro insegnamenti ci conducono alla liberazione
dalla nostra condizione meramente umana e ci mostrano nuove visioni
riguardo conoscenza e consapevolezza o la parola di grandi egoisti con
una buona capacità di comunicazione che con la loro visione del mondo
modificano la coscienza collettiva e modificano il comportamento
dell’umanità. Ci sono uomini e donne che hanno vissuto epoche storiche che non gli appartenevano. Menti illuminate da idee rivoluzionare troppo premature per il tempo e il contesto culturale che stavano vivendo.

Gran parte di loro sono stati perseguitati, oltraggiati e messi al
margine dal potere costituito, in ragione delle loro idee troppo
distanti da quelle ufficialmente accettate e pertanto troppo scomode.
Le loro ricerche sono state ignorate nella migliore delle ipotesi, se
non derise o addirittura manipolate e sminuite affinché risultassero
palesemente false o nulle a tutti coloro che si fossero accostati ad
esse per cercare di comprenderle.

ALCUNI NOTI , alcuni di quelli che sono stati abbastanza “egoisti “da
mettersi in gioco: (Tutti legati direttamente o indirettamente alla
politica e a grandi personaggi ” POTENTI “)

Osho è stato un filosofo e leader carismatico e maestro spirituale
indiano fra i più influenti e conoscuti del ventesimo secolo.

Mai nato – Mai morto – Ha solo visitato il pianeta Terra tra l’11
dicembre 1931 e il 19 gennaio 1990.
Con queste parole immortali, Osho detta il suo epitaffio e allo stesso
tempo elimina la necessità di una biografia.

Dopo aver cancellato il suo nome, accetta alla fine il termine “Osho”
spiegando che esso deriva da “oceanico”. “Non è il mio nome” afferma
“è un suono di guarigione”.

Le migliaia di ore di discorsi estemporanei, presentati a persone di
tutto il mondo per un periodo di vent’anni, sono tutti registrati,
spesso anche in video, e possono essere ascoltati da chiunque in
qualsiasi posto, creando, come dice Osho, “ovunque lo stesso
silenzio”. Le trascrizioni di questi discorsi sono ora pubblicati in centinaia di
libri in dozzine di lingue diverse.
In questi discorsi, la mente umana viene messa al microscopio come mai
prima, analizzata nelle sue pieghe più sottili. La mente come
psicologia, la mente come emozione, la mente come corpo/mente, la
mente come moralista, la mente come storia, la mente come credo, la
mente come religione, la mente come evoluzione sociale e politica – il
tutto esaminato, studiato e integrato. E poi lasciato alle spalle con
grazia nel viaggio fondamentale verso la trascendenza.

Nel corso di questo processo Osho mette allo scoperto l’ipocrisia e le
falsità dovunque le incontri. Come dice in modo eloquente lo scrittore
Tom Robbins: “Riconosco la brezza smeraldina quando scuote le mie
finestre. Osho è come un vento teso e dolce che percorre il pianeta,
facendo volare via le teste di rabbini e papi, sparpagliando le bugie
sulle scrivanie dei burocrati, mettendo in fuga precipitosa gli asini
nelle stalle dei potenti, sollevando le gonne dei moralisti e facendo
il solletico a chi è spiritualmente morto per farlo tornare in vita.”

Charlie Morley
Charlie Morley ha ricevuto a soli 25 anni l’autorizzazione a insegnare
lo yoga del sogno, rilasciata fin qui a ben pochi occidentali, dal
lignaggio Kagyu tibetano. Tiene conferenze, seminari e ritiri in tutto
il mondo, Italia inclusa.

Matthieu Ricard
Biologo molecolare, trent’anni fa Matthieu Ricard si è convertito al
buddismo e ora vive in un monastero in Nepal. Attualmente è il più
celebre ambasciatore del buddismo in Francia, il traduttore dal
tibetano in francese e inglese del Dalai Lama, il curatore della
riedizione dei testi sacri tibetani medievali, un autore di saggi
best-seller e, ora, anche un romanziere.

Rudolf Steiner nasce nel 1861 a Kraljevic (allora Impero
Austro-Ungarico, oggi Croazia). Figlio di un capostazione austriaco,
già all’età di sette anni al comune principio di realtà associa
percezioni e visioni di realtà ultra mondane: “distinguevo cioè esseri
e cose ‘che si vedono’ ed esseri e cose ‘che non si vedono’.
Nel 1879 Steiner inizia i suoi studi di matematica e scienze
all’Università di Vienna frequentando anche corsi di letteratura,
filosofia e storia occupandosi a fondo, fra l’altro, di studi su
Goethe. A Weimar nel 1890 diviene collaboratore dell’Archivio di
Goethe e Schiller (tanto che curerà l’edizione degli scritti
scientifici di Goethe promossa da questa istituzione). Sempre nello
stesso anno, la sorella di Nietzsche propone a Steiner di curare il
riordino dell’archivio e degli scritti inediti del fratello.

Nel 1891 si laurea in filosofia con una tesi su temi di gnoseologia
che verrà pubblicata nel suo primo libro “Verità e scienza” nel 1892.
Nel 1894, invece, pubblica un altro celebre scritto la “Filosofia
della Libertà “.
Nel 1895 pubblica presso l’editore Emil Felber lo scritto: “Friedrich
Nietzsche, un lottatore contro il suo tempo”, cura un’edizione in
dodici volumi dell’ opera omnia di Schopenahauer e un’edizione in otto
volumi delle opere di Jean Paul.

Dal 1897, senza avvalersi di manoscritti, Steiner inizia la sua
attività di insegnante e conferenziere che lo porterà in giro per il
mondo effettuando più di 6000 conferenze e pubblicando 28 libri su
argomenti che spaziano dalla filosofia, alla medicina, dalla
matematica e fisica all’agricoltura, dall’economia alla pedagogica e
all’architettura. Le conferenze, poi stenografate, sono raccolte
assieme agli scritti in 354 volumi che costituiscono l’opera omnia di
Steiner.

Un’altra eccentrica caratteristica delle esposizioni di Rudolf Steiner
è che, a partire dal 1914 circa, si avvale di un nuovo mezzo
espressivo che si interpone all’atto linguistico: in pratica, disegna
con gessi colorati su una o più lavagne. Una sua allieva, Emma Stolle,
decide così di stendere sulla superficie delle lavagne del cartoncino
nero. Si sono in questo modo conservati qualcosa come 1100 disegni,
che vanno ad accompagnarsi alla produzione per così dire più
accademica e tradizionale della sua opera. Nel 1958 Assja Turgenieff
espone per la prima volta i disegni alla lavagna ad una mostra
d’archivio a Dornach.

Nel 1904 appare “Teosofia, introduzione alla conoscenza sovrasensibile
all’autodeterminazione umana”: il libro stimola Kandinsky (che
scriverà, influenzato da Steiner “Lo spirituale nell’arte” e desta
sospetto in Paul Klee, come si può ricavare dai giudizi che il pittore
dà del nostro autore sulle apgine dei “Diari”.
In occasione del congresso internazionale della Società Teosofica che
si tiene a Monaco nel 1907 mette in scena il dramma di Eduard Schuré
“Il mistero di Eleusi”. In quel periodo viene edificato a Dornach
(Basilea, Svizzera) il Goetheanum, progettato da Steiner interamente
in legno, a doppia cupola.
Nella notte di San Silvestro del 1922, però, l’edificio viene
distrutto da un incendio. Rudolf Steiner realizza prontamente un
secondo edificio interamente in cemento armato (edificato, dopo la sua
morte, tra il ‘25 e il ‘28).

Muore a Dornach, vicino Basilea (Svizzera) il 30 marzo 1925.
L’eredità poderosa di conoscenze innovative e di iniziative che
Steiner ci ha lasciato hanno prodotto nel mondo una vasta serie di
iniziative nei vari campi delle attività umane tra cui emerge
l’agricoltura biodinamica, la medicina antroposofica, l’euritmia,
l’arte della parola, la pedagogia steineriana (scuole waldorf),
l’architettura vivente. Nel Goetheanum si svolgono le attività della
Libera Università di Scienza dello Spirito, le attività artistiche e
teatrali, convegni, meetings e concerti.

Dalai Lama
Il DALAI LAMA è il leader politico e spirituale del popolo tibetano,
nonché la massima autorità spirituale della scuola Gelug del Buddhismo
Tibetano. Le parole Dalai e Lama vengono normalmente tradotte come
“Oceano di Saggezza”.
L’attuale Dalai Lama è Tenzin Gyatso, una voce tra le più ascoltate
del pacifismo mondiale. Un personaggio affascinante, che ha saputo
guadagnare rispetto e considerazione in tutto il mondo.
Nato nel 1935 e residente in esilio in India dal 1959 in seguito
all’occupazione cinese del Tibet (1949 – 1951), Tenzin Gyatso ha
ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989 per la resistenza non
violenta contro la Cina.
Negli ultimi anni sono stati moltissimi libri pubblicati dalla guida
spirituale TIBETANA di cui molti sono stati tradotti in Italiano.

Thich Nhat Hanh
Thich Nhat Hanh, maestro zen vietnamita, poeta e pacifista, è stato
proposto nel 1967, da Martin Luther King, per il Premio Nobel per la
pace, ed è stato a capo della delegazione buddhista vietnamita durante
gli accordi di pace di Parigi.
Viaggia regolarmente in America e in Europa per insegnare e guidare
ritiri sull’arte di “vivere consapevolmente”.
Ha pubblicato molti libri in inglese, francese e vietnamita.

Paramahamsa Svàmi Yogananda Giri
Paramahamsa Svàmi Yogananda Giri appartiene alla tradizione monastica
indù del dasanami-sampradaya, unico samnyasin discepolo di Svami
Gitananda Giri Guru Maharaja.

Il nome e la vita di Paramahamsa Svami Yogananda Giri sono legati
profondamente a importanti e raffinate tradizioni tantriche. Egli ha
dedicato la sua vita allo studio e alla pratica delle culture
orientali, dello yoga e dell’induismo. Ha fondato nel 1984 il
monastero induista del Gitananda Asram (Altare SV) su modello
tradizionale indù e ne è la guida spirituale, Mahant.

È ispiratore, fondatore e ministro di culto dell’Unio­ne Induista
Italiana, Sanatana Dharma Samgha, Confessione religiosa riconosciuta
con decreto del Presidente della Repubblica nel 2000, e dell’Unione
Induista Europea.

Gli insegnamenti di Gurdjieff, le cui fonti possono essere rinvenute
nella tradizione esoterica di religioni quali il Cristianesimo, il
Buddhismo e l’Islamismo, sono rivolti a tutti senza distinzione e
poggiano sulla consapevolezza che il pianeta Terra rischia la
catastrofe mentre l’uomo ne sfrutta le risorse.
Gurdjeff era un uomo eccezionale, un maestro nel più vero senso della
parola. I suoi insegnamenti rispondono alle nostre domande più
essenziali: chi siamo? Qual è lo scopo della vita, e della vita umana
in particolare?
Da giovane, Gurdjeff perseguì queste domande senza risparmiarsi e si
convinse che le risposte pratiche erano contenute nelle antiche
tradizioni. Attraverso molti anni di ricerche e di pratiche, egli
ottenne delle risposte e si accinse allora a presentare quanto aveva
appreso in una forma comprensibile per il mondo occidentale.
Gurdjeff sosteneva che, a causa delle condizioni abnormi stabilitesi
nella vita moderna, noi non siamo più in grado di funzionare
armoniosamente. Egli insegnava che, per divenire armoniosi, noi
dovessimo sviluppare nuove capacità, o realizzare potenziali latenti,
attraverso il “lavoro su di sé”.

Ramtha Torna
Gli insegnamenti di Ramtha non sono una nuova religione, né le basi di
una nuova chiesa. Essi hanno invece la caratteristica di renderci
liberi, sotto ogni punto di vista, attraverso la conoscenza minuziosa
di noi stessi come entità fatte di materia e spirito e nello stesso
tempo di ragguagliarci sul corretto funzionamento di questa
complessità e mistero che noi rappresentiamo.

Sai Baba Torna
Sathya Sai Baba è nato il 23 Novembre 1926 a Puttaparthi, un piccolo
villaggio nella regione dell’Andra Pradesh, nel centro-sud dell’lndia.
Fin dalla prima infanzia Sai Baba ha sostenuto, attraverso il Suo
insegnamento, che l’istruzione insieme allo sviluppo del carattere
(educazione), la conservazione dello stato di salute e la
soddisfazione dei bisogni primari dell’uomo sono diritti concessi da
Dio a tutta l’umanità, senza distinzione di classe sociale, razza o
credo religioso.

Il vero scopo della Missione di Sai Baba è quello di instaurare la
fratellanza degli uomini, l’unità di tutte le creature, quello di
stabilire il dovere di amare tutti e servire tutti, ma il significato
più profondo è quello di condurre tutti all’acquisizione di una
visione unitaria dell’Universo. Il Suo più grande miracolo è la
trasformazione dell’animo umano. La Sua forza sta nel condurre gli
uomini sulla via del Bene e dell’Amore e nel rivelare il grande
mistero della vita e dell’universo:

E molti altri: Tiziano Terzani , Jung , Mata ji , Gandi , Adolfo Gustavo Rol ,
Muktananda, Don Juan, Martin Luther King, Nityananda, Pauli,
Einstein, Darwin, Giordano Bruno, Nikola Tesla, Giovanna D’Arco,
Gesù il nazareno, Aton, Carolina, Milarepa , ecc.

(Ricevuto tramite Felix D’Arpini)

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“…non esiste altro Dio all’infuori di me” Questa è la mia Fede

Non esiste altro Dio all'infuori di me

Quando dico che “non esiste altro Dio all’infuori di me” non significa che oggettivamente io non riconosca l’esistenza di Dio e neppure che per me Dio sia una soggettiva presenza interiore. Nella mia “definizione” di Dio c’è sia il soggetto che l’oggetto. Ma la definizione elude l’Essenza, la vera sostanza.

Riconoscere la presenza di Dio non è conseguente ad un credere in quella presenza. La mia fede in Dio è la capacità di aver fede in me stesso. La coscienza e la consapevolezza di essere cosciente nutrono quella fede.

Dio esiste perché io esisto ed io esisto perché Dio esiste. La separazione è solo nelle parole, nella descrizione. Perciò -a questo punto- non serve rinunciare alla Fede, poiché la fede non è rivolta ad un qualcosa di separato da sé.

La fede è volontà, la fede è capacità di riconoscersi, la fede è verità intrinseca che spontaneamente sorge dall’interno. Senza fede non sarei in grado di sperimentare la fiducia in me stesso. Il mio Maestro è questa fede. Essere “se stesso” è come essere “quel che sono”. Non potendo mai essere altro, come Dio lo è in se stesso. Questa fede sempre mi accompagna, è la mia natura.

Questa conoscenza è una grande “liberazione” poiché mi affranca dal dover credere in un dio, nel senso di un creatore diverso da me, una sorta di padre situato al vertice di una burocrazia “celeste”.

Questo il sentire della Spiritualità Laica, il sentire del Tao e dell’Advaita. Se crediamo nel divino capofamiglia, restiamo bloccati in uno stato adolescenziale. Se il divino è un supremo governatore del mondo noi restiamo vittime e succubi di una autorità insondabile. Sia essa definita indifferentemente dio o demonio, destino o libera scelta, bene o male.

L’abbandono del credere non esclude però il mantenimento della fede. La fede è necessaria non perché ci siano forze a cui dobbiamo appellarci per ricevere favori od evitare castighi. La fede è coscienza di appartenere indissolubilmente a ciò che è.

Possiamo definirla Tao, Shakti, Sé… tutti aspetti meravigliosi del nostro Essere, sono i modi espressivi dell’Energia Vitale che consentono alle cose di manifestarsi, sono le metafore indispensabili per l’esperienza spirituale.

Se questa fede non viene scossa od esaltata perché accadono cose piacevoli o spiacevoli, se la fede non ha più bisogno di essere confermata, se non siamo più noi con i nostri sforzi a sostenere la fede, allora la maturità è raggiunta. Avviene spontaneamente che il senso di manchevolezza o di inadempienza scompaiano e restiamo in pace. Shanti.

Ma fino a quel punto, coltiviamo la nostra fede come dei bambini che coltivano il proprio crescere accettandolo.

Paolo D’Arpini

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Commento ricevuto:

Per nostra fortuna, esiste una scuola italica, se di scuola possiamo parlare, in relazione ad una FORMA/PENSIERO, o ARTE DI PENSARE, che appartiene interamente al concetto di ITALIA. Una forma di esternazione del pensiero che si trasmette da millenni e che diventa TRADIZIONE ITALICA. Ad essa possono essere ascritti tutti i GRANDI pensatori che NOI posiamo chiamare ITALICI, come ha a suo tempo dimostrato anche Antonio Bruers nel suo opuscolo del 1940 intitolato “Tradizione italica e Italia di oggi”.

Anche Giovanni Papini nel suo notissimo (ancora oggi) Italia mia, sottolinea questa costanza molto equilibrata del PENSARE ITALICO, che, nella sua concretezza umanistica ben poco ha a che fare con credenze, fedi, divinità uniche e astratte. Ricordiamo che nostro padre Dante, nell’opera somma che chiamarono subito divina, eccelle nel ritratto di Uomini a dimensione STORICA a significare il richiamo concreto all’uomo nella sua particolarità umana e immateriale.

In particolare Papini scrive: “Chi ponesse accanto una testa etrusca del IV o III secolo avanti Cristo, un ritratto marmoreo romano del I o II secolo dopo Cristo, un busto del Quattrocento fiorentino o un ritratto di bronzo di un grande scultore dei nostri giorni, si accorgerebbe d’esser dinnanzi alle opere di quattro artefici della stessa famiglia, separati nel tempo, ma ispirati e guidati da una volontà identica: estrarre dal vero l’essenziale della realtà senza cascare nel verismo.”

Sante parole!

Che sono confermate sempre dalla grandezza dell’arte di coloro che, col pensiero e con le azioni, hanno costruito una catena ammirabile senza salti di continuità, fin dall’epoca di Pitagora, che fiorì in quella Crotone ove aveva operato la Scuola medica di Alcmeone da Crotone, ben prima di Ippocrate. A comprovare la coesistenza di un pensiero astratto ma contemporaneamente concreto e sempre riferito all’uomo nel suo rapporto con la natura. Ma Pitagora stesso NON prescinde dalla elaborazione di direttive COMPORTAMENTALI che, unendo l’aspetto interiore con quello esteriore, concorrono alla elaborazione di quel concetto di salute che solo oggi l’OMS si è decisa ad elaborare come impegno valido per tutti gli umani. Ben prima dei cosiddetti DIECI COMANDAMENTI fatti propri dal cristianesimo, il Pitagorismo aveva elaborato i VERSI AUREI assimilabili alla Tavola Smeraldina.

Giustamente Mauro Biglino nota come i dieci comandamenti siano alcune prescrizioni dettate da un umano (probabilmente extra terrestre, perché come tale è descritto nella bibbia) alla turba di beduini che seguivano l’ipotetico Mosé, affinché esistesse una parvenza di ordine fra di loro. Nei versi aurei leggiamo, invece, consigli profondi sulla modalità di esistere, come questo: “saprai che tutto regge una eguale natura, non spererai più l’insperabile e non mancherai di autocoscienza.

Comprenderai che gli uomini sono spesso causa dei propri dolori: incoscienti, costoro non vedono né intuiscono i beni che hanno vicini, e pochi, infine, conoscono la liberazione dai mali…”

La Tradizione italica si perpetua anche attraverso La Scuola salernitana, che giustamente sottolinea il ruolo della alimentazione per la conservazione di un o Stato di Salute. Id est: conservadae bonae valetudinis praecepta. “Si vis incolumem, si vis te reddere sanum, parce mero, coenato parum, non sit tibi vanum surgere post epulas, somnum fuge meridianum; ne mictum retine, ne comprime fortiter anum, cura tolle graves, irasci crede profanum, haec bene si serves, tu longo tempore vives. Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens hilaris, requies moderata, Diaeta, Aer sit purus, sit lucidus, et bene clarus; infectus per se, nec olens foetore cloacae, alteriusqrei corpus nimis inficientis.”

Nota: se vediamo ciò che accade al Sud, specie nel napoletano e nelle zone limitrofe dette le terre dei fuochi, possiamo notare come ciò che avviene da quelle parti ben poco ha a che vedere con la tradizione italica, che insegnava l’igiene ben prima che TUTTI gli altri popoli ne avessero una percezione.

La tradizione italica annovera una quantità di pensatori e scrittori che qui, almeno per quanto riguarda la letteratura latina, siamo costretti a sorvolare, non prima di aver aggiunto che, senza questa letteratura che invano hanno cercato di celare, ben poco resterebbe nella storia del pensiero umano. Ma ciò che ci interessa a questo punto è il riferimento alla cultura post-rinascimentale, che possiamo prendere a paradigma, da Giordano Bruno in poi, a quanto sta comportando l’acquiescenza a culture (sic) non latine.

Giorgio Vitali

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Spilamberto, 1 gennaio 2015 – Resoconto di una notte luminosa “senza tempo”

Paolo e Caterina a Spilamberto

Oggi primo gennaio 2015, al bar di Maria a prendere i soliti cappuccino bollente e caffè macchiato, mi chiedevo quante volte io e Paolo avevamo festeggiato insieme la Notte senza Tempo a Spilamberto. Anche se speriamo in un prossimo futuro di trasferire questa manifestazione a Treia. L’evento di quest’anno dovrebbe essere stato il quinto di Spilamberto ma ormai li confondo uno con l’altro e ogni volta l’esperienza è nuova anche se è sempre la stessa…..

Cambia il clima, la temperatura, cambia la visibilità, cambia la compagnia, ma c’è sempre il desiderio di stare con se stessi e con gli altri e con l’ambiente che ci ospita. Il freddo la sera del 31 dicembre era pungente ed infatti questo mi preoccupava un po’ ed aveva scoraggiato dal venire un’ospite da Bologna che ha temuto per il ghiaccio del ritorno, ma noi -indomiti- ci siamo attrezzati con cappotti pesanti, maglioni, scarponi, calzettoni, guanti e capelli e siamo partiti sfidando (si fa per dire) il signor Gelo.

Ma andiamo per ordine: fino all’ultimo non si sapeva chi e quanti saremmo stati: forse 4, forse 5, 6, 7. Alla fine eravamo in quattro umani. Oltre a me e Paolo la fedele Maria e l’amica Sandra. Le due sono arrivate puntuali alle 8 e mezza con una teglia di cardo alla besciamella fatta con farina di ceci e tortino di farina di ceci con cipolla. Io e Paolo avevamo preparato stufato di lenticchie per condire la polenta e un’insalata di finocchi e arance. Dopo la cena abbiamo adempiuto al rito della scrittura dei pensierini di buon auspicio per l’anno nuovo e a quelli su quello che vorremmo cancellare (tante volte credo di aver scritto sempre le stesse cose, a forza di dai e dai chissà che non succeda il miracolo!).

Abbiamo letto i primi dopo averli mescolati in un contenitore e dopo averne estratto a caso uno ciascuno:

Di buon auspicio: crescita in intelligenza e perspicacia nella creatività per la solidarietà

Amore e condivisione: non siano solo parole ma un modo di vivere. Cuore ed occhi aperti verso l’esterno e l’interno di noi.

Che sia possibile per tutti noi e per tutti lasciare andare paura, sospetto, diffidenza per poter vedere la luce che ci circonda

il nuovo anno che vorrei, non diverso da quello di ieri.

… e abbiamo messo in tasca (vicini al corpo) quelli da bruciare nel rito di purificazione con l’elemento fuoco.

Dopo esserci bardati ben bene siamo partiti e fra silenzi, risate, chiacchiere e osservazione, piena di meraviglia, di un bel cielo terso e stellato e della sagoma del campanile illuminato in lontananza, siamo arrivati sotto al ponte di Spilamberto. Lì Paolo ha svuotato la sacca dove aveva riposto ben in ordine alcuni pezzi di una cassetta di legno, e una scatola di fiammiferi, dando inizio all’opera di bruciatura dei pensierini sulle cose di cui emendarci. Una piccola fiamma che ha scaldato anche i nostri corpicini, oltre ai nostri cuori.

Siamo arrivati sul luogo allo scoccare della mezzanotte che è stata annunciata da alcuni lontani (per fortuna) botti. C’era con noi anche la dolce Magò che sembrava contenta anche lei di essere con noi.
Poi abbiamo preso la strada del ritorno passando dal paese e stavolta c’era una novità, un gruppo musicale toscano allietava la serata in Via Obici, con un nugolo di persone che si davano da fare a cantare a ballare. Magò a quel punto ha cominciato a tremare per la confusione così io e Paolo ci siamo allontanati velocemente seguiti a rilento dalle nostre amiche (che evidentemente apprezzavano la musica) e ci siamo incamminati verso casa.

Arrivati a destinazione abbiamo predisposto per il prasad, qualche fetta di un ottimo panettone, da consumare dopo i canti. Siamo scesi al piano di sotto e abbiamo intonato i nostri soliti canti della sera più il mantra Hare Khrishna.

E’ sempre bello per me cantare con Paolo e lo è anche quando ci sono altre persone con noi. Il cuore si scioglie e sembra quasi che le buone vibrazioni si possano diffondere anche fuori di noi.

Il freddo e la camminata avevano favorito la digestione e l’appetito era tornato (d’altronde erano pure le due del mattino) così con gusto abbiamo “assaltato” il panettone che avevamo predisposto. Ed infine
saluti, baci e auguri e tutti a nanna!

Buon 2015 a tutti, facciamo tutti il possibile perché sia un buon anno davvero!

Caterina Regazzi

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“…mi sveglio arzilla nel giorno assolato, tanta pace ha il mattino (neppure il ciuco ha ragliato). La pace ha guidato stanotte i nostri passi sul fiume ed il respiro nel buio e nelle strade lucenti. Esseri umani in cammino… Montagne potenti!” (Maria Miani, prosa poetica dedicata alla Notte senza Tempo)

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