Archivio della Categoria 'Alimentazione vegetariana'

Tutti i mali della carne… da 1 a 9

LE NOVE PEGGIORI COSE CHE TROVI NELLA CARNE CHE MANGI

1. ANTIBIOTICI

Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono responsabili
del debole stato di salute degli animali. Senza i farmaci, quindi, non
sarebbe possibile far funzionare alcun allevamento intensivo. Per
produrre 1 chilogrammo di carne sono impiegati mediamente 100 mg di
antibiotico. I farmaci rimangono spesso nei tessuti degli animali e
arrivano nel piatto. Ciò significa che l’italiano medio che consuma
circa 87 kg di carne ogni anno (senza considerare i consumi di
prodotti ittici) ingerisce involontariamente quasi 9 grammi di
antibiotici, equivalenti alla somministrazione di circa 4 terapie
antibiotiche ogni anno. Il consumo di carne comporta rischi sanitari
di cui si parla ben poco in Italia e di cui raramente i consumatori
hanno consapevolezza: dal rischio di assumere antibiotici ‘a pranzo e
a cena’, al rischio di venire a contatto con patogeni che hanno
sviluppato resistenze agli antibiotici.

Secondo l’Autorità alimentare europea, Efsa (European Food Security
Authority), in molti casi i cibi di origine animale trasmettono
all’uomo batteri resistenti agli antibiotici. L’ingestione continuata
- tramite la carne – di questi medicinali può provocare alla lunga
disturbi intestinali cronici e l’inefficacia degli antibiotici quando
ne sorga la necessità. Il rischio è non avere la possibilità di
guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più
semplici a quelle che potrebbero avere esiti potenzialmente fatali.
Tra questi patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici
ci sono anche la Salmonella typhimurium e parathyphimurium
(l’infezione si trasmette con le uova e la carne, soprattutto avicola
e suina), lo Staphylococcus aureus, Campylobacter coli e jejuni. Ma i
rischi maggiori sono quelli che potrebbe causare un altro batterio
divenuto resistente: un particolare ceppo di Escherichia coli che
provoca colite emorragica e insufficienza renale. La contaminazione
del cibo (carne e latte bovino) avviene attraverso le feci
dell’animale, ma anche tramite l’acqua. Il maggior fattore di rischio
è rappresentato dal consumo di carne macinata di manzo cruda o poco
cotta (hamburger disease), ma ne è stata dimostrata la presenza anche
in carni di pollo, agnello e maiale.

2. BATTERI

Si potrebbe pensare che con la somministrazioni degli antibiotici in
corso , la carne sia libera da batteri. Niente di più falso. I batteri
sono all’ordine del giorno nella carne proveniente dagli allevamenti,
inclusi i batteri resistenti agli antibiotici conosciuti anche come
superbatteri . Quasi la metà delle carni di manzo, pollo, maiale e
tacchino, in campioni testati nei negozi di alimentari degli Stati
Uniti conteneva batteri stafilococco, tra cui il resistente batterio
MRSA stafilococco ( meticillina-resistente Staphylococcus aureus ).
Anche la carne di maiale testata dal Consumer Reports nel 2013,
conteneva anche MRSA e altri quattro tipi di batteri resistenti .

3. PRODOTTI PER LA PULIZIA

Dal momento che gli antibiotici non salvano la carne dai batteri, i
produttori di carne sono sempre più creativi. Risale a qualche anno fa
la scoperta di carne schiarita e fatta passare per” carne bovina magra
finemente strutturato ” ( LFTB ) conosciuta anche come Pink Slime,
trattata con sbuffi di ammoniaca.
Ma c’ è un altro prodotto di pulizia utilizzato nella produzione di
carne che sta cominciando a fare notizia : il cloro . Secondo il sito
MeatPoultry.com , ” il 99 per cento dei produttori di pollame
americana” raffredda i polli “per immersione, in bagni di acqua
clorurati – refrigeratori .

4. FARMACI

Circa il 45% dei suini Usa, il 30% del bestiame e una percentuale
sconosciuta di tacchini sono “colorati” con il farmaco per l’asma, la
ractopamina, prima della macellazione. Fino al 20% di ractopamina è
ancora presente quando comprate quella carne.
Dal 1998, più di 1.700 americani amanti della carne di maiale sono
stati “avvelenati” in questo modo. Per questo, la carne con
ractopamina è vietata in 160 Paesi diversi tranne che negli Usa.
Dove è vietato: 160 Paesi tra cui Europa, Russia, Cina e Repubblica cinese.

5. RISCHIO MORBO MUCCA PAZZA

Il primo caso nel 1986, quella della «mucca pazza» fu una delle
peggiori emergenze sanitarie: 207 morti di encefalopatia spongiforme
bovina (Bse), in Europa, per colpa del consumo di carne proveniente da
bovini malati. A scatenare l’epidemia erano state le farine di pecora,
un mix di carne e di ossa, che avevano trasmesso la malattia alle
mucche e poi all’uomo. Dal 1° giugno 2013 le farine animali, bandite
nel 2001 dall’alimentazione degli animali, sono tornate. Lo sapevate?
A deciderlo è stata la Commissione europea. Il motivo principale è
economico, costano meno delle farine di soia e rendono di più.

Il numero di animali colpiti dalla malattia ad oggi è di poco
superiore ai 180.000 capi, quasi tutti in Gran Bretagna, qualche
centinaio in Irlanda, Portogallo, Svizzera e Francia; poche unità o
decine in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Liechtenstein, Austria e
Italia. Sembra provato che il morbo si sia diffuso anche negli altri
paesi a causa dell’utilizzo delle farine animali prodotte sul posto
con parti di animali provenienti dalla Gran Bretagna per il consumo
locale.

6. ORMONI

In alcuni paesi, come gli USA, il trattamento con ormoni è stato
autorizzato negli allevamenti dei bovini da carne; in Italia malgrado
il divieto, il fatto alimentare ha riportato una statistica che
denuncia che nel 15% delle carni analizzate sono stati riscontrati
ormoni. In pratica qualche allevatore fa il furbo.

7. METALLI PESANTI

Anche dopo la cottura, rimangono nella carne i metalli pesanti (come
l’arsenico ed il rame) contenuti sia nelle droghe veterinarie
somministrate agli animali, sia nei pesticidi con cui viene trattato
il foraggio.

Secondo i risultati di un’indagine pubblicata nel 2010 dall’Office of
Inspector General negli Stati Uniti, gli allevatori, al posto di
buttare via il latte prodotto dalle mucche medicate con antibiotici od
altro, lo danno da bere ai vitellini. Il risultato è che quando
successivamente la carne dei vitelli viene venduta al pubblico, questa
contiene i residui delle droghe presenti nel latte che era stato loro
somministrato. Viene citato in particolare il caso della Templeton
Feed & Grain and Darr Feedlots, che recentemente aveva messo in
commercio mucche destinate al consumo umano il cui fegato era
contaminato con l’antibiotico sulfamethazina.

8. MONOSSIDO DI CARBONIO

Perché la carne ha un colore così rosso ? Alcuni anni fa , le
associazioni dei consumatori hanno cercato di fermare la pratica di
“confezionamento in atmosfera modificata ” ( MAP ) : esposizione di
carne al monossido di carbonio per mantenere l’ aspetto fresco ma non
hanno avuto successo . Oggi il 70 per cento delle confezioni di carne
negli esercizi, sono trattati con monossido di carbonio per fari si
che il colore rosso della carne ( ossimioglobina ) non si trasformi in
un marrone o grigio ( metamioglobina ) attraverso l’esposizione
all’ossigeno .

9. NITRITI E NITRATI

Sempre per mantenere a lungo il colore rosso della carne negli
scaffali dei supermercati, vengono usati nitriti e nitrati.

NITRATI: di per sé sono innocui ma in particolari condizioni possono
trasformarsi in nitriti (lunghi periodi di conservazione, calore, pH
acido). Questa percentuale si aggira normalmente intorno al 20-30% e
li rende molto meno pericolosi dei nitriti.

NITRITI: hanno la capacità di legarsi all’emoglobina (la proteina del
sangue che trasporta l’ossigeno nel nostro organismo) trasformandola
in metaemoglobina e riducendo di conseguenza il trasporto di ossigeno
ai tessuti.

Questo aspetto è particolarmente pericoloso per i bambini ed i neonati
che assorbono maggiori quantitativi di nitriti dall’alimentazione. La
scarsa ossigenazione può, in questi casi, provocare asfissia e
difficoltà respiratorie.
La capacità dei nitriti di combinarsi con le ammine (composti organici
presenti soprattutto negli alimenti proteici, come carne e salumi)
genera sostanze cancerogene chiamate nitrosamine.

Queste sostanze si formano già nella cavità orale per opera di alcuni
enzimi salivari. Nello stomaco viene invece secreta la vitamina C (o
acido ascorbico) che impedisce la trasformazione delle ammine in
nitrosammine, generando però acido nitrico, un potente agente
mutageno. Inoltre se da un lato la presenza di vitamina C impedisce
questa reazione dall’altro l’ambiente acido dello stomaco la
favorisce.

Fonte: NonSoloAnimali

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Animalismo, auto-difesa e lotta alle zanzare ed altri insetti “nocivi”

uomo animale

“Come possiamo considerare degni di diritti uomini vuoti, ignoranti e crudeli, mentre neghiamo gli stessi diritti alla mucca, alla pecora, al cane che ci danno il loro latte, la loro lana e ci proteggono?” (Plutarco)

Anche gli animalisti più impegnati a volte di fronte agli attacchi insidiosi di mosche o zanzare non sanno resistere alla tentazione di sopprimere questi ignari animaletti giustificandosi con la difesa della propria incolumità. C’è chi ha terrore dei ragni, chi dei topi, chi delle salamandre, chi dei serpenti, chi degli scorpioni; alcuni hanno terrore degli uccelli, altri dei cani e perfino dei gatti. Così succede che alcuni animalisti, di fronte alla paura di un eventuale pericolo, cadano in contraddizione con la loro etica in difesa del mondo animale. Infatti se la posizione di chi ritiene giusto uccidere un animale quando questo costituisse pericolo (salvo naturalmente difesa della propria vita) la stessa giustificazione potrebbe estendersi, a seconda delle fobie personali, a qualunque specie animale: ai cinghiali quando invadono i campi dei contadini, agli uccelli che si nutrono di quel che trovano nelle campagne, ai lupi, agli orsi e così via: chi per un modo chi per un altro troverebbe la giusta motivazione per improvvisarsi giustiziere dal momento che ognuno di noi ha più o meno paura di qualche animale.
Nessun animalista si sentirebbe giustificato ad ammazzare una rana o un pipistrello se dovessero invadere per errore la loro dimora: giustamente lo considererebbero un fatto inconciliabile con la nostra causa, mentre difficilmente si sentirebbero in dovere di rispettare la vita di un moscone, di una vespa o di uno scarabeo.
Si reagisce con clamori di piazza quando viene uccisa una balena mentre si subisce passivamente la strage quotidiana dei tonni, sardine, seppie, salmoni, ostriche ecc. eppure la vita di una balena vale quanto quella di un qualunque altro animale, anche se di più piccole dimensioni.
Non è la dimensione fisica dell’animale, né la sua bellezza a sancire il diritto al rispetto, altrimenti l’elefante avrebbe più diritto di una gazzella. Ne il valore intrinseco di un animale dipende dal numero dei componenti la sua specie, altrimenti anche il valore della vita umana sarebbe inversamente proporzionale all’aumentare dei suoi componenti. Ma allora dovremmo rispettare anche i batteri? Non esageriamo, anche se sarebbe auspicabile una sensibilità umana capace di valorizzare ogni diversità con cui si manifesta e permette la nostra stessa esistenza. La nostra morale ci impone di fare meno male possibile agli altri esseri viventi con cui condividiamo la stessa casa: abbiamo il dovere di evitare di uccidere e di far del male volutamente, ma non abbiamo colpa di ciò che non possiamo evitare.
Naturalmente il nostro è un parlare da cittadini metropolitani. Basta fare una passeggiata in campagna per rendersi involontariamente responsabili dell’uccisione di molti piccoli animali, diversamente occorrerebbe fare come i monaci giainisti che muniti di scopa spazzano il terreno per evitare di calpestare i piccoli abitanti della terra. I contadini nell’arare il campo o in qualunque altra attività campestre non si sottraggono all’uccisione di miglia o milioni di piccoli insetti e formiche, per non parlare dei trattamenti chimici dei terreni e delle piante, vera e propria ecatombe di esseri minuti. Ma anche se qualunque coltura, anche la meno invasiva, causa inevitabilmente la soppressione di insetti, molto dipende dal modo in cui ci si pone nei confronti di situazioni inevitabili.
Nessuno ha il merito o il demerito di essere nato uomo, topo o uccello. Se fossimo nati zanzara certamente non vorremmo essere schiacciati contro una parete. Non ci vuole molto ad essere coerenti: basta prendere le precauzioni necessarie per evitare di dover attivare iniziative deprecabili. Se in casa troviamo delle formiche, dei ragni o degli scarafaggi forse è sufficiente munirsi di paletta è portarli in un terreno vicino. Se le zanzare non ci fanno dormire è sufficiente fare in modo che non entrino nel nostro campo d’azione per non dover ricorrere a rimedi estremi che ci causerebbero sensi di colpa, ma soprattutto perché spegnerebbero il loro percorso evolutivo.
Ogni animale, di qualunque specie, merita rispetto e protezione non perché bello, intelligente o utile alla specie umana, ma perché parte della famiglia dei viventi. Se giustificassimo l’uccisone di alcuni animali perché dannosi, fastidiosi, o perché incutono timore, ben pochi si salverebbero e tutto sarebbe giustificabile. Non è forse lo stesso concetto per cui alcuni ritengono che non tutti gli esseri umani abbiano gli stessi diritti? E se questo concetto dovesse estendersi agli esseri umani dovremmo accettare di buon grado l’idea che un ladro, o chiunque più forte di noi, ci rapini, ci violenti, ci uccida. In questi caso la terra sarebbe un inferno.
Nel pianeta terra c’è posto per tutti. Ogni cosa vive per un preciso scopo, quello di proseguire il proprio cammino evolutivo, e tutte le cose sono interconnesse: la vita stessa è possibile solo perché esistono anche le vespe, i topi, le volpi… E quando un animale entra accidentalmente nella nostra sfera d’azione forse non è l’animale ad aver invaso il nostro spazio vitale: può darsi che siamo noi nel posto sbagliato. Molti animali di cui spesso gli umani hanno un’ingiustificata paura vivevano sulla terra molto prima della comparsa dell’uomo. Per l’animale non esiste proprietà privata, barriere geografiche, campi recintati, e se la zanzara ci punge seguendo il suo istinto non per questo deve essere uccisa. La zanzara non sa che non deve pungerci: non ha alternative, noi si: possiamo proteggerci. Un pò di sacrifico vale bene una vita. Impariamo a trattare ogni animale come se fosse l’ultimo rimasto della sua specie e allora avremo una vera coscienza animalista e impareremo a rispettare maggiormente il miracolo della Vita.

Franco Libero Manco

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Medicina allopatica, sintomatologia e malattie immaginarie

malato immaginario

Tutti i grandi drammi scaturiscono dall’incapacità dell’essere umano di capire le vere cause dei suoi problemi. La cultura dominante, voluta da chi nel corso dei millenni ha gestito le necessità contingenti degli esseri umani, è stata ed è improntata ad attenuare gli effetti prodotti dal comportamento umano considerando le sue deviazioni ed i suoi crimini come fatti naturali ai quali non è impossibile sottrarsi.
I pilastri fondamentali che oggi condizionano e formano sia il pensiero sia la coscienza degli individui (l’educazione, la religione e la medicina convenzionale e i mass media) sono improntati ad arginare gli effetti piuttosto che neutralizzare le cause che determinano i problemi.

L’educazione non favorisce la vera crescita personale dell’individuo, l’intelligenza positiva, il senso critico costruttivo, la sensibilità dell’animo, lo sviluppo dei valori morali, la capacità di condivisione, la volontà di autodeterminazione. Non libera l’individuo dai condizionamenti mentali, non lo aiuta a superare i suoi limiti personali, non lo rende consapevole delle proprie potenzialità.
La cultura dominante è sintomatologica, nozionistica, non esplora con critica obiettiva i fatti e i personaggi della storia. A scuola se si parla di Alessandro Magno o di Napoleone o di altri personaggi, vengono indicati come grandi condottieri, non come chi ha trascinato in guerra e a morte milioni di esseri umani portandoli ad uccidersi tra loro.
I centri di potere che gestiscono l’informazione sono più interessati a mantenere l’umanità sotto la costante minaccia della guerra, della violenza, delle malattie, della fame, più che favorire la crescita della coscienza umana e del pensiero critico in modo da annullare le cause che generano i dissidi, la disarmonia, il contrasto. Ma si sa, più il popolo è ignorante e più è facilmente manovrabile.
La vera cultura deve mirare a liberare l’uomo dall’ignoranza, piedistallo di ogni rivalità e di ogni tirannia, attraverso la conoscenza critica positiva, sostituendo la cultura sintomatologica con la cultura delle cause dei problemi personali e sociali in modo da rendere l’essere umano consapevole delle proprie potenzialità e responsabile del destino collettivo.
Per ottenere questo è necessaria la volontà comune di educare la popolazione, e specialmente l’infanzia (attraverso la famiglia, la scuola, lo Stato), ai valori fondamentali della vita, alle virtù morali: onestà, giustizia, rettitudine, tolleranza, altruismo, dignità umana, fraterna collaborazione, pacifismo, rifiuto di ogni violenza sull’uomo, sull’animale, sulla natura; educare al sincretismo delle grandi culture: religioni, filosofie, dottrine sociali per il superamento delle barriere ideologiche, culturali, politiche, religiose, scientifiche; educare al Veganismo come scelta di amore e di rispetto per la Vita e come mezzo per conservare la salute, salvaguardare la natura ed eliminare la fame nel mondo. Inoltre deve mirare a Sensibilizzazione l’animo umano alla bontà, alla compassione, alla condivisione delle altrui necessità vitali, attraverso la Valorizzazione delle differenze formali e sostanziali componenti la Creazione, nel rispetto e nella tutela della sacralità della Vita in tutte le sue espressioni.

La medicina convenzionale. La gran parte della gente è convinta che ammalarsi sia un fatto naturale, che ad una certa età si sia colpiti da varie patologie e che la cosa più logica e giusta sia affidare la propria salute al medico il quale, oltre a non intervenire sulle cause che hanno determinato la malattia, di fatto autorizza implicitamente il paziente a continuare nel proprio stile di vita, che, nella sostanza, è stato la causa della malattia. Ma la salute lascerebbe i medici senza lavoro e le casse vuote delle industrie chimico farmaceutiche. Ma il danno maggiore è che non solo non indaga sulle cause e non aiuta l’ammalato a capire i motivi della malattia ma genera e favorisce la cultura dei sintomi, degli effetti, della cultura farmacologica. La cosiddetta prevenzione perorata dalla medicina ufficiale mira a scoprire prima possibile lo sviluppo di un male per iniziare prima la cura. Quindi non aiuta l’essere umano ad evolvere, a capire e ad essere responsabile del proprio benessere ma lo assoggetta e lo vincola al suo potere. Le conseguenze sono sofferenza, dissipazione di risorse umane, economiche e morte prematura dell’ammalato.

Gli aspetti inaccettabili della Religione sono:
a) La visione antropocentrica, che limita il suo interesse alla sola specie umana autorizzando di fatto l’essere umano a sfruttare, schiavizzare, torturare, uccidere ogni essere vivente diverso dalla sua specie giustificando la logica della supremazia del forte sul debole, con danni incalcolabili sulla coscienza e sulla condotta umana: abitua l’uomo a reprimere la pietà, a negare il sentimento di compassione, a spegnere il senso di giustizia, di condivisone, a disprezzare la bellezza ed il valore della diversità naturale.
b) L’ostilità verso l’evoluzione delle cose e il credere in regole immutabili, mentre l’intelligenza, la scienza ed il buon senso dimostrano che nessun principio può aver valore imperituro, eccetto le regole fondamentali di giustizia e del vivere civile. Se la volontà di Dio si manifesta attraverso il pensiero di uomini illuminati questa si esprime in ogni periodo storico a seconda il mutare degli eventi. La nostra Costituzione dopo solo 50 anni ha necessità di essere aggiornata: allo stesso modo dettami vecchi di millenni non possano rispondere alle necessità della società moderna.
c) Il negare l’estensibilità della legge di causa-effetto dal mondo fisico a quello morale e spirituale secondo cui l’essere umano non è chiamato a rispondere del male commesso anche nei confronti anche degli animali.

I mass media, come mezzo di persuasione dei centri di potere per manipolare la popolazione ad esclusivo vantaggio delle lobby agroalimentari, zootecniche e chimico-farmaceutiche, generano una cultura superficiale, edonistica, di violenza, di sesso, di apparenza, di piacere immediato, di indifferenza, di insensibilità che nella sostanza impedisce lo sviluppo del senso critico, dell’analisi, delle cause dei problemi. Un profluvio di spot pubblicitari con informazioni insignificanti, adatti a gente stupida, vuota, ignorante e mediocre, spinge il pubblico a ritenere di moda la volgarità ed il vizio. Tutto questo inibisce il potere decisionale dell’individuo e senza questo non c’è reazione ma dipendenza. Spesso lo scopo è creare un problema per poi farsi promotori di false soluzioni e acquisire credibilità. Per rendere accettabile un sacrificio basta proporlo con gradualità ed in modo martellante, presentandolo come doloroso ma necessario ottenendo in questo modo la condivisione del pubblico. Subdolamente propongono iniziative che servono solo a mantenere questo stato di cose: se c’è la fame nel mondo chiedono offerte in denaro; se ci sono le malattie se raccolgono fondi (che vanno a beneficio di chi non ha alcun interesse a debellare le malattie); se c’è la violenza e la guerra, per la sicurezza di tutti, si costruiscono armi e prigioni più grandi…
Ma andare alla causa dei problemi significherebbe porsi al di fuori del sistema che vuole umanità ignorante, ammalata e cattiva. Diversamente non avrebbero motivo di esistere.

Franco Libero Manco

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Alimentazione Naturale – Parola d’ordine della medicina ufficiale: “Confondere le idee”

Negli ultimi anni parlare di alimentazione è diventato un fatto talmente frequente da rasentare l’ossessione. Esperti in materia si alternano in televisione il cui chiodo fisso è trovare la soluzione per far continuare a mangiare ciò che piace alla gente senza rischiare malattie o obesità. Ognuno propone una sua teoria. Ma tutti stanno molto attenti a considerare prodotti animali alimenti da abolire dalla dieta.
Anche le persone più informate in fatto nutrizionale dimostrano di non avere le idee chiare su quale sia la giusta alimentazione per noi umani e tutta la loro scienza si limita alla riduzione dei quantitativi di quello che viene convenzionalmente consumato, convinti che occorre mangiare un po’ di tutto (ma con moderazione) perché l’essere umano è, considerato, onnivoro.
Le soluzioni proposte dalle infinite diete in circolazione creano confusione da indurre anche i più ben intenzionati al rifiuto di qualunque regola e a continuare a mangiare seguendo il proprio gusto. E così c’è la dieta Atkins che propone il consumo illimitato di proteine e grassi; la dieta Banting, che favorisce le proteine e bandisce i grassi e gli zuccheri; la dieta Fletcher, che dà importanza ad una lunghissima masticazione; la dieta Hay, che propone una dieta dissociata; la dieta Mayo, che fa grande uso di uova e frutta escludendo i carboidrati; la dieta Messeguè, ipocalorica e ricca di tisane depurative disintossicanti; la dieta Pritikin, con il consumo di carboidrati complessi; la dieta a Punti, con riduzione drastica di carboidrati; la dieta a Zona e poi le diete ipocolesterolemizzanti, la dieta rotazionale, la dieta ipocalorica, la dieta iposodica, la dieta disintossicante, la dieta dei gruppi sanguigni, la dieta South Beach Diet, ecc. ecc.
A tutto questo si aggiunge la considerazione di molti che tutto inquinato: aria, terra, mare, verdura, frutta ecc. e che tanto vale mangiare quello che si desidera. Secondo me proprio da questo deriva la necessità di indirizzare le proprie scelte per favorire la produzione di alimenti biologici. In ogni caso è bene ricordare che la peggiore frutta è mille volte migliore della migliore bistecca. C’è una differenza abissale tra il tipo ed il quantitativo di inquinanti tra prodotti vegetali e animali. Studi effettuati in tal senso riportano un livello di inquinamento della carne circa 14 volte più dei vegetali. Inoltre, i vegetali, per il loro alto contenuto di acqua e fibra facilitano la veloce espulsione delle sostanze nocive. Mentre i prodotti di derivazione animale (oltre ad essere privi di fibre) contengono non solo gli inquinanti degli alimenti somministrati agli animali, ma le malattie dell’animale stesso, lo stress, la disperazione, l’adrenalina della mattazione, oltre le sostanze tipiche degli organismi in putrefazione: indoli, fenoli, istamina, ammoniaca, putrescina, cadaverina ecc. sostanze riconosciute cancerogene ecc.
Tutto questo genera tra la gente comune una totale confusione perché si trascura l’aspetto più semplice quanto importante del problema: quello di capire per quale “carburante” è progettata la macchina umana. L’unico vero strumento, chiaro, inconfutabile che ci consente di capire quale è la dieta adatta a noi è quella stabilitsa dell’anatomia comparata: gli esseri umani sono frugivori, come le scimmie antropoidi la cui dieta ideale è di frutta, germogli, radici e semi, praticamente la dieta vegan tendenzialmente crudista. Il resto è fumo negli occhi, perdita di tempo e di salute. Di questo ho conferma ogni giorno. Qualunque altro alimento è estraneo al nostro organismo e quindi dannoso. Ridurre il quantitativo delle sostanze inadatte e non previste per noi dalla natura non è sufficiente a scongiurare le molte patologie dovute ad un’errata alimentazione.
In natura i mammiferi si dividono in carnivori, erbivori e frugivori. I carnivori hanno denti, stomaco, succhi gastrici e intestini adatti a consumare fondamentalmente carnami, gli esseri umani no. Gli erbivori hanno denti, stomaco e intestini adatti a consumare fondamentalmente erba, gli esseri umani no. I frugivori hanno, come noi, denti, stomaco e intestini adatti a consumare fondamentalmente frutta.
La struttura anatomica stabilisce chiaramente l’alimentazione cui è programmata ogni specie. L’essere umano, copia dei suoi cugini gorilla, scimpanzé, bonobo e orango, non può essere considerato onnivoro solo perché le circostanze lo hanno obbligato a mangiare di tutto: è come considerare onnivora la mucca costretta negli allevamenti a consumare cereali e farine di animali.

Franco Libero Manco

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Se mangiar carne rende violenti…

la carne rende violenti?

I continui episodi di improvvisa violenza che si stanno verificando in Italia, e non solo, non hanno precedenti nella storia recente. Non passa giorno che non si registri una esplosione di follia con efferati omicidi di cui le vittime sono quasi sempre le donne e i minori.

Questa lunga catena di delitti, in apparenza inspiegabili, riconduce il problema al fenomeno di pochi anni fa della cosiddetta mucca pazza diventata tale perché alimentata con residui di carnami contrari alla sua natura di animale erbivoro. L’identico effetto non lo si può non associare all’essere umano per sua natura frugivoro. Mai l’umanità ha consumato quantitativi di carne come in questo periodo storico. E siccome la carne è un alimento adatto agli animali predatori, serve a dar loro la necessaria aggressività per uccidere la vittima: la logica vuole che se gli umani consumano questa sostanza (incompatibile con la loro struttura anatomica) è probabile che si verifichino i medesimi effetti e di conseguenza avranno di un comportamento aggressivo e violento.

La leggerezza verso ciò che si usa mangiare o l’indifferenza a consumare le carni di un animale ucciso, a causa delle disumane condizioni con ci viene allevato e alimentato, ha le sue inevitabili ripercussioni di cui oggi si pagano le terribili conseguenze.

Le persone che usano mangiare animali sono potenzialmente anche capaci di uccidere l’animale, come affermava Pitagora: “Coloro che uccidono gli animali e ne mangiano le carni saranno più inclini dei vegetariani a massacrare i propri simili”. Della stessa opinione era Erasmo da Rotterdam: “A forza di sterminare animali s’era capito che sopprimere l’uomo non richiedeva un grande sforzo”. E Seneca faceva notare che tra i mangiatori di carne si trovano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra sono caratterizzati da comportamenti miti e socievoli.

Porfirio scriveva: “Non è tra i mangiatori di vegetali ma tra i mangiatori di carne che si trovano gli assassini, i ladri, i tiranni. Il regime vegetali più di ogni altro è adatto a dare una salute perfetta e una mente riflessiva e filosofica”. Rousseau: “Comunque si voglia spiegare il fenomeno, è certo che i mangiatori di carne sono in genere feroci e crudeli più degli altri uomini. E’ quindi necessario non abituare i bambini a nutrirsi di carne, se non per la loro salute almeno per il loro carattere”. Lamartine: “Sono convinto che uccidere gli animali per nutrirsi della loro carne sia una delle disgrazie della razza umana. Io credo che queste immolazioni questo appetito di sangue, questa vista di carni palpitanti, siano fatti per rendere il cuore più duro e brutale”.Questo l’aveva intuito già Platone, vegetariano, che consentiva il consumo di carne solo ai soldati che partivano per la guerra.

Scrive il Prof. Armando D’Elia nel suo libro “Miti e realtà nell’alimentazione umana: “Gli alimenti sono in grado di condizionare il biochimismo cerebrale, il pensiero e quindi il comportamento delle persone, perché la carne, compresa quella di pesce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina: i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori”. Anche gli studi della più recente ricerca biomedica effettuati dal dr. Giuseppe Jerace confermano questa tesi il quale dice che il nostro comportamento sarebbe significativamente influenzato dal tipo e dalla qualità della nutrizione e che una dieta vegetariana favorirebbe forme comportamentali più armonicamente socializzanti come risultato di un migliore equilibrio degli aminoacidi e delle vitamine apportate dal regime vegetariano.

Un altro studio pubblicato sulla rivista “La clinica dietologica” ha messo in evidenza la relazione esistente tra adrenalina e noradrenalina (sostanze predisponenti l’aggressività) e un’alimentazione ricca di proteine. La carne, i formaggi ed i legumi ricchi di fenilalanina e tirosina, aminoacidi precursori di due principi ormonali, sono tra i maggiori imputati. Anche un eccesso di zuccheri e di colesterolo nel sangue sono stati ritenuti predisponenti la lite e la violenza. Insomma: fino a quando gli esseri umani si nutriranno come le belve si comporteranno come le belve.

Franco Libero Manco

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