Archivio della Categoria 'Alimentazione vegetariana'

Mangiare poca carne è un “peccato veniale”?

Quando si parla di vegetarismo nella maggior parte dei casi le persone onnivore, come in un intimo poco celato senso di colpa,  tendono a giustificarsi dicendo “mangio poca carne” rivendicando poi il diritto ad essere libere di aderire o no alla scelta vegetariana o vegan. E anche se si è consapevoli che è quanto mai ingiusto per gli animali e dannoso per la salute si vuole procedere senza pressioni esterne, (potrebbe essere un trauma) che è come dire al pompiere, davanti alla casa che brucia, di muoversi con calma e quando ne ha voglia, spesso inorridendo al solo pensiero di alimentarsi in modo vegan per la paura di dover rinunciare alla coscia di pollo.

“Mi dispiace per gli animali ma io alla bistecca non rinuncio”. Che è come dire “voglio fare quello che mi piace  ma non fatemi vedere gli effetti che produce la mia scelta. Sono consapevole che questo causa sofferenza e morte ad un essere innocente ma considero il mio piacere è più importante della loro vita”. Ma non è forse l’ingiusto piacere a danno di altri il movente di ogni delitto?

Si grida allo scandalo

perché vengono mostrati i delitti

non perché vengono commessi.

Nella violenza giornaliera della guerra

c’è una differenza di peso dei cadaveri

a seconda delle funzioni che esercitavano in vita.

Il potere si nutre del debito dei poveri

e la miseria generata dall’egoismo

è una bestemmia più grande

del dolore che produce.

La pace dei potenti

è frutto del terrore sugli ultimi

immolati sull’altare del profitto,

ma la solitudine di chi combatte

la sua impari battaglia con la morte

è un insulto più grande del disprezzo.

I ricchi non hanno motivo

di imprecare contro il cielo

troppo impegnati a costruire recinti

intorno alla loro coscienza imbalsamata,

ma l’indifferenza verso quanti urlano

la loro ultima sconfitta nella fame

è un oltraggio alla vita

più grande della negazione di Dio.

Franco Libero Manco

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Il veganesimo non è una moda…

Se scegliere di essere vegan fosse una moda degli ultimi tempi sarebbe destinata a passare come tutte le mode. Credo invece che appartenga alla fase più responsabile ed evoluta del pensiero, della coscienza e della civiltà umana e come tale sicuramente espanderà la sua vitale e benefica adesione ad un pubblico sempre più vasto. La Rivoluzione francese, il Rinascimento o il Risorgimento sono forse stati il frutto di spinte socio-culturali-spirituali estinte dopo gli effetti sperati? E’ forse stato lo schiavismo, il patibolo pubblico, il patriarcato, la cessazione degli spettacoli cruenti e tutte le discriminazioni mode del momento?

Allo stesso modo essere vegan è la tendenza naturale verso l’evoluzione morale, civile e spirituale della specie umana; un’esigenza protesa verso l’etica universale in cui l’essere umano diviene sempre più consapevole dell’imprescindibile valorizzazione e interazione armonica con tutti gli esseri viventi e responsabilmente tutela il miracolo della vita in tutte le sue espressioni. Chi rifiuta a priori il sistema vegan ha solo paura di rinunciare alla bistecca. Parlare di veganismo ai mangiatori di animali ci si rende antipatici

E NON SIAMO NEPPURE UNA SETTA

Chi non intende neppure farsi sfiorare dalla cultura vegan considera i vegani una specie di setta dalla quale stare alla larga, magari per non correre il rischio di essere convinti a rinunciare ai “piaceri” (crudeli) dello stomaco. Probabilmente costoro non hanno mai aperto un libro di scienza dell’alimentazione, di anatomia comparata o di etica universale. Non hanno mai letto il pensiero dei Grandi che raccomandavano, e raccomandano, di astenersi dai carnami perché rendono la nostra natura pesante, materiale, aggressiva; perchè abbassano i livelli dei chakra e impediscono le vette dello spirito…

In genere alla guida delle sette ci sono sempre guru che dettano le regole alle quali gli adepti devono attenersi, con effetti anche pesanti nell’eventuale violazione delle stesse. La filosofia vegan è agli antipodi: è tutta protesa alla liberazione personale da ogni condizionamento mentale attraverso il pensiero critico e ritiene la conoscenza, la sensibilità del cuore, la compassione, la non violenza, la non prevaricazione, il rispetto supremo delle diversità come la condizione imprescindibile per la realizzazione di se stessi e il bene comune.

Franco Libero Manco

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Il formaggio non è cibo da ecologisti vegani…

Quando una persona, diventando vegetariana, abbandona la carne, spesso prende a consumare maggiori quantità di formaggio. Ma, come ci spiega il dottor Barnard in questo libro, il rimedio potrebbe essere peggiore del male! Infatti il formaggio fa ingrassare, perché è fatto con il latte, che contiene grasso; ma nel formaggio il grasso è molto concentrato rispetto al latte. Molti evitano lo zucchero ritenendo che esso faccia ingrassare; invece lo zucchero viene in gran parte bruciato, mentre il grasso, compreso quello del formaggio, si deposita nel tessuto adiposo. Infatti il grasso si insinua nelle cellule muscolari riducendo il numero di mitocondri, e così rallenta il metabolismo.

Inoltre, il consumo di formaggio causa assuefazione. Infatti la caseina (la proteina principale del latte e del formaggio) è formata da una catena di “mattoni” chiamati aminoacidi, e durante la digestione rilascia delle catene brevi, chiamate “caseomorfine”, che si attaccano agli stessi recettori cerebrali dell’eroina ed altri narcotici, rilasciando dopamina e causando gratificazione e piacere. Ciò ha una funzione nello stabilire e rinforzare il legame del piccolo con la madre, ma rende difficile ad un adulto rinunciare al formaggio, che quindi si comporta come una vera e propria droga.

C’è di più. Il latte è prodotto da mucche gravide, e quindi contiene ormoni. Nel corso della gravidanza di una mucca, l’estradiolo nel latte aumenta di 17 volte, e l’estrone aumenta di 45 volte. Naturalmente, anche il formaggio, essendo fatto con il latte, sarà pieno di ormoni; ed infatti, le donne che consumano latticini ad alto contenuto di grassi hanno maggiori probabilità di morire di cancro al seno, rispetto a quelle che non li consumano. E gli uomini che consumano più formaggio hanno una minore concentrazione di spermatozoi rispetto a quelli che ne consumano meno. Gli uomini che consumano molti latticini hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare il cancro alla prostata. Ancora, chi consuma molti latticini assume più calcio di quanto l’organismo abbia bisogno; ma il calcio rallenta l’attivazione della vitamina D, che protegge dallo sviluppo di tumori; per conseguenza, il rischio di cancro aumenta.

Altri danni provocati dal latte e dal formaggio sono: favorire l’asma ed altri problemi respiratori; scatenare l’emicrania; causare dolori articolari; causare tendinite; causare l’acne; rendere difficile la digestione; favorire il diabete di tipo 1. Inoltre il grasso (incluso quello del latte e del formaggio) ostacola il funzionamento dell’insulina, causando il diabete di tipo 2, nonché malattie cardiovascolari, incluso l’infarto.

Negli allevamenti industriali vengono separate precocemente le mucche dai vitelli, causando sofferenza per le une e per gli altri; inoltre non è vero che le mucche da latte non vengano uccise, come l’industria casearia vorrebbe far credere.

Infine, vi è il danno ambientale. Produrre formaggio significa consumare un’enorme quantità di acqua (un bene sempre più raro) per irrigare le colture di mangime, in modo che le mucche producano latte, che viene poi concentrato nel formaggio. Tali colture richiedono anche l’utilizzo di fertilizzanti, contenenti azoto e fosforo, che si riversano nei fiumi e nel mare: nel Golfo del Messico c’è una zona morta di 13.000 chilometri quadrati, causata dal deflusso di fertilizzanti dal Mississippi, in gran parte per coltivare i mangimi. E le mucche ruttano enormi quantità di metano, un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica, e quindi contribuiscono in maniera importante al riscaldamento globale. Quasi metà del libro è dedicata alle ricette, tutte strettamente vegane.

Carlo Consiglio

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Filosofi dell’antica Grecia e alimentazione vegetariana

Il filosofo Teofrasto nacque a Ereso ( (Isola di Lesbo) il 372 a.C. e morì ad Atene 85 anni dopo. Frequentò l’Accademia di Atene dove ascoltò le lezioni di Platone. Dopo la morte di Aristotele fu a capo del Liceo di Atene i cui corsi erano frequentati da circa duemila alunni. Per 8 anni Teofrasto e Senocrate dirigono insieme l’Accademia e lo stesso Liceo.

Teofrasto, padre dell’ecologia moderna, elabora una grandiosa cosmo-biologia nel quale le forme sono strutturale tra loro in relazione armonica e in cui tutti i viventi entrano come parti di un solo grande organismo. Afferma il diritto primario alla vita di ogni vivente, la non discontinuità, a livello etico-giuridico, dei rapporti che intercorrono tra gli uomini e gli animali. Mostra l’illegittimità scientifica, storica, concettuale a trattare agli animali come ad esseri non pensanti, alla stregua di meri strumenti: le differenze degli uni con gli altri sono solo di grado. Il rifiuto di maltrattare ed uccidere animali è per Teofrasto l’inizio di una nuova civiltà.

Il pensiero di Teofrasto è agli antipodi di quello di Aristotele il quale sosteneva che non ci fosse nulla in comune tra il comandante e il comandato, come tra l’artista con il suo strumento, tra lo schiavo e il suo padrone. Aristotele riteneva che l’arte della guerra è arte d’acquisizione e si deve praticare contro le bestie e contro quegli uomini che, nati per obbedire, si rifiutano. Dello stesso parere era san Paolo, sant’Agosino, san Tommaso, Renè Descartes, Nicolas Malebranche, Viktor Catherin, ecc.

Senocrate (allievo e successore di Platone) per primo pone le fondamenta del divieto di uccidere il vivente e anticipa e rinforza il contesto culturale cui opera Teofrasto. Aveva compassione per gli animali ed affermava che tutte le specie sono dotate di intelligenza. Tale attenzione per la vita aveva i suoi precedenti in Pitagora, Empedocle, Anassagora, Democrito, Platone. Sulla stessa scia di pensiero erano molti altri grandi filosofi, come:

Il filosofo Decearco, nato in Sicilia nel 376 a.C. allievo di Aristotele, che mette in relazione la guerra con l’ingiustizia attuata nei confronti degli animali.

Pitagora: “Tutti gli esseri animati appartengono alla stessa natura e sono tra loro parenti: hanno gli stessi diritti e pene inespiabili gravano su quanti rechino loro offesa”.

Euripide: “Un sangue rosso scorre in tutti gli animali e tutti hanno in comune per padre il Cielo e per madre la Terra”.

Plutarco. “Quale furore, quale follia spinge oggi alla sete di sangue voi che avete in abbondanza tutto quanto è necessario? Non vi vergognate a mescolare i frutti coltivati con il sangue delle uccisioni? Non mangiate carne per necessità ma per dissolutezza, cibi inadatti e impuri uccidendo gli animali con maggior crudeltà delle bestie più selvagge. Il sangue, le carogne, le carni di animali uccisi, alimenti propri d’uno sparviero, d’un lupo, un serpente, sono per l’uomo prelibate pietanze. Le lordure di sangue e della carne sono diventate prelibatezze. Mentre la maggior parte degli egiziani tratta gli animali come se fossero dei. L’Egitto è la terra del popolo più sapiente del mondo”.

Platone afferma che “Nella città della giustizia, gli uomini del nuovo ordine si ciberanno di farine d’orzo e frumento, olive, formaggio, cipolle, legumi, pasticcini di fichi, ceci e fave e con moderazione ci berranno sopra del vino. Passeranno la vita in pace e in buona salute e moriranno in tarda età”.

Empedocle: “Tutte le cose hanno pensiero e propria intelligenza. Sventura su di me, che un giorno fatale non mi ha annientato prima che con i miei artigli avessi compiuto criminali azioni per nutrirmi”.

Sesto Empirico “Uccidendo e mangiando la carne degli animali commettiamo ingiustizia ed empietà, come facessimo morire nostri congiunti”.

Euripide: “Mi guardo dal mangiare cibi in cui vi è stata la vita”.

Orfeo: “Chiunque uccide un animale compie un omicidio”.

Erotodo dice che “Gli egiziani pagavano una tassa per l’edificazione delle tombe degli animali: falchi, gatti, cani, sciacalli, gazzelle, falconi e.. Gli egiziani ritenevano che il divino non era presente solo nell’uomo e che l’anima è diffusa anche agli animali”

Nell’antica Grecia il bove utilizzato nei lavori agricoli per trainare l’aratro o il carro era considerato un lavoratore della terra rispettato a tal punto che la sua uccisione veniva punita con la morte.

Tre delle leggi che Trittolemo diede agli ateniesi, ancora in vigore ad Eleusi: rispettare i genitori, onorare gli dei con frutti, non fare del male agli animali”. (Ermippo)

Franco Libero Manco

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Dieta vegetariana e lo spauracchio degli Omega 3 (del pesce)

Diversamente da quanto vanno profferendo i vari nutrizionisti televisivi, e cioè che è necessario consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi gli Omega 3, la scienza indipendente dei più noti organismi in fatto di nutrizione, e di qualificati studiosi, conferma ogni giorno quello che noi igienisti vegani andiamo dicendo da decenni, e cioè che procurarsi l’Omega 3 dal pesce, invece che dai vegetali, non solo non è necessario ma spesso dannoso per la salute.

Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denàtura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi. Inoltre, consumare pesce 2-3 volte a settimana non è sufficiente perchè solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura i cui pesci si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe.

La paura diffusa è che nelle diete vegan mancano fonti dirette di EPA e DHA. Ma c’è chi è vegan da tutta la vita e non ha mai avuto carenze di questo tipo. La stragrande maggioranza del genere umano non consuma o non ha mai consumato pesce e vive in buona salute. La mia logica mi dice di far riferimento alle leggi naturali in cui ogni organismo vivente è progettato per funzionare con un determinato “carburante”, a far riferimento alla nostra conformazione fisiologica che è simile a quella dei primati antropoidi, che sono vegetariani i quali certo non mangiano pesce per garantirsi gli Omega 3. Sbagliare carburante significa inevitabilmente danneggiare la propria salute.

Sotto l’aspetto etico è molto più grave mangiare pesce che animali terricoli: una sardina non ha meno valore di un manzo; non è la mole fisica che da valore ad un essere vivente. Con la carne di un manzo mangiano mille persone, ma mille pesci non bastano a sfmare mille persone. Se potessimo udire il dolore delle creature del mare il loro grido squarcerebbe le fondamenta della terra.

Confrontando il contenuto di Omega 3 nei pesci con quello presente nei vegetali troviamo che:

i pesci che contengono modeste quantità di omega 3 (mg/100 gr) sono:

sardine fresche 1,73;

anguilla 1,30;

aringa fresca 1,09;

salmone fresco 0,89;

tonno fresco 0,80;

sgombro: 0,73;

spigola 0,48;

orata fresca 0,46

mentre i vegetali che contengono omega 3 (mg/100 gr) sono:

Olio di lino: 66

Semi di lino: 32

Olio di canapa: 18

Olio di noce: 14

Soia cotta: 11

Olio di soia: 7,60

Noce: 6,50

Germe di grano: 5,40

Semi di zucca: 5

Latte di soia: 4

Fagioli di soia secchi: 1,3

Olio ex. verg. d’oliva: 1

Mandorle: 0,3

Da questo se ne deduce che se l’assunzione di Omega 3 per una dieta (per esempio) di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare giornalmente: 1,1 etti di sardine fresche, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi enormi di altri pesci con un contenuto più basso di omega 3.

L’American Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra omega 3 e cancro. “La famiglia degli acidi grassi omega 3 non riduce il rischio di cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini. Alcuni studi hanno collegato l’assunzione di omega 3 ad un maggior rischio di diabete di tipo 2. Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi omega 3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto, anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte. Un prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare carenze di vi.t E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo potrebbe portare a livelli tossici di vit. A e D. Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto preventivo nei confronti del cancro. Tuttavia una ricerca condotta nel 2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione”.

Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association dice: L’assunzione di integratori di omega 3 non è stato correlato ad una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco, infarto del miocardio o ictus.

In un altro studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si legge: Nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non riduce la mortalità. (notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013)

Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine dell’anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in un articolo apparso sull’American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se questi provengono dai vegetali. Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente alle proprie necessità di acidi grassi essenziali omega 3 a lunga catena (presenti nel pesce) ricavandoli dagli acidi grassi omega 3 vegetali, senza dover introdurre nella propria dieta la carne di pesce. Tali grassi sono importanti per il buon funzionamento dei meccanismi metabolici. È già noto da tempo come gli omega 3 si possano ricavare molto più facilmente da fonti vegetali, come noci, semi di lino e olio di semi di lino, piuttosto che dal pesce (che ne contiene decisamente meno di quanto si crede (gli omega 3 diminuiscono a seconda il tipo di cottura), ma questo nuovo studio rende ancora più evidente come la fonte privilegiata di questi acidi grassi essenziali sia proprio quella vegetale. (Dr.ssa Luciana Baroni)

Franco Libero Manco – francoliberomanco@fastwebnet.it

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