Archivio della Categoria 'Comunicati Stampa'

Spilamberto, 31 dicembre 2014 – La Notte Senza Tempo ritorna….

luna crescente

La Notte senza Tempo del Circolo Vegetariano VV.TT.

Quest’anno il 31 dicembre 2014 la luna è crescente e questo potrebbe risultare d’aiuto, visto che in luna crescente ci si sente più avventurosi. Ma soprattutto si percepisce un’apertura psichica. E’ vero quella notte invernale è fredda e sovente mi è capitato di sentirmi come un baccalà congelato, a passeggiare senza un perché.

“Ma chi me lo fa fare…?” mi son chiesto innumerevoli volte. L’unica “ragione” che trovo al compimento del rito è che quando tutto è finito e torno a casa posso dirmi -riflettendo fra me e me: “Anche stavolta è fatta… l’imbroglio è riuscito…”.

E stavolta a gioire saremo sicuramente almeno in due, Caterina ed io, come due bambini che giocano a fare gli esploratori, in un’ulteriore prova della nostra sana pazzia.

Attento lettore (o lettrice) non pensare però che con questo io ti chieda di essere presente per una qualsiasi ragione… Non c’è motivo, come non c’è motivo per me organizzare questo evento bislacco della Notte senza Tempo, che si ripete da 30 anni. Ormai è andata così e così andrà finché avrò un po’ di forza nelle gambe ed un po’ di “sale” in zucca per capire che l’assurdo è una componente della vita. Se dovesse esserci nella mia esistenza solo “ragionata e comoda intelligenza” vorrebbe dire che sono morto….

Perciò se qualcuno decidesse di venire dovrebbe farlo per stare da solo con se stesso… senza specularci sopra.

Paolo D’Arpini

la notte senza tempo

Programma (in progress) del 31 dicembre 2014 – Spilamberto (Mo):

h. 21.00 – Pranzo condiviso con il cibo vegetariano da ognuno portato, nel luogo che verrà segnalato ai prenotati.
h. 22.30 – Scrittura dei pensierini positivi e negativi, di cui quelli positivi da leggere assieme e quelli negativi da conservare in tasca fino all’olocausto di mezzanotte.
h. 23.00 – Partenza nella notte scura, lungo il Sentiero Natura sul Panaro, in qualsiasi condizione atmosferica.
h. 24.00 – Bruciatura dei pensierini negativi ed espressione di buoni propositi per il nuovo anno.
h. 00.30 – Ritorno alla cave per un canto di buon auspicio e prasad.

Abbigliamento consigliato e attrezzi:
Venire vestiti con abiti caldi e con scarpe adatte al terreno bagnato, in caso di pioggia o neve venire muniti di ombrello. Portare con sé una candela e fiammiferi ed una torcia elettrica. Non dimenticare che la cena condivisa è vegetariana, quindi portare pietanze e bevande idonee.

Condizioni di partecipazione:
Ognuno interviene alla manifestazione volontariamente ed a proprio rischio e pericolo. Nessun costo è previsto. Prenotazione obbligatoria scrivendo a: circolo.vegetariano@libero.it

Commenti disabilitati

Roma – Il Museo Nazionale d’Arte Orientale deve restare dove sta… all’Esquilino

ISMEO

Ante Scriptum – Come forse saprete dopo il mio primo viaggio in India, compiuto nel 1973, tornai per alcuni anni a vivere a Roma (la mia città natale), la madre patria mi aveva richiamato al dovere della presenza, ed io zitto zitto mi rintanai, nella vecchia casa di uno zio da poco defunto, in Via Emanuele Filiberto 29. Da lì imparai a conoscere bene Roma, percorrendo le sue strade giornalmente a piedi e visitando ogni possibile angolo in cui si manifestasse qualche forma di “spiritualità”, dalla vicinissima Porta Alchemica, alla libreria esoterica di Rotondi, al Museo per il Medio ed Estremo Oriente, che si trova a due passi dalla stessa libreria, in Via Merulana. In particolare questo museo, fondato da Giuseppe Tucci (1894/1984), fu uno dei luoghi che più mi aiutarono a mantenere un contatto culturale e spirituale, con ciò che avevo conosciuto in India. Io ebbi la fortuna di visitare ripetutamente quel museo e fui toccato dal rispetto con il quale le reliquie di religioni esterne alla nostra cultura avessero trovato ospitalità e idonea spiegazione. In seguito a questi contatti mi interessai alla letteratura ed alle traduzioni originali prodotte dall’esimio professor Tucci e mi abbeverai a quella fonte di conoscenza. In particolare apprezzai le sue ricerche sulla cultura nepalese e tibetana e la sua ricerca sull’antica saggezza cinese, laica per antonomasia, rivolta al benessere dello stato e del popolo. In particolare Giuseppe Tucci é stato in grado di offrirci un quadro suggestivo dei due indirizzi culturali della Cina, il Confucianesimo ed il Taoismo, la via della correttezza e la via della spontaneità. Ma soprattutto visitando il museo ebbi l’opportunità di avere un primo contatto con il buddismo tibetano, le tanke, le sculture ed i numerosi libri scritti sulla spiritualità del Tetto del Mondo, le cui vestigia “riposavano” nelle sale dell’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente. Molti di quei reperti furono scoperti e inviati a Roma durante l’esplorazione del giugno-ottobre 1933 compiuta da Tucci e dal capitano Eugenio Ghersi nella regione di Lahul, Spiti, due distretti dell’Himachal Pradesh, e nel Tibet occidentale.
La presenza dell’ISMEO, situato nel quartiere Esquilino-Umbertino di Roma, ha fatto sì che Via Merulana diventasse un luogo di pellegrinaggio per vari studiosi ed anche meta della “memoria” per tanti orientali che vivono o sono di passaggio nella capitale. Tra l’altro la zona in cui insiste il museo, con la vicinanza della basilica di Santa Maria Maggiore, stazione Termini, Piazza Vittorio, chiesa ortodossa, San Giovanni, etc. ha tutta l’aria di essere uno spaccato di un lontano oriente. E secondo me è bene che l’ISMEO resti dove sta, per questo non sono favorevole alla proposta del ministro Franceschini di spostarlo all’Eur, un ambiente completamente estraneo al contesto culturale del Museo per il medio ed estremo oriente….

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.

…………………

Di seguito la lettera da inviare al Ministro

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo On. Dario Franceschini

Trasferire il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’: una scelta difficile ma anche economica?
Tra le componenti della complessa mission del Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘G. Tucci’, particolarmente rilevante è venuta ad essere nel corso degli ultimi decenni quella della mediazione interculturale, che non appariva prioritaria allorché si stabilirono con DPR n. 1410 del 3 ottobre 1957 i compiti istituzionali del MNAO, vale a dire ospitare, valorizzare e tutelare importanti collezioni di arte e archeologia asiatica di proprietà pubblica e dell’allora Istituto Italiano per il Medio Oriente, tra i più avanzati istituti di ricerca occidentali nei diversi campi degli studi orientalistici.

Una fortunata casualità storica, dunque, ha fatto sì che il Museo sia fisicamente situato nel quartiere Esquilino, il primo e certamente il più noto tra i quartieri multietnici di Roma. In questo suo naturale territorio, il MNAO è stato più volte attore di iniziative volte a favorire l’incontro interculturale, ad invertire processi di stagnazione culturale, etnica e urbanistica, a moderare tendenze di latente intolleranza verso le comunità straniere.

Il MNAO, essendo posto tra le grandi destinazioni turistiche del Colosseo-Celio-San Giovanni, lo snodo di movimentazione turistica di Termini e un crescente numero di soluzioni alberghiere di diverso tipo, è venuto a configurarsi, per le sue collezioni di archeologia e arte asiatica per la maggior parte esposte a rotazione, come meta ricorrente dell’utenza cittadina, come luogo di esotica scoperta per turisti informati o di passaggio, spesso inizialmente attratti dall’opulenza del Palazzo Brancaccio che ospita il museo, nonché come volano di iniziative interculturali aventi strategiche ricadute sociali, quali:
- evitare che i nuovi cittadini asiatici di “seconda generazione” (si vedano le statistiche sulla composizione etnica delle scuole primarie e secondarie del Municipio I) possano perdere il giusto rapporto con le radici storico culturali di origine;
- favorire una migliore percezione da parte dei cittadini italiani sia del valore universale delle storie e delle culture asiatiche, sia della rilevanza che, nel corso dei secoli, elementi culturali di origine asiatica hanno avuto per il progresso culturale e scientifico dei paesi occidentali;
- valorizzare lo hub turistico dell’Esquilino attraverso l’intreccio fra le collezioni museali e il variegato tessuto sociale ed economico del quartiere.

Il trasferimento del Museo in un contesto urbano diverso da quello in cui esso è radicato da più di mezzo secolo potrebbe dunque essere un’operazione culturalmente controproducente, oltre che di scarsa rilevanza nell’ottica di una ragionevole spending review.
Non c’è dubbio che per la sua natura il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘G. Tucci’ non si pone tra i grandi musei di Roma particolarmente per quanto concerne i flussi di visita; è anche vero che raramente il complesso mosaico delle collezioni (dalla Preistoria al Novecento, dalle sponde del Mediterraneo all’arcipelago del Giappone) è stato oggetto di adeguate operazioni di valorizzazione mediatica. Resta il fatto che un’eventuale trasferimento nella ad oggi vuota scatola del Palazzo delle Forze Armate (in uso all’Archivio Centrale dello Stato) contribuirebbe ad isolare ancor più il Museo allontanandolo dal nevralgico raccordo tra alcune delle mete di maggiore attrazione turistica di Roma.

Il trapianto in un contesto diverso vanificherebbe i rilevanti sforzi (proporzionalmente inversi all’investimento pubblico) fino ad oggi compiuti per la promozione del museo sia da parte di tutto il personale che in esso opera, sia da parte di enti ed individui che in questo museo hanno investito ingenti risorse culturali ed economiche. Si pensi ad esempio al contributo di 100.000 dollari offerto dalla Korea Foundation per la realizzazione di una sala dedicata all’archeologia e all’arte della Corea, alla più che generosa donazione della Sig.ra Francesca Bonardi Tucci di 2000 manufatti archeologici e opere d’arte asiatica, il cui valore è superiore ai 5 milioni di euro, alle numerosissime donazioni di opere d’arte e archeologia asiatica e di infrastrutture (inclusi i lavori di adeguamento strutturale sostenuti dall’amministrazione della proprietà Brancaccio) ricevute da individui ed enti privati e da istituti bancari.

Trasferire il MNAO nel quartiere dell’Eur significherebbe snaturare il Museo stesso, significherebbe “che i Rioni Monti ed Esquilino, e del Centro storico tutto, verrebbero privati di un importante presidio culturale, causando un impoverimento socioculturale del territorio già fortemente penalizzato …”, come recita la mozione n. 41 del 19.06.2014 del Municipio I, dove si chiede peraltro l’individuazione di uno spazio pubblico alternativo affinché il MNAO possa rimanere nel territorio del rione Esquilino, richiesta quest’ultima pienamente condivisa e già da tempo caldeggiata dai lavoratori e dalle OO.SS. del MNAO.

Il trasferimento in un’ala del Palazzo delle Forze Armate non risponde d’altra parte alla ragionevole necessità di ridurre spese passive da parte del MiBACT; al contrario, ci sembra che vada evidenziandosi una generazione di costi aggiuntivi e di non irrilevante ammontare.

Si consideri, infatti, che l’impresa (tempo previsto 18-20 mesi lavorativi) dovrebbe provvedere a:
- assicurare, imballare e trasportare non meno di 35000 opere;
- smontare, imballare e trasportare, con relativa assicurazione, le strutture espositive, qualora la commissione tecnica ritenesse che tali risorse possano essere adattate al nuovo contenitore museale;
- assicurare, imballare e trasportare attrezzature tecnico-scientifiche, di uso diagnostico e conservativo, di notevole complessità e valore.
In attesa delle valutazioni tecnico-economiche che dovranno pervenire agli uffici competenti del MiBACT, stime preliminari sui costi per quanto sopra indicato si aggirerebbero tra i 9.500.000 e gli 11.250.000 euro più IVA.

A questi costi dovranno poi sommarsi quelli per il disimballaggio, la verifica dello stato di conservazione delle opere e delle strumentazioni e l’allestimento ex novo degli spazi espositivi, degli uffici, dei laboratori tecnico-scientifici.

Il trasferimento del MNAO nell’ala del Palazzo delle Forze Armate potrà avvenire solo dopo che questa sede sia stata adeguatamente ristrutturata (consolidamento dei solai, climatizzazione, presidi di sicurezza a norma, ecc.), cosa che implica o un’ulteriore permanenza passiva del museo nella sede di Palazzo Brancaccio o la sua chiusura per un tempo ad oggi non prevedibile.

Secondo un comunicato delle OO.SS. dei lavoratori del MNAO, il nuovo canone di affitto ammonterebbe a 2.200.000 euro l’anno, cifra certamente superiore al canone di affitto dei diversi locali in Palazzo Brancaccio che dal 1 luglio 2014 ammonta a 761.332 euro annui.
Un eventuale trasferimento e chiusura anche temporanea del Museo, poi, avrebbe con ogni evidenza un impatto profondamente negativo sull’immagine delle politiche culturali del MiBACT a livello nazionale e internazionale. Come Ella sa, Onorevole Ministro, il Museo sin dalla sua fondazione è punto di riferimento per la documentazione, conservazione e valorizzazione dell’arte d’arte orientale in Italia, mentre a livello internazionale è partecipe e promotore di progetti di ricerca archeologica sul campo, di manifestazioni e iniziative di alto profilo scientifico, come anche di divulgazione attraverso pubblicazioni e mostre rivolte all’utenza più diversificata.

Prova ne siano le campagne di schedatura condotte nell’arco di un quarantennio in collaborazione con Soprintendenze e enti pubblici italiani, le recenti collaborazioni per lo studio e la valorizzazione di importanti collezioni (ad es., le collezioni d’arte orientale della Banca d’Italia, del Credito Emiliano, della BNL) o ancora lo studio, valorizzazione e allestimento delle collezioni islamiche ed estremo-orientali del Museo Internazionale della Ceramica in Faenza, solo per citare alcuni tra i nostri più recenti interventi.

Con la presente petizione Le chiediamo Onorevole Ministro di voler considerare possibili alternative, sebbene nello spirito di una necessaria spending review, quali:
- individuazione di una idonea sede demaniale nell’area dei Rioni Monti o Esquilino;
- esproprio per pubblico interesse della porzione di Palazzo Brancaccio attualmente occupata dal Museo o eventuale ri-negoziazione dei canoni di affitto con l’amministrazione Brancaccio.

Torniamo quindi a domandarci, Onorevole Ministro: trasferire il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ è certamente una scelta difficile e dolorosa per il territorio in cui esso è radicato, ma è anche economicamente conveniente?

Gli utenti e gli amici del Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’

Cordiali saluti,
[Il tuo nome]

Commenti disabilitati

Ricorre l’11/9… nell’America di Hollywood – Torri gemelle e tormenti dell’anima….

Comunicati Stampa Paolo D'Arpini 10 settembre 2014

Non mi sono dimenticato della grande “beffa” dell’11/9. E sento il dovere di ricordare qualcosa di quanto accadde in quel non lontano 2001. L’11 settembre di quell’anno due grattacieli di New York, costruiti in cemento armato con intelaiature di acciaio durissimo, si sbriciolarono su se stessi in minuta polvere bianca senza toccare altri fabbricati. Il governo degli Stati Uniti dice che a causare il crollo e la morte di migliaia di persone che si trovavano nelle strutture furono due aeroplanini di linea, “dirottati da terroristi”, che si schiantarono sui fabbricati.

Uhu, uhh… Quando quel giorno mi telefonò a Calcata il caporedattore del Messaggero (edizione di Viterbo) per chiedermi un parere sull’appena avvenuto “attentato” alle twin towers (torri gemelle) immediatamente sentii la puzza di bruciato.. Non credetti assolutamente alla fola dell’attacco dinamitardo di Al Qaeda ma siccome non avevo dati sufficienti per obiettare o sostenere tesi alternative mi limitai a dire “…sono stati gli extraterrestri…”.. e con ciò sistemai la faccenda, lasciando chiaramente intuire il mio pensiero, ovvero che la fantasia degli addetti ai “servizi” è intergalattica (se ne inventano di tutti i colori..). Peccato che il giornalista non raccolse la mia dichiarazione.. che altrimenti la “bugia dinamitarda” sarebbe stata scoperta subito. Niente paura, con lo scorrere degli anni la verità vera dei fatti fu confermata da solide prove e da indizi inequivocabili sul come e perché le torri erano state buttate giù in un sol colpo…

L’America aveva bisogno d’una guerra vera, piena di morti, una guerra di tragedia, paura. Serviva una guerra che facesse sentire al popolo americano d’essere in guerra perché un grande pericolo lo sovrasta… La desideravano la guerra, una guerra che facesse provare il tremolio della vendetta, una guerra che mantenesse ad libitum il senso di pericolo imminente, che giustificasse l’occhio per occhio.

Ma… era la vendetta brutale, che l’America cercava (e cerca) oppure l’opportunità di rapinare il mondo di ogni sua ricchezza con la scusa di combattere il “nemico”? Questo è in fondo lo sporco segreto che, da quelle parti, tengono gelosamente nascosto. Rinunciando alla vergogna liberatoria di una confessione pubblica d’errore…. L’America mantiene il patto mefistofelico che aveva stretto con i “terroristi”. Ne abbiamo una prova anche oggi con le vicende dell’ISIS, con i rivoltosi di piazza Maidan, etc. etc.

Per tutto questo gli americani, “che sanno”, provano quotidianamente un senso di colpa che non riescono a cancellare. Però l’ ipocrisia è più forte: sopportano lo status quo, mangiando hamburgers e popcorn al cinema o davanti alla tv.

L’America della Libertà e morta, viva l’America finta di Hollywood!

Paolo D’Arpini
Circolo vegetariano VV.TT.
Vicolo Sacchette 15/a – Treia
Tel. 0733/216293

…………………………

Commento/integrazione di A.F.: “In un’intervista censurata dalla BBC (2007), Benazir Buttho rivelava che ‘Osama bin-Laden è morto a fine 2001′, due mesi dopo è stata assassinata. Ma non solo questo, va ricordato che i capi assassini hanno creato non solo il casus belli del 11 settembre 2001, ma anche il Lusitania, la Baia dei Porci, Pearl Harbor, etc. etc., a costo di migliaia di vite dei propri stessi connazionali e di milioni di vite nei paesi che hanno colonizzato in modo sanguinoso, brutale, genocida (come i 90 milioni di nativi americani, detti pellerossa, sterminati tra il 1604 ed il 1860). Questi capi “democratici” compiono qualunque nefandezza in qualunque parte del mondo ma senza mai colpire i propri interessi economici, nemmeno per sbaglio, e mentono talmente tanto e talmente spesso da credere quasi alla proprie bugie. Noi siamo quasi tutti vittime della propaganda, sia quella spacciata dai media, sia quella sparsa a piene mani dalla maggior impresa pubblicitaria del mondo (Hollywood). Sono gli stessi capi che hanno creato tutte le crisi economiche dal nulla, riuscendo in tal modo a rubare quasi tutto a quasi tutti…” (Benazir Bhutto il 2-11-2007 dice che …) (5.9 MB)

Articolo di riferimento: http://undicisettembre.blogspot.it/2008/01/giulietto-chiesa-e-la-rivelazione-di.html

Commenti disabilitati

Francesco Uda. Un colpo di vento, sullo Scoglio dell’Aquila, l’ha portato via!

Francesco Uda in volo

Oggi pomeriggio, domenica 3 agosto 2014, un veloce temporale frutto di questa estate strana, mi ha impedito di riposare, lo sbattimento delle ante mi ha costretto ad alzarmi ed a chiudere le finestre. Così fra tuoni e fulmini ho acceso il computer per scoprire le ultime notizie del mondo e ne ho appresa una non bella. L’amico Francesco Uda è morto, schiacciato contro una montagna. Questa la scarna notizia di cronaca reperita su Viterbo News 24: “Un uomo di 56 anni, Francesco Uda, carabiniere in congedo, originario della Sardegna ma da tempo residente a Viterbo, si è schiantato con il parapendio sul monte Vettorre, nei pressi di Norcia, in Umbria. L’incidente si è verificato in località Scoglio dell’Aquila, a quota 2.400 metri. A dare l’allarme ai soccorritori sono stati altri piloti di parapendio in volo nella stessa area, che hanno assistito all’incidente. Sul posto sono intervenuti l’eliambulanza del 118, mentre una squadra di tecnici del soccorso alpino e speleologico dell’Umbria ha raggiunto da terra il Pian Grande. Nonostante i tentativi di rianimazione, per il pilota del deltaplano non c’è stato nulla da fare. Il cadavere di Uda è stato recuperato è messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.”

Mi è venuto subito da pensare al temporale che mi ha svegliato a Spilamberto ed al colpo di vento sul Monte Vettorre con cui Francesco andava a sfracellarsi sulle rocce….. Un avvertimento?

Cosa posso dire? Una preghiera mi sale spontanea nella mente a favore dell’amico Francesco al quale debbo in gran parte il mio ritorno all’informazione giornalistica. Infatti quando nel 2004 a Calcata chiusi la sede storica del Circolo Vegetariano VV.TT. (che si trovava in Piazza Roma) rimasi per un paio d’anni in una sorta di limbo, vivendo quasi come un eremita fra la mia capanna agli Orti di Cristo (nel Tempio della Spiritualità della Natura) e la casarsa sulla fogna di Via Fontanile. Avendo chiuso praticamente ogni contatto con il mondo esterno, rinunciando al computer, alla luce elettrica, al fax con cui comunicavo ai giornali ed a ogni altra modernità. Ad un certo punto, fu Francesco Uda, esperto telematico (su suggerimento del comune amico Peter Boom) che venne a Calcata e mi smosse dal torpore, obbligandomi a riprendere contatto con il mondo e dotandomi di un computer (da lui messo insieme con pezzi di recupero), di una email (che è quella ancora esistente di circolo.vegetariano@libero.it), di un rudimentale collegamento internet e con ciò mi costrinse a riprendere la mia opera informativa….

Grazie Francesco, mi ricorderò di te…. Paolo D’Arpini

…………………………………….

Alcuni articoli su e di Francesco Uda pubblicati sul web:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/09/02/francesco-uda-minori-che-scompaiono-nel-nulla-sono-diecimila-o-sono-quattro-la-disinformazione-mediatica-e-la-realta-dei-fatti-delle-sparizioni-misteriose-in-italia/

http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/05/26-maggio-2012-corre-un-anno-senza.html

http://paolodarpini.blogspot.it/2011/07/wikipedia-falsa-e-bugiarda-peter-boom-e.html

Segue l’articolo di Doriana Goracci

Francesco Uda è volato via, a 56 anni, morendo contro una parete del monte Vettorre nei pressi di Norcia, in Umbria, in località Scoglio dell’Aquila, a quota 2.400 metri.Dalla pagina FB del diario di Francesco Uda “Per notizia: Il naso che è sul frigo di casa è di Anna; il mio è sempre con me specialmente se sono in viaggio, qualunque viaggio, da quando Lucia Caracol ce lo ha regalato… come sanno alcuni Amici, quando mi sento particolarmente triste lo indosso, sorrido immediatamente, penso a Lucia e alla Sua vitalità e allegria, “rivedo” le mie stupide tristezze e… lo rimetto a posto per paura di perderlo.” La notizia atroce e drammatica l’ ho letta stamattina, prima domenica d’ agosto malgrado scenda una pioggerellina come fosse autunno. Si, Francesco Uda lo conoscevo bene, era un Amico: “Uda era considerato un pilota esperto, con una lunghissima serie di lanci alle spalle, inoltre, era anche appassionato di arrampicate sulle rocce. La montagna era il suo ambiente, per questo i suoi amici ritengono impossibile che possa aver commesso una benché minima imprudenza. A ucciderlo, a loro dire, sarebbe stata una tragica fatalità…L‘allarme ai soccoritori è stato dato da altri piloti di parapendio in volo nella stessa area, che hanno assistito all’incidente. Sul posto sono intervenuti l’eliambulanza del 118, mentre una squadra di tecnici del soccorso alpino e spelelogico dell’Umbria ha raggiunto da terra il Pian Grande.Nonostante i tentativi di rianimazione, per il pilota del deltaplano non c’è stato nulla da fare. ”
Francesco era un carabiniere in pensione da quando era un ragazzino, lascia l’ adorata moglie Anna, compagna di tutta la sua vita che era la sua ombra, e definiva con tanto orgoglio la “spericolatissima la mia Anna non si ferma davanti a niente…”e lascia due figli di cui andava enormemente fiero, Stefano e Gianluca.
A lui, Peter Boom attore/scrittore/teorico pansessuale, aveva lasciato la sua eredità. C’è una causa ancora in corso per l’ eredità, che spero sarà gestita dalla sua famiglia, perchè questo voleva Francesco, essere riconosciuto come l’ Amico, di cui ti puoi fidare, da avere come sostegno.Lui l’ aveva seguito nel corso di tutti questi anni e lui aveva costruito il sito in memoria di Peter Boom, per il quale avevamo creato un gruppo su Facebook e il 26 maggio del 2012 un incontro a Bagnaia per ricordarlo.
Scriverò di nuovo presto per far conoscere una lunga lettera che Francesco Uda, carabiniere (e lo sottolineo) mi ha lasciato ma ci tengo a rendere subito pubblici alcuni suoi brani di questo suo ricordo e testimonianza ( avevo scritto un articolo per la morte di Giorgiana Masi, e lui non volle subito che io esponessi la sua memoria, oggi non devo mantenere nessun riserbo) . Ecco come iniziava e chiudeva la sua mail:”Il 12 maggio 1977 c’ero anch’io a Roma, stavo dall’altra parte, facevo il Carabiniere, avevo anch’io 19 anni, anzi 18 e mezzo.Inizialmente non mi sembrava il caso di dirti come sono andate le cose… viste dal mio punto di vista, potresti pensare che non sarei obiettivo, ma due cosette permettimi di dirle.Come hai detto Tu, e ne sono convinto anch’io, la politica di alcuni personaggi di quel periodo, ha fatto molti danni manovrando, infiltrando, provocando, ecc. Mi sembra che lo facciano tutti quelli che hanno e vogliono mantenere il POTERE, non è cambiato nulla… guarda cosa combinano oggi… Ne avrei di cose da dirti ma tanto… Giorgiana è morta e nulla la riporta indietro. Mi è sempre rimasta impressa dentro e davanti alla sua lapide ci ho portato sia mia moglie che i miei figli quando avevano un’età adeguata, perché ho sempre saputo cosa raccontare o almeno ci ho provato.Chiudo con una mia riflessione… non dico che sia stato quel 12 maggio 1977 ad influenzare tutto il resto della mia vita da Carabiniere ma sicuramente ha rafforzato quello che era la mia idea di Carabiniere. Mi ricorda sempre che io devo proteggere la gente e aiutarla, sono pagato per quello e quello ho sempre cercato di fare. Per me “non esiste” che un Carabiniere possa fare violenza, quella gratuita poi…Scusa del messaggio privato ma non mi piace scrivere nei forum o simili.”
Su Facebook, Francesco aveva scelto per la sua copertina un bambino palestinese abbracciato ad un bambino ebreo. Le foto che allego a questo breve ricordo sono per la maggior parte scattate da Francesco che amava tra le tante cose anche la fotografia. Riporto anche una certa foto in cui Francesco Click Uda scriveva La frase che Peter diceva sempre quando ci salutava.”Comportatevi male !”
Piaceva una canzone dei Led Zeppelin a Francesco, tanto che l’ aveva messa su Facebook a giugno scorso-Una scala per il Paradiso: “alla fine la melodia verrà da te quando tutti sono uno e uno è tutti per essere una roccia e non rotolare via e comprare una scala per il paradiso”
Mi avevi scritto un mail:”Mi sembri Peter, forse un po’ lo sei, e non è un’offesa.Un abbraccio.” La conservo, con amore.Ciao Amico caro scomparso come un angelo.Non perderò mai il tuo ricordo, i tuoi insegnamenti, la tua sincerità e ostinazione, il desidero di giustizia e verità.

Doriana Goracci

Commenti disabilitati

TAMAR e LEVIATHAN – I latini si chiedevano “cui prodest?”… e Gaza significa “gas”

sion uber alles

Già nel 2010 avevamo annunciato la strategia israeliana (e le vere ragioni dell’attacco contro la Siria) adesso confermata dalla carneficina contro la Palestina, con il recondito scopo di togliere di mezzo ogni concorrente ed appropriarsi del gas e del petrolio scoperti nelle acque del Mediterraneo orientale (da Egitto a Gaza sino a Grecia e Turchia, passando per Libano e Siria”.

Facciamo un passo indietro….

Mediterraneo del sud est. Nel cui sottosuolo si celano ricchezze ancora sconosciute (a noi, ma conosciute a chi sa e vuole appropriarsene per intero..). È ormai chiaro che un giacimento di petrolio e di gas si trova nelle acque del Levante mediterraneo, ed è costituito da più sacche che coprono l’est mediterraneo dal delta del Nilo alla Grecia. Questa scoperta, se ben utilizzata, promette a Israele l’indipendenza energetica per i prossimi cento anni e sta facendo da detonatore a una serie di conflitti che prima affioravano periodicamente e che adesso aumentano di intensità e fino a rendersi permanenti. Ad una situazione politica complicatissima da tre quarti di secolo,dalla nascita di Israele per intenderci, la sorte è andata a versarci sopra una quantità immane di petrolio e gas.

Esiste una Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare che stabilisce i criteri di attribuzione delle risorse sottomarine , ma sia Israele che gli Stati Uniti rifiutarono a suo tempo di firmarlo. Il giacimento si trova nel mare condiviso da Grecia, Turchia, Cipro, Israele, Siria e Libano (a non voler conteggiare la Palestina che con la sua striscia di Gaza può avanzare anch’essa dei diritti).

Cambia completamente la situazione geopolitica del Golfo Persico e del Mediterraneo. I gasdotti e gli oleodotti Nabucco e Southstream, si rivelano investimenti rischiosi dal punto di vista del profitto. La Russia dovrà in futuro puntare più sul mercato asiatico (India e Cina) per i suoi idrocarburi che sull’Europa mediterranea (come si è visto chiaramente dai fatti susseguenti la crisi Ucraina).

Israele che è lo scopritore dei due primi giacimenti TAMAR (2009) e LEVIATHAN (2010) avanza pretese egemoniche sul tutto, ma anche gli altri stati adiacenti sostengono che il mare sul giacimento è anche loro.

Conviene comunque affidarsi a una cronistoria.

Tutto comincia nel 2009 con la scoperta di un giacimento, chiamato poi TAMAR (dattero in arabo e in yiddish) da parte della Noble Energy , partner texano di Israele nella ricerca sottomarina. Il ritrovamento è situato a circa 80 Km a ovest di Haifa. Coi suoi 238 miliardi di metri cubi di gas naturale di eccellente qualità, TAMAR cambio la prospettiva energetica di Israele che fino a quel momento aveva una striminzita previsione di riserve a tre anni più un rifornimento infido dal gasdotto (40% del fabbisogno) egiziano che l’autorità egiziana del Petrolio ha appena disdettato accusando i contraenti di corruzione e di ribasso anomalo dei prezzi. La scoperta – sempre della Noble Energy – l’anno successivo del nuovo giacimento LEVIATHAN che ha ridotto TAMAR a una pozzanghera, ha complicato enormemente il problema, prima solo Israelo-libanese, coinvolgendo tutti i paesi affacciati sul mediterraneo orientale: Egitto, Palestina, Siria, Grecia, Turchia e perfino Puglia e Sicilia.

A questo punto entra in ballo l’USGS ( United States Geological Survey) che presenta le sue stime su LEVIATHAN. ”Le risorse petrolifere e di gas del Bacino del Levante sono stimate a 1,68 miliardi di barili e 3450 miliardi di metri cubi di gas. Inoltre, sulla base di studi e perforazioni, l’USGS ha stimato ”le riserve non ancora scoperte del Bacino del Nilo in termini di petrolio e di gas, a 1,76 miliardi di barili e a 6850 miliardi di metri cubi di gas naturale”. Il totale delle riserve del mediterraneo orientale assommerebbe a 9700 miliardi di metri cubi di gas e a 3,4 miliardi di barili (calcoli per difetto).

Ora, in chiave geopolitica, si potrebbe cercare di “supporre” come mai certe cose stanno avvenendo nelle nazioni prospicienti il mediterraneo orientale… Altro detto famoso di un latinista dei tempi recenti è “..a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Allora vediamo che l’Egitto è sotto giunta militare, la Palestina è praticamente cancellata, il Libano diviso e minacciato, la Siria aggredita da bande terroristiche (ben pagate da chi sappiamo), Cipro messa a tacere per i debiti, La Grecia svenduta ed in ginocchio, l’Italia commissariata e sotto ricatto…. Dei paesi che si affacciano sul giacimento di gas resta in piedi la Turchia, fedele alleata USA-israeliana nonché zona di confine con la Russia (quindi da tener buona).

Ovviamente su tutti impera l’accaparratore supremo: Israele!

Paolo D’Arpini

Commenti disabilitati