Archivio di luglio 2009

“La fatica di essere laico… ed aperto” – Sincretismo di pensiero e convergenze empiriche: il pensiero di Ettore Masina e Cainolandia

Ciao carissime/i,

spero non vi dispiaccia se v’inoltro una lettera di Ettore Masina dal titolo Cainolandia. Questo vecchio intellettuale cattolico, presente a molte delle nostre iniziative sulla Palestina, manda una lettera al mese alla sua lista ed io, atea convinta, le trovo tutte ricche di spunti interessanti e generalmente condivisibili.

Questa ve la voglio girare perché nell’articolo 3 dello statuto della nostra associazione, laica e a vocazione ambientalista, è scritto che sono scopi sociali “..l’educazione al riconoscimento ed al rispetto dei viventi… Ogni forma democratica di lotta allo sfruttamento, all’ingiustizia, alla discriminazione ed alla guerra” e la lettera che Masina invia, in primis ai cattolici, e poi a tutti gli altri, mi sembra assolutamente in linea con i nostri scopi.

In questo momento, in cui la distrazione può essere fatale (non uso il termine a caso, ma con convinzione) è indispensabile non distrarsi e se necessario – e credo lo sia – parlare e parlare a voce alta. In questo momento le riflessioni di Masina aiutano a non distrarsi.

Mando questa mail anche ad alcuni non iscritti che però gravitano nella nostra stessa area di interessi ed hanno partecipato a qualche nostra iniziativa. Spero di non crear loro disturbo, in tal caso mi scuso e mi basterà saperlo per rimuoverli dalla lista.

Invitandovi a leggere ed eventualmente far girare la lettera di Masina, vi saluto con le parole di un grande uomo, nato in America ed ucciso da un altro americano che, forse, non gradiva che egli avesse la stessa cittadinanza. Le sue parole mi sembrano quanto mai attuali : ” a volte il silenzio è tradimento”.

A presto.

Patrizia – inform@associazionegermogli.it

…………..

LETTERA 143 – Luglio 2009 – “Cainolandia”

Cerco di dirlo pacatamente, quanto più posso, ma debbo dirlo ad alta voce perché mi accade frequentemente che amiche e amici mi domandino (ed io lo domandi a me stesso) cosa significhi essere cattolico; e ne parlo in pubblico perché oggi più che in tante altre occasioni sento il bisogno di far parte di un gruppo che non accetta di vivere passivamente la storia. E dunque grido: se pensassi ancora, come un tempo, che essere cattolico vuol dire prestare ossequio all’istituzione vaticana (lo stato-Santa Sede, la burocrazia ecclesiastica, il centro di potere che si incarica di tradurre il vangelo in diplomati-chese, sbiadendone il significato), allora preferirei considerarmi cristiano in diaspora, lontano da ogni denominazione. In queste ore, infatti, sono travolto da un sentimento che è più che indignazione o rabbia o sconforto: la parola esatta per qualificarlo è schifo.

Molte delle persone che condividono la mia fede, spesso tormentata e confusa ma non ignobile (spero) nella sua ricerca di coerenza, hanno probabilmente già compreso a quale sciagurato evento mi riferisco. Il Parlamento italiano ha votato l’altro giorno il famoso “pacchetto” sulla sicurezza, e subito tutte le associazioni cristiane che, con compe- tenza e generosità si occupano di migranti, hanno non solo dichiarato ma mostrato come esso sia del tutto inadatto allo scopo e destinato, invece, certamente, a generare una grande massa di dolori e di problemi; come esso sia, per darne una definizione assolutamente adeguata, non soltanto razzista ma nazistizzante. Ed ecco intervenire il Vaticano. Per confermare la denunzia e assicurare che la Chiesa intera, congregata intorno al suo fondatore, il quale non esitò a identificarsi nei poveri (”Ero straniero e tu mi hai ospitato…”) difenderà in tutti i modi la causa dei poveri giunti fra noi spinti dalla miseria? Nient’affat-to: per chiarire, invece, che le critiche al provvedimento non proveni-evano dalla Santa Sede.

Dichiarazione inoppugnabile. Il Vaticano aveva evidentemente molte altre cose cui pensare. Ma come non essere certi che essa sarebbe stata interpretata come autorevole e quasi definitiva delegittimazione dei dissenzienti? Questa lettura la trasmettono difatti a catena tutti i tiggì e la stampa del governo. La maggioranza sghignazza: vedete? La Chiesa (quella che conta, il Papa e i cardinali) non hanno niente da dire, dunque sono con noi, e i cattolici insorti contro la legge sono i soliti esaltati (o comunisti).

Mi sono occupato per tanti anni, da giornalista, di informazione religiosa e so bene che cosa a chi gli domandasse perché risponde-rebbe il fariseo con lo zucchetto rosso che ha dato ordine di diffon-dere quella precisazione. Direbbe che una cosa è la Santa Sede, presenza statuale che si occupa di questioni internazionali; e un’altra cosa è la Chiesa articolata nelle sue presenze territoriali e delegata a occuparsi di problemi “locali”; che la Santa Sede, il Vaticano, patteggia i concordati, diffonde principi generali, non interviene pubblicamente in questioni nazionali. Non bisogna confondere – direbbe sorridendo l’alto prelato – diplomazia e profezia.

Naturalmente è così soltanto dal punto di vista formale, almeno per quanto riguarda l’Italia. Siamo in molti, penso, a ricordare con quale pesantezza “alti” abitatori dei Sacri Palazzi siano intervenuti sul “caso Englaro”. Se qualcuno si preoccupò allora che la Santa Sede venisse coinvolta nel dibattito in quanto tale, quella volta i farisei in zucchetto rosso si guardarono bene dal dire che il Vaticano non c’entrava… Certi silenzi e certe informazioni non richieste sono manovrate accurata-mente, razionalmente, addirittura sapientemente. Ma poiché – è un dato di fatto – la Chiesa o è profetica o è una misera centrale di potere, quando ascolta più la voce della “prudenza” che quella dello Spirito Santo, la burocrazia vaticana rivela una sconcertante aridità di sentimenti, una mancanza di “pietas” che allontana masse crescenti di cattolici e conferma nel loro rifiuto quelli che, spesso dolorosamente, si sono allontanati.

Questa volta, a me pare, il chiamarsi fuori è particolarmente disgu-stoso perché gravissimo è quanto è accaduto. Non è un fatto “locale”, è un fatto d’importanza universale. Un intero Paese, a maggioranza cattolica, almeno nei censimenti, si dà, attraverso il suo parlamento, una legge, intrinsecamente ma con ogni evidenza, anticristiana. Dal 2 luglio 2009 l’Italia potrebbe mutare nome e chiamarsi Cainolandia perché è la legge dell’odio quella che è stata approvata sotto il controllo governativo del voto di fiducia. Una vena di autentica crudeltà corre per i suoi articoli. Per farne qualche esempio. la puerpera clandestina la quale ricorra a una struttura pubblica sanitaria per partorire non potrà riconoscere anagraficamente il suo bambino (che potrà dunque esserle sottratto e dato in adozione, a questa ferocia neppure Hitler era arrivato!); l’entità delle multe che l’immigrato dovrebbe pagare è fuori dalle possibilità economiche di qualunque lavoratore “manuale”. Non devono arrivare nuovi stranieri e sarebbe bellissimo se anche gli altri se ne andassero o, nel caso rimanessero ” si decidessero a stare “al loro posto”. Benvenuto in Cainolandia, presidente Obama figlio di un nero; benvenuto presidente Sarkozy, figlio di immigrato… Il Bel Paese è dal 2 luglio 2009 una terra il cui popolo dichiara per legge che un milione di persone deve andarsene immediatamente o rendersi invisibile: comprese, perché il delitto di “clandestinità” riguarda non solo l’immigrazione ma anche il soggiorno, quelle badanti e colf che oggi integrano la vita di tante famiglie. Criminali anche loro: e non conta che molte di loro e le loro datrici di lavoro stiano da tempo cercando una regolarizzazione. Criminali anche i profughi politici. Che c’entriamo noi, con le loro beghe? Se i clandestini non se ne andranno rapidamente (e dove? E come?), se i giudici, magari opportunamente stimolati da delatori in camicia verde, dispenseranno gran numero di condanne, le carceri del nostro paese, già in situazione di collasso, si trasformeranno rapidamente in lager. Così i centri di espulsione. Aumenterà il numero degli aborti. Si aprirà ben presto un conflitto tra le forze dell’ordine, alle quali il governo nega basilari finanziamenti e le ronde degli aspiranti sceriffi, desiderosi di provare i loro muscoli e le loro mazze da baseball sui nuovi sottouomini.

Un popolo che si dà leggi del genere cambia l’antropologia mondiale, tanto più se era ricco di tradizioni di civiltà e di realtà religiose. Il Papa è tedesco e forse non può cogliere in tutta la sua virulenza questa ideologia della paura, questa voglia di far del male a chi involontaria-mente ossessiona un’insicurezza che è, innanzi tutto, perdita di identità in un mondo in mutamento, questo antico simbolismo pre-cristiano per cui il forestiero è per definizione un nemico. Ma la Santa Sede, il Vaticano e – ahimé – la Conferenza episcopale italiana non possono pensare di avere parlato ai credenti con chiarezza. La preoccupazione di nuocere a un governo amico, a un PdL definito dall’”Osservatore Romano” singolarmente adatto a difendere i valori cristiani, la stessa preoccupazione che ha soltanto bisbigliato la deprecazione ecclesiastica per i festini cavallereschi, anche stavolta è prevalsa sulla necessità della chiarezza. Come avvenne, purtroppo, per il fascismo e per il nazismo, il “Non ti è lecito!” del Battista e di Ambrogio, sembra eccessivo ai porporati benpensanti, i discorsi dei vertici ecclesiastici sono ancora una volta sussurri talmente vaghi che per risultare comprensibili bisogna studiarli a lungo. Potranno forse essere citati come alibi nel futuro. Nell’oggi, accanto al pianto dei respinti, appaiono mormorii timorosi di disturbare.

(Ma è venuta domenica. Molti parroci, salendo all’altare, hanno preso impegno, davanti alla loro comunità (o addirittura insieme con la loro comunità) di violare la legge leghista tutte le volte che il Vangelo lo richieda. E noi?

Ettore Masina

Commenti disabilitati

Viterbo. “Le cosidette scie chimiche esistono?” – Interrogativo di Osvaldo Ercoli

Fare chiarezza sulle cosiddette “scie chimiche”

Il fenomeno delle cosiddette “scie chimiche” rilasciate da aerei, non esternamente identificabili, che solcano i cieli del nostro pianeta non sembra interessare o preoccupare particolarmente l’opinione pubblica. Questa indifferenza o disattenzione è una pessima consigliera.

Le scie di cui parliamo sembrano essere altra cosa dalle consuete scie di condensazione lasciate abitualmente dagli aerei in specifiche condizioni atmosferiche.

Le consuete scie di condensazione hanno normalmente una breve permanenza in cielo, trenta –quaranta secondi, poi scompaiono. Le scie di cui parliamo permangono per lungo tempo, si espandono e lasciano una patina lattea che copre l’azzurro del cielo. Questa patina lattiginosa che copre i nostri cieli non sembra essere semplice vapore acqueo.

Quale è la sua precisa composizione chimica? Di cosa precisamente si tratta?

Forzare o aggirare, prima che sia troppo tardi, questo muro di omertà che resiste da circa 20anni, è necessario. Il come è un problema a cui tutti dovremmo dare il nostro contributo.

Non potrebbe essere un contributo possibile l’analisi diretta della scia commissionata da un’istituzione pubblica (comune , provincia ecc , ecc.) ?

Sono stati posti quesiti, anche in ambiti istituzionali, sia in Italia, sia in altri paesi d’Europa; sia in America del nord ma le risposte o sono del tutto mancate, o sono state vaghe e tutt’altro che persuasive ed esaurienti, o si è tentato di minimizzare o addirittura negare l’evidenza; e si è da più parti fatto cenno ad ipotesi assai preoccupanti: segreti militari, interventi per modificare il clima. E’ necessario fare chiarezza.

Il cielo è un patrimonio di tutti gli esseri viventi, abbiamo il dovere di difenderlo, abbiamo il diritto di sapere chi attenta alla sua integrità. Occorrono risposte chiare ed esaurienti.

E’ necessaria l’attenzione dei cittadini, la presa di coscienza e l’impegno delle istituzioni, risposte rigorose e documentate della scienza: è necessario un impegno di verità e di democrazia, a tutela della salute e della sicurezza delle persone, a tutela della biosfera, e per il diritto di tutti ad essere informati sulle questioni che hanno un impatto sulla vita di tutti.

Viterbo, 5 luglio 2009 – Prof. Osvaldo Ercoli

Commenti disabilitati

L’importanza del paesaggio per lo sviluppo sostenibile della provincia di Viterbo – ” No agli scempi incipienti nell’Agro Falisco!”

Sì, caro Paolo, si può e si deve dialogare su tutto (politica, atteggiamenti personali, ideologia, concezioni morali,…) ma sul territorio ci sono dei limiti. Perché il territorio oggettivamente non va danneggiato perché ciò oggettivamente sarebbe male. Chi vuol dare consigli sulla necessità da consumare territorio con impianti eolici -perché gli hanno detto che così va bene oppure perché dice che è l’unica alternativa al nucleare (sempre perché così gli hanno imposto i massmedia)- evidentemente si rivela male informato e soprattutto lontano dalle realtà del territorio di cui parla (nella fattispecie la Tuscia).

Il tuo articolo ( http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/07/energia-pulita-come-varie-soluzioni.html) dice invece cose giustissime e soprattutto dettate – cosa rarissima ormai- dal buon senso. Ed è di buon senso che ha bisogno il territorio oggi non di prese di posizione ideologiche (nucleare, eolico, “carbone pulito”, ecc.) tutte in realtà figlie di lobbies che cercando di diffondere idee nella popolazione collegate ai propri interessi.

Ad ogni modo l’Agro Falisco ed il resto della Tuscia io non lo svenderei mai e combatterò fino alla fine contro chi sosterrà la sua rovina con l’eolico pesante o con ogni altro scempio. Inoltre, dal punto di vista dell’impatto paesaggistico ho studiato i coni visivi della zona è ti posso dire che la centrale eolica prevista a Faleria sarebbe -come temevo- uno sfacelo per l’intero paesaggio della Valle del Treja e dell’Agro Falisco.

Pensa che per la sua posizione centrale devasterebbe anche il panorama magnifico che si gode dal terrazzo di Santa Maria ad rupes a Castel Sant’Elia, in quanto la sagoma del Soratte – che è il cuore ed il senso di quel paesaggio – verrebbe occultata dalle torri eoliche. E’ informato di questo il Comune di Castel Sant’Elia?

Danni simili si avrebbero con i panorami delle zona di Nepi e Civita Castellana, sempre in direzione del Soratte. Anche qui, i Comuni che dicono? Praticamente tutti gli scorci più belli dell’Agro Falisco -e quindi la sua stessa identità- scomparirebbero del tutto o verrebbero irreparabilmente alterati. Questo per dirci come l’eolico selvaggio (o pesante, o industriale come dir si voglia) produce, soprattutto in zone con le caratteristiche morfologiche dell’Agro Falisco, un impatto disastroso preponderante rispetto ai vantaggi in termini di energia, senza contare che lo stesso quantitativo energetico sarebbe prodotto ad esempio ricoprendo semplicemente di pannelli solari tutti i capannoni dell’area industriale di Civita Castellana!

Infine ricordiamo che i contratti per l’utilizzazione del suolo per l’eolico industriale durano minimo trent’anni! Dico fra trent’anni (per chi ci sarà) avremmo ancora questi mostri e forse tali contratti verranno rinnovati e quindi non si avrà nemmeno più la possibilità di tornare indietro. Eppure c’è gente così arrogante da negare un territorio integro alle generazioni future, e soprattutto incapace di informarsi meglio e di fermarsi a ragionare un po’ di più sulle alternative razionali all’eolico pesante, senza per forza fare sparate ai danni di un patrimonio che è non di quattro infingardi ma di tutti.

Luca Bellincioni

………………….

Certo, caro Luca, sono d’accordissimo con te sulla difesa dl territorio ad oltranza ed a tutti i costi. Pensa che a suo tempo mi giocai la carriera politica e pure quella giornalistica perché mi opposi all’inceneritore con discarica di Civita Castellana… In conseguenza della mia opposizione a Civita Castellana, dopo 40 anni di PCI, vinsero i destri di AN (che avevano avuto il buon senso di dire no alla discarica), Ugo Nardini che guidava l’amministrazione della Provincia di Viterbo e che appoggiava il turpe progetto di Hermanin (allora assessore dei verdi in Regione Lazio) perse anche egli a favore del destro Giulio Marini, ed infine anche alla Regione perse Badaloni e vinse Storace, tutto a valanga…. e tutto per “merito” mio. Pensa come mi odianorono i sinistri… Infine mi giocai le ultime carte di “credibilità mediatica” allorché mi opposi al progettato megalunapark di Al Walid e Michael Jackson che prima doveva essere installato a Civitavecchia (complice l’allora sindaco Tidei, sempre dei sinistri) e poi riproposto a Campagnano (nell’attuale parco di Vejo) durante l’anno del Giubileo…. Fu una battaglia memorabile condotta contro tutto e tutti… persino qui a Calcata volevano il Luna Parck con Michael..

In conseguenza di questi ripetuti “rompimenti di c.” fui allontanato dal Messaggero per il quale scrivevo, e mi fu precluso l’accesso anche agli altri giornali (Paese Sera, Unità, Repubblica, Manifesto… etc.) ed anche alle agenzie (Ansa, ADNkronos, AGI, etc.) che precedentemente mi pubblicavano persino gli sternuti…

Insomma con queste campagne ecologiste mi sono “bruciato” su tutta la linea mediatica della carta stampata e pure delle televisioni, dove prima spesso comparivo come ospite o come intervistato in molte trasmissioni nazionali e regionali… Ma chiaramente non mi pento… solo che ora, avendo anche un minore “potere” d’impatto (mi è rimasto solo internet), mi muovo più cautamente… e scrivo in “un certo modo” cercando sponde ragionevoli e “bivalenti”…

Ciao, Paolo D’Arpini

Commenti disabilitati

Racconto di quando fui bacchettato dalla sciamana Etain Addey e come appresi ad amarla — Luglio 2009: il 25 vado a Pratale il 26 torno a Calcata

Conservo ancora nella grotticella di meditazione, al Tempio della Spiritualità della Natura, una fotocopia di uno scatto che fece Jacqueline Fassero a me ed Etain Addey. Avete forse già letto la storia del primo incontro che ebbi con Etain, una scrittrice e bioregionalista inglese che vive da tanti anni in Umbria.

(http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/06/da-pratale-calcata-il-pellegrinaggio.html)

Per darmi uno schiaffo morale o forse per rispetto, non so dire, lei decise di fare il viaggio da Pratale a Calcata a piedi, impiegandoci quattro giorni, pian piano assorbendo in tal modo tutta l’energia ctonia della Tuscia. Questo suo gesto non mi meraviglia, considerando che Etain è nata l’anno del Topo di Terra, nell’ora del Cinghiale e nel mese del Cavallo. Solo lei poté, dopo quel pellegrinaggio, tenere a bada la mia irruenza ed arroganza verso tutto e tutti. La “tapasya” (penitenza), con la quale raccolse un’incredibile energia e consenso dagli elementi, le consentì di “addomesticarmi” e rendermi innocuo nelle mie espressioni scimmiesche.

E’ vero però che cercai successivamente di rifarmi andando a casa sua per sfidarla nella sede del potere sciamanico, affrontando assieme a lei tutte le schiere druidiche bioregionali: Giuseppe Moretti, Jim Koller, Martin Lanz e forse qualcun altro. Ma quella volta dovetti abbassare la coda e cedere (se non volevo essere ignominiosamente scacciato dal consesso). Il fatto poi che solo lei ed io fossimo consapevoli della frizione energetica, e dei livelli della profondità della sfida, era uno degli aspetti affascinanti di quel confronto, di cui non menziono ora i particolari tutti, soffermandosi solo sui due punti più salienti.

Uno. Il momento vero e proprio della sfida, fu allorché giunsi a casa sua con un mio piccolo seguito, Riccardo Fortuna di Civita Castellana con l’allora sua amichetta, Marina Canino la maga siciliana ed altri. Ricordo che quel giorno Etain ospitava il poeta Jim Koller il quale, malgrado frequentasse sovente l’Italia e soggiornasse spesso nel nostro paese, continuava a non parlare l’italiano. In compagnia, i filoamericani, stavano confabulando in inglese lasciando la mia cricca all’oscuro dei loro “sapienti” discorsi. Infatti io solo parlavo inglese ma non volevo abbassarmi a fare la parte del “traduttore”, pensavo che sarebbe stato più corretto che il dialogo si svolgesse nella lingua originale del posto: l’italiano. Perciò mentre tutti assieme entravamo dalla corte alla cucina, per avviarci al pasto, ecco che con personificazione li seguii dappresso emettendo una sonora scorreggia ed esclamando ad alta voce “I may talk in English as well…”. Stefano Panzarasa, che stava lì vicino a me, ed i miei compari non compresero affatto il significato del gesto e mi guardavano perplessi, gli altri però (gli anglofoni) furono scossi e Moretti accennò ad una risposta adeguata e pesante, nella sala si formò un silenzio tombale… e compresi che se non uscivo dalla strettoia nella quale mi ero cacciato andava a finir male…

Così con l’energia in pieno vortice chiesi alfine ammenda: “I am just a guest here… I apologise… and I hope to be forgiven..” – Inutile dire che Etain seppe concludere la faccenda molto bene. Mentre tutti stavano già seduti ai loro posti e lei era ancora in piedi presentò in tavola la pentola con il cibo e si sedette, stranamente al suo fianco non c’era nessuno, io stavo ancora in piedi titubante, lei mi fece un cenno e mi accomodai vicino a lei come nulla fosse….

Due. L’indomani mattina, non pago della lezione ricevuta, pensavo di trovare una rivincita, ed a modo mio la ebbi… Mi alzai presto e mi sdraiai al sole nella corte, rimasi lì in “shavasana” (posizione del cadavere) per lungo tempo, avendo ricaricato le mie pile energetiche mi avviai verso la soluzione che cercavo. Tutti gli altri se ne stavano andando a lavorare nei campi, a raccogliere il mais od altre incombenze (una caratteristica della permanenza nella fattoria di Pratale è che bisogna dare una mano ai lavori, sempre). Ovviamente io mi rifiutai di andare a”lavorare nei campi” e chiesi se potevo fare un altro servizio lì nella casa. Etain mi propose di scopare e risistemare la corte, dove c’è anche un bellissimo gelso, e poi lei stessa si allontanò e mi lasciò da solo a svolgere la bisogna….

Compii il mio dovere per benino, come mi è congeniale in certi casi, sistemai gli angoli oscuri e le nicchie trascurate da tempo, annaffiai i vasi di fiori che erano abbastanza rinsecchiti, svuotai il forno pieno di cenere, ricomposi la geometria delle tavole e delle sedie, ripulii l’impiantito dalle cacatine dei canetti e dei gatti e dalle carte sparse, insomma un bel lavoro…. Dovevo solo lasciare il mio marchio, come si usa nei riti sciamanici e stregoneschi, ma non me la sentii di lasciare un marchio troppo “appropriativo” dell’interno… per cui lo rilasciai appena fuori la corte (dopo vi spiego meglio). Infine avendo completato l’opera mi accoccolai su una sedia ed attesi.

Poco dopo giunse Etain, osservò i particolari attentamente, anche negli angoli, mi guardò e disse: “Hai fatto un buon lavoro, esattamente come l’avrei fatto io…”. Reso baldanzoso, ribattei “sì ed ho lasciato anche il mio marchio… visto che i tuoi canetti mi hanno lasciato il loro sotto le scarpe (riferendomi ad alcune cacatine calpestate), così ho pisciato in un angolo…” – Etain mi guardò furente “Dov’è che hai pisciato..!?” e quando con consolazione le dissi ” a fianco del muro esterno..” .. Si rabbonì ammettendo “..va bene, fuori si può pisciare..”.

Ecco vi ho narrato alcuni particolari interessanti, per farvi capire la lotta fra uno stregone ed una sciamana, che alla fine si sono voluti bene…. Avrebbero potuto persino sposarsi… se le cose fossero andate diversamente.

Questa lunga descrizione solo per annunciarvi che il 25 e 26 luglio 2009 andrò a trovare Etain, accompagnato da un piccolo gruppo di amici, se vi interessa conoscerla siete invitati anche voi….

Paolo D’Arpini

Per contatti ed informazioni sul viaggio: 333.5994451

Commenti disabilitati

Financial Times: “In Francia assunzione di hackers per spiare gli ecologisti” – Fantapolitica nucleare ai confini d’Italia

Incredibile… nevvero?

Accuse di spionaggio in queste ultime settimane per EDF, la compagnia  francese che dovrebbe esportare il nucleare in Italia e che, assumendo hackers ed ex agenti segreti, avrebbe organizzato servizi di sorveglianza su Greenpeace ed altri gruppi anti-nucleari non solo in Francia, ma in tutta Europa.

La notizia è stata riportata dal Financial Times. Il quotidiano britannico  afferma, avvalendosi di testimonianze francesi, che la multinazionale EDF  avrebbe pagato degli investigatori per infiltrarsi in gruppi opposti al  nucleare in tutto il Vecchio Continente. Pierre François, ex responsabile della sicurezza di EDF, avrebbe organizzato servizi di sorveglianza su Greenpeace a partire dal 2002. Secondo l’accusa, François avrebbe usato degli investigatori per violare il computer di Yannick Jadot, a suo tempo direttore delle campagne di Greenpeace in Francia. Mail, dati, files copiati e trasmessi. L’operazione sarebbe stata condotta da Thierry Lhoro, in precedenza agente segreto. EDF nega ovviamente di avere tentato di inserirsi nelle “reti private” di  Greenpeace o altri… , anzi, ha cercato di mostrarsi come una vittima della  situazione. Tentativo fallito poiché respinto dai giudici francesi.  Anche il signor François nega le accuse contro di lui, in particolare quelle che lo vedono coinvolto nell’assunzione di investigatori privati e nelle operazioni di pirateria informatica per un illegale accesso ai dati del computer di Jadot.

L’indagine in corso in Francia su tale questione sta cercando di fare luce su quanto ha dichiarato Thierry Lorho, ex agente dei servizi segreti la cui società, Kargus Consultants, fu assunta da EDF per “offrire appoggio operativo per sorveglianza strategica”. Lorho ha dichiarato ai giudici che gli fu chiesto da François di “introdursi” nel computer di Jadot, e che quella sarebbe stata una prima prova di un contratto a lungo termine che l’avrebbe portato a “pedinare” l’Organizzazione ambientalista nelle sue attività.

Secondo la sua testimonianza, il Sig. Lorho presentò a François un giovane  esperto di computer, Alain Quiros, il quale ha addirittura affermato di avere abbozzato su di un tovagliolo di carta il sistema col quale avrebbe fatto irruzione nei dati di Greenpeace. Il sistema si avvaleva di un cosiddetto “cavallo di Troia”, tramite il quale avrebbero potuto registrare ogni email ed ogni battito di tasto di Jadot.

Pierre François ed il responsabile della sicurezza di EDF Pascal Durieux  rinnegano tali affermazioni. François afferma che le accuse di Lorho sono solo un tentativo di vendetta per non essersi visto rinnovare il contratto di collaborazione con l’azienda elettrica.

Una vicenda che ha a dir poco del grottesco, ma che tratta temi coi quali ci sarebbe poco da scherzare. A chi credere?

Un aiuto per farsi un’opinione lo si può forse avere da Jean-Marc Sabathé,  direttore della sicurezza presso EDF (nonché direttore dei due accusati), che ha dichiarato in un’intervista rilasciata al quotidiano francese “Le Monde” che sia il Sig. Francois che il Sig. Durieux sono stati sospesi dopo che un’indagine interna alla società ha rivelato che i metodi usati per contattare la Kargus non avevano rispettato le regole della compagnia, e che i dirigenti EDF non sapevano nulla di tali contatti.

Ciò che incuriosisce maggiormente in questa vicenda, oltre allo “scarica  barile” tipico di queste situazioni e al modo in cui un’azienda pubblica possa utilizzare la rete e le tecnologie informatiche, è il coinvolgimento dello stato francese e dei suoi servizi di intelligence. La lobby nucleare in Francia è particolarmente potente, e vasto è l’appoggio politico e civile all’energia nucleare. Ma EDF, oltre alle mire espansionistiche in Italia, ha acquistato importanti fette di compagnie produttrici di energia in Gran Bretagna (ecco perchè l’interesse da parte del FT), paese in cui il movimento anti-nucleare è  molto più massiccio che in Francia.

Uno scontro telematico oltre che economico, civile e culturale?

Evidentemente si, perchè ci si attacca a tutto, quando si è in serie  difficoltà. L´idea che gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e  l’efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del  governo italiano e che occuperebbero almeno 200 mila persone, 10-15 volte l´occupazione indotta dal nucleare, inizia a preoccupare parecchio “poteri forti” quali EDF.

Questi colossi in perdita – che non riuscirebbero a sopravvivere senza  l’appoggio di presidenti come Sarkozy o Berlusconi – con cantieri sempre (e fortunatamente) in numero ridotto e in ritardo rispetto alle previsioni (ne è un ottimo esempio il reattore in fase di costruzione in Finlandia), si devono ormai attaccare oltre che ai finanziamenti pubblici, anche allo spionaggio on-line e all’arruolamento di giovani hackers.

Andrea Bertaglio  – noscorietrisaia@libero.it   – ecologia@peacelink.it  

Commenti disabilitati