Archivio della Categoria 'Alimentazione vegetariana'

La carne non è più necessaria… – Carnivorismo umano: il più perverso, deleterio e distruttivo sistema convenzionale

Quando si parla di carne si sta parlando delle parti anatomiche strappate ad un essere, capace di intelligenza e sentimenti, appositamente ucciso, e che come noi amava la vita e aveva paura di morire. Ma molta gente è convinta che la carne sia necessaria alla nostra salute. Se questo fosse vero sarebbe difficile spiegare l’eccellente salute di coloro che non la mangiano, quella di moltissimi personaggi recenti e della storia passata, oltre delle popolazioni che per tradizione sono vegetariane.

La domanda fondamentale da porsi è se l’alimentazione carnea genera benefici o danni. Quali sono i benefici del consumo di carne nella dieta umana per la nostra salute? Assolutamente nessuno. Non è possibile menzionare in alcun modo un solo beneficio apportato dalla carne, mentre i danni prodotti sono molteplici e dimostrabili da qualunque patologia ad essa correlati: danni alla salute, all’ambiente, all’economia, al Terzo Mondo, alla coscienza umana… non v’è malattia che non sia correlata al consumo di carne, come non v’è rimedio in cui si consigli l’eliminazione della stessa dalla dieta.
Mangi una bistecca ed hai tutti i nutrienti necessari? Nulla di più falso. Se mangiassi solo carne non arriveresti alla fine del mese, mentre se mangiassi solo vegetali otterresti una salute eccellente, questo perché la carne è l’alimento nutazionalmente più scompensato esistente in natura: è privo di carboidrati, amidi, fibra, vitamina A,C ed E.

La carne fa male (come il pesce) non solo perché agli animali d’allevamento vengono somministrati ormoni per accelerarne la crescita, oltre a vari farmaci, come antibiotici per immunizzarli alle malattie cui andrebbero incontro a causa di una vita disumana, ma perché è ricca di colesterolo, grassi saturi; perché acidifica il sangue, sottrae calcio alle ossa, ma soprattutto perché tutti gli organismi in putrefazione sviluppano ptomaine come indoli, fenoli, cadaverina, istamina sostanze altamente dannose, indipendentemente dal fatto che la carne provenga da animali d’allevamento o da animali che vivano allo stato brado.

Per certi nutrizionisti che in televisione ipocritamente giurano che gli animali italiani sono esenti da farmaci, significativa arriva in questi ultimi giorni la dichiarazione della Coop che ufficialmente dichiara“…si vuole impegnare a migliorare le condizioni degli animali d’allevamento per eliminare o ridurre l’uso degli antibiotici in modo da contrastare l’incremento dei batteri resistenti”. Il problema dell’antibiotico resistenza che va sviluppandosi negli ultimi tempi è di gravità enorme. Ma pare che all’essere umano non importa morire: l’importante farlo con la bocca piena.

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati

Sostenibilità ambientale ed alimentare

Il tema della sostenibilità ambientale collegato alla produzione di cibo per l’umanità è dibattuto ampiamente da decenni, e la stampa internazionale non fa che riportare annualmente le stime della F.A.O. che avvertono di pericoli ormai incombenti relativi alla scarsità di risorse, quali la terra e l’acqua, nonché all’aumento dell’inquinamento globale, derivante dallo sfruttamento degli animali, per la produzione dei principali nutrienti, in particolare delle proteine. Tuttavia queste sono ricavabili, ed ancor più i sali minerali, le vitamine, e quant’altro necessario ad una sana e corretta alimentazione, dai vegetali.

Tanto per fare alcuni esempi, mediamente la produzione di 1 kg. di carni (considerando un mix di manzo, pollo e suino), contenente circa 230 gr. di proteine, sufficienti al fabbisogno alimentare specifico per 4,6 persone (in media di 50 gr. pro-capite), richiede 6.700 litri di acqua, 152 m2 di terra, e genera 0,0063 kg. equivalenti di gas serra. La produzione di 1,2 kg. di vegetali (considerando un mix di cereali e legumi), contenenti un’identica quantità di proteine, oltre a molti altri nutrienti, richiede invece circa 1200 litri d’acqua, 6,7 m2 di terra, e genera 0,0025 kg. equivalenti di gas serra. In sintesi, la produzione di vegetali necessari al fabbisogno umano richiede, rispetto alle carni, solo il 18% dell’acqua, il 4,3% della terra, e genera circa il 60% in meno di gas serra!

Le terre coltivabili ancora disponibili (escluse quindi le foreste pluviali, necessarie al ricambio dell’atmosfera) sono oggi ridotte a meno di 4 Mio. di K2 (milioni di chilometri quadrati), rispetto ai 15 già coltivati. Continuando col sistema attuale, e considerando che entro il 2050 si prevede che la popolazione globale salirà dagli attuali 7 miliardi a circa 9, entro tale data saranno necessari altri 3,8 Km2 di terra. Parallelamente, a causa dell’effetto serra (che genera l’aumento della temperatura globale, lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento del livello del mare), la terra coltivabile perduta sarà pari a quasi 1 Mio. di Km2. Già nel 2030, pertanto, non vi sarà più terra coltivabile disponibile, se non distruggendo le foreste pluviali (o ciò che ne resta), con un degrado pressoché irreversibile dell’ecosistema. Per non parlare dell’inquinamento prodotto dai liquami degli allevamenti intensivi e del relativo disastro ambientale.

Numerosi studi confermano che la sola via d’uscita per poter garantire alle future generazioni la disponibilità di cibo, senza distruggere l’ecosistema e provocare catastrofi umanitarie per l’accaparramento delle risorse e la riduzione dell’inquinamento, è rappresentata dal ricorso ad alimenti di origine vegetale. Tale scelta potrebbe infatti risolvere il problema della fame nel mondo, obiettivo delle Nazioni Unite per il 2030, grazie a un rapporto energetico di produzione enormemente più favorevole, a una trasportabilità e stoccaggio decisamente meno complessi, ad una riduzione a livelli sostenibili dell’inquinamento, e pertanto ad un costo globale decisamente inferiore, rendendo possibile un’alimentazione più sana ed etica.

Tuttavia, i governi dei principali Paesi non pare siano disposti a emanare normative per invertire tale tendenza, e le relative popolazioni pare non desiderino tenere conto di tali aspetti al momento di effettuare le opportune scelte politiche. E’ pertanto indispensabile rendersi conto il prima possibile di tali realtà, prendendo familiarità con i dati pubblici oggi disponibili e le relative proiezioni negli anni futuri, al fine di poter effettuare quelle scelte individuali e sociali necessarie a realizzare tale cambiamento.

Il vegetarismo, pertanto, non è una dieta: è uno stile di vita, un approccio etico, filosofico, esistenziale, economico, al mondo degli altri animali e degli stessi umani. E’ parte imprescindibile dell’antispecismo, inteso quale atteggiamento che pone sul confine fittizio uomo/animale quello tra lecito e illecito. Non mangiare gli animali e i loro prodotti è la naturale conseguenza del rispetto loro dovuto. Significa rifiutare alla radice l’atteggiamento predatorio, violento, crudele e ingiusto che è inscindibile dal fatto di sfruttarli e di ucciderli. E’ quindi nostro intento, nel richiamarci alla fallacia di tali assunti, richiamare l’attenzione sul peso insopportabile che la parte più povera del mondo e l’ambiente si trovano a dover oggi fronteggiare. Chiunque abbia a cuore i principi di giustizia e di solidarietà, senza confini di classe, di razza, di specie, non può mostrarsi disinteressato né distratto.

Considerando gli innegabili benefici per la salute umana del vegetarismo, seppur secondi rispetto a quelli che tale scelta alimentare può produrre a livello mondiale per la pace e la sicurezza internazionale, e per il rispetto degli animali non umani, e tenendo conto degli scopi che le Nazioni Unite si sono dati, i quali contemplano in primis il raggiungimento ed il mantenimento della pace, della giustizia e del progresso sociale nel mondo, si invitano pertanto i responsabili del progetto ‘Carta di Milano’ a prendere in considerazione che gli obiettivi individuati in tale documento potranno essere raggiunti più velocemente, e con certezza, se la scelta del vegetarismo potrà essere privilegiata in ogni possibile occasione.

Massimo Terrile

Commenti disabilitati

Nutrizione etica ed ecologica – Gli interessi alimentari dell’uomo non sono quelli indicati dalla natura…

L’alimentazione è ormai un argomento dibattuto in ogni sede, e da questo nascono tendenze e teorie che spesso creano confusione al punto che la gente è portata a non credere in nessuna di queste (dal momento che l’una contraddice l’altra) e che induce molti alla convinzione che “tanto vale non crearsi problemi”.
Far riferimento alle leggi naturali è per noi un punto risolutivo nelle disquisizioni di ordine nutrizionale, consapevoli che il nostro organismo di animale fruttariano ci indica chiaramente quale deve essere l’alimentazione adatta a noi, alla nostra specie.

Ma il comportamento umano più appropriato in fatto alimentare non è solo quello di essere vegetariani e nutrirsi come i nostri cugini antropoidi; l’essere umano è proiettato a superare l’istinto nutrizionale dettato da necessità di sopravvivenza o del piacere fine a se stesso per approdare all’alimentazione che prevede nuove e più adatte diete alimentari, più confacenti all’evoluzione dell’organismo umano e alla nuova coscienza aperta ai valori dello spirito.

A buona ragione la generazione vegetariana vegana può essere considerata quella che traghetta l’umanità dallo stato di primordiale durezza e violenza (che ha caratterizzato la specie da 2-3 milioni di anni a questa parte) verso una condizione di gentilezza e compassione che coinvolge ed estende a tutti gli esseri senzienti. Cioè passare dall’alimentazione dell’homo sapiens sapiens all’alimentazione dell’”homo eticus”.

Quello di cui si nutre una specie alle sue origini, non è sempre il medesimo nei millenni successivi sia per le cambiate esigenze dovute alla modifica morfologica ed organica degli organismi e sia per le cambiate situazioni contestuali e naturali.

Sotto l’aspetto etico, a mano a mano che si sviluppa nell’uomo la conoscenza e la sfera emotiva muta anche la qualità del suo cibo. Indicativo in tal senso è il cibo preferito dai grandi illuminati, dagli asceti, santi, grandi filosofi del passato e della recente storia (probabilmente ad un passo più avanti verso l’evoluzione integrale dell’uomo).

Quindi, la specie umana è destinata a superare non solo l’attuale alimentazione convenzionale erroneamente onnivora ma anche quella che fa riferimento all’alimentazione dei nostri cugini primati per passare ad un’alimentazione etica ed ecologica più consona alle nuove esigenze della vera civiltà umana. Un’alimentazione incruenta caratterizzata dalla volontà di non nuocere sia all’animale che alla pianta: cioè frutta fresca e secca, semi oleaginosi, legumi e cereali integrali. Con questa alimentazione il nostro organismo non solo avrà tutto ciò che gli serve sotto l’aspetto nutrizionale ma favorirà lo sviluppo della sua sfera psichica e la sua dimensione civile e spirituale.

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati

Vivere bene e senza nuocere ad altre vite… Diventa Vegetariano!

Il considerarsi onnivori avrebbe senso se la carne fosse necessaria alla nostra salute, ma dal momento che la sua dannosità è universalmente riconosciuta dai più accreditati istituti di ricerca in fatto nutrizionale, oltre dai più noti ricercatori e scienziati indipendenti, questo dovrebbe bastare a mettere in dubbio il nostro onnivorismo e ad escludere i prodotti animali dalla nostra dieta, suffragati dal fatto che la loro esclusione conferma l’ottima salute di coloro che non ne fanno uso e a superare questo fuorviante e anacronistico concetto.

Che cosa abbiamo noi umani in comune con gli animai considerati onnivori, come l’orso, il maiale, gli uccelli, le formiche? Se fossimo onnivori la natura ci avrebbe provvisti degli strumenti anatomici necessari a procurarci la carne come cibo, cioè la necessaria velocità a rincorrere la preda, l’insensibilità a squartarla, a divorarla per intero e ancora palpitante, comprese le interiora, le ossa, le cartilagine, la pelle; ci avrebbe dato gli artigli per afferrarla, i denti secodonti adatti a lacerare la carne, la lingua a raspa utile a lambire il sangue, dei potenti acidi nello stomaco per disintegrare le ossa e le proteine, la presenza dell’enzima uricasi per neutralizzare l’acido urico, l’intestino corto, liscio e adatto ad espellere rapidamente la carne in rapida putrefazione. Strumenti che non possiede l’essere umano.

Gli animali che mangiano la carne hanno un intestino lungo circa 3-4 volte il loro tronco, negli esseri umani gli intestini solo lunghi 8-10 volte la lunghezza del tronco, e questo causa permanenza della carne negli intestini umani per un tempo più lungo che causa putrefazione con formazione di istamina, putrescina, cadaverina, indolo, scatolo ecc.: sostanze che intossicano l’organismo. Dall’intestino intossicato infatti partono gran parte delle malattie umane.

La paleontologia, gli studi di anatomia comparata, l’istintologia, l’embriologia, la biologia, l’archeologia ecc. affermano che il corpo umano è un corpo da fruttariano, come le scimmie antropomorfe che hanno in comune con noi il 98% del patrimonio genetico.

L’onnivorismo umano è un’invenzione dell’uomo: in natura non esiste la specie degli onnivori: infatti non c’è mai stata una vera classificazione degli animali considerati onnivori. Se onnivorismo significa mangiare di tutto, tutte le specie animali possono essere considerate onnivore, dal momento che tutte, in periodi di carenza, e per brevi periodi, possono mangiare tutto ciò che è per loro commestibile. Ma per il carnivoro la carne resta il suo cibo elettivo, l’erba per l’erbivoro e la frutta per il frugivoro. Se il carnivoro si comportasse per tutta la vita, o per lunghi periodi, da onnivoro ne subirebbe le conseguenze, la stessa cosa succederebbe agli erbivori e ai frugivori, cosa invece adottata dall’essere umano, e per questo da quando ha inserito la carne nella sua dieta è soggetto alle molte malattie che da sempre si trova a combattere.

In sostanza, anche per i cosiddetti onnivori la carne è un cibo occasionale, non abituale.

Per capire qual’è il cibo adatto alla nostra specie occorre far riferimento alla “macchina” umana, alla sua struttura anatomica e fisiologica e considerare che se gli animali più vicini a noi come le scimmie antropomorfe pur essendo dotate di canini potenti e ben sviluppati sono fondamentalmente fruttariani, e che solo occasionalmente si nutrono anche di insetti o altri prodotti di derivazione animale, tanto più gli esseri umani sprovvisti di qualunque strumento naturale adatto a lacerare la carne dovrebbero convincersi che la natura non aveva previsto che l’uomo si nutrisse di carne.

Ma più che fare riferimento alla specie occorre far riferimento alla nostra coscienza, al buon senso, all’intelligenza positiva. Anche se fossimo onnivori l’evoluzione ci dice che un tipo di alimento, adottato alle origini dei tempi, può non essere valido per sempre, può non essere adatto alle generazioni di milioni di anni dopo. Diversamente non ci sarebbe evoluzione. A quale periodo della nostra evoluzione dovremmo far riferimento? Forse al Lemuri, al Pitecantropo, all’Australopiteco, all’Homo erectus o al sapiens sapiens?

L’alimentazione muta al mutare della morfologia della specie e con essa le esigenze biochimiche, nutrizionali, cognitive, emotive. Il cane per esempio, da puro carnivoro alle origini, oggi è a tutti gli effetti un animale onnivoro, molto spesso vegetariano se non addirittura vegano.

Come può l’alimentazione dell’uomo delle caverne essere adatta all’uomo attuale? C’è l’era dell’istinto, della sopravvivenza, della consapevolezza (o della ragione) e l’era dello spirito, quella indicata dai grandi Precursori: opporsi a questa significa guardare al passato e ostacolare la nostra vera evoluzione.

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati

La Stampa (di regime…) antivegetariana

In un articolo pubblicato su La Stampa il 15 settembre 2017 il noto “nutrizionista” prof G. Calabrese ne combina un’altra delle sue in fatto alimentare affermando che il mondo vegetale è carente di alcuni nutrienti e quindi non adatto ad un’alimentazione vegetariana-vegana. Se questo fosse vero Ippocrate, Platone, Aristotele, Buddha, Gandhi, Einstein, Leonardo ecc. avrebbero avuto serie carenze nutrizionali e sarebbero passati prematuramente a miglior vita, mentre ci risulta che siano state tra le persone più sagge, intelligenti e longeve della storia.

“La dieta vegan evidenzia carenze nutrizionali importanti come: proteine, zinco, calcio, ferro, vit. D, Omega 3, iodio, taurina e vit. B12”. In sostanza noi vegani (io da oltre 30 anni) secondo il Calabrese dovremmo essere già morti o gravemente ammalati. Disgraziatamente per lui godiamo di una salute eccellente e disponibili a dimostrarlo.

Poi dice che “La soluzione adottata dei vegani è di assumere integratori, perché il piano di alimentazione dei bambini vegani deve essere obbligatoriamente supervisionato da un nutrizionista esperto di età evolutiva”. Anche qui siamo disposti a dare la testimonianza dei genitori vegan che allevano i loro bambini senza integratori e senza ricorrere alla supervisione di esperti nutrizionisti, come è successo per millenni a questa parte per le generazioni che ci hanno preceduto quando attingere a prodotti animali era l’eccezione non la regola e i nutrizionisti non esistevano come categoria.

Afferma anche che “la Società di Nutrizione Tedesca raccomanda che una dieta comprenda anche i prodotti animali. (e chi la conosce!?). Noi conosciamo l’American Dietitic Association che in fatto alimentare afferma che la carne, compresa quella di pesce, nonché gli stessi derivati (latte, formaggi e uova) non siano necessari né utili alla nostra buona salute; che tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti.

PROTEINE. “Pasta e piselli o riso e fagioli forniscono una buona compensazione ma incompleta a causa di alcuni aminoacidi mancanti…”Anche i sassi sanno che non è vero e che l’accoppiata di cereali e legumi fornisce tutti gli aminoacidi necessari a costruire le proteine, e che quelle di derivazione vegetale sono più benefiche e assimilabili senza incorrere ai grassi saturi, colesterolo ed eccesso proteico.

ZINCO. Di è ricco il germe di grano, l’avena, i legumi, la frutta secca, i semi di zucca, di sesamo, girasole, il lievito, i funghi, il cacao, le noci, il cioccolato fondente.

Il FERRO non eme dei vegetali è poco assimilabile? Questo dimostra che la natura vuole che il ferro nella nostra alimentazione sia assimilabile nei tempi e nella quantità adatta al nostro organismo. Infatti eccessi di ferro si depositano nel cuore, fegato e pancreas danneggiandoli. Non risulta che i vegani accusino questa carenza, anzi è più probabile tra i mangiatori di animali. Secondo una nuova meta-analisi pubblicata sul Journal of Nutrition, il ferro-eme che si trova nella carne aumenta del 57% il rischio di malattie cardiache. E una recentissima indagine trasmessa in questi giorni dal telegiornale dice che il ferro-eme aumenta del 27% la possibilità di morte prematura.

CALCIO. In studi condotti da dietologi dell’American Dietetic Association e Medici della Physician Committee for Responsible affermano: “Si ritiene che il latte prevenga l’osteoporosi ma la ricerca medica mostra il contrario. Anzi, un’assunzione maggiore di calcio attraverso prodotti lattiero-caseari è stata associata a rischi maggiori”. E’ vero che il latte è ricco di calcio ma questo nel tubo digerente precipita sotto forma di fosfato di calcio e quindi eliminato dall’organismo legandolo agli atomi di calcio. Solo il 30-35% viene assorbito sia perché reso inorganico con la bollitura, la pastorizzazione, la sterilizzazione, la lavorazione, sia perché latticini e formaggi sono altamente acidificanti e questo costringe l’organismo a sottrarre calcio buono per conservare l’equilibrio acido-basico del sangue e della matrice extracellulare. Ecco perché metà degli americani è carente di calcio nonostante ne bevano a fiumi. Per contro le migliori fonti alimentari di calcio sono: legumi, semi e tutte le verdure a foglia verde; da queste il calcio viene assorbito anche al 60-65%.

VITAMINA D. Per l’approvvigionamento della vitamina D è sufficiente stare all’aria aperta almeno tre volte a settimana per soddisfare il fabbisogno del nostro organismo, senza ricorrere a prodotti animali e subire le conseguenze dei loro effetti collaterali.

OMEGA 3. Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine del 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se proviene dai vegetali, come noci, semi di lino e olio di semi di lino, piuttosto che dal pesce, che spesso è contaminato da mercurio, cadmio, piombo e da scarichi industriali.

IODIO. Gli alimenti vegetali più ricchi di iodio sono: frumento e cereali vari, fave, funghi, rape, more, carote, porri, ananas, bietole, fagioli verdi.

TAURINA. La taurina è un aminoacido non essenziale, cioè non è necessario assumerlo con la dieta perché viene sintetizzata dall’organismo. In ogni modo nei legumi troviamo gli aminoacidi precursori della taurina (cisteina e metionina) e il fico d’India è ricchissimo di questo aminoacido.

VIT. B12. E’ molto meglio essere vegan e rischiare una carenza di tale vitamina che essere onnivori e avere la quasi certezza di morire di infarto o di tumore. Probabilmente le generazioni che ci hanno preceduti non avevano questo problema perché consumavano gli alimenti vegetali al loro stato naturale: l’alimentazione industrializzata e l’eccessiva igiene attuale uccide i batteri, fonte primaria di tale vitamina. La carenza di B12, che dipende dalla condizioni di salute dell’organismo, può manifestarsi dopo anni di regine vegano. Comunque nel dubbio consigliamo di assumere un integratore piuttosto che consumare prodotti animali e subire gli inevitabili effetti collaterali della carne che, comunque, non sempre scongiura tali carenze dal momento che gli onnivori manifestano carenza più spesso degli stessi vegani.

Ora, a fronte di affermazioni palesemente errate c’è da chiedersi perché il professore (che si ritiene un luminare della scienza alimentare) si ostini ad osteggiare la scelta vegan universalmente riconosciuta la più salutare oltre che la sola che possa assicurare un futuro all’umanità?

Franco Libero Manco

Commenti disabilitati