Archivio di marzo 2011

Il bioregionalismo e la comunità bioregionale di Roma, capitale d’Italia….

Il 17 marzo 2011 viene celebrata in tutta la penisola la ricorrenza del 150° anniversario dell’unità politica della nazione. Ripropongo perciò l’attuazione bioregionale  per la capitale d’Italia
 
Bioregionalismo e politica non sono antitetici,  nel bioregionalismo si deve tener conto anche della struttura sociale e comunitaria di una bioregione.. La visione bioregionale infatti  considera non solo gli aspetti ambientali di  ma anche quelli culturali umani di un ecosistema (vedi il libro della  Rete Bioregionale Italiana, La Terra Racconta: Il bioregionalismo e l’arte di disegnare le mappe locali, ed. AAM Terra Nuova, 1997).  
 
Il bioregionalismo e la visione bioregionale non sono  applicabili solo ad un bosco, lungo un fiume, su  una catena montuosa, od in mezzo a una palude, etc. Dobbiamo considerare che c’è un’altra realtà ambientale, ormai maturata in secoli di civilizzazione, ed è la realtà bioregionale di una grande città, com’è ad esempio la capitale d’Italia.  
 
Quando nel 1992 proposi per la prima volta di istituire una Bioregione specifica per Roma e sua area metropolitana non pensavo certo ad una ghettizzazione forzosa di una parte dell’umanità, costretta a vivere nel degrado e nell’inquinamento, mentre il circostante popolo campagnolo si difende con una serie di barriere. Non credo infatti, al contrario di Mao Tze Dong, che “la campagna deve assediare la città”, questa è una visione parziale che non tien conto della parità dei diritti di tutti gli esseri viventi, in qualsiasi ambito geografico ed ambientale essi vivano.
 
Una parte sostanziosa di umanità vive attualmente in aree urbane ed è un dato di fatto che questi particolari territori omogenei esistono. Ciò mi sprona a porre l’accento sull’attuazione di una sana qualità della vita. Se in città esistono dei problemi è evidente che le condizioni della vita devono essere riequilibrate alle esigenze dell’organismo bioregionale metropolitano e di tutti i suoi abitanti, rendendo così la città un luogo ideale. A parer mio una città diventa ideale non soltanto attraverso il rispetto di alcuni requisiti, per altro indispensabili, di armonia ambientale e sociale fra “civitas” ed “urbs”, ritengo infatti che le caratteristiche dell’idealità risiedano soprattutto nel pervicace e costante perseguimento di tale idealità.
 
Con ciò immagino che sia sempre presente nel consesso sociale ed ambientale della città una tendenza correttiva che porti a modificare, all’occorrenza, qualsiasi devianza dal criterio di armonia socio-ambientale. In verità questo è il compito da sempre delegato alle Leggi che hanno regolamentato la nostra società ma c’è differenza tra la compulsione forzosa di una Legge e l’autoaggiustamento spontaneo che dovrebbe essere sempre presente in una città ideale di carattere bioregionale.
 
Vanno però considerate alcune “condizioni” per il mantenimento di un centro urbano che persegua l’armonia ed alcune d’esse riguardano gli aspetti sociali del bioregionalismo, ovviamente altri aspetti vanno visti ed integrati con l’analisi delle diverse realtà, della composizione geomorfologica, architettonica, della flora e della fauna che compartecipa del particolare ambiente urbano esaminato. Ma l’idea politica di base, riguardo Roma, è di avvicinarsi al criterio federalista europeo attraverso il suo “riconoscimento” di Città Regione. Questo modello è stato già in parte attuato in Francia (con la Region Parisienne). Questo sarebbe un ottimo metodo per rendere le pari opportunità effettive, soprattutto in considerazione del fatto che le grandi città debbono essere europee e quindi il più possibile staccate da legami e concetti campanilistici. Quindi le capitali europee, secondo il nostro metodo, dovrebbero tutte divenire Città-Regione (è avvenuto anche in Germania con Monaco di Baviera).
 
Vorrei ora inserire un altro elemento di discussione, quello del controllo sull’espansione dei grandi nuclei urbani, una espansione spesso incontrollata che viene indicata come causa di sperequazione ecologica. Tale crescita delle aree metropolitane, sproporzionata alle reali possibilità di assorbimento del territorio, è dovuta alla rivoluzione industriale e tecnologica degli ultimi anni. Questo aspetto delle città moderne potrebbe esser compreso come un necessario sfogo prima della spallata finale: un’ultima ratio consumistica che, succube del criterio di un utilizzo incondizionato delle risorse, è in realtà una rincorsa prima del salto finale che porterà l’umanità all’attuazione del bioregionalismo.
In verità non dovrebbe esserci antitesi nella presenza umana su questa Terra, una città in sé stessa non può esser considerata negativa, infatti esistono città per molti esseri viventi (formiche, api, etc) e l’importanza del bioregionalismo sta nel capire il valore di un giusto equilibro fra la crescita ed il mantenimento della città che si pone armonicamente nell’ambiente.
 
Tutti conoscono la teoria dello Yin e dello Yang; secondo questa filosofia la Vita (Tao) adatta costantemente le sue manifestazioni all’ambiente che le ospita. Se un agglomerato urbano “Yang” è in espansione, oppure se esso è troppo cresciuto, bisognerà aprire al suo interno una fessura naturale “Yin”. Per far ciò occorre restituire alla natura ed al verde una parte della città, nonché interrompere la crescita delle sue appendici esterne. Un esempio? Il centro di Roma dovrebbe assomigliare a ciò che era ai suoi inizi, ovvero un territorio in cui nulla (o poco) veniva modificato, essenzialmente accettando i soli cambiamenti imposti dal trascorrere del tempo e delle stagioni. Insomma la parte storica di Roma diverrebbe uno spazio “liberato” in cui la vegetazione sia padrona di ammantare piazze e palazzi ed in cui gli animali si riapproprino di un loro habitat naturale. La presenza umana può essere mantenuta rispettando questi aspetti di riequilibrio. Le strade, ad esempio, potranno essere dei percorsi in terra battuta o selciato frequentati da animali come gli asini ed i cavalli. In questa “nuova” città, situata nel cuore della “vecchia”, si dovrebbero consentire unicamente quelle attività ecocompatibili, come l’artigianato, l’arte ed il gioco; tutto all’insegna di una semplicità di vita. Ovviamente non si può tornare all’età della pietra ed il cordone ombelicale con la tecnologia va mantenuto attraverso l’uso di energia pulita e di materie prime riciclabili.
 
Un siffatto Centro Urbano Bioregionale sarebbe inoltre una valvola di sfogo impagabile per gli abitanti metropolitani che ritroverebbero nella città stessa quelle condizioni di vita “selvatica” che vanno cercando nell’hinterland extraurbano.
Questo esperimento potrebbe essere inizialmente attuato in alcune aree specifiche della metropoli, meglio se le più antiche, in modo da riarmonizzare lentamente l’ambiente naturale con il costruito, mantenendo così la necessaria integrazione uomo-ambiente e conseguendo una costante ed elevata qualità della vita.
 
 
Paolo D’Arpini
Referente P.R. della Rete Bioregionale Italiana
http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/
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Gianfranco Paris: “Riforma epocale della giustizia.. tanto fumo niente arrosto!”

Giustizia.. Arrosto?

Giovedì scorso (10 marzo 2011)  il Consiglio dei ministri ha approvato una proposta di riforma della giustizia promessa da Berlusconi dal 1994. Precisiamo che siamo in presenza di una proposta e non di una riforma approvata, come invece sembrerebbe dalla lettura dei mass media e dalla propaganda governativa. Proposta che per essere approvata deve percorrere un lungo iter parlamentare che prevede per la sua approvazione una maggioranza di due terzi del parlamento perché il Governo ha scelto la via della riforma di alcuni articoli della costituzione, necessaria per poter modificare gli organi che ordinano oggi la magistratura. Quindi ad oggi il Governo non ha riformato un bel nulla, ha solo presentato una proposta che dovrà trovare le maggioranze previste per i vari passaggi alla Camera e al Senato.

Gli avvocati d’Italia attendono da Berlusconi una riforma della giustizia da quando è sceso in politica. La cosa più importante è la separazione dei Pubblici Ministeri dagli altri giudici, come accade nel mondo anglosassone e no in tutto il mondo libera al fine di garantire parità di funzione dell’accusa e della difesa di fronte ai magistrati giudicanti. Gli avvocati invocano questa parità da sempre. I magistrati l’avversano perché vedono messo in discussione lo strapotere di cui godono oggi.

Berlusconi ha promesso molte volte questa riforma, ma non l’ha mai proposta. Finalmente si parte. Io come avvocato e come cittadino sono d’accordo sulla separazione delle carriere. Una tale proposta, se verrà approvata, costituirà un passo avanti nella realizzazione di uno stato liberale moderno.

La sinistra si oppone affermando che Berlusconi vuole mettere i PM sotto il controllo del Governo. E francamente il sospetto c’è perché la proposta contiene anche la eliminazione del principio della obbligatorietà della azione penale che prevede l’obbligo del PM di iniziare una azione penale tutte le volte che si manifesti una eventuale lesione del codice penale. Secondo il Governo dovrebbe essere il Parlamento a stabilire di volta in volta le priorità e le materie di intervento dei pubblici ministeri. Tutto questo puzza veramente di controllo da parte del governo, e a questo punto Berlusconi comincia a manifestare la sue vere intenzioni. Non può essere il governo a stabilire che cosa e quando perseguire le lesioni del codice penale. Se così fosse stato ai tempi di tangentopoli, il Parlamento avrebbe di certo stoppate tutte le inchieste di mani pulite e Berlusconi, forse senza rendersene conto, lo ha anche detto chiaramente durante la conferenza stampa di presentazione della proposta governativa.

Altro punto dolente della questione è la eliminazione dell’organo di autogoverno della Magistratura che si occupa degli aspetti disciplinari. Secondo il Governo ci vuole un CSM composto da uomini nominati dal Parlamento e non misto come oggi con prevalenza di magistrati. In altre parole Berlusconi vorrebbe mettere i magistrati sotto il controllo disciplinare del Parlamento e quindi dei partiti. Figuratevi dove andrà a finire l’indipendenza della magistratura con i parlamentari che ci ritroviamo oggi!

Ancora viene introdotto il cosiddetto processo breve, cioè vengono stabiliti termini corti per la conclusione dei processi. Con questo espediente vengono ancor più accorciati i termini per la prescrizione dei reati, già dimezzati con una legge approvata due anni fa che ha consentito l’archiviazione per prescrizione di alcuni processi contro il capo del governo & soci.

Nessun provvedimento viene previsto per il potenziamento della magistratura e del personale ausiliario, né per il funzionamento dei processi, in particolare di quelli civili che rappresentano lo scandalo più grave della giustizia italiana e che sono la causa principale del perché gli stranieri non investono da noi.

Nessun provvedimento viene preso in tema di procedura penale per snellire lo svolgimento dei processi che potrebbe essere immesso nel processo a costo zero, cosa ormai riconosciuta da tutti gli esperti del settore.

Una tale proposta di legge non ha alcuna possibilità di essere approvata perché nella attuale scena politica non esiste una maggioranza per poterla approvare. Il Governo lo sa e lo sanno tutti coloro che conoscono i meccanismi legislativi. Ma ciò per il Governo e per Berlusconi in particolare non conta niente, a loro serve diffondere fumo per confondere le idee e divulgare la notizia che il Governo fa le riforme. Tanto pochi sono in grado di capire che quella proposta non vedrà mai la luce e così nell’immaginario popolare si diffonde l’idea che il Governo fa le riforme.

In questo disegno Berlusconi è aiutato dalla opposizione che gli va dietro abboccando all’amo facendosi trascinare in discussioni inutili che non serviranno a niente tranne che a convincere gli italiani che comunque il Governo le riforme le propone e che se non vedono la luce è colpa di coloro che difendono il passato. Così gli oppositori diventano conservatori e chi governa passa per riformatore.

In questa situazione il fumo produce il suo effetto e l’arrosto si perde nei meandri del nulla.

Solo Di Pietro cerca di scoprire un tal gioco nefasto, ma il suo esercito non è all’altezza della situazione, non gode di buona stampa e da solo non può riuscire a smascherare il nefasto giochetto.

Così a noi comuni mortali non resta che aprire gli occhi da soli e cercare di capire in quale maledetta situazione siamo caduti, mentre il Governo naviga in un mare di chiacchiere a rendimento zero.

Che dio ci protegga!

Gianfranco Paris

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Il Nabucco in difesa della Costituzione e dell’unità d’Italia… e commento eretico di Giorgio Vitali

Mi ha fatto piacere sapere della iniziativa del movimento romano del 12 marzo u.s., in difesa della Costituzione durante la quale e’ stato intonato il “Va pensiero”.

Intervenendo, in mattinata alla seconda giornata dedicata alla storia del Risorgimento salentino, organizzato a Copertino e Leverano dalla Società di Storia Patria, avevo proposto proprio questo: riprendiamoci il Nabucco.

Ne ero stato ispirato dalla interessante comunicazione, presentata dalla musicologa e docente universitaria, Luisa Cosi, sul tema: “Bande di libertà”: musici effervescenti nel Salento preunitario.

E’ stato accennato che la quasi totalità delle bande musicali, in giro per i paesi, intonavano vecchi e nuove musiche, in cui si trasmetteva indirettamente “sotto mentite note” la passione egualitaria, l’anelito alla libertà e all’unità dell’Italia, subendo l’occhiuto ostracismo della polizia borbonica.

Ho ricordato in aggiunta alla descritta relazione che l’11 febbraio 1843 alla Scala di Milano Verdi, presentando l’opera “i Lombardi alla prima crociata”, subi’ lo stesso odioso trattamento dalle autorità austriache, guidate dal generale Radetski, di cui è gran originale fan quell’effervescente “europeo” di Borghezio.

Riprendiamoci il Nabucco, non permettiamo che venga infangato l’ideale risorgimentale che lo stesso Verdi, riscattiamolo dal lanzichenettaggio “culturale” della Lega.

 

Giacomo Grippa

 

………….

 

Commento ricevuto:

 

COLGO L’OCCASIONE PER soffermare doverosamente l’attenzione su di un argomento di grande importanza. Così come è sempre stato un INNO NAZIONALE. A parte il fatto che invierò prossimamente ad alcuni amici L’INNO DI GARIBALDI pura descrizione della realtà italiana, elaborato nel 1936. Durante la campagna d’Africa. Torniamo a noi: nessuno nega l’importanza del coro del Nabucco. A parte il fatto che evoca un OLEOGASDOTTO NEMICO DELL’ITALIA essendo in competizione con quelli a suo tempo scelti NEL NOSTRO INTERESSE. E tuttavia questo coro esprime lamentazioni CHE NON CI SONO PER NIENTE CONGENIALI, essendo un’atavica tiritera che ci riempie le orecchie per poterci sempre meglio fregare…. e mandare in miseria.

 

A maggior ragione che proprio negli ultimi tempi la ricerca sempre più accurata (archeologica, storico-artistico-archeologica, religiosa, filosofica, mitica e quant’altro…) ha dimostrato che buona parte delle fessserie raccontate nella bibbia sono, appunto, grandissime bischeraggini. E tuttavia la musica è e resta grande musica, NON SOLO PERCHè DI VERDI. Ricordando che il successo dell’opera fu legato a particolari tensioni che sfociarono nel Risorgimento, (la musica pubblica esprime sempre questa realtà…

 

Nilla Pizzi, morta in questi giorni, legò il suo successo strepitoso alla famosa VOLA COLOMBA cantata a Sanremo, per perorare il ricongiungimento di Trieste e della sua terra all’Italia…. messaggio che fu prontamente recepito da TUTTI gli Italiani). IO.. C’ERO!! Nel caso particolare suscitò molta emozione la frase: O mia patria sì bella e perduta… che agli italiani ricordò che NON avevano ancora una patria.

 

Ora ci troviamo in un’altra fase della storia patria e… o finiamola con questa vecchia questione (ricordo dibattiti televisivi furenti dietro ai quali intravvedo SEMPRE motivazioni NON espresse… e che comunque di sicuro NON accetterei) cambiando le parole dell’Inno, oppure teniamoci altri due Inni che comunque hanno fatto la storia di questo paese: Quello di Mameli, che allude alla “fratellanza” fra italiani, anche se si tratta di un sottinteso massonico, e l’Inno di Garibaldi per quel suo FONDAMENTALE: Va fuori d’Italia va fuori stranier! e per quell’altro…SI SCOPRON LE TOMBE, SI LEVANO I MORTI. Una risurrezione GLORIOSA E VINCENTE che nulla a a che fare con scoperchiature di tombe più o meno religiose (per impressionare le….pie donne!).

 

Attenzione a non coinvolgere Rosibindi che potrebbe proporre O BIANCO FIORE, SIMBOLO D’AMORE…. In ogni caso e di sicuro va escluso quello dei savoia, che oltretutto è la trasposizione di un canto valdostano, a dimostrazione che quella dinastia non è mai uscita da una visione della politica di carattere puramente montano: vacche, pecore, cagate di vacche e di pecore, grida strillate ohilì ohilà da una vallata all’altra. All’insegna del provincialismo più grezzo.

Per quanto riguarda la tensione separatista, di cui si fan vanto padani, siculi, piemontesi, liguri e quant’altro, si tratta di sicuro di spinte legate al processo disgregativo nazionale (che riguarda tutte le nazioni) correlato alla nascita dell’Unità Europea. Indipendentemente da Maastricht.

 

Anzi, CONTRO MAASTRICHT! Infatti l’Europa dei POPOLI che sta nascendo ora chiede solo la capacità di grandi uomini politici che ne sappiano interpretare le istanze.

 

Giorgio Vitali

 

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Lettera dal Giappone, lo tsunami e la bomba ad orologeria del nucleare… (avviso ai naviganti…)

Care, cari,

sono a Kyoto, lontana dalle zone sismiche, e incollata

alla tv sia per l’ansia e le apprensioni che per voglia di

sapere davvero come stanno le cose.

 

Trovo interessante vedere i vari canali che parlano del guasto

alle centrali nucleari di Fukushima provocato dai sismi.

 

Vorrei riassumere per voi velocemente e a caldo  – perdonate

l’italiano disordinatissimo ! – cio’ che possono essere ormai

considerati i fatti ma magari non vengono trasmessi correttamente

in Italia:

 

I 7 reattori delle centrali nucleari di Fukushima sono stati

fermati automaticamente dopo la prima scossa grave.

 

Ma, di alcuni reattori non ha funzionato il sistema

del raffreddamento e per trattenete l’aumento vertiginoso

della temperatura interna, non sapevano come rimediare

la riduzione dell’acqua di raffreddamento.

Infine, il governo ha ordinato al gestore di metterci l’acqua

del mare per non lasciare scoperto il reattore, che, pero’ secondo

vari esperti, significherebbe la rinuncia all’uso futuro del

reattore; perche’ e’ dannoso per il cilindro metterci l’acqua non

pulita. (Questo fa notare la situazione non era prevista dai

progettatori della centrale)

 

Riguardo gli abitanti, le autorita’ hanno prima deciso di

evacuare la zona circostante di 3 km, poi con passare del

tempo, hanno allargato la distanza da 10 km a 20 km.

Stranamente quest’ultima estensione e’ avvenuta contempranea

con la dichiarazione delle autorita’ (del governo) di non aver

constatato la fusione del cilindro ne’ della registrazione

della radioattivita’ anomala.

 

In realta’, prima dello scoppio e il crollo dell’edificio che

contiene il reattore n. 1 (piu’ problematico tra i 4) avvenuto nel

pomeriggio di oggi, all’ingresso del sito si registrava fino a 1015

dei microsievert/ora, una cifra allarmante, equivalente alla tolleranza

massima annua per l’essere umano.

 

Un canale – che dimostra piu’ scettico davanti alle dichiarazione

governative e piu’ vicino ai terremotati vista la quantita’ di

informazioni maggiori rispetto a molti altri canali – ha trasmesso

una notizia non sentita ancora sugli altri canali:

da un controllo si e’ registrata l’esposizione alla radiazione

dalle persone che stavano aspettando l’arrivo di soccorso all’aperto

quando c’e’ stato questo scoppio (a 3 km circa dal sito).

Hanno misurato 3 persone su circa 90 e da tutti i 3 hanno

rilevato i dati allarmanti (non sievert, 100 mila cpm da uno

e 30 o 40 mila dagli altri due), una quantita’ che richiede

un lavaggio accurato del corpo per non ammalarsi (ma c’e’ da

preoccuparsi anche dell’esposizione interna.

 

Tutto questo e’ successo ai reattori dichiarati “i piu’ sicuri”,

superati tutti i collaudi antisismici severissimi del 2009.

 

A voi la valutazione.

 

Yukari

…………

 

Commento di Antonio Borghesi: “Quanto avvenuto in Giappone deve far riflettere anche coloro che sono indecisi o favorevoli alla costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano. In Giappone la contaminazione causata dal reattore  N° 1  è ormai una certezza, tanto che , vista la gravità della situazione, il governo ha esteso a 20 chilometri l’area da sgomberare per motivi di sicurezza”

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Alessandro Mezzano: “Riforma epocale od oscuramento della Giustizia?”

“Quando il potere legislativo, quello esecutivo e l’amministrazione della giustizia ricadono nelle stesse mani..  la democrazia è morta”
(Saul Arpino)
 
Quando si parla di giustizia si suppone che l’argomento riguardi quello che deve essere compreso nella tradizione del diritto della nostra civiltà giuridica e che sia giusto per tutti i cittadini.
 
Ogni cosa che esuli da questi parametri è di per se stessa un pretesto per raggiungere altri obiettivi diversi dalla giustizia e pertanto illeciti e fraudolenti.
 
Ed allora consideriamo gli elementi portati a nostra conoscenza, contenuti nella proposta di legge costituzionale proposta dal governo di Silvio Berlusconi e che va sotto il nome di Riforma della giustizia che Berlusconi definisce “Epocale”.
 
- E’ giusto eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale lasciando all’arbitrio del parlamento di stabilire quali reati siano da perseguire e quali invece si debbano lasciare correre?
 
- E’ giusto che se la legge dello Stato censura e condanna alcuni comportamenti come reati essi possano non essere perseguiti perché il parlamento decide che quelle leggi non debbono praticamente essere ottemperate, magari per favorire qualche personaggio importante che quei reati ha commesso?
 
- E’ giusto che la Corte Costituzionale risulti nominata al 50% anziché per un terzo come ora, dal governo che così potrebbe godere di una situazione di favore e di privilegio nelle votazioni che decidono sulla costituzionalità degli atti e delle leggi promulgate da quello stesso governo?
 
- E’ giusto dividere la carriera tra PM e giudici in modo da impedire per tutta la vita ai primi di essere promossi all’incarico più prestigioso e nello stesso tempo mettere i PM sotto il controllo del governo in modo da pregiudicarne l’indipendenza e di condizionarne l’azione quando essa disturbasse membri influenti del governo per reati commessi?
 
- E’ giusto che le carriere dei giudici siano sottoposte a concorsi, sapendo, come sappiamo, come vanno in Italia i concorsi che sono nelle mani dei potenti di turno e che quindi condizioneranno la carriera dei giudici in base alla loro benevolenza verso il potere?
 
- E’ giusto che al ministro della Giustizia venga riconosciuta la possibilità di promuovere azioni disciplinari non solo contro provvedimenti abnormi, come già avviene, ma anche contro interpretazioni sgradite?
 
- E’ giusto che sia vietata ai magistrati l’iscrizione a partiti politici e pure la partecipazione ad attività di centri politici o affaristici violando così diversi articoli della costituzione italiana, della carta dei diritti fondamentali della UE e della carta dei diritti dell’uomo dell’ONU?
 
- E’ giusto che La polizia giudiziaria non sia più alle dipendenze dei PM per le indagini, ma che dipenda dai vari ministeri e quindi dal governo che ne indirizzerà le indagini laddove esse non coinvolgano membri del governo e uomini del potere?
 
- E’ giusto che le intercettazioni telefoniche siano ampiamente limitate e che per farle si debba già avere “certezza di reato” e cioè si debba essere nella situazione in cui esse non servono più, mentre il loro scopo è quello di scoprire se un sospetto di reato può essere confermato?
 
Potremmo proseguire per pagine e pagine ad elencare una serie infinita di provvedimenti che mirano tutti solamente  a tenere fuori dai guai Berlusconi ed a permettere a questa marcia confraternita del potere mafioso e massonico di farsi gli affaracci suoi in una sorta di ovattata impunità a causa dei mille impedimenti e laccioli che legheranno le mani alla giustizia.
 
Questa riforma non si deve chiamare della giustizia, ma dell’ingiustizia e dell’arbitrio ed è un’infamia che dovremo bocciare quando saremo chiamati a giudicarla nell’inevitabile referendum!!
 
 
Alessandro Mezzano
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