Archivio di novembre 2009

Ulivi, querce, begonie, semi e piante… santi e madonne, amiche e…. Caterina Regazzi

Non importa se  pubblichi o non pubblichi, ma pubblicala questa lettera  se pensi che possa essere “condivisa” da qualcuno, se può esserci anche in queste mie “semplici e innocenti” righe un semino che possa attecchire in qualcuno. Hai detto tu, mentre tornavamo da Amelia, che il tuo compito è quello del  “rompighiaccio” e del “seminatore” e, allora, cerchiamo di spargere dei semi buoni per tutti. Tu hai detto: “… il nostro lavoro  prevede che si affrontino delle situazioni un po’ rigide e delle persone che si rifugiano dentro  un gelido guscio,  nascondendosi… Il nostro compito è quello di sciogliere tali durezze… non perché ci serve farlo o perché così facciamo un bene… -non di sicuro- è solo la nostra natura che si manifesta, il nostro calore che scioglie il ghiaccio, questo significa “rompighiaggio” in senso umano!”

Quando ho raccontato alla mia amica Antonella  la nostra storia sai cosa mi ha detto? “C’è  uno scambio d’Amore, cerca di mantenerlo in circolo……” Io cerco di mantenerlo in circolo tutti i giorni, in tutte le circostanze, con tutti, e tu mi “ricarichi” sempre e mi sento più forte e ancora più vuota e trasparente, ma anche “piena”. Poi, come scriveva Luciano Laffi, “siamo tutti la stessa persona” e siamo come dei vasi comunicanti, anche se un tratto comunicante può essere più libero oppure un po’ “intasato”, quindi questa circolazione non è sempre fluida. Ma il bello sta anche in questo, riuscire a riconoscere i blocchi, osservarli come dal di fuori e vedere che non sono tappi di cemento, ma solo sassolini che si sono incastrati, come dei calcoli (ci vuole la “spaccapietre”) e che con un po’ di “cura” (l’acqua Fiuggi?) ci possiamo liberare.

Le cose, quando scrivo,  mi vengono di getto e non sono abile a rimaneggiarle per renderle un articolo, quindi fanne quello che vuoi; sappi solo che TU sei il rompighiaccio e il seminatore per le tue amiche, io sono una seminatrice ed un aspirante ”diffusore” di Amore, con le persone con cui posso avere un contatto diretto ed una conoscenza……. Io, purtroppo non ho conosciuto le tue amiche (coinvolte in certe “scaramucce”) e inoltre mi sento in una posizione un po’ difficile……  Non mi va di essere inserita nella “commedia delle parti”, sono una persona timida e la recitazione non fa per me.

Io son qui solo per fare la parte che il cielo mi ha voluto concedere, non certo tu, o Angelina o Laura o chicchessia. Se vuoi organizzare un incontro quando verrò da te, sarò felice di conoscerle  e potrei anche diventare una loro buona  amica, semplice sì ma sincera,  e per un’amica non mi sono mai tirata indietro in niente. Sono attenta come ascoltatrice e come consolatrice, peccherò di immodestia ma io stessa mi vorrei come amica,  sai?

A Laura, poi sono sicura che vorrei bene, la capisco, o credo di capirla, Angelina spesso l’ammiro per la sua intelligenza e abilità di parola, per la sua sensibilità, ma secondo me, potrebbe utilizzare le sue energie in maniera meno dispersiva……… ma, ognuno è fatto a modo suo e noi rispettiamo tutti. A proposito: e Antonella? Mi viene spesso in mente in questi giorni la battuta pungente che fece su di me, in occasione della polemica sull’insegnante di religione: “Ma lo sa chi era Don Milani?”

A me non piace polemizzare, forse solo per paura, e allora non dissi nulla. Non che avessi una gran cultura in generale ed in particolare su Don Milani, ma “Lettera ad una professoressa”, negli anni , l’avevo letto due volte, ma niente di più. Qualche settimana fa sono andata in Biblioteca, qui a Spilamberto per prendere qualcosa di Enzo Bianchi e l’ho fatto, quel libro era nello scaffale “Religione” e, scorrendo con lo sguardo i libri a fianco, mi sono “capitati” altri due libri, che ho pure preso: “Don Zeno – La vita” e “Don Milani – La vita” di Mario Lancisi, di cui avevo già letto la biografia di Alex Zanotelli.

Li sto leggendo adesso e ti voglio trascrivere una bella frase di Don Milani: “Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. Per cui essere maestro, essere sacerdote, esser cristiano, esser artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa”. Bella, vero?

Condivido questo pensiero e cerco di essere ad esso coerente.   Ti amo e cerco di capire il tuo pensiero, e cerco di farti capire il mio……… Il pensiero però, nonostante Don Milani, non è tutto, in un rapporto d’amore, il cuore e l’anima la fanno da padrone. Comunque, vedi, volevo scrivere solo due righe, poi, quando  penso alle cose da dirti apro, le cateratte, e scusa perché di lettere “fiume” in questi giorni, ne ricevi anche troppe… ma tanto sai nuotare bene, vero?

Mi piace di più parlare di semi e di alberi. Sono più neutrali. I sentimenti ……… siamo tutti fragili, spero che nessuno venga urtato dalle mie parole……..

Caterina Regazzi

Commenti disabilitati

“Cultura ed arte come comunione dell’anima” – Lettera al papa Joseph Ratzinger ed al cardinale Gianfranco Ravasi in chiave di spiritualità laica

“L’Arte non è professione”  (Saul Arpino 

Lettera aperta al Pontefice Papa Ratzinger ed a Monsignor Gianfranco Ravasi in merito all’incontro con gli artisti – 21/11/2009 Cappella Sistina – Inviata a:  benedettoXVI@vatican.va

Per secoli la Chiesa è stata tutrice dell’arte. In particolar modo  nel “Rinascimento”, dal verbo “rinascere”, infatti si diceva che la cultura era morta con le invasioni barbariche e la caduta dell’Impero Romano, e rinasceva solo allora, dopo mille anni.

I principali centri di diffusione furono la Roma dei Papi, Firenze e Venezia, che divengono così motori di propulsione dell’arte, che viene vista però dal potente anche come mezzo ideale per autocelebrare la propria forza e lungimiranza politica.

Così, seppur  il Rinascimento esprime il desiderio di far rinascere il vero volto dell’arte classica - ed è da questa, infatti, che gli artisti del rinascimento ereditano l’ideale dell’armonia e dell’equilibrio, l’ideale dell’uomo inteso come sintesi di bellezza e di bontà ideale di armonia tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e Dio, tra ragione e fede – artisti  come Michelangelo, Leonardo, Raffaello, per esigenze di vita e di lavoro, lavoreranno nella grande Reverenda “Fabrica Sancti Petri” funzionale però alla grandezza della Chiesa, perdendo quella  spiritualità laica dell’arte attraverso forme espressive dell’arte.

(Sul tema specifico: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/09/10/la-visione-spirituale-laica-di-antonello-palieri-auspici-per-l%E2%80%99incontro-di-roma-dal-2-al-4-ottobre-2009-su-%E2%80%9Cecologia-profonda-alimentazione-naturale-spiritualita-senza-frontiere/ )

Oggi la Chiesa se vuole può farsi portatrice di un messaggio purché non sia utilizzativa dei metodi significativi moderni per un vantaggio economico, modo attraverso il quale gli artisti assumono una “funzione”  nella società dei consumi.

Occorre invece agevolare le rivelazioni artistiche che sorgono dal popolo e che non sono omologate con il sistema  corrente  che utilizza speculativamente  l’arte e la  cultura.

L’arte non può essere professione ma espressione spirituale dell’anima.

Invitiamo il pontefice  ad ampliare e vivificare l’incontro previsto alla Cappella Sistina con gli uomini di cultura, ora   impostato sulle “pompe”,  chiamando invece a raccolta i giovani e gli sconosciuti non proni al mercato. Ricordiamoci, a tal proposito,  dell’insegnamento  di Gesù che allontanò i mercanti dal tempio…..

Con osservanza,

Paolo D’Arpini – spirito.laico@libero.it

Laura Lucibello – laura.lucibello@gmail.com

Commenti disabilitati

Dopo la Velina D’Arpina ecco a voi la “Veletta Angelina”, magistrale pezzo di teatro testimoniale tra l’illuso ed il dis-illuso….

Carissimi,

siamo qui riuniti per celebrare il “rito di passaggio” dall’illusione alla dis-illusione!

Mi sta divertendo molto la commedia che avete inscenato! Io non ho chiesto di essere scritturata ma a quanto pare sono necessaria perché venga officiato il rito, e come potrei dunque mai sottrarmi?

Paolo il Bagatto; Paolo la Scimmia; Paolo il “sant’uomo”; Paolo egopatico e despota; Paolo/Saul sale sul palco e recita il suo ruolo. Riuscirà questa volta a tirare fuori il coniglio dal cilindro e salvarlo dal finire nel forno di qualche “casalinga disperata”?

Laura e l’Aura; Laura Cavalla; Laura a cavallo; Laura e il bello delle Luci; Laura apre e chiude il sipario, spegne le luci, chiude la sala. Riuscirà a riempire tutti i posti a disposizione?

Angela la Tigre; Angelina la ragazzina; strega streghina e donna-bambina; Angelina la squinternata-schizofrenica apre il monologo sull’Essere e chiude in bellezza, fa scomparire il cilindro e anche il forno: meglio dolci alla zucca che conigli arrosto!

Perché possiate continuare a recitare io sono qui; solo la vostra consapevolezza vi ci ha condotti, e forse, la vostra bravura. Di sicuro la mia dedizione e pazienza.

 Laura, non sai cosa io ho fatto perché Paolo fosse così tagliente con me? IO SONO quello che TU SEI e faccio quello che TU FAI. Lui è stato tagliente con TE.

Paolo, IO SONO quello che TU NON SEI e per questo SIAMO. Ma tu chi sei? Angela. E Angelina. Squinternata e schizofrenica. E Angela è una santa e una Maddalena, è TUTTO e NIENTE. Il proiettore gira ma quando si inceppano gli ingranaggi le immagini si sovrappongono, le scene si accavallano e gli attori si scambiano ruoli e azioni, sotto trucchi e paillettes, luci e ombre, maschere e parrucche e le battute si improvvisano! Il coniglio salta in braccio a L’Aura, ma lui ha un appuntamento, “Ohimè, ohimè! Ho fatto tardi!” dice Bianconiglio, e Alice-Laura-Angela-Paolo-Alice scivola nella conigliera per andargli dietro e ” si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che rassomigliava a un pozzo profondissimo” e Alice-Angela-Laura-Paolo-Alice pensa “Bene! Dopo una caduta come questa, se mai mi avviene di ruzzolare per le scale, mi sembrerà meno che nulla; a casa poi come mi crederanno coraggiosa! Anche a cader dal tetto non mi farebbe nessun effetto! (E probabilmente diceva la verità)” ma Saul batte la bacchetta e Angelina afferra il cilindro e anche il coniglio-Bianconiglio che non si nasconde nel cilindro e scappa dal forno per correre libero nel “giardino più bello del mondo” e Alice-Paolo-Laura-Angela-Alice si trasforma “e finalmente era ridotta alla giusta statura per poter passare per quell’uscio e uscire in giardino”.

Il pubblico pagante potrebbe restare deluso dalla brevità della commedia. Un atto solo è troppo breve per uno spettacolo così unico e prezioso. Già vi preoccupate di sapere quando andare, quando lasciare, quando partire, quando tornare, dove andare. SIATE. E siate QUI E ORA, così come SIETE. Come SIAMO.

Con amore. Con coscienza. Con consapevolezza. Con coraggio. Con dolore. Con rabbia. Con passione. Con com-passione. E devozione.

Paolo, la prossima volta che pronuncerai “in vano il mio nome” pronuncerò in vano IO il TUO.

Laura, aggiusta il cerone di Paolo, poi abbandonalo al SUO destino e abbandona TE STESSA al TUO e il NOSTRO spettacolo si chiude così! .

Angela, termina il monologo. Ama, abbraccia e saluta voi, tutti VOI.

PS: Avete sentito quanti applausi? Credo sia piaciuta molto….Siamo stati bravi, eh? Andiamo a festeggiare, pranzetto (vegan) al circolo?

Baci, Angela Braghin

Commenti disabilitati

Presagi D’Arpini: “Quando non ci saranno più olivi e l’Italia sarà morta…” – Si avvicina la fine di un mondo!?

Quanti millenni ci son voluti per passare dall’olivastro, la pianta selvatica originaria,  e giungere sino all’olivo, ricco di baccelli  neri e gonfi di liquido benefico?  Forse se l’Italia  non fosse stata ricca di olio, vino e farro non sarebbe mai sorta la civiltà  latina e Roma non avrebbe mai illuminato il resto del Mediterraneo con la sua luce di giustizia e civiltà. Noi siamo tutti debitori alla cultura/coltura  dell’olivo,  simbolo di ogni bene.  Basti pensare alle parabole di Cristo e prima di lui ai riti dell’antica mitologia pagana in cui l’olio e l’unzione  erano il  simbolo di guarigione spirituale e di consacrazione  regale. “Unto” era un titolo ambito  e denotante nobiltà in tutti i sensi…. Non come oggi che si pensa subito all’unto, sporco e sgradevole, appiccicatosi  sugli abiti  e da lavare al più presto con il detersivo chimico… dal profumo di varechina, non certo con   il sapone naturale  poiché il sapone “vero”  è fatto appunto con l’olio d’oliva!

Ma andiamo per ordine…

Stamattina come al solito in fase di  salita a Canossa ecco che per la strada incontro una auto che mi si avvicina, riconosco il conducente è Amilcare (nome di fantasia) che è venuto a consegnarmi  la bombola del gas che  aspettavo da un paio di giorni. “Scusa… ho fatto tardi… ma sai questi giorni sto raccogliendo le olive…” – “Non ti preoccupare tanto non avevo molta urgenza, ma ora che fai torni su al paese nuovo?” – “Certo, scarico la bombola e ti accompagno…” 

Così mi sono risparmiato la salita a piedi ed ho potuto chiacchierare sull’argomento che ancora interessa alcuni degli abitanti originari di Calcata: la raccolta delle olive.

Fino a qualche anno fa era  evidente che queste raccolte stagionali avessero un valore enorme per la comunità,  e mica solo  le olive… anche l’uva, le nocciole, etc. A Calcata  vecchia c’era ancora un frantoio quando venni qui ad abitare, era stato dimesso da poco, ed a Calcata nuova i frantoi in funzione erano un paio. Ricordo la fila dei carri carichi di olive che stazionavano davanti alle mole, aspettando il turno, e  poi la festa dell’olio nuovo in cui tutti decantavano il proprio prodotto come il migliore… facendolo assaggiare sul pane, annaffiato dai primi vinelli di torchiatura, quelli che si facevano mescolando il vino vecchio con il mosto e che perciò maturavano prima… 

A partire da settembre sino a dicembre era tutto un andirivieni di carri, trattori ed ancora radi asini con le gerle addosso… prima le nocciole, poi l’uva ed infine il Re olio,  che garantiva la sopravvivenza familiare  per tutto l’anno.      I  noccioli sono stati una coltivazione sostitutiva del grano o del farro, vennero immessi nella valle del Treja attorno agli anni  ’60 del secolo scorso, non che prima non esistessero, anzi c’erano eccome ma  erano della qualità  lunga  e  coltivati a piante rade, come i meli, i peri, i pruni.. etc. Poi vennero messi in modo intensivo  sostituendo  quasi completamente  gli alberi da frutto tradizionali e  le altre coltivazioni estensive.  Ma erano ancora  i vigneti che venivano curati e corteggiati e soprattutto gli oliveti, le vere sedi della ricchezza e della sicurezza alimentare. 

Quante ore e quanti giorni trascorsi a bere vino nelle varie cantine, per assaggiare il miglior nettare… quanti assaggi di olio… da sorbire con il cucchiaio prima di bere il vino, in modo da creare una patina oleosa nello stomaco e non ubriacarsi ai primi bicchieri… e quante nocciole sgranocchiate coi denti per aumentare la sete…. Quelle erano le giornate più belle dell’anno… ed anch’io ebbi la fortuna di viverle e gioirne, prima che Calcata nuova diventasse Canossa e Calcata Vecchia sodomia e Gomorra. A quel tempo il confine fra i due centri non era reale, era solo ipotetico. Calcata vecchia non era ancora diventata il teatrino della domenica e Calcata nuova era ancora la sede della tradizione contadina. Bei tempi!

Ma oggi disceso dalla macchina di Amilcare mi accorgo come tutta l’atmosfera sia cambiata.. improvvisamente mi rendo conto di non aver sentito in giro odore di mosto, quasi tutte le cantine vuote e silenti,  appena appena  una o due cumuli di vinacce fresche e solo qualche trattore con sacchi di olive, certo ancora qualcuno che raccoglie le olive e fa l’olio  ed il vino c’é… ma solo anziani, e pian piano con la vecchiaia incipiente sempre più sento dire “Oh quest’anno le olive sono poche e brutte e malate, non le ho nemmeno raccolte…” – “Oh,  la vigna l’ho tagliata, non c’era più nessuno che se ne  prendesse cura…”… Persino  gli alveari che sino a vent’anni fa erano il modo più facile per ricavare un dolce frutto, senza molta fatica,  sono stati  dimessi..

Quanti anni ancora ci restano prima della definitiva  fine di questo mondo? E Poi?

Beh, non voglio terminare questa profezia D’Arpina senza una nota di speranza… Dovete sapere che in un grosso vaso, un  vecchio contenitore dell’acqua che ho qui nel giardinetto del Circolo Vegetariano, che funge da vivaio di menta romana,  qualche anno fa capitò che vi gettassi “per far concime” un nocciolo di oliva in salamoia di Peppino.   Ricordo che quelle olive non erano ancora mature, molto verdi ed amare, eppure me le mangiai tutte egualmente…  Miracolo! Un giovane olivo è nato da sé, un caso rarissimo che una pianta di olivo nasca da un seme ed ancora più raro che nasca da un seme  di oliva in salamoia… Eppure  la piantina sta lì… a testimoniare una voglia di esistenza contro ogni logica, ormai è già alta 30 o quaranta centimetri  e promette di giungere a maturazione….

Paolo D’Arpini

Commenti disabilitati

Laura Lucibello che scrive e Paolo D’Arpini che legge: “….personaggi in cerca di una storia vera perduti in un fiume di parole in piena…“

Caro Paolo, questa è una “sfida”, voglio vedere se riuscirai a pubblicare per intero questo mio scritto, senza censure.

Solo ieri sera tardi sono riuscita a leggere per intero il Giornaletto di Saul.

http://saul-arpino.blogspot.com/2009/11/il-giornaletto-di-saul-del-14-novembre.html

E’ dalle 4 del mattino che sono sveglia e sorgono emozioni e pensieri (….. e medito ?). Ma come al solito i pensieri che nella mente erano articolati da un filo conduttore, ora non so se riuscirò a scrivere e renderne il senso vero.

A pranzo mi avevi raccontato di Antonella, ma non mi avevi detto di essere stato così “tagliente?” con Angelina. Non so cosa ti abbia fatto, so solo che non mi trovo d’accordo quando scrivi “L’unica cosa che mi infastidisce è la ritrosia a mostrare quel che realmente siamo, la privatezza nell’esprimere qualcosa che indirizziamo ad un recipiente specifico (un amore direzionale lo definirei), questo atteggiamento fa sì che ci siano delle cose che possano esser dette a Tizio ma non a Caio, ….”, generalizzando e rendendo a senso unico, quindi, come a volte fai tu, una verità che è per te, e non “accettando” che per altri possa essere diverso. Ritorcendoti così addosso il concetto “… rimanere arroccati nelle proprie posizioni egoiche”. Forse è un gioco sottile da scimmie?

Proprio ieri stranamente ti avevo detto, ma non so neanche se te lo ricordi, che ci son cose intime che io stessa non ho mai detto a nessuno, forse perché sono lame taglienti ancora conficcate nell’anima? E che non se ne andranno mai e che in qualche modo condizionano l’andare ? non reputo però il non renderle palesi agli altri una questione di intelligenza limitata o ritrosia a mostrare quel che si è. Ognuno ha un suo personale percorso, che a volte purtroppo incide troppo prepotentemente ed in modo alterato nelle forme esteriori (almeno questo è per la mia persona) facendo si che ciò modifichi la visione che gli altri si fanno di te. Considerando in più che si può essere più o meno intelligenti, più o meno sensibili ed attenti, più o meno spirituali, ma, dovendo vivere in un tempo contingente dentro un corpo, sempre uomini e donne restiamo (lo hai detto anche tu “… sono un santo, ma sono anche un uomo ….”). Quindi cos’è che in fondo, in qualche modo, non indirizziamo, tutti, in un recipiente specifico, un amore direzionale, le nostre azioni e pensieri?

L’altra cosa che mi ha colpita è quanto Caterina scrive “..Madonna, quella cosa di Angelina, sarà scritta per tutti, ma io la “sento” scritta per me! ”

E’ proprio strano come ognuno di noi legga quel che vuole leggere per se stesso.

Non mi escludo, e ti racconterò qualcosa che ho tenuto fino ad oggi per me.

La prima volta che siamo andati a casa di Luisa era l’8 marzo. Sulla stradina c’erano due alberi secolari, ho avuto una emozione fortissima nel vederli stagliati nel crepuscolo con un cielo aranciato dietro ed ho esclamato “che belli!” ma dentro di me era sorta un’immagine “che strano sembriamo Paolo ed io, due alberi perfettamente uguali intrecciati con i rami in alto ma divisi sullo stesso sentiero”.

Siamo tornati ancora una volta da Luisa a settembre passando attraverso quegli stessi alberi, ma vedendoli mi si è stretto il cuore ed il pensiero è stato “che strano ora, così pieni di fronde, mi sembrano distanti, uno è più avanti, più pieno, l’altro è poco indietro, quasi nascosto”.

Ripensando a tutto ciò, ora mi son trovata improvvisamente a realizzare che “la vera unione di questi due alberi sta in ciò che non appare ad occhio umano (a meno che non venga scoperchiato) perché si trova nelle loro radici, che intrecciate affondano verso il cuore della terra”.

Sempre nella mia meditazione mattutina, pensavo a quanto caos, scompiglio e pensieri può provocare un viaggio (Giappone).  Pensa, quando sono tornata, per la prima volta mia madre mi è corsa incontro e mi ha abbracciata dicendomi “Quanto mi sei mancata! tu sei diversa dalle tue sorelle, sei diversa dagli altri” eppure è 55 anni che mi conosce, non sono mai cambiata, sono sempre io, e ci sono state circostanze in cui siamo state separate per periodi ben più lunghi. Mi ha lasciata attonita!

Tu scrivi ancora ad Angelina ” ….. ci siano delle cose che possano esser dette a Tizio ma non a Caio….”. A volte ci sono cose intime e personali che non si dicono o si dicono in un particolare momento e soprattutto se ci si rende conto che possono essere d’aiuto a chi ti sta di fronte.

Un giorno è venuta Rosalia a casa mia, era più logico venisse da te visto che vi conoscete da più tempo, con la scusa di portarmi i quadri per la mostra di Roma, in realtà aveva bisogno di parlare, di sollevarsi da quella sottile depressione che le prende ogni tanto e che altera la visuale della vita. Abbiamo parlato di molte cose, fra le altre, con le lacrime agli occhi per il dolore che quel racconto ancora suscitava e di cui non avevo mai fatto cenno con alcuno, le raccontai l’ultimo atto di una storia infinita di quando mio padre mi disse “ho fatto diventare pazza tua madre, ci riuscirò anche con te”, prima che me ne andassi definitivamente di casa a 20 anni.

In quel momento Rosalia aveva bisogno delle mie lacrime, del mio dolore, mi ha guardata e mi ha detto la cosa più bella che ci si possa sentir dire nella vita: “grazie di esistere!” 

 Quanto coraggio ci vuole per fare outing?  sembra uno scoglio/i impossibile da superare. La vita prima o poi te lo mette davanti quando meno te lo aspetti e devi provarci o soccombere. Se riesci, seppur malconcio, a superarlo, ti accorgerai che ti accadono le cose più belle, più vere.

Ma ….. c’è un ma.

Per riuscire c’è sempre bisogno dell’amore.

Ed io ti ringrazio Paolo per essere riuscito (forse ancora non del tutto) attraverso il tuo grande amore a farmi capire che non dobbiamo sottrarci, perché ognuno di noi è uno specchietto nell’universo nel quale altri si possono riflettere e comprendere …. e che non possiamo far male agli altri senza far male a noi stessi.

P.S.   Esistono 3 tipi di sogni: ispirati, eterici e cerebrali. Non ti rallegrare (o preoccupare?) non so se effettivamente la data del 2010 è quella probabile, ma lo saprai perché prima ci sarà la pubblicazione del tuo libro, poi la dipartita dell’anima dal mio corpo, e quindi poi potrai lasciare anche tu il corpo.

Fin qui si può pubblicare …….. Laura Lucibello

Commenti disabilitati