Italia a pezzi e la pretesa di autonomia di alcune regioni
Sono le solite, Lombardia e Veneto anzitutto, dove fa la voce grossa il solito Salvini, cui s è aggiunta l’Emilia-Romagna, cui poi se ne vanno aggiungendo altre.
Così l’Italia, invece di unirsi ulteriormente, e nell’unione aiutarsi, regioni ricche e regioni povere, si divide e si squilibra ancor di più.
Poiché è vero che la Costituzione prevede regioni a statuto speciale, ma in forza di particolari condizioni e conseguenti particolari difficoltà in cui si trovano: come Sicilia e Sardegna, due grandi isole staccate; o come Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, regioni a popolazione mista.
Qui tre regioni tra le più ricche del Paese vogliono un’autonomia che consenta loro di godersi meglio la loro ricchezza, senza condividerla in certa misura con le regioni più povere, meno industrialmente e socialmente sviluppate. Quasi non costituissero una sola nazione, un solo popolo, unito, solidale.
Questi politici dimenticano totalmente il principio fraterno che unisce l’intera umanità, che la Dichiarazione universale dei diritti del 1948 ha solennemente affermato; nell’Art. 1, dove dice che ogni uomo deve comportarsi con gli altri uomini come con dei fratelli. Dove dunque il principio fraterno è già riconosciuto e affermato come un dovere per tutti;
Prof. Arrigo Colombo – arribo@libero.it