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Il natale di un Gesù mai nato…

Il Natale. Storia e fede. Gesù, lo sanno tutti, è nato alla mezzanotte tra il 24 e il 25 di 2023 anni fa (secondo il calcolo cristiano). Appunto, lo sanno tutti. Ed è invece, storicamente parlando, indimostrabile: e comunque in parte sbagliato, in parte insicuro.
Per quanto ciò possa apparire strano e magari sconvolgente, magari scandaloso, mancano prove storiche sicure che Gesù sia davvero mai nato, che cioè sia un personaggio storico al pari di Mozart, o di Napoleone, o di Gino Bartali: insomma di un qualunque essere umano la vita e l’identità del quale siano supportate da una documentazione obiettiva e sicura. Le stesse prove storiche non “primarie” � vale a dire appoggiate a documenti certi � ma almeno “secondarie”, cioè sorrette da testimonianze narrative, sono tutte più recenti di almeno alcuni decenni rispetto alla sua morte. E i racconti che ne costituiscono le basi sono quelli evangelici: al di fuori id essi, ce ne mancano riscontri. Saggiamente, difatti, i Padri del Concilio di Nicea del 325 troncarono le discussioni che già da allora violentissime si addensavano sulla questione Cristo “storico” versus Cristo “mitico” e stabilirono nel loro Synbolon (perpetuato come preghiera del “Credo”) che la nascita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù, nato da Maria Vergine, fossero articolo di fede. Ciò sottrae il credente dalla necessità d’invilupparsi in complesse questioni storico-filologico-esegetiche. Il fatto che poi sia del tutto legittimo indagare sulla personalità del Cristo come problema storico va da sé. Nella storia, quella seria, non esistono tabù o argomenti trattando i quali si rischia di venir considerati “revisionisti”.
E’ quindi legittimo trattare i Vangeli anche come fonti storiche di carattere narrativo e studiarli sotto questo aspetto, con tutti i metodi e gli strumenti del caso.
Fondandosi quindi sulle narrazioni evangeliche, e segnatamente su Luca, 2, 1-26, è stato possibile risalire all’anno della Sua nascita, quello del censimento indetto da Ottaviano Augusto; e quindi a quello approssimativo della morte, avvenuta durante il governo proconsolare di Ponzio Pilato della provincia imperiale di Siria. Ma quanto alla nascita, il còmputo messo a punto nel VI secolo dal monaco siriano Dioniso detto “il Piccolo”, residente in Roma, sembra contenere un errore per difetto di circa 6-8 anni: Gesù sarebbe nato quindi non già nel 753-754 di Roma (ab Urbe condita), bensì prima, verso il 746 e il 750 circa ; e morto trenta-trentatreenne più o meno fra il 776 e il 782 (poiché morì sotto Tiberio, a sua volta appunto morto in quell’anno).
Già nel IV secolo, quando la fede cristiana divenne per volontà di Costantino e di Licinio nel 313 (ma sulla base di un editto di Galerio di due anni prima) religio licita, erano in molti a pensare � in analogia con i culti pagani: il che non stupirà, dal momento che la stragrande maggioranza dei cristiani era ormai costituita da ebrei convertiti � che il Cristo fosse in realtà una figura mitica: e quel suo morire e risorgere veniva posto in effetti in rapporto analogico con il mito dionisiaco o con il ciclo apparente del sole che ogni notte si nasconde e rinasce ogni mattino. Per questo appunto i Padri riuniti nel 325 nel Concilio di Nicea stabilirono nel loro documento conclusivo � il Synbolon – che l’indubitabile realtà della vita del Cristo costituiva verità di fede alla quale il cristiano era tenuto a credere, non un dato storico suscettibile di dimostrazione e bisognoso di prove.
Una volta stabilito d’altronde che l’anno preciso della nascita del redentore era ignoto, e ricavatolo sulla base di un opinabile còmputo, il giorno e il mese restavano avvolti nel mistero: il che era d’altronde paradossale in una cultura che tanto spazio dava all’importanza delle costellazioni e degli oroscopi. Il racconto evangelico forniva al riguardo una sia pur imprecisa e generica traccia: parlava della presenza vicino al luogo della nascita del Bambino di alcuni pastori che passavano la notte all’addiaccio. Dato il regime di transumanza dei pastori della Giudea e la posizione altimetrica di Betlemme, a circa 700 metri sul livello del mare, si doveva evidentemente essere in periodo primaverile-estivo, quando le greggi vengono trasferite in altura per scendere poi verso il mare con l’autunno (“Settembre: andiamo, è tempo di migrare”, canta l’abruzzese Gabriele D’Annunzio).
Viceversa, nella nostra sensibilità e nella nostra tradizione, il Natale è una festa d’inverno. Il presepe � una tradizione avviata a quel che pare nel 1223 da Francesco d’Assisi � associa inestricabilmente la nascita del Signore a un paesaggio montano innevato, per quanto il gusto orientalistico ottocentesco (incoraggiato dalla presenza di personaggi obbligatoriamente abbigliati “all’orientale”, i magi) lo abbia arricchito di palme e di fondali dove sono rappresentati oasi e deserti: a dire il vero, poco palestinesi. Nei paesi protestanti, una tradizione che si vuol far risalire a Martin Lutero ha imposto la variante invernale dell’albero scintillante di ornamenti e di neve ghiacciata. Ma in realtà le scelte di Francesco e di Lutero sono state tutt’altro che arbitrarie, per quel che attiene al radicamento della nascita di Gesù in inverno. Tale era già, ai loro rispettivi tempi, una tradizione radicata e irreversibile.
Tradizione e acculturazione. Prima, però, non era stato così. Per quanto è dato sapere, già fino dal tempo del primitivo sviluppo del cristianesimo venivano proposte diverse date per la nascita del Cristo: il 6 gennaio, il 28 marzo, il 19 aprile, il 29 maggio. Ma il cristianesimo orientale, in particolare egiziano, aveva imposto piuttosto presto la consuetudine di celebrare insieme, in una sola festa, la Natività e l’Epifania (cioè il riconoscimento della divinità e della regalità del Bambino): ciò avveniva il 6 gennaio, data in cui tuttora si celebra il natale nelle Chiese cristiane ortodosse e orientali. Tale giorno era stato scelto, secondo un tipico schema acculturativo, in quanto coincidente con una festa dedicata alla dea Iside durante la quale si adorava la sua divina maternità e si celebrava la consacrazione in suo onore delle acque. Difatti, da allora, la data del 6 gennaio venne strettamente legata, anche nel calendario liturgico cristiano, a due altre ricorrenze in cui all’elemento acqueo spettava un ruolo fondamentale: il battesimo del Cristo nel Giordano e il miracolo del mutamento dell’acqua in vino in Cana di Galilea.
Tale celebrazione non parve tuttavia adatta al mondo cristiano latino, per quanto il culto isiaco fosse, nel IV secolo, impiantato nell’intero bacino mediterraneo e anche a Roma: o forse proprio in quanto la festa isiaca delle acque vaniva certo celebrata anche lì, ma non aveva mai perduto quel tanto di esotico, di remoto rispetto alle tradizioni locali, che la faceva apparire estranea.
Nell’Urbe, c’era tuttavia un’altra festa molto popolare che si celebrava a sua volta all’inizio dell’inverno: in tale data gli imperatori usavano concedere al popolo romano generose elargizioni di grano e di vino. Si trattava del 25 dicembre, giorno centrale del periodo di due settimane durante il quale (dal 18 dicembre fino alle Calende di gennaio, giorno di apertura dell’anno nuovo secondo il calendario giuliano) in tutta Roma veniva celebrato il solstizio d’inverno, festa dedicata al dio d’origine indo-persiana Mithra.
La nascita di Mithra ha, nel mito che lo riguarda, singolari somiglianze con quella di Gesù nel racconto evangelico: vi figurano la grotta, la stella annunziante, gli animali sacri al dio che sono il toro e l’onagro, cioè l’asino selvatico: insomma, tutti gli elementi del presepio cristiano, secondo un’immagine che già figura in un’opera scultorea presente a Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nel Vicino Oriente vi erano altre divinità che avevano dato origine a culti misterici che si erano andati fondendo con il mithraismo: ad esempio quelle di Attis o di Adone (dal semitico Adonai: il Signore). Un luogo cultuale sacro a Adone si trovava difatti proprio a Betlemme, e probabilmente � come sembra di capire da una testimonianza di san Gerolamo � la grotta nella quale si disse nato Gesù, e sulla quale sorse in età costantiniana la basilica della Natività, era in precedenza consacrata a Adone.
Mithra, la divinità misterica adorata in Roma, si era affermata come dio parallelo a una divinità solare d’origine siriana che talvolta con lui addirittura s’identifica: il Sol Comes Invictus. Si trattava soprattutto di culti militari, e fra III e IV secolo gli imperatori avevano cercato di farne il centro di una sorta di monoteismo incentrato sulla sacralità della loro persona, che con il Sol Comes s’identificava. Un tempio al Sol Comes – adorato durante le feste del solstizio d’inverno, quando il corso del sole comincia a rafforzarsi e le giornate si allungano – sorgeva nell’Urbe sul luogo dove oggi esiste la basilica di San Silvestro, al quale difatti la Chiesa dedica la festa liturgica dell’ultimo giorno dell’anno, quando alla vigilia delle Calende di gennaio i festeggiamenti solstiziali avevano termine.
Nella tradizione romana, il periodo delle celebrazioni solstiziali s’intrecciava con il tempo sacro a una tradizione ancora più antica: quella delle celebri Libertates decembris, durante le quali si celebrava ritualmente il periodico ritorno del cosmo al caos dal quale avrebbe dovuto uscire rinnovato in un ordine garantito dal calendario dell’anno nuovo; e durante il quale pertanto le abituali regole civili venivano ritualmente violate e sconvolte, gli uomini portavano vesti muliebri, i padroni servivano a mensa gli schiavi e s’incoronava pubblicamente un bambino, o uno schiavo, o un miserabile, facendolo Rex unius diei, “Re per un Giorno”. Si trattava di una tradizione ben nota al livello antropologico, quella del “rovesciamento dell’ordine”, tendente non già a cancellarlo bensì a rinnovarlo rafforzandolo. Tali usi, per molti versi affini alle feste dionisiache come i baccanali e con essi in parte confusi, si sarebbero trasferite in età cristiana a un altro momento nel quale si celebrava la fine dell’anno vecchio, cioè al periodo terminale dell’inverno, con il Carnevale.
Queste Libertates a Roma coincidevano con la settimana dei Saturnalia, dal 17 al 23 dicembre, in ricordo dell’età d’oro che vi sarebbe stata ai tempi del dio Saturno, quando non esistevano né schiavi né padroni. In realtà, il significato della festa era più profondo. Saturno s’identificava con l’ellenico Chronos, il dio ellenico signore e ordinatore del tempo (funzione in Roma ereditata poi dal dio Giano, il “Signore della Porta” � Ianua � che presiedeva al chiudersi dell’anno vecchio e all’aprirsi dell’anno nuovo). Il “ritorno al caos” alla fine dell’anno era un rito mimetico del disordine imperante in ogni era al suo tramontare: e preludeva alla restaurazione dell’ordine. Era quindi logico che, al chiudersi dei disordini saturnali di dicembre, il sole fin lì indebolito riprendesse col solstizio d’inverno il suo corso più vigoroso: e si celebrasse la nascita del Sole Bambino e dell’Anno Bambino, entrambi riassunti nella divinità imperiale del Sol Comes�Mithra: che in quanto nuovo Sole era Kosmokrator, Signore del Cosmo, e in quanto nuovo Anno era Chronokrator, Signore del Tempo.
Celebrando il 25 dicembre la nascita del Cristo, Lo si associava all’imperatore che, convertito al cristianesimo, sarebbe stato suo vicario e sua figura in terra. In tal modo il Natale s’impiantò, nell’impero romano ormai guadagnato al cristianesimo, come festa romana, imperiale e solare.
Ma la lettura del Vangelo e il suo uso liturgico imponevano nella Chiesa latina un forte divario tra il Natale e l’Epifania. La data “solstiziale” del 25 dicembre era dotata di una sua forza cosmica e tradizionale irrinunziabile, che obliterava � ancora una volta secondo un procedimento obiettivamente acculturativa � la festa solare e imperiale conferendole al tempo stesso però una nuova, più forte legittimità cristica. D’altronde quella del 6 gennaio non faceva che spostare di alcuni giorni lo spazio sacrale delle due settimane già dedicate alle festività del solstizio e della fine dell’anno: tra 24 dicembre, la vigilia � nella tradizione liturgica cristiana, ispirata a quella ebraica, il giorno cominciava con i vespri � e il 6 gennaio v’erano appunto 14 giorni, calcolando quello d’inizio e quello di fine del còmputo. Ma più importanti dei 14 giorni erano le 13 notti comprese tra quella precedente il Dies Natalis � la notte appunto della Natività � e quella dell’Epifania, quella nella quale i magi venuti dall’Oriente guidati dalla stella avevano con la loro adorazione e la loro offerta dei doni riconosciuto esplicitamente il Bambino come Vero Dio (l’incenso), Vero Re (l’oro) e Vero Uomo (la mirra). Nella notte dell’Epifania, appunto, la Chiesa usa proclamare solennemente l’ordine dell’anno che si sta aprendo sancendo il calendario delle solennità liturgiche deputate a scandirlo. Il fatidico numero 13 rappresenta, per i cristiani, i dodici mesi dell’anno ma al tempo stesso anche le costellazioni dello zodiaco � che è lo “spazio ciclico” del tempo” � successivamente visitate dal sole secondo il sistema tolemaico (per quanto l’immagine del sole al centro del cerchio zodiacale già anticipasse simbolicamente, su una base a quel che sembra pitagorica, il sistema eliocentrico che si sarebbe affermato solo con Copernico). Ma il sole, signore del tempo (l’anno, le costellazioni) come dello spazio (la terra che esso percorre durante le 24 ore del giorno) è a sua volta figura del Cristo, Signore appunto dello spazio cosmico (Kosmokrator) e al tempo stesso del tempo (Kronokrator). Il sole e le costellazioni, unite, formano appunto il numero 13 (12+1).
La tradizione cristiana, appoggiata alla liturgia e alla consuetudine secondo al quale ogni giorno ha un suo patrono, ha conferito quindi alle dodici notti precedenti l’Epifania (la notte della pienezza del potere divino) un valore intenso e compendioso: in ognuna di esse noi attraversiamo sinteticamente un mese dell’anno e dal suo decorso possiamo trarne perfino i relativi auspici. Ogni regione cristiana ha al riguardo le sue credenze speciali, le sue consuetudini, magari anche i suoi colori e i suoi sapori
Il calendario e il folklore. Le “Tredici Notti”. La notte della vigilia, tra il 24 e il 25, è quella che rinvia al futuro mese di gennaio: è la notte di apertura, dell’inizio di tutto: notte santa, di digiuno e di preghiera, notte di astensione dalle pratiche sessuali e dal cibo carneo, notte di rovesciamento delle regole cosmiche in cui si dice che gli animali parlino nelle stalle (essi, i servitori, si appropriano saturnalisticamente dei poteri umani) e possano anche profetare; quella tra il 25 e il 26, la notte dedicata al protomartire Stefano, è la notte del febbraio, la notte del mese delle febbri e della fine dell’inverno in cui si accendono i roghi di purificazione degli animali minacciati dalle epidemie; quella tra il 26 e il 27 era la notte del marzo nel quale comincia la primavera, la notte sacra a Giovanni Evangelista, una delle due Ianuae del cerchio zodiacale divino in quanto patrono del solstizio d’inverno come Giovanni Battista lo era di quello d’estate (che all’alba del 24 giugno il disco solare rilucesse come un piatto d’oro sul quale era adagiata la testa del Battista fatto decapitare da Erodiade era tradizione diffusa: per l’Abruzzo la ricorda splendidamente il D’Annunzio nel primo atto de La figlia di Iorio); la notte successiva, quella dell’aprile tra 27 e 28, era quella degli Innocenti e veniva considerata preludente a un giorno di pietà (secondo una diffusa superstizione, il giorno della settimana nel quale è caduta la solennità degli Innocenti � che quest’anno, cadendo nell’ultima domenica dell’anno, sarà però consacrata alla Sacra Famiglia � è considerato dies nigro signanda lapillo, durante il quale è sconsigliabile avviare qualunque attività); segue la notte tra il 28 e il 29, la notte di maggio dedicata al profeta, re e poeta David; quella durante al quale si antivede il giugno è la notte del 29-30, sacra a san Savino; infine, il solare luglio � il mese della costellazione del Leone � coincide con la notte fra il 31 e il primo di gennaio, la notte di fine d’anno dedicata a san Silvestro papa, colui che secondo la tradizione battezzò Costantino avviando così una nuova era, quella della Cristianità; tra il primo e il 2 si pensa all’agosto, fra il 2 e il 3 a settembre, fra il 3 e il 4 a ottobre, fra il 4 e il 5 a novembre; tra il 6 e il 6 infine a dicembre. Ed è quella dell’Epifania, quella magica e mirabile in cui tutto può accadere, la notte dei regali ma anche delle creature arcane che solcano il cielo (le Bonae Res, la “Compagnia di Diana”, le presenze consacrate alla femminilità e alla vecchiaia � come le moire, le Parche, poi le streghe � che il folklore cristiano ha trasformato nella vecchia bonaria ma ambigua dal nome volgarizzato della festa stessa, la “Befana”, la quale torna tra Carnevale e Quaresima come Vecchia-Anno Trascorso-Albero Secco-Penuria di Cibo da ritualmente “segare” o, secondo altre tradizioni, “bruciare”).
Ricchezza, ambiguità, contraddizione, paradosso accompagnano sempre queste solennità che disegnano un universo mentale collettivo festoso eppure selvaggio, allegro e al tempo stesso demonico, divino eppure costantemente accompagnato e talora minacciato dall’ombra dell’infero. Peccato che di queste usanze quel che non si è salvato in quanto funzionalmente connesso al consumismo e all’industria del regalo e dello sfruttamento delle feste dedicate ai bambini sia quasi scomparso. Peccato che quel che sopravvive sia ancora una volta connesso con la società dei consumi e con una tradizione dimenticata e rivissuta in termini horror-kitch, la vecchia solennità celtica degli antenati che si celebrava in autunno, che i monaci cluniacensi tra X e XI secolo trasformarono in solennità dei Santi e dei defunti e che ci è ritornata, paganizzata e ridicolizzata dall’America degli agricoltori protestanti che avevano rinnegato i santi ma continuavano a temere diavoli, fantasmi e streghe, nella macabra inconsapevolezza esorcistica dello Halloween. E’ tutto quel che ci rimane, nell’ immiserito linguaggio simbolico della morente Modernità. E’ tutto quel che passeremo ai nostri figli, ai quali non siamo stati capaci di trasmettere né la religiosità né la tradizione, ai quali non abbiamo insegnato né la preghiera, né le fiabe. Buon Natale al colesterolo, buon Capodanno all’insegna delle violenze notturne. E’ tutto quel che ci resta e che ci meritiamo.
Tra senso tradizionale della festa e consumismo moderno: le usanze natalizie a tavola “Nun vedo l’ora che vène Natale � pe’ famme ‘ma magnata de torone; – pe’ famme na’ magnata de torone � pe’ famme ‘na bevuta dar boccale”. E’ uno stornello dei bulli di Trastevere del tempo della miseria, quello di Belli ma ancora di quello di Trilussa. Il Natale come occasione di mangiare finalmente a sazietà qualcosa di buono, per una bella bevuta in libertà. Alla quartina romanesca rispondeva, anni più tardi, una canzone di Renato Carosone e Gegè di Giacomo dedicata, in pieni Anni Cinquanta, a un’altra miseria: quella della Napoli di un dopoguerra non ancor del tutto trascorso, la Napoli ch’era ancora per tanti versi quella della Pelle di Malaparte: “mo’ vène Natale � nun tengo dinare: – me leggo o’ giornale � e me vad’a’ccuccà”. Alla tristezza un po’ spaccona del trasteverino costretto ad aspettar Natale per mangiare e per bere un po’ meglio del solito rispondeva la disperazione allegra del miserabile napoletano che, senza un soldo, nel giorno di festa poteva solo ingannare la fame andandosene a letto.
In entrambe le situazioni, la povertà e magari la fame si misurano con la coscienza del tempo festivo. Questi due esempi potrebbero sembrare privi di qualunque aggancio con il carattere spirituale della grande festa, ma non è così. Presupposto di entrambi è che per Natale bisogna far festa, e che se ciò non è possibile tanto vale non vivere nemmeno un giorno come quello, andarsene a dormire. In due occasioni, Francesco d’Assisi associa a sua volta il Natale alla necessità di far festa, e festa espressa anzitutto attraverso il cibo: quando dice che, se gli capiterà d’incontrare l’imperatore, gli chiederà un editto che ordini a tutti di spargere per Natale granaglie per strada in modo che gli uccelli dell’aria possano aver di che mangiare quel giorno in abbondanza; e quando dichiara che sia intenzione sarebbe, per Natale, di strofinare pezzi di carne sui muri affinché perfino pietre e mattoni potessero godere di quell’abbondanza.
Che la festa si celebri e si onori anzitutto per mezzo di banchetti, conviti e simposi è una realtà comune si può dire a qualunque civiltà tra le molte che il genere umano è stato capace nei millenni di concepire; non meno comune è, d’altra parte, il rapporto tra penitenza, dolore, e astensione dal cibo. La festa si onora con quella che gli antropologi definiscono l’”orgia”: che non ha nulla del significato che volgarmente in italiano le si attribuisce, ma che significa semplicemente occasione durante la quale il cibo e le bevande, di qualità e in abbondanza, vengono consumati oltre il bisogno, talvolta fino alla totale distruzione delle scorte. Il valore di ciò è essenzialmente rituale: si consuma oltre il bisogno in certe occasioni con lo stesso atteggiamento devozionale con il quale ci si astiene da certi cibi o da certe bevande oppure si digiuna totalmente in altre. Alla base di tale comportamento, nelle società tradizionali, c’è la coscienza di una profonda differenza tra giorni “festivi” e giorni “feriali”: la Modernità occidentale ha sistematicamente reagito ad essa sostituendole la distinzione tra giorni “di riposo” e giorni “di lavoro”, quindi azzerando il concetto sacrale e comunitario di festa per imporre al suo posto un diverso modello antropologico fondato sulla primarietà dell’uomo come produttore di ricchezza.
Da un malinteso apprezzamento di tale realtà dipende la reazione di chi vorrebbe eliminare quel che resta, magari al livello inconscio, di “senso della festa” nel Natale, appiattendo tutto il desiderio e il bisogno di mangiare, bere e vivere convivialmente meglio sulla misura del consumismo. Una sia pure graduale riconquista del senso del Sacro dovrebbe, al contrario, proprio partire da un’accentuazione conferita di nuovo alla festa, da un rinnovato e più profondo senso della sacralità che ai giorni festivi è propria e quindi da una distinzione profonda, anche esistenziale, rispetto alle consuetudine dei giorni feriali. Non è di domenica, o a Natale, che si dovrebbe mangiare “come tutti i giorni” per reagire al consumismo; è, al contrario, giorno per giorno che sarebbe opportuno limitare qualitativamente e quantitativamente i consumi per sottolineare quel che il cristianesimo, religione del pane e del vino, fondamentalmente ripete, cioè che anche il cibo e il vino sono di per sé suscettibili di essere investiti di sacralità.
Da qui gli usi natalizi incentrati non solo sul consumo, ma anche sulla preparazione comunitaria della tavola e del cibo della festa. L’avvento serve anche a questo: nella società tradizionale europea era il tempo nel quale si uccideva il porco e se ne destinava gran parte al consumo differito per mezzo di vari sistemi di conservazione; immediatamente prima, nelle ultime settimane del tempo liturgico ordinario (“per san Martino”), si procedeva alla svinatura; quindi ci si dava alle preparazioni che richiedevano un certo tempo, come la preparazione di conserve, marmellate e confetture.
Alla festa, non si arrivava senza la vigilia: almeno 24 ore di digiuno e/o d’astinenza. Sulla tavola della vigilia, necessariamente � e ritualmente: l’economia non c’entra � povera e spoglia, comparivano cibi frugali e non carnei: minestre o zuppe a base di cereali, di verdura (le cime di rapa stufate con i panzerotti della cucina pugliese) o di frutti “poveri” (la minestra di castagne secche bollite diffusa in tutto l’arco alpino e appenninico con molte variabili: talora in semplice acqua priva di sale cui si aggiungeva devozionalmente un cucchiaino di cenere); o naturalmente il pesce, guardato peraltro con qualche sospetto in quanto si trattava di un cibo spesso ricercato e costoso. Il principe della tavola natalizia della vigilia, che in qualche regione specie del su arriva fino al pranzo stesso di Natale, è il capitone: la grossa anguilla, consumata in ricordo della lotta e della vittoria contro “l’Antico Serpente”, e quindi immolata nella notte nella quale Gesù, nascendo, ha ucciso il Male; ma anche ricordo forse d’un’antica tradizione cristiana orientale, quella della celebrazione del Natale coincidente con l’Epifania, il 6 gennaio, antica festività di Iside signora delle acque cui i pesci erano graditi.
Se la vigilia è giorno “di magro”, nel Natale invece il grasso trionfa: ed è sovente – non necessariamente � grasso della carne di porco o di grossi bipedi da cortile, come il cappone (meno comune l’oca, che arrostita e ripiena di carne di maiale e di frutta troneggia oltralpe sulle tavole), ma comunque associato di solito, tra noi, alla cottura nell’acqua, la bollitura. Il Natale è la festa del bollito come la Pasqua è quella dell’arrosto: i due tipi di bollitura rinviano a due tipi diversi di socialità, quella contadina del focolare su cui si dispongono i recipienti per la cottura indiretta e quella pastorale del forno o dello spiedo o della griglia “sacrificatorii”, per la cottura diretta. Per devozione al bambino, che come tutti i bambini del mondo ha bisogno di cibi teneri e più facili da digerirsi, il Natale è la festa della pasta ripiena servita in minestra (i vari tortellini, ravioli, cappelletti in brodo).
I dolci sono un altro elemento tipico della mensa natalizia: e debbono richiamare il pane quotidiano arricchito di zucchero, canditi, frutta secca. E’ un pane speciale, la buccella dei romani (a Lucca si fa ancora il “buccellato”: ciambella di pane soffice e dolce condito con uvetta e semi di anice). I vari Christstollen tedeschi, il panettone milanese, il pandolce genovese, i “pani dei pescatori” veneziani, sono pani di farina di grano variamente arricchiti; e al pane si richiamano anche i dolci nei quali si fa ampio uso anche di conserva di frutta secca o, adesso di cioccolato, come il “panforte” senese e volterrano e il “panpepato” ferrarese (originariamente, entrambi dovrebbero contenere anche semi di pepe nel loro impasto). Talora ai pani si sostituiscono biscotti o ciambelle (come le “cartellate” pugliesi, frittelle al mosto cotto o al miele). Il torrone cremonese è a sua volta un pane speciale, nel quale alla farina si sostituisce integralmente lo zucchero condito miele, albume d’uovo, frutta secca.
Ma il Natale, che nella tradizione latina si è andato costruendo per acculturazione attorno alla festa pagane del solstizio d’inverno (divenuta festa della regalità sacra dell’imperatore) e alle libertates decembris, è in realtà una “festa lunga”. La tradizione cristiana delle “Tredici Notti” (quella rammentata da Shakespeare in La Notte dell’Epifania) attribuisce un significato speciale a ciascuno dei dodici giorni tra Natale ed Epifania). Il cenone di Capodanno è una specie di “secondo cenone di natale” in cui però trionfa il maiale bollito (zamponi, cotechini ecc,) accompagnato da legumi o seguito da frutta che debbono ricordare in qualche modo la forma del danaro (quello metallico, naturalmente), come auspicio di prosperità per l’anno nuovo: quindi lenticchie o chicchi d’uva).
Una volta, per ricordarsi che anche il cibo è preghiera, i Pater, le Ave e le poste del rosario servivano ottimamente come timer: mia nonna non usava mai l’orologio per cuocere i tortellini natalizi nel brodo, ma sapeva perfettamente quante Ave Maria erano necessarie per cuocere a puntino i vari tipi di pasta. Di recente, nell’Atlante marocchino, ho visto fare lo stesso: recitare alcune sure del Corano (che sono 114, di differente lunghezza) a seconda del punto di cottura della semola del cuscus che si voleva ottenere. “Tu usi le preghiere come scusa per far bollire le pentole”, rimproveravo mia nonna. “Nemmeno per idea � mi rispondeva lei -: faccio bollire le pentole come scusa per pregare”. Perché � commenterebbe un musulmano � se Dio non volesse, nemmeno le pentole bollirebbero. Il che è una bella variabile del nostro panem nostrum cotidianum da nobis hodie.

Franco Cardini
(Notizia inviata da Claudio Martinotti Doria)

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L’alternativa illuminante… – Roma: il 24 giugno 2023

La CGIL insieme a un’ampia rete di associazioni laiche e cattoliche riunite nell’Assemblea ‘Insieme per la Costituzione’ organizza e promuove una Manifestazione nazionale il 24 giugno 2023 a Roma con concentramento in Piazza della Repubblica ore 10:00 e comizio conclusivo in Piazza del Popolo; in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale.

La conclusione del corteo CGIL in piazza del Popolo significa un grande sforzo organizzativo della CGIL e la presenza di almeno un 20.000 manifestanti, butto la cifra a caso ma Piazza del Popolo è enorme.

Il 28 29 giugno ci sarà il Consiglio d’Europa a Bruxelles con dichiarazioni di Meloni nei giorni precedenti e voto parlamentare sulle comunicazioni del capo del governo che andrà poi in Belgio.

La sanità non è all’ordine del giorno a Bruxelles, si parlerà di molte altre cose, tra queste Ucraina e, nel dibattito alla Camera e Senato, probabilmente ci saranno accenni anche al summit NATO a Vilnius l’11 e 12 luglio e all’aumento delle spese militari.

La mia impressione è che parlare di sanità il 24 giugno, tema importantissimo ma che poteva essere affrontato in altri momenti, sia un voler distrarre dalla guerra e dalla posizione ambigua e discutibile della “compagna” Schlein, che all’ultima manifestazione CGIL aveva indossato una maglietta della Fiom…

Marco Palombo – Rete No War di Roma

Mia integrazione: “Ringrazio chi ha convocato, sempre il 24 giugno 2023 a Roma, una manifestazione contro contro la guerra che parte da Piazza Repubblica, ore 14, fino a Piazza San Giovanni. Anche noi del Circolo Vegetariano abbiamo aderito. (Vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2023/06/06/meloni-ca-ci-invita-alla-guerra-il-24-giugno-2023-a-roma-diciamole-no/).

A proposito delle manifestazioni “separate” ricordo che tanti anni fa, verso la metà degli anni ‘90 del secolo scorso, dopo aver fondato con un gruppo di “precursori”, la Rete Bioregionale ed il Comitato per la spiritualità laica, decidemmo di organizzare a Roma una “Marcia ecologista” per presentare le opzioni di un cambiamento radicale nella conduzione della nostra società. Con dovuto anticipo ottenemmo il permesso della Questura, la partenza era stata fissata in Piazza Esedra per giungere infine al Colosseo (un percorso simbolico e magari un giorno vi spiegherò il perché). Improvvisamente alla vigilia della manifestazione ricevemmo la comunicazione della Questura che era stato spostato il luogo della partenza del nostro corteo in un angolo sperso nei pressi della Stazione Termini, perché nel frattempo Piazza Esedra era stata concessa ad una nuova manifestazione organizzata all’ultimo minuto dai Verdi e da Legambiente, evidentemente per ragioni ambientaliste di “copertura”.

Faccio presente che la nostra manifestazione era stata già pubblicizzata in prima pagina sia dal Messaggero che da Repubblica e da quasi tutti i media di Roma e dintorni. Insomma fu perpetrato nei nostri confronti un vero “esproprio” alla Superciuk per riaffermare il sistema delle convenienze politiche e fermare scomodi e pericolosi cambiamenti.

Da lontano vedevamo che tante persone si recavano a Piazza Esedra mentre al nostro angoletto venivano solo quelli che eravamo riusciti ad avvertire all’ultimo momento del cambiamento di programma. Una parte dei nostri sodali, avvilita per la truffa, voleva rinunciare alla marcia ma io insistetti che non dovevamo cedere e sia pur in numero ridotto dovevamo marciare per le strade di Roma per annunciare quel cambiamento necessario per “salvare” la civiltà umana. Marciammo, una cinquantina che eravamo rimasti, al suon di tamburi e corni, senza vergogna!

Il significato implicito di questa storia è chiaro, mi auguro…

Paolo D’Arpini

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Usciamo dal guscio, NATO: il patto morto, Treia: pace e bene, Palestina: il massacro continua, Draghi: la politica macabra, Putin scrive ai buoni cittadini del mondo, “psicopatologia del radical chic”…

Il Giornaletto di Saul del 16 aprile 2022 – Usciamo dal guscio, NATO: il patto morto, Treia: pace e bene, Palestina: il massacro continua, Draghi: la politica macabra, Putin scrive ai buoni cittadini del mondo, “psicopatologia del radical chic”…

Care, cari, narra un mito indiano che all’inizio dei tempi tutte le cose erano immerse nelle tenebre e sepolte in un sonno profondo fino a quando “Colui che sussiste per se stesso”, per creare il cosmo della propria sostanza, ideò le acque all’interno delle quali vi depose un uovo splendente come il sole da cui nacque Brahma. Il dio poi divise l’uovo in due parti formando la Terra e il Cielo e lasciando nel mezzo le acque… (Tra Terra e Cielo) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2022/04/usciamo-dal-guscio-alla-scoperta-del.html

La pace in marcia – Scrive Marcia Perugia-Assisi: “24 aprile 2022, vigilia della Festa della Liberazione, Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità. E’ urgente l’apertura di un negoziato multilaterale serio, strutturato, concreto, onesto e coraggioso, sotto l’autorità delle Nazioni Unite. Per scongiurare la catastrofe atomica. Per impedire l’esplosione di una nuova devastante crisi sociale e ambientale. Basta con la propaganda di guerra! Fermiamo la circolazione dell’odio e dell’inimicizia…”

Nato… il patto che è morto – …è ormai prossima l’assunzione italiana del comando della Nato in Iraq, senza una minima discussione pubblica. Amplierebbe la nostra missione da 500 a 4.000 uomini trasformandola di fatto in missione di guerra. L’Iraq infatti è un paese nel quale si combatte da tempo una parte del conflitto che oppone Stati Uniti e Iran. Un conflitto combattuto tramite terze parti e contractors e giocato con cinismo sulla pelle di donne e uomini iracheni e che tiene in ostaggio il Paese da anni… – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2022/04/nato-il-patto-che-e-morto.html

Treste a Cupello (Chieti). Fuga di gas – Scrive Coordinamento No Hub del Gas: “La Grande Fuga: inchiesta di Report Rai Tre svela perdite in atmosfera al grande impianto Stogit/Snam di stoccaggio Fiume Treste a Cupello e alla centrale gas Eni a Pineto (Teramo). L’ong Clean Air Task Force monitora per due volte questi impianti: in entrambe emissioni evidenti in atmosfera…”

Treia. Pace e bene alla Festa dei Precursori – Scrive Auser Treia: “Di fronte a un mondo sempre più vittima di una dilagante energia negativa, Auser Treia, in collaborazione con il Circolo Vegetariano VV.TT. ripropone anche quest’anno la Festa dei Precursori. Chi sono i precursori? Tutti gli uomini e le donne che al male, all’odio, alla guerra ed alle armi hanno opposto l’amore, la non-violenza e la pace: Madre Teresa, Gandhi, Giovanni XXIII, Tiziano Terzani… Sono questi i precursori di un mondo libero dalla violenza che ci indicano il cammino da seguire. Noi li celebriamo con due giornate dedicate alla natura, alla meditazione, allo yoga, allo stare insieme nella pace… – Continua: https://auser-treia.blogspot.com/2022/04/treia-23-e-24-aprile-2022-torna-la.html

Slovenia: giù la maschera – Scrive J.E.: “La Slovenia si toglie la maschera farlocca. (In Italia, la devono subire i bambini fin dall’asilo). Niente più mascherine negli spazi chiusi. Decade anche l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza interpersonale”

Palestina. Il massacro continua – Scrive G.S.: “Dal 22 marzo al 4 aprile 2022 Israele ha ucciso 6 palestinesi tra cui un bambino. Successivamente altri 17 palestinesi sono stati uccisi sino al 14 aprile, di cui cinque nelle ultime ore. Feriti 481 palestinesi, tra cui 48 bambini in Cisgiordania e Gerusalemme, demolito o confiscato 21 case o strutture palestinesi, compiuto 40 operazioni militari nelle quali sono stati arrestati 78 palestinesi. A Gaza i soldati Israeliani hanno aperto il fuoco almeno in 27 occasioni sparando da oltre la recinzione/sbarramento che circonda la Striscia o dal mare. Fonte: https://www.ochaopt.org/poc/22-march-4-april-2022

Governare con il terrore – Scrive Giorgio Bianchi: “Dopo due anni e mezzo di lavoro da oggi potrete trovare in tutte le librerie il mio ultimo libro dal titolo “Governare con il terrore”. L’intento è quello cercare di elaborare una sorta di “teoria del tutto” che potesse fungere da schema interpretativo degli eventi, solo all’apparenza slegati, ai quali abbiamo assistito a partire dall’11 Settembre fino ai giorni nostri…”

Draghi e la politica macabra… – Scrive Michele Rallo: “Quando, in un futuro non so quanto lontano, si scriverá la storia della politica italiana di questi primi incredibili anni 2000, un capitolo di tutto riguardo sará certamente dedicato ad una delle battute piú infelici mai pronunziate in una conferenza-stampa da un capo di governo, Draghi Mario, da far impallidire persino gli annunzi dei ristori “poderosi” di Conte…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2022/04/draghi-e-la-politica-delle-barzellette.html

Scrisse Vladimir Vladimirovič Majakovskij “L’odio dei cretini è il segnale che non stai sbagliando.”

Lettera ai buoni cittadini del mondo – Scrive Vladimir Putin: “…ancora una volta i popoli della Russia sono costretti a sacrificare la propria vita, proteggendo il mondo dal nazismo e dal fascismo. Mentre i governanti negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone, in Australia e in altri Paesi si sono schierati dalla parte di uomini malvagi, che mettono al primo posto in battaglia civili, donne incinte e bambini e storpiano deliberatamente i prigionieri di guerra. È difficile per me immaginare una persona sana di mente che sostiene questi mostri. Ma i loro Biden e gli altri “democratici” oscurantisti proteggono questi criminali, li armano e forniscono loro denaro.” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2022/04/15/lettera-di-vladimir-putin-ai-buoni-cittadini-del-mondo/

Mio commentino: “Non sono riuscito a reperire la fonte originale di questo messaggio, che mi è stato inviato da un amico. Le parole di Putin hanno una freschezza di verità, resta il dubbio… ma se analizzo bene i fatti descritti non posso far a meno di prestare orecchio alle sue parole.”

“Psicopatologia del radical chic” di Roberto Giacomelli. Recensione – Nel 1970, per la prima volta, il giornalista Tom Wolfe definì i “radical-chic”: erano la casta dei ricchi borghesi che – per moda o per noia – sostenevano le posizioni della pseudo sinistra. Questi “rivoluzionari da salotto”, animatori della “sinistra progressista” che va a braccetto con il capitalismo, sono oggi la più influente lobby ideologica dell’Occidente: dominano i grandi media internazionali, presidiano le Università, la Magistratura e i gangli vitali dello Stato, orientano il linguaggio, emettono sentenze e stilano i pressanti speech codes del “politicamente corretto”. Chi non si allinea… – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2022/04/psicopatologia-del-radical-chic-di.html

Ciao, Saul/Paolo

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Non penso che noi siamo stati creati ad immagine di Dio: noi siamo l’immagine stessa di Dio. Un po’ come una lastra olografica che contiene il tutto in ogni sua parte, ogni essere è l’immagine della totalità divina” (Jean Guitton)

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Unirsi per salvare la Terra, virus e sieri sono armi militari, Palestina: l’ambigua situazione, effetto serra o nuova glaciazione?, orfismo pitagorico…

Il Giornaletto di Sul del 5 gennaio 2022 – Unirsi per salvare la Terra, virus e sieri sono armi militari, Palestina: l’ambigua situazione, effetto serra o nuova glaciazione?, orfismo pitagorico…

Care, cari, hanno indebolito gli Umani trasformandoli in UmAnimali… attraverso l’esproprio di tutti i sensi, dai profumi persi ai sapori svaniti, ai suoni e canti d’uccelli e ronzii d’insetti utili massacrati dalla chimica… la vista devastata dai disseccanti chimici e dalla perdita dei colori e dei paesaggi… ed oggi museruole e sterilizzanti per l’eliminazione del con-tatto… fino alla perdita definitiva dell’eros… per la sterilizzazione chimica di massa, operata da 70 anni di pesticidi e 30 di ogm, plastica velenosa ovunque… carni avvelenate ed aria putrida… (Giuseppe Altieri) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2022/01/per-salvare-la-terra-dobbiamo-unirci.html

Una donna al Quirinale? – Scrive Laura Cima: “Donne, potere, eccellenza: la battaglia per la presidentessa ha un presupposto sbagliato https://www.lanazione.it/editoriale/presidente-repubblica-donna-1.7208739 – Per capire l’assurdità e l’ingenuità di chiedere alla vigilia della convocazione di parlamentari e grandi elettori l’elezione di una donna tout court immaginatevi il ridicolo di chiedere l’elezione di un uomo indeterminato. Con tutto l’affetto x intellettuali e artiste che hanno lanciato l’appello e le donne che l’hanno condiviso e hanno criticato l’Aspesi. Il dibattito è aperto. Seguiamo con attenzione i giochi…”

Virus e sieri covid sono armi militari… – Scrive J.E.: “Sia il virus che il vaccino Covid sono armi costruite in ambienti militari, vengono da lontano. E’ un dato di fatto. Forse e probabilmente, è semplicemente (?) un “esperimento”: militare, politico, sociale. Nessuna novità: gli USA già lo facevano con le armi nucleari ed altro sulla loro stessa popolazione e quelle altrui. Il resto è scenografia distopica e paura, a coprire il tutto ai più, a domarli mentre si ristruttura il mondo trasformandolo secondo necessità, per superare indenni (loro, chi ha le redini) una crisi capitalista di sistema che si protrae da trent’anni coperta da un utilissimo ‘fumo di guerra’…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2022/01/04/virus-e-sieri-covid-sono-armi-militari/

Commento di Caterina: “Sul tema Covid segnalo questo video del prof. Giovanni Frajese: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223684158726073&id=1655440170&sfnsn=scwspmo – che trovo interessante e significativo sulla crisi che stiamo vivendo…”

FVG. La fine del Mediocredito – Scrive G.S.: “Alla fine del 2021 IL PICCOLO ci somministra che “Finisce l’era Mediocredito”. Il giornale sorvola sul terrificante dissesto che caratterizza la vicenda dell’ex Banca regionale e sulle sue vicissitudini giudiziarie. Poi, spiega che Mediocredito sarà comperato dall’Iccrea, gruppo bancario di credito cooperativo. Fine della bella storia. Mentre i cittadini della Regione FVG hanno visto svanire centinaia di milioni di euro (il totale sfiora il miliardo)…”

Palestina. L’ambigua situazione… (tra abbas e gantz) – Scrive Giorgio Stern: “Il Capo dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abbas, una settimana fa ha improvvisamente chiesto ed ottenuto un incontro con il Ministro della guerra di Israele, Gantz. L’incontro, cosa del tutto inconsueta nei rapporti diplomatici ufficiali, si è svolto nella casa privata di Gantz. Viene riferito che nel corso del colloquio Abbas abbia chiesto sostegno politico come contropartita per aver abbandonato l’istanza indirizzata alla Corte Internazionale dell’Aja sui crimini di guerra israeliani…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2022/01/palestina-lambigua-situazione-tra-abbas.html

Censura finale – Scrive M.G.: “Buona serata Paolo, una tua email l’ho trovata oggi in Spam!” – Mia rispostina: “ormai mi sto abituando alla censura… non solo su FB anche su Google ed ovunque su internet, sospetto che presto verrò definitivamente eliminato, beh “finché dura c’è verdura” si dice a Roma…”

Effetto serra o nuova glaciazione? – Scrisse Giorgio Nebbia: “C’è o non c’è? Mi riferisco all’ ”effetto serra” sulla cui esistenza si scontrano due vivaci gruppi… a cui partecipano con uguale vigore chimici e giornalisti, fisici e storici, meteorologi e geografi, difendono le rispettive inconciliabili posizioni con ricche citazioni in stizzosi dibattiti fino a reciproche accuse su chi è pagato da chi per sostenere le sue tesi…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2019/12/effetto-serra-o-nuova-glaciazione-i.html

Nota – Occorre una svolta perché dalle contraddizioni irrisolte sono travolti proprio i più deboli ed è travolto l’ambiente, con cieli fumosi, colline che franano, fogne che sporcano i mari, rubinetti che non danno acqua…

Orfismo pitgorico e tarantella lucana – Scrive Ferdinando Renzetti: “In questo periodo ho iniziato ad ascoltare tarantelle lucane antichissime che si rifanno all’orfismo pitagorico di cui sto analizzando le formule matematiche per vedere se corrispondono al linguaggio e alla metrica dei brani. appunto si dice che il teorema di Pitagora vada rapportato all’armonia dei quattro suoni prodotti da una corda divisa prima a metà e poi in tre parti e infine in quattro parti…” – Continua: https://retedellereti.blogspot.com/2022/01/orfismo-pitgorico-e-musica.html

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“In awareness there is no becoming, there is no end to be gained… There is silent observation without choice and condemnation, from which there comes understanding… And all the hidden layers and their significance get revealed…” (Jiddu Krishnamurti)

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Ecologia e libertà, quaderni di vita bioregionale, Ddl Zan-scalfarotto ed il bavaglio innaturale, disastro idrico annunciato, filosofia teosofica…

Il Giornaletto di Saul del 24 giugno 2021, Ecologia e libertà, quaderni di vita bioregionale, Ddl Zan-scalfarotto ed il bavaglio innaturale, disastro idrico annunciato, filosofia teosofica…

Care, cari, credo che lo scopo dell’esistenza umana sia quello di arrivare ad essere liberi da condizionamenti mentali, culturali, da tradizioni sbagliate, da assurde superstizioni; liberi dall’egoismo, dal rancore, della critica disfattista, dalla maldicenza, dall’invidia, dal carattere impulsivo, dalle proprie stranezze e debolezze; insomma da tutto ciò che di inopportuno sfugge ad al controllo razionale ed emotivo… – (Franco Libero Manco) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2021/06/ecologia-e-liberta.html

Incontro Bioregionale 2021 – Per leggere i Quaderni di Vita Bioregionale, clicca qui: https://drive.google.com/file/d/1LVKNZiR9Eqoje37o_WCVIniqxjmhJNL1/view – Indicazioni per raggiungere il luogo dell’incontro bioregionale del 26 giugno 2021: Loc. Moje di Treia, 34 – Girare da Borgo (fuori mura) verso l’isola ecologica (strada per Chiesanuova), girare verso l’isola ecologica e. dopo questa proseguire per 300 metri circa, quando si trova una stradina con indicazione Kikenda (fare attenzione perché è poco notata) andare avanti (oltre Kikenda) per circa 100 metri lì si troverà grande casa sulla sinistra… Programma: https://treiacomunitaideale.blogspot.com/2021/06/treia-san-giovanni-e-incontro.html

Roma. Salvare i pini malati – Scrive Giuseppe Altieri: “Per salvare i Pini di Roma e gli alberi ammalati, le leggi italiane impongono il sistema biologico, conferenza qui: https://www.youtube.com/watch?v=zTEDZPOFYss – Se interessa ho predisposto una perizia di una quindicina di pagine sul necessario uso di tecniche biologiche nella cura del verde urbano e delle disinfestazioni. Info: altieri@agernova.it”

Ddl Zan-scalfarotto ed il bavaglio innaturale – Vorrei buttarla in vacca, come si dice in Veneto, giocando sul significato recondito dei nomi dei primi firmatari del DDL “altro” per antonomasia, quello per cui sei fai zan… lo scalf… (è) rotto. Ma tutto sommato l’argomento è troppo serio. Ne parlavo con la mia compagna Caterina proprio l’altra sera. L’alienazione dal genere non è segno di libertà né di rispetto per Madre Natura. Noi non siamo cristianucci ma tutto sommato certi argomenti ci toccano, tanto da poter affermare il nostro NO categorico ad una legge inutile e pericolosa che introdurrebbe il reato d’opinione. – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2021/06/ddl-zan-scalfarotto-ed-il-bavaglio.html?showComment=1624463053365#c4685408082768009012

Alcuni degli auguri ricevuti – Maria Bignami: “Caro Paolo, la solidarietà e il sostegno non conosce lontananza. Ti faccio gli AUGURI di compleanno, che festeggi in compagnia di gentil donzelle. Freschi amorevoli saluti anche a loro.” – Marinella Correggia: “Peccato non essere ancora lì! Mi sembra un delizioso programma https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2021/06/22/treia-23-giugno-2021-vigilia-di-san-giovanni-e-pic-nic-silenzioso/ questo del tuo compleanno. A prestissimo.” – Paolo Fileni: “Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni. (Abraham Lincoln). Auguri di Buon Compleanno da me e da Corriere del Conero” – Giorgio Stern: “Auguri di cuore a Paolo, nato nel tempo della Danza del Sole” – Lidia Bonura: “Buon compleanno Paoluccio… ti auguro una fantastica giornata!” – Hari Atma: “Buon Compleanno Paolo, un abbraccio grandissimo. “Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia” (Sylvia Plath) – Concetta Costantino: “Tanti Auguri caro Paolo, con affetto ed apprezzamento (la parola ammirazione non mi piace)” – Mara Lenzi: “BUON COMPLEANNO AL CARO FRATELLO DI DHARMA PAOLO, amato compagno della nostra cara amica Caterina, felice giornata a te carissimo, pace e amore nella tua vita, ci vediamo per festeggiare il Gurupurnima sabato 24 luglio a Marano”

Disastro idrico annunciato – Scrive Patrick Boylan: “Sebbene le Nazioni Unite abbiano riconosciuto, nel 2010, il diritto umano all’acqua, il mondo potrebbe affrontare un carenza idrica globale del 40% entro il 2030, afferma il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche, pubblicato nel 2020 ma la cui traduzione ufficiale in italiano è apparsa solo questa settimana, grazie alla Fondazione UniVerde e all’Istituto Italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali.” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2021/06/23/disastro-idrico-annunciato-350-milioni-di-persone-resteranno-senza-acqua/

Meditazione per la pace – Scrive Compax: “Invito per 11 luglio 2021 dal reverendo Morishita per meditazione per la pace. A prosecuzione di quanto realizzato lo scorso anno a Comiso, vi propongo di partecipare tutti insieme dai rispettivi luoghi di residenza, alla Meditazione antinucleare guidata dal reverendo Morishita C/O Pagoda della Pace, nella cornice di Mediterraneo Mar de Paz – Info: compax@inwind.it”

Filosofia teosofica e Grigorij Grabovoij – Scrisse Bernardino Del Boca: “stanotte mi sono trovato davanti all’Hotel Kazakhstan di Alma-Ata, la capitale della Repubblica Sovietica del Kazakhstan. Un enorme albergo a grattacielo che domina la città e le colline. Vicino a me c’era un giovane sconosciuto. Non era né un russo né un asiatico. Mi indicava il cielo dove, diceva, doveva apparire un UFO. I suoi occhi chiari brillavano volti al cielo che scuriva velocemente e stava riempendosi di stelle. E’ il giovane che potrebbe continuare la mia ricerca, il mio lavoro per il nuovo piano di coscienza.”. E’ Grigorij Grabovoij il continuatore delle ricerche di Bernardino del Boca? – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2017/12/filosofia-teosofica-e-lincontro-tra.html

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Nell’isolamento non si sposteranno mai le montagne. Se nel corso della storia si sono realizzate grandi cose, è perché gli uomini si erano riuniti per lavorare insieme…” (Omraam Mikhaël Aïvanhov)

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