Archivio di marzo 2011

Il cattolicesimo ed il risorgimento italiano – Analisi storico/politica di Giorgio Vitali

 
Resiste ancora un certo accanimento, a questo punto del tutto formalistico, contro la vicenda risorgimentale italiana. Quest’accanimento ci dimostra che è ancora presente, nel mondo ipercattolico italiano, una pulsione di tipo guelfo, che rischia di riportarci indietro di qualche secolo. Definiamo a ragione “guelfo” quell’atteggiamento culturale e politico che punta all’instaurazione (e non “restaurazione”) di un Regno d’Italia affidato al Papa. Il cosiddetto “papa Re”. Ricordiamo, a tal proposito, che fino agli anni sessanta la gioventù cattolica (Azione cattolica, Scout cattolici, altre Associazioni) cantava una canzone “ufficiale”, diretta al Papa, che terminava con questa strofa: “Siamo arditi della fede, siamo araldi della croce, al tuo cenno alla tua voce, un esercito all’altar!”.
 
Ricordiamo inoltre che, a ridosso dell’8 settembre, con lo sfascio generale provocato dalla palese defezione di Casa Savoia e dei suoi generali, una delegazione d’intellettuali cattolici guidati da Edgardo Sulis offrì a Pio XII lo scettro del Regno d’Italia. Il papa, intelligentemente, rifiutò, ma il gesto resta nella storia nazionale per il suo indubbio simbolismo. E tuttavia fu proprio Mussolini che in quei giorni, nei suoi appunti poi pubblicati, aveva previsto un’Italia governata da elementi legati al papato. E ne prevedeva, facile profezia! anche le connotazioni di carattere sociale e ideologico: una forte burocrazia statale, un mantenimento degli Enti di proprietà statale, che sono poi quelli che hanno salvato l’Italia nei decenni susseguenti e fino alle privatizzazioni di rapina messe in atto dalla “sinistra azionista e liberale “ (leggi: massonica), gestione paternalistica e clientelare della politica spicciola, (prerogativa dello Stato Pontificio per secoli). Aggiungiamo di sfuggita che l’istanza guelfa non ha mai abbandonato la linea politica che detta i rapporti fra Stato Italiano e Stato del vaticano anche oggi. Per chiarire meglio: come i tanti pretendenti al trono dei vari paesi, che continuano a “pretendere” anche in condizioni di palese disgrazia, per pura formalità. Anche queste con i loro limiti giacché, da quanto ci dicono le cronache, una manifestazione ufficiale al Pantheon del 17 marzo ha visto gomito a gomito Vittorio Emanuele Quarto,il “martellatore dell’Isola di Cavallo”, la di lui consorte ed il figliolo, fine dicitore e pubblico ballerino anch’egli con consorte, ma in assenza del pretendente autenticato, il duca Amedeo d’Aosta, e l’attuale presidente di questa Repubblica, Giorgio Napolitano. (Dei quali, detto fra noi, non si sa bene chi sia il vero erede della dinastia.)
 
 
 
Falsità delle ragioni del dissenso verso il Risorgimento.
 
Il tradizionalismo cattolico non ha alcuna giustificazione nella denuncia del Risorgimento, anche perché denunciare gli aspetti crudeli di quell’autentica guerra di conquista, perché tale fu vissuta da chi vi partecipò, e parliamo della conquista soprattutto del Sud, non porta ad alcuna conclusione.
 
Possiamo aggiungere che la violenza fine a se stessa, l’espropriazione delle terre, la miseria indotta, che si veniva a sovrapporre a quella precedente, che hanno provocato la grande emigrazione di fine secolo, sono diretta conseguenza di quelle forme di repressione sociale e umana, ed hanno comportato un ulteriore forte arresto della modernizzazione del paese, ma il processo unificatore in se stesso era una necessità storica, derivando non da aspirazioni arbitrarie di qualcuno, ma dal progresso tecnologico (ferrovie, industrie) e dalle esigenze della borghesia italiana che, sia pure in ritardo rispetto ad altri paesi, sentiva il peso di balzelli di vario genere, tra cui quelli doganali, dovendo agire in un paese diviso in una diecina di Stati. Per questo, accusare il Regno del Piemonte di aver perpetrato distruzioni e massacri per delegittimare il processo di unificazione nazionale è una grande forma d’ingenuità. Sarebbe come se si accusasse l’attuale governo USA per il massacro di cinque milioni di nativi pellerossa pensando di favorirne la disgregazione, che sicuramente avverrà, ma per altre ragioni. Noi, oggi, di fatto accusiamo gli USA tanto per il massacro dei Nativi quanto per tutti gli altri provocati dal loro imperialismo globalizzatore e fondamentalista, nell’intento di mostrare che tutti i messaggi relativi alla libertà, democrazia, benessere che porterebbero le truppe stelle e strisce nel mondo sono pure menzogne atte a convincere gli eterni imbecilli.
 
Ed è proprio questo il punto nodale della questione, perché è proprio vero quello che ha dichiarato di recente il papa, a proposito del processo risorgimentale, accreditando ai pensatori cattolici (quasi tutti ecclesiastici) non solo l’elaborazione dottrinaria di una cultura unitaria, ma anche la partecipazione attiva e diretta anche alle congiure e ai moti. (Tazzoli e Grazioli ne sono un esempio… anche di doppia appartenenza cristiano-massonica, come Don Giovanni Verità, che salvò Garibaldi nel 1849, facendogli valicare l’Appennino tosco-romagnolo ).
 
Che fu la Chiesa a preparare ed a propiziare il Risorgimento è ormai una verità accettata ed accertata.
 
Diamo per scontati pensatori di altissimo livello internazionale come il Rosmini, il Balbo, non ecclesiastico ma ideologicamente neoguelfo, e il Gioberti che però fu contestato per l’eccesso di guelfismo. Scrive, infatti, Egidio Reale:< Se il sistema politico e il programma di rigenerazione italiana concepito e preconizzato dal Gioberti trovavano larghe e fervide adesioni in Italia, essi suscitavano anche riserve, critiche, opposizioni. A molti quel suo primato papale ed italiano sembrava inconsistente e quasi un’ironia, nelle condizioni nelle quali la penisola era ridotta. L’esaltazione del Papato e della Chiesa e il confidare ad essi il risorgimento della patria, spiaceva a coloro, anche fra i moderati, la cui mentalità era formata sulla tradizione ghibellina e sulle dottrine prevalenti nel Settecento, e che restavano critici acerbi degli errori, delle pretese, delle usurpazioni del Papato e suoi fieri e decisi avversari, o che più da vicino conoscevano l’ostilità del governo pontificio contro ogni riforma e ogni forma di libertà e di civile progresso.>
 
E tuttavia fu proprio il Papato che decise di rompere gli indugi.
 
Le menti più acute della Chiesa si resero conto che l’esperienza della Rivoluzione Francese, che già aveva avuto sinistre ripercussioni proprio nella Chiesa, avrebbe potuto ripetersi grazie alla crisi economica dovuta alla bassa produzione agricola di quegli anni. Fu così che ci si decise ad aprire i giochi. Con l’occasione della morte di Gregorio XVI, fu istituito un Conclave che si svolse in poco tempo e, sfruttando l’assenza, forse predisposta, del cardinale austriaco Gaysruck che agiva per conto dell’Impero, fu eletto papa Mastai Ferretti (“cittadino Mastai, bevi un bicchiere”di carducciana memoria) che nominò segretario di Stato Pasquale Gizzi, di note simpatie liberali.
 
Primo atto indicativo fu la convocazione d’incontri per la costituzione di una lega Doganale Italiana, pensata dal card. Antonelli, tesoriere dello Stato Pontificio, alla luce della formazione in Germania dello Zollverein, (unione doganale) il 1 gennaio 1834. Come facile dimostrare quindi, gli aspetti politici, nella realtà dei fatti, sono sempre conseguenza di quelli concreti, della vita concreta dei popoli, in particolare economici. Il processo risorgimentale, infatti, pur essendo stato preparato dalla presenza ancora incombente di Napoleone, che per primo, da buon italiano, aveva pensato l’Italia unita, poi dagli intellettuali di area cattolica, si cominciò a tracciare in conseguenza della Lega Doganale, voluta dalla Chiesa. Ma fu proprio l’occupazione di Ferrara da parte dell’esercito austriaco il 15 agosto 1847 che trasformò gli accordi economici in accordi politici. Di qui la prima guerra d’indipendenza. Il seguito è conosciuto. Dalla defezione di Pio IX nacque la sconfitta della prima guerra d’indipendenza e relativa delusione degli italiani. La conseguenza immediata fu la Repubblica Romana del 1849, il crollo dell’affidabilità della Chiesa, l’eroismo nella difesa di Roma contro la Francia traditrice della tradizione giacobina, la mobilitazione della cultura internazionale a favore della Repubblica, e la nascita del mito internazionale della lotta per la libertà italiana e dell’eroismo dei repubblicani italiani. E’ qui che nasce, inoltre, il patriottismo nazionalista e idealista italiano basato sugli scritti di Mazzini.
 
Tuttavia, il ritiro del papato aveva creato un vuoto di carattere socioculturale, questo vuoto fu riempito dalla Massoneria, che ingaggiò una lotta contro il papato in uno scontro in precedenza inesistente. Ma questo è un discorso a parte anche se a tutt’oggi sono presenti rivendicazioni o lamentazioni per le esclusioni più recenti, che però interferisco relativamente poco nel discorso generale.  Troppo lunga sarebbe la trattazione del ruolo della massoneria nell’Italia post- risorgimentale, fino a questo lugubre dopoguerra.)
 
In conclusione, possiamo dire che la costruzione dell’Italia risorgimentale nasce dalla fusione di tre principi conduttori: l’idealismo mazziniano, che vedeva nella nazione una comunità di credenti, il liberalismo cavourriano, che vedeva nella nazione una comunità di persone libere (borghesia), il socialismo che, contrariamente alle altre nazioni europee già costituite, subentrava nell’atto stesso della nascita dell’Italia unita, e per il quale la nazione era la classe. Lo scontro e l’incontro di queste tre forze avrebbero costituito la storia di questi 150 anni d’Italia. All’origine però c’è stato un atto della Chiesa.
 
NOTA FINALE: inutile ricordare che anche l’Unione Europea è stata creata da approcci iniziali basati su accordi di tipo doganale. Gli autori sono stati uomini politici europei di prestigio e di area cattolica. Coincidenza significativa.
 
Giorgio Vitali  
 
 
 
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Caterina Regazzi: “Bioregionalismo, alimentazione umana e rapporto con gli animali…”

Alimentazione umana e concreto rapporto simbiotico fra uomini ed animali…” Intervento di Caterina Regazzi

 

Per l’occasione della 27a edizione della Festa dei Precursori (che si tiene quest’anno a Treia dal 7 al 15 maggio 201) vorrei portare il mio contributo facendo una breve analisi di quello che è il mondo all’interno del quale, per motivi di lavoro, opero.

 

Sono una veterinaria che lavora presso una usl del nord Italia, il mio compito è quello di effettuare controlli sulla produzione degli alimenti di origine animale (la cosiddetta sicurezza alimentare) a partire dalla stalla, compreso il controllo del benessere degli animali allevati.

 

Premetto che personalmente mi sento molto poco un precursore. In questo mondo in cui vivo, in cui viviamo, si sono fatti tanti progressi da tanti punti di vista, ma secondo altri aspetti mi pare che siamo andati molto al di fuori delle possibilità di vivere in armonia con la natura e con gli altri esseri viventi, umani compresi. Essere un precursore, in questo ambito, secondo me, vuol dire avere la consapevolezza di quello che c’è dietro all’alimentazione a base di alimenti di origine animale e quindi ridurne il loro consumo. E’ quello che cerco di fare, avendone la consapevolezza giorno per giorno.

 

Non vivendo a Treia conosco poco la situazione della zootecnia nelle Marche mentre conosco abbastanza bene quella dell’Emilia Romagna. Ma in un’epoca come la nostra dobbiamo considerare tutto come interconnesso. Animali che nascono in Francia, vengono allevati e macellati in Italia e una parte del ricavato viene riesportato, ad esempio, fino in Africa.

 

Intanto l’alimentazione umana in Emilia Romagna è molto basata su alimenti di origine animale, anche per motivi di tradizione, infatti saprete che prodotti come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma sono tra i prodotti più conosciuti di questa regione, esportati in tutto il mondo.

 

Questa realtà così semplice, apparentemente, e cioè la produzione di due cibi comuni su molte delle nostre tavole, sottintende implicazioni etiche ed ecologiche veramente, secondo me, molto complesse.

 

Sono fatti di cui si comincia a sentir parlare spesso, ma per me che ci lavoro dentro, è quotidiano il confronto ed il rimando a questi presupposti. Dietro all’allevamento di milioni di animali negli allevamenti intensivi ci sono dei risvolti che riguardano la morale sotto diversi aspetti: è giusto, quando ci sono milioni di persone che muoiono di fame, utilizzare la maggior parte dei cereali (mais e orzo prevalentemente) che vengono prodotti nel mondo, per l’alimentazione del bestiame? Per produrre 1 chilo di carne ci vogliono 9 chili di cereali. I terreni che sono utilizzati per la produzione di cereali sono terreni sottratti alla coltivazione di alimenti per l’uomo. La produzione di mangimi necessita movimenti mondiali di materie prime, con grosse speculazioni dietro. Immagino navi cariche di mais e di soia (OGM, perché ormai, quasi tutta la soia utilizzata è geneticamente modificata) solcare l’oceano. Penso anche al lavoro degli agricoltori che ci sta dietro e al lavoro da parte degli allevatori.

 

 

Quando l’allevamento non era intensivo, cioè quando l’allevamento era commisurato al terreno su cui insisteva, c’era un’armonia ed un reciproco arricchimento, tra l’agricoltura e l’allevamento. Gli animali davano i loro prodotti (latte, carne, uova, lana, setole, etc.) niente veniva sprecato ma uno dei prodotti più importanti era il letame, non esisteva azienda agricola senza animali, in ogni azienda agricola c’era una stalla, non esistevano i concimi chimici. Fino a qualche decina di anni fa il letame era l’unico concime in grado di restituire al campo il suo giusto nutrimento.

 

Gli animali lattiferi almeno in alcune regioni d’Italia, venivano lasciati pascolare liberamente, tutt’al più quando rientravano la sera in stalla veniva dato loro un piccolo premio in forma di farina, e anche pascolando, concimavano il terreno.

I suini e il pollame venivano allevati in maniera familiare con gli scarti di cucina e qualche pannocchia di granturco, così non si buttava via niente e non c’era la produzione di rifiuti che c’è oggi.

 

E’ vero che abbiamo fatto progressi con la raccolta differenziata, ma l’”organico” è sempre un rifiuto e come tale deve essere trasportato, lavorato, immagazzinato, smaltito e non c’è un utilizzo diretto come avveniva una volta. A me sembra che si parli tanto di progresso. ma come dice un certo detto, il progresso a volte richiede di fare qualche passo indietro.

 

Gli allevamenti intensivi, che sono nati a partire dagli anni ‘60, per soddisfare la richiesta sempre maggiore da parte del mercato di prodotti di origine animale, ha comportato la necessità di utilizzare pratiche sempre più distanti da una naturalità di vita degli animali e così, gli animali devono vivere una vita sul cemento, trasportati su autotreni per lunghe distanze, in densità eccessive (ma regolari per legge), alimentati con prodotti sempre più concentrati, per permettere le performance produttive stimolate dalla selezione genetica.

 

Questo fatto ha conseguenze negative molto importanti sulla salute degli animali stessi. Una bovina lattifera allevata per la produzione di Parmigiano Reggiano ha una vita media di 3 parti in 5 anni di vita, dopo di che o per problemi ginecologici, podali, digestivi o mammari, deve essere scartata e sostituita. Una volta una bovina da latte, superava tranquillamente i 10 anni di età. Per contrastare o prevenire le forme morbose dovute all’eccessiva densità degli animali e l’eccessivo sfruttamento che abbassa le difese immunitarie si fa un uso sempre più massiccio di antibiotici.

 

Tutto questo è la norma e non vogliamo considerare la possibilità dell’uso illecito di sostanze proibite. Per quella che è la mia esperienza personale, l’allevatore è normalmente una persona, un produttore corretto, ma è il sistema stesso che obbliga a fare uso di molecole di sintesi e a tenere gli animali in condizioni di scarso benessere.

 

E questo è l’altro aspetto morale della questione: quando mangiamo, teniamo in considerazione questi fatti? La nostra alimentazione può essere basata sulla sofferenza di milioni di animali? E’ vero che la percezione della sofferenza negli animali è ben lontana dalla nostra, non dobbiamo antropomorfizzare l’animale d’allevamento, ma se possiamo non parlare di vera e propria sofferenza, almeno dobbiamo considerare la vita dell’animale in un allevamento intensivo come lontana dalla natura.

 

Non sarebbe possibile ridurre il nostro consumo di alimenti di origine animale, ritornando ad un tipo di allevamento più in armonia con l’ambiente?

 

Da aperta che era un tempo, l’umanità si è sempre più rinchiusa in sé stessa. Tale antropocentrismo non riesce più a vedere, al di fuori dell’uomo, altro che oggetti. La natura nel suo complesso ne risulta sminuita. Un tempo, in lei tutto era un segno, la natura stessa aveva un significato che ognuno nel suo intimo percepiva. Avendolo perso, l’uomo di oggi la distrugge e con ciò si condanna” (Claude Lévi-Strauss).

 

Caterina Regazzi

Referente per il rapporto Uomo/Animali

Rete Bioregionale Italiana

 

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Vegetarismo per l’infanzia – Dopo lo svezzamento è giusto abituare il bambino al regime vegetariano?

Molto spesso la paura di far mancare al piccolo le proteine di origine animale è dura a morire anche nei più convinti vegetariani.

 

Le tradizioni sbagliate, i mass media e la medicina allopatica sono riusciti a convincere la gente che le proteine animali siano superiori a quelle vegetali e quindi necessarie alla buona salute del ragazzo specialmente durante la fase della crescita, anche se il bambino raddoppia il peso corporeo ed il volume del suo cervello in sei mesi dalla nascita nutrendolo solo con il latte materno che ha una percentuale proteica intorno all’uno per cento.

 

La natura ci da le giuste indicazioni su come alimentare il cucciolo umano dopo lo svezzamento, non certo con la carne che ha un contenuto proteico circa 20 volte superiore a quello del latte della donna: una vera e propria bomba proteica che affatica e compromette, spesso irrimediabilmente, gli organi depuratori e non solo; né tantomeno con del pesce, con dei latticini o delle uova: tutti alimenti incompatibili con la nostra natura di esseri fondamentalmente frugivori. Solo la frutta e la verdura ha la medesima composizione chimico-biologica del latte materno e quindi risulta essere la più confacente ad accompagnare il bambino nella fase della crescita. L’istinto puro ed incontaminato del bambino indica chiaramente che davanti ad una tavola imbandita molto difficilmente il piccolo appetisce un pezzo di carne, mentre è spontaneamente attratto dalla frutta, colorata, profumata, e questo dimostra che il suo alimento elettivo e naturale non è mai di origine animale. Quando nasce il dubbio che la dieta vegetariana possa essere carente di qualche sostanza, a mio avviso è sufficiente chiedersi se nei prodotti di derivazione animale vi sia qualche nutriente assente nel mondo vegetale.

 

E’ opinione abbastanza diffusa che non sia giusto imporre al bambino una dieta vegetariana; mancando la consapevolezza della dannosità dei prodotti carnei: nelle migliori delle ipotesi si ritiene giusto aspettare sia il ragazzo a decidere da solo. In questo modo l’organismo del giovane ha tutto il tempo di restare compromesso spesso per il resto della vita.

 

Non dar da mangiare la carne al bambino non significa negargli la possibilità di scelta ma indirizzarlo sulla via più giusta per la sua salute fisica, mentale e spirituale. Come si impedisce al bambino di seguire abitudini malsane e pericolose come il fumo, la droga o l’alcol, allo stesso modo i genitori hanno l’obbligo, e non solo morale, di scegliere per i loro bambini la strada migliore. Se carne, pesci e derivati animali non sono necessari per la salute degli adulti tanto meno lo sono per i bambini, anzi è universalmente confermato che questi sono la causa delle peggiori malattie oggi conosciute, comprese quelle tumorali che sempre più frequentemente si manifestano anche nei bambini.

 

Il bambino che viene iniziato dai genitori alla dieta vegana è, a mio avviso, un privilegiato, un predestinato alla buona salute, una specie di consacrato alla non violenza, una bambino che non avrà sulla coscienza l’uccisione di molti suoi fratelli animali, sarà un bambino sensibile, intelligente e soprattutto sano.

 

Occorre che l’alimentazione del bambino svezzato sia ricco di alimenti vivi e vitalizzanti, puri, benefici, com’è appunto il latte della madre. Da cosa mangerà da piccolo dipenderà la sua salute futura e quindi la sua stessa felicità. Gli alimenti naturalmente deputati a sostituire il latte materno sono la frutta e la verdura e più tardi i cereali integrali ed i semi in genere. Pappe con zuccheri industriali e aromi, verdure con pesticidi, omogeneizzati di carne, merendine con grassi saturi sono fortemente sconsigliati perché dannosi.

 

Non abbiate paura che al vostro piccolo manchi qualche nutriente: abbiamo testimonianze dirette di amici nati da genitori vegetariani, ora persone adulte che godono di una salute eccellente. E non fatevi prendere dal panico per la necessità indotta di dover inserire nella dieta del piccolo “un po’ di tutto” nella convinzione che questo possa garantire la presenza di ogni nutriente. Nessun animale ha necessità di mangiare di tutto, anzi in genere il pasto degli animali allo stato naturale è monostrofico, cioè fatto di una sola sostanza e, a differenza degli esseri umani, non si ammalano mai, o quasi mai. Un puledro, un vitellino, un agnello o qualunque altro animale nella fase della crescita non ha bisogno di particolari sostanze: si alimenta come gli adulti. Il carnivoro mangia solo carne, l’erbivoro solo erba, il frugivoro solo frutta. Perché mai solo il cucciolo umano avrebbe necessità di mangiare di tutto? Il bambino, come l’adulto, ha solo necessità di consumare frutti dell’orto, di stagione, biologici e a km zero: questo gli dà la garanzia di aver inserito nella sua dieta tutti i componenti nutrizionali di cui ha bisogno per crescere sano, forte, bello, intelligente e soprattutto buono. Le malattie di cui sono soggetti i bambini derivano da errori alimentari, da alimentazione industriale, da zuccheri semplici: queste spesso sono portatrici di carenze. Ma se attingiamo ai prodotti stagionali offerti in abbondanza dalla natura tutti i componenti sono assicurati, compresi calcio, ferro, proteine, carboidrati, vitamine, Omega 3, fibra, acqua biologica, oligoelementi…

 

Considerato poi che nessun mammifero, tranne l’uomo, consuma il latte di un’altra specie, è facile capire che il latte vaccino è totalmente inadatto alla specie umana per la sostanziale differenza dei principi nutritivi tra il latte materno umano e quello vaccino. Il latte di mucca, rispetto a quello umano è (semplificando) circa 3 volte più ricco di proteine e calcio; 4 volte più ricco di fosforo e sodio mentre possiede solo la metà del lattosio, cioè lo zucchero del latte, il carburante del nostro cervello. Essendo carente di lattosio il latte di mucca è spesso causa di carenza di apprendimento nei bambini.

La presenza del latte nel seno della donna (la cui formula è identica al succo di molta frutta) dipende dalla suzione: finché c’è suzione c’è latte e questo dipende esclusivamente da fattori individuali, culturali, storici, ambientali. In passato i bambini venivano allattati al seno fino al 5°-6° anno di vita. L’OMS e l’Unicef consigliano come tempo ideale almeno 2 anni di allattamento.

 

Che la carne, compresa quella di pesce, nonché gli stessi derivati (latte, formaggi e uova) non siano necessari né utili alla nostra buona salute viene confermato dall’American Dietetic Association, una delle più autorevoli organizzazione di esperti di nutrizione nel mondo che nel 2009 ha pubblicato la propria posizione ufficiale rispetto all’adeguatezza, dal punto di vista sanitario, delle diete vegetariane: “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate in tutte le fasi del ciclo vitale, incluse gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, nonché per gli atleti”.

 

La tabella ufficiale LARN parla di assunzione giornaliera di nutrienti per la popolazione italiana; alla colonna relativa al quantitativo proteico nelle diverse fasi della vita di un individuo, considerate le diverse categorie di persone, il peso e l’età, effettuata una sommatoria del quantitativo proteico consigliato, la media risulta essere di otre 50 grammi di proteine al dì. Ora, se si considera che il bambino raddoppia in 6 mesi il peso corporeo e attua il massimo sviluppo del cervello con un quantitativo proteico di circa l’1% del latte materno, quantitativi proteici superiori espongono il bambino ad ipertrofia renale, acidificazione del pH, ipertensione, obesità, diabete ecc.

 

E’ di questi giorni la pubblicazione su la Repubblica di uno studio condotto dal Dr. Leonardo Pinelli su cento ragazzi che hanno seguito il regime dietetico vegetariano: i risultati confermano l’ottima salute dei bambini vegetariani: si ammalano meno dei bambini onnivori e hanno difese immunitarie migliori.

Insomma, dal mondo vegetale tutto da guadagnare, dal mondo animale tutto da perdere.

 

Franco Libero Manco

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Alloggiamenti per ospiti a Treia (Macerata) per la Festa dei Precursori dal 7 al 15 maggio 2011

Cari Amici, avvicinandosi il momento della celebrazione della Festa dei Precursori, in particolare per i giorni del 7 ed 8 maggio 2011, prevista qui a Treia (Macerata) in occasione del 27° anniversario della fondazione del Circolo vegetariano VV.TT. (vedi programma: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/03/16/circolo-vegetariano-vv-tt-precursori-e-ribelli-due-modi-per-definire-un-processo-di-crescita-personale-nella-comprensione-e-nellazione/ ), sono andato a cercare un bed and breakfast per

un’ospitalità meno modesta di quella che possiamo offrire noi.

 

Allora tanto per cominciare qui nella nostra casa di Treia ci sono è vero diverse stanze libere ma su più piani con scalette a chiocciola e l’accesso insomma non è comodissimo, inoltre l’ospitalità è alquanto promiscua perché non possiamo destinare una camera per ogni partecipante. Per cui se qualcuno dei riceventi avesse esigenze di

privacy e di maggiore conforts ho scoperto qui in paese una pensione quasi di lusso a prezzi non eccessivi. Si chiama Palazzo Ruffini. La signora proprietaria è tale Liana Maggiolini, mi ha fatto vedere la casa, signorile, restaurata e pulita. Le stanze vengono euro 70 la matrimoniale e euro 50 la singola, ognuna con bagni autonomi, nel prezzo è compresa la colazione e l’uso cucina. Mi sembra un’ottima sistemazione.. in cui indirizzare tutti coloro che vogliono stare comodi….. La pensione è a poche centinaia di metri dal luogo del nostro incontro per cui non c’è bisogno di spostarsi in macchina. Il parcheggio è vicino (presso l’ospedale per lungodegenti di Treia).

 

Vi scrivo qua, per vostra conoscenza e prenotazione, l’indirizzo e recapito telefonico: Palazzo Ruffini, Maggiolini Liana, Via Roma, 2 Treia – Tel 0733/215183 – Cell. 347.5242562

 

Ecco, allora ricapitolando, chi si adatta può essere ospitato presso di noi gratuitamente, portando con sé sacco a pelo o lenzuola e dando una mano alla pulizia generale della casa, della vesseille e dei bagni. Chi invece vuole essere indipendente e libero da impegni può rivolgersi alla pensione di cui sopra.

 

Coloro che desiderano essere ospitati in casa nostra sono pregati di darne comunicazione, per conferma reperibilità posti, allo 0733/216293.

Altra ospitalità gratuita spartana è ottenibile presso l’abitazione di Sonia a Jesi, telefono 333.7843462

 

Con ciò vi salutiamo e vi aspettiamo.

Paolo D’Arpini  e Caterina Regazzi

 

Info. circolo.vegetariano@libero.it

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Circolo Vegetariano VV.TT. – Precursori… e ribelli, due modi per definire un processo di crescita personale, nella comprensione e nell’azione

Eventi Paolo D'Arpini 16 marzo 2011

Introduzione alla 27a edizione della Festa dei Precursori – Treia, dal 7 al 15 maggio 2011

 

Il futuro non ha bisogno di rivoluzioni.. il futuro ha bisogno di un nuovo esperimento!” (Osho)

 

Allorché, nella primavera del 1984, decisi di fondare il circolo vegetariano VV.TT. lo feci nella piena consapevolezza che lo scopo della nuova associazione sarebbe stato quello di andare contro… Eravamo un manipolo di ribelli quel giorno davanti al notaio Giuseppe Togandi nel suo studio di Orte e mentre compivamo il nostro dovere giurando fedeltà alle finalità del sodalizio stavamo anche andando contro tutte le norme consolidate di ogni vecchio sodalizio, affermando (tra l’altro): “Lo scopo dell’associazione è quello di istituire e promuovere in tutti gli spazi ritenuti opportuni pratiche per lo sviluppo spirituale e meditazioni collettive, sperimentazioni di sopravvivenza in luoghi selvaggi e seminari sull’uso armonico delle riserve della natura, organizzare e promuovere la ricerca di cure naturali per la mente e per il corpo, dimostrare e divulgare l’importanza di un’esistenza armonica e piena d’amore…”. Insomma stavano fondando una “spiritualità laica” facendo finta di niente…

 

Il fatto è che per mettere in pratica queste finalità associative -necessariamente- dovevamo andar contro le regole e le consuetudini della società in cui viviamo.. Insomma ci siamo presi la briga di cambiare il mondo, ribellandoci alle norme restrittive e meschine della cultura corrente. Ecco perché dal 1984 celebriamo La Festa dei Precursori, ogni anno, per ricordarci quello scopo prefisso e proseguire indefessi nella meta di rompere il ghiaccio verso nuove frontiere dell’intelligenza umana.

 

Alcuni nostri detrattori dicono che siamo sessantottini non pentiti, oppure che siamo inveterati illusi, poiché il nostro voler cambiare il mondo si risolve in un nulla… Sarà così… ma almeno stiamo cercando di farlo cominciando dal cambiare noi stessi, decidendo per noi stessi quei comportamenti necessari a creare una nuova civiltà umana. Ed allora ci definiamo “ribelli” e non “rivoluzionari” poiché, come disse Osho, il rivoluzionario appartiene ad una sfera terrena mentre il ribelle e la sua ribellione sono sacri. Il rivoluzionario sente il bisogno di rivolgersi alla folla, muovendosi in ambiti politici e di governo, insomma ha bisogno di “potere”. Ed il potere sempre corrompe (lo sappiamo bene) ed i rivoluzionari che lo hanno assunto ne sono stati corrotti. Il potere ha cambiato la loro mente mentre la società è rimasta la stessa, solo i nomi sono cambiati.

 

Per questo il mondo ha bisogno di precursori ribelli e questo è un momento in cui se non vi saranno parecchi spiriti ribelli i nostri giorni sulla terra, come specie umana, sono contati… Stiamo scavando la nostra tomba e siamo molto vicino al punto di non ritorno…

 

Dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere e di agire, creare più energia meditativa, sviluppare più amore ed armonia. Per farlo dobbiamo distruggere il vecchio, la sua bruttura, le sue putride ideologie, le sue stupide emarginazioni, le superstizioni idiote e creare un nuovo essere umano dagli occhi limpidi.

 

Una discontinuità con il passato, ecco il significato della ribellione, continuando a percorrere coraggiosamente nuovi sentieri con spirito di sacrificio e discriminazione. Insomma andiamo avanti a fare i rompighiaccio, senza occupare alcun luogo, senza perseguire alcun potere, semplicemente sperimentando la nostra crescita in tutti i particolari del vivibile….

 

Ora il tempo è maturo, negli anni a venire o l’uomo scomparirà o sulla terra farà la sua comparsa un nuovo essere umano con una visione diversa e quell’essere umano è un precursore.

 

Paolo D’Arpini

http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=festa%20dei%20precursori

 

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Treia – Programma della 27a edizione – Dal 7 al 15 maggio 2011:

 

7 maggio 2011:

Ore 16.00, presso Mediateca Comunale di Via Lanzi, 19 – Tavola rotonda: “Cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale e spiritualità ed arte della natura”, compresa la presentazione di libri e riviste in tema.

Proiezioni in continuo di immagini sull’agricoltura contadina di Nazareno Crispiani

Benvenuto del Sindaco Luigi Santalucia e degli Amministratori Comunali

Saluto del Presidente Accademia Georgica, prof. Carlo Pongetti

Avv. Vittorio Marinelli, pres. European Consumers

Prof. Benito Castorina, docente Economia Agraria

Dr.ssa Milena Auretta Rosso, iridologa e naturopata

Signora Lucilla Pavoni, scrittrice

Avv. Gianfranco Paris, direttore di Mondo Sabino

Dr. Giorgio Vitali, chimico farmaceutico

Dr. Ciro Aurigemma, psicologo e referente A.V.I.

Dr.ssa Caterina Regazzi, medico veterinario

Moderatore: Paolo D’Arpini

 

 

8 maggio 2011:

Ore 10.30 – Appuntamento nella nuova sede del Circolo in Via delle Sacchette 15/a (vicino Porta Montana) con l’erborista Sonia Baldoni, di Vivere con Gioia, per una escursione alla ricerca di petali di rosa ed erbe officinali e commestibili

Ore 13.30 – Ritorno nella sede e condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato.

Ore 15.00 – Preparazione di fiori di Bach e tisana con le erbe raccolte.

Ore 16.00 – Inaugurazione della mostra d’arte in tema.

Declamazioni poetiche di Felice Rosario Colaci.

Ore 17.00 – Intervento sulla convivialità casalinga a cura di Antonio D’Andrea, fondatore del Movimento Uomini Casalinghi. Condivisione di esperienze ed esempi pratici di casalinghitudine. Intervento per l’antispecismo ed il veganismo a cura di Troglotribe (Fabio e Lella), con presentazione di editoria fantasiosa.

 

Artisti che partecipano alla mostra: Domenico Fratini, Daniela Spurio, Orietta Duca, Renata Bevilacqua – La mostra sarà aperta sino al 15 maggio 2011 ogni giorno dalle 16.00 alle 18.00

 

 

15 maggio 2011:

Ore 17.00 – Nella sede di Via Sacchette, 15/a – Svernissage e condivisione delle esperienze vissute a cerchio. Annuncio delle prossime manifestazioni e raccolta di testi, foto, disegni e quant’altro per la pubblicazione sulla rivista Vivere con Cura.

Declamazione di poesie e canzoni di Gianni Rodari a cura di Stefano Panzarasa.

 

La presente edizione della Festa dei Precursori si svolge con il patrocinio morale del Comune e dell’Accademia Georgica di Treia e della locale Proloco.

 

Info: circolo.vegetariano@libero.it

Tel. 0733/216293

 

 

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