Archivio di luglio 2009

Big Bang – Storia, psicostoria ed inconscio collettivo – Coscienza ed energia nello spazio e nel tempo

Secondo tutte le religioni e filosofie, ed anche secondo la moderna scienza, è il movimento, l’azione o mutazione, che crea il mondo. L’energia sprigionata attraverso il cambiamento sopraggiunto nel “quid” originario statico si è propagata in uno svolgimento, apparentemente infinito, che utilizza i canali conduttori dello spazio e del tempo.

Secondo questa teoria della creazione graduale dell’universo si immagina un “inizio” chiamato Big Bang (il grande botto) in cui la concentrazione energetica statica giunge ad una fase critica di incontenibilità e ne consegue un collasso che è poi l’inizio dello spazio tempo e coincide con la proiezione manifestativa in cui l’energia assume forma gradualmente. La gradualità e continuità della creazione viene misurata attraverso un “aspetto” che sempre accompagna, potremmo anche dire registra, il processo creativo. Questo aspetto è immanente e trascendente ed è la coscienza, la quale è parte integrante, una sorta di sapore o qualità intrinseca, dello svolgimento energetico in corso.

Coscienza ed energia sono insomma la stessa cosa, come il tempo e lo spazio che appaiono e coesistono complementariamente. Senza la durata nel tempo e l’espansione nello spazio nulla potrebbe manifestarsi e senza la coscienza e l’energia nessuna manifestazione avrebbe significato od esistenza. Per questa ragione è impossibile scindere la manifestazione dalla consapevolezza che la sancisce.

Ogni elemento, essendo la trasformazione nell’infinita possibilità dei movimenti energetici nello spazio tempo, conserva una specifica memoria (od intelligenza) che è necessaria alla coesione della sua sostanza, o stato di mutazione energetica (se vogliamo usare una terminologia metafisica). Questo procedimento di psicosomatizzazione dell’esistente viene impresso contemporaneamente in una sorta di “negativo” che corrisponde alla formula rispetto al procedimento sperimentale.

Ma non è solo descrizione è anche substrato, è forza costituente che permette al tutto manifesto di mantenere una forma ed un nome, insomma gli fa continuare una specifica identità energetica.

Da qui anche il concetto di “psicostoria”, che non è altro che la memoria progettuale costituente i fenomeni, la quale resta impressa nei risultati stessi della fenomenologia attiva: i processi vitali. Perciò la storia non è quella scritta sui libri, quella dei libri è solo una documentazione ingannevole, parziale e soggettiva che descrive gli aspetti vissuti da alcuni testimoni, od ascoltatori dei testimoni. La storia come noi la conosciamo è una traballante pseudo-verità raccontata e corroborata (a fini speculativi) dai suoi redattori. Quella che chiamiamo storia è al meglio la descrizione di un immaginifico realistico condiviso (più o meno) da molti (comunque un numero limitato di persone).

Ma la verità non può essere parziale, come non può essere sminuzzata l’integrità della nostra esistenza corporea. Nel senso che non possiamo dire “questo organo o questa appendice non mi appartiene od è inutile, i capelli le unghie ed i peli non sono importanti perché crescono e vengono eliminati senza eccessivo danno…” o simili facezie. Infatti anche se usiamo quasi sempre la destra per il nostro agire abbiamo bisogno anche della sinistra, se diventiamo calvi lo consideriamo un difetto, se le unghie si spezzano anche le dita ne soffrono, etc. Insomma la verità storica dovrebbe corrispondere ad un’interezza e questa interezza viene data solo da quella memoria sottile che resta impressa nelle forme in continua mutazione fenomenica.

Questo “ricordo” a livello vitale viene definito DNA ed a livello psichico io lo chiamo “psicostoria”, ovvero la capacità di lettura attraverso la memorizzazione automatica, la registrazione contabile, presente nell’insieme dei processi vitali coinvolti negli eventi. E siccome non esiste separazione alcuna in qualsivoglia processo vitale, che si manifesti con il nostro diretto coinvolgimento oppure con uno indiretto, e qui faccio ancora l’esempio del corpo umano in cui se vengono ad esempio persi i denti questo fatto coinvolge anche tutti gli altri organi ed appendici, dalla testa ai piedi. Senza denti si deteriora l’alimentazione, l’individuo perde la capacità aggressivo-difensiva, etc. etc. insomma ogni elemento vitale viene influenzato. Ciò logicamente succede anche per gli eventi sulla faccia del pianeta: una bomba atomica in Siberia influisce sulle condizioni ambientali dell’Antartide….

Infine se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario intromettersi nel magazzino della funzione mnemonica vitale, che è presente comunque in chiave olistica ed olografica in ognuno di noi.

In India questo magazzino si chiama Akasha, Jung lo chiamò Inconscio collettivo, gli esoteristi lo chiamano Aura della Terra.

Come fare ad attingere a questo archivio misterioso e sempre presente?

La risposta sta nella domanda stessa… Come fa l’acqua a conoscere l’acqua? Come fa il fuoco a conoscere il fuoco? Come fai a conoscere te stesso?

Essendolo…! Unicamente essendolo… Non come un osservatore che guarda bensì come sostanza costituente dell’andamento energetico in corso. Spogliandosi quindi della separazione che ci impedisce di percepire l’insieme di cui siamo parte integrante. Infatti coloro che sono dotati di preveggenza o medianità possono percepire questa “memoria” totale del grande magma dell’esistenza solo sciogliendosi in quella “memoria”. Ovvero rinunziando alla piccola memoria separativa dell’ego che porta ad identificarci con la singola molecola del processo vitale ed a descrivere l’esistente nello stretto ambito del percettibile, limitato alla presenza circoscritta. Il che è spesso quel che avviene nella storia ufficiale o nella filosofia o religione o scienza empirica.

Veramente il discorso era un altro, avrei voluto parlare di energia solare e della sua captazione utile ai nostri processi vitali… e sociali ma ora capisco che è troppo tardi, almeno per questa volta!

Paolo D’Arpini

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Ferragosto 2009: “Femmineo sacro e parità fra i sessi” – Al Circolo vegetariano di Calcata l’attesa del Grande Cocomero in chiave matriarcale – 14, 15 e 16 agosto

Da tempo immemorabile il femminile è stato preso come esempio della capacità creativa di Dio. Anche nel cristianesimo abbiamo l’esempio della Madonna che rappresenta l’energia naturale attraverso la quale l’infusione dello Spirito Santo consente al “figlio di Dio” di assumere una forma fisica in questo mondo.

Molto spesso le antiche immagini della Madonna rappresentano vari aspetti protettivi che son propri della madre. La discussione in corso in varie branche del cristianesimo ma anche nel cattolicesimo stesso ed in altri credo religiosi porta a rivalutare ulteriormente la posizione femminile. Sono sicuro che il “sacerdozio” femminile molto presto diverrà una realtà in ogni religione… è inevitabile che ciò avvenga poiché la presenza divina non può essere considerata minore nel corpo femminile, altrimenti ciò implicherebbe una “imperfezione” della divinità stessa…

Purtroppo il maschilismo religioso nel cattolicesimo è ancora una realtà. Sappiamo tutti che la posizione della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa, impartire i sacramenti, svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi. Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori marginali, con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta. Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano –in tempi rapidi.

Approfittando dei festeggiamenti per l’assunzione in cielo della Santa Madre Maria, che corrisponde al Ferragosto, apriamo una discussione sull’argomento del “Femmineo sacro e sulla parità dei sessi”.

La manifestazione prevede un ritiro meditativo di tre al Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata per affrontare il delicato tema delle pari opportunità anche in campo religioso e spirituale. Questo sarà il modo di quest’anno per affrontare la tradizionale “Attesa del Grande Cocomero” che si tiene nell’orto dei cocomeri, del Tempio della Spiritualità della Natura, ove non sono mai stati seminati né raccolti cocomeri.

Paolo D’Arpini

Programma:

Venerdì 14 agosto 2009, alle h. 11.00, appuntamento al Circolo Vegetariano in Via del Fontanile snc. Calcata (Viterbo).

Si potranno trascorrere i tre giorni restando ospiti del Circolo. Portare sacco a pelo e cibo vegetariano bastante e buona volontà per la permanenza. La manifestazione prevede vari momenti di convivialità nella natura, meditazione sugli archetipi femminili, bagni propiziatori al fiume Treja, passeggiate nella valle e nei luoghi sacri alla dea.

Prenotazione necessaria: Tel. 0761-587200

circolo.vegetariano@libero.it  

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“Tarzan, Cita, Burroughs, teosofia, Perugia, Aurora Bussi” – L’essenziale in una lettera dall’Umbria

Grazie dall’Umbria.

Caro Paolo e cari vegetariani circolari di Calcata, non so se la mia allergia bio-psico-genetica alla tecnologia informatica riuscirà a farmi perdonare per l’indescrivibile ritardo con cui Vi ringrazio per tutte le affettuose e numerose informazioni su ciò che -inselvatichiti come siete Prima-Dopo e Poi- proponete di vivere insieme.

Io invece, essendo ergastolana di tutte le mie invalidità che sono purtroppo molto peggiorate, posso solo restare a casa a preparare i lavori per teosofia come per esempio “il significato simbolico dei numeri e la riceca scientifica delle conoscenze innate di ogni creatura”, e gustare lentamente le Vostre notizie.

Però solo grazie al personaggio più selvatico della cultura mondiale che è riuscito senza volerlo a realizzare la più pacifica, sincera e solida globalizzazione “tutti lo conoscono, ma non tutti i terrestri sanno chi è Gesù, Allah, Confucio, Budda? Macché, avrete già compreso che sto parlando di Tarzan e riposandomi appunto con lui riesco a preparare lavori abbastanza noiosi e complicati che mi spingono a passeggiare con le liane leggendo i testi originali di E.R.BURROUGHS in cui si possono scoprire le capacità letterarie dell’autore nel descrivere la cosciente nascita e crescita psicologica dell’Uomo/Scimmia che è cresciuto vivendo nella natura più totale e di come questa maestra universale lo ha condotto a riconoscere dentro di sé l’universo di valori come: sacro, aiuto, pietà, collaborazione, rispetto, ecc. ecc. quella dimensione che con la vita sociale umana, gli sarebbe stata cancellata, come Lord Greystoke imparerà presto a rimpiangere quando verrà condotto per periodi secondo lui eterni, a recitare il Lord dei pari inglese e nobiluomo europeo.

Cari saluti dall’aspirante Cita, Aurora Bussi.

………….

Risposta.

Carissima Cita Aurora, la tua lettera mi giunge estremamente gradita. Sabato pomeriggio saremo a Pratale a casa di Etain e Martin e restiamo lì sino alla domenca, non ce la fai a venire anche tu?

Mi chiedevo se fosse possibile organizzare un incontro da te, a Perugia, per parlare di teosofia, bioregionalismo e vegetarismo. Prova a chiedere ai tuoi amici teosofi se sono d’accordo. La cosa si potrebbe fare verso la fine di ottobre. Magari organizzando anche una mostra d’arte sul tema predetto, il periodo buono sarebbe dal 17 al 25 ottobre, cominciando con un tavola rotonda ed inaugurazione della mostra il 17 stesso. Avete uno spazio idoneo lì a Perugia?

Fammi sapere, ciao e spero a presto, Paolo

……

Nota aggiunta su un altro Burroughs (William)

“Secondo Burroughs l’evento spatiacque della storia non fu la nascita di Cristo ma la bomba atomica. La bomba svuotò l’importanza degli eventi che la precedettero (…). Burroughs avvertì che l’America aveva stretto un patto faustiano vendendo la propria anima per il potere e perdendo la sua innocenza” – Ted Morgan

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Spiritualità laica: “anima, spirito, libero arbitrio e destino… vexata quaestio..”

Appena me ne uscii, in una lettera sul tema del destino e del come esso si manifesta, affermando che “l’anima nel momento dell’assunzione del corpo sceglie il proprio destino” immediatamente un’amica sempre attenta a queste cose mi scrisse: “…Vedo che per la prima volta parli di scelta, quindi l’anima (almeno lei beata) può scegliere il destino del corpo per soddisfare le esigenze della sua posizione evolutiva..”.Per un po’ ho dovuto tacere sull’argomento, anche per evitare di dover controbattere su un tema che è assolutamente dubbio… se affrontato con motivazioni religiose od empiriche. Ma che può essere analizzato in termini di spiritualità laica, soprattutto facendo riferimento all’esperienza personale.

Il testo che segue è perciò limitato alla mia esperienza diretta e non viene discusso sulla base di ciò che è stato scritto su libri più o meno sacri (che in fondo sono solo un “sentito dire”).

Oggi sento il bisogno di fare ulteriore chiarezza, per quanto possibile, sul discorso della scelta del destino, della vita e morte del corpo, del significato dell’anima individuale e della libertà assoluta dello Spirito. Alla base di tutto pongo la mia esperienza, impiantata nella memoria, del momento in cui la coscienza stava illuminando la formazione di un corpo nel grembo di mia madre, essendo questa coscienza individuale denominata “anima”, in cui percepii chiaramente il decorso karmico che quella forma psicofisica (quel me stesso) era destinata a compiere. Vidi le sue propensioni, le sue radici geniche, le tendenze innate, le vicende destinate, le difficoltà, la gloria, il sacrificio, insomma tutto quel che doveva essere compiuto attraverso quello specifico individuo umano. Ebbene nel percepire tutto ciò chiaramente sentivo una certa riluttanza ad affrontare le prove, meglio dire a testimoniarle, o renderle possibili attraverso la presenza cosciente che io sono. Eppure, il delinearsi del destino incipiente nello specchio della mente, che lo registrava e quindi lo immagazzinava come una pellicola che poi sarebbe stata proiettata nel corso della vita, comportava una parvenza di libero arbitrio nell’accettare il fato o nel rifiutarlo. Certo questa sensazione di accettazione o rifiuto era totalmente soggettiva e non poteva in alcun modo modificare il corso degli eventi preordinati, ma avrebbe potuto lasciare una traccia sotto forma di insoddisfazione e rifiuto, con le conseguenze che potete immaginare nel dispiegamento della vita che stava per manifestarsi.

Il senso di ribellione che avrebbe comportato tale rifiuto avrebbe perniciosamente ritardato il compimento dello scopo prefisso dell’anima stessa…. Ma, un momento, occorre chiarire un concetto. Cos’è l’anima?

In sanscrito essa viene chiamata “Jivatman” che significa anima individuale, mentre l’Assoluto viene chiamato “Paramatman”. Avrete notato che il suffisso “Atman” permane in entrambi i termini, mentre cambia solo il prefisso. Da ciò si intuisce l’identità fra le due espressioni. L’anima individuale quindi è la “coscienza personale” che illumina la particolare forma non essendo però diversa nella sua natura dalla Coscienza Universale, che viene definita anche Ishwara o Dio. Allo stesso tempo questa suddivisione in Dio, Anima e Mondo è solo funzionale alla manifestazione, che si svolge nell’ambito dello spazio-tempo, in realtà esiste solo una pura ed assoluta consapevolezza non duale e priva di ogni empiricità, essendo Unica e quindi non osservabile né conoscibile. Questa consapevolezza è lo Spirito.

Allorché questa pura Consapevolezza si riflette in se stessa, come moto spontaneo della sua natura, sorge l’ “Io”. Da questa prima illuminazione nasce poi la sembianza “Io sono” (Dio è definito nella Bibbia “I Am That I am”) e dall’”io sono” deriva l’identificazione “Io sono questo” (ovvero lo specifico nome e forma). Da questo processo ne consegue un’osservazione e riflessione a tutto campo delle variegate espressioni vitali (viene posta in atto la creazione e la molteplicità degli esseri). Avrete però intuito che l’identità indivisa dell’Essere unico, lo Spirito, non perde le sue caratteristiche pur rivestendosi di un’ipotetica illusione separativa, utile ai fini della manifestazione. Insomma il puro ed assoluto “Io” non duale è sempre presente, in forma immanente e trascendente, in ogni cosa ed in ogni aspetto della coscienza manifesta. Nella materia bruta è latente (”in fieri”) e nella coscienza universale ed individuale è l’aspetto illuminante della consapevolezza.

Il compimento del destino globale, inscindibile nell’insieme, è presente nella summa di tutti i fotogrammi possibili (ed impossibili) delle infinite forme e nomi (che nascono e muoiono in continuazione) e che sono le varianti del decuplo aspetto dell’illusione (la Creazione stessa). Essendo questi dieci aspetti: coscienza ed energia; le tre qualità: armonia, moto, inerzia; i cinque elementi sottili e materiali (Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra). Ma di questo ne abbiamo già parlato abbondantemente in altri articoli.

Occorre però capire che tutto questa descrizione in corso appartiene comunque al modo manifestativo, per cui rientra in una conoscenza relativa e dualistica. Non può essere perciò considerata “Conoscenza” spirituale, che è aldilà di ogni descrizione possibile essendo pura esperienza diretta del Sé, ma serve ad accontentare l’anima, o mente speculativa, che sente il bisogno di ragionamenti sottili per poter alfine decidere di sottomettersi al Potere Superiore del Sé. Non che la sua sottomissione sia necesaria alla realtà già in atto, nel senso che diviene operativa attraverso una specifica “scelta”…. meglio infatti sarebbe dire che tale sottomissione corrisponde al riconoscimento della propria identità originaria ed alla rinunzia dell’illusione separativa.

Nel percorso apparente che l’anima compie verso il ritorno a casa (dalla quale non si è mai allontanata se non nella considerazione speculare dualistica) essa attraversa il mondo infernale dell’identità con le forze egoiche e materiali più dense, il mondo umano delle emozioni e dei sentimenti ed il mondo paradisiaco del compimento del bene e dell’amore. Queste chiaramente sono tappe intermedie, trappole della coscienza duale per mantenere l’anima avvinghiata all’illusione separativa, parte del gioco che “imprigiona” ciò che mai può essere imprigionato. Per cui l’anima sembra dover scegliere attraverso le esperienze di vita e di coscienza che l’attendono come portare a compimento questo percorso.

Ed a questo punto debbo riferire anche dell’esperienza diretta del Sé, che ognuno di noi può avere nel momento opportuno, in cui si ha la piena consapevolezza della propria natura originaria, dell’identità nello Spirito eternamente libero, e tale esperienza è uno degli aspetti che aiutano infine l’anima a rinunciare alla sua illusoria identità separata. Corrisponde al momento in cui la maturazione dell’anima è vicina al superamento dei vincoli infernali, mondani e religiosi e si manifesta sotto forma di “Grazia” del maestro interiore, dello Spirito che è la sola ed unica verità.

Ed a questo punto ogni discorso tace.

Paolo D’Arpini

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Viterbo, Santa Maria della Pace, i facchini di Santa Rosa e le pitture “scivolose” che se ne vanno pian piano..

Sono andato a curiosare nella Chiesa di Santa Maria della Pace, a Viterbo, per assistere alla prova alla quale si sottopongono gli aspiranti facchini della Macchina di santa Rosa, per aggiudicarsi un posto durante il trasporto.

La ressa era tanta, i presenti erano tutti eccitati per vedere se pinco pallino ce l’avrebbe fatta a sollevare la cassetta pesante 150 chili e portarla lungo il percorso segnato in terra sul pavimento dell’antica chiesa.

Ad ogni successo, il futuro facchino veniva immerso di applausi… e fin qui nulla da dire, ma… nessuno, dico nessuno si è accorto dello stato pietoso in cui versano gli affreschi della chiesa.

Una chiesa affrescata in ogni dove, in ogni parete, non c’è un pezzetto di muro che non ha visto il pennello del pittore! Me la sono goduta per un po’ nella sua maestosità, nella sua estrema bellezza, preso dal soffitto con belle figure dai colori ad effetto.

Era il 1667 quando la Chiesa di santa Maria della Pace dette i primi vagiti. I primi passi glieli fece fare addirittura un cardinale, Francesco Maria Brancaccio, il quale si piegò e con la cazzuola murò la prima pietra. Dopo anni di splendore iniziarono le ruberie autorizzate meschinamente, alla fine dell’800, dallo Stato italiano, con l’asportazione degli altari, dei quadri, e di tutto ciò che poteva essere utilizzato.

Non hanno portato via quello che era impossibile depredare, come gli affreschi.

Tanto che nella volta della chiesa è ancora pitturata l’Immacolata concezione tra angeli e nuvole del secolo XVII. Ma se lo Stato non è riuscito a portare via gli intonaci pitturati, ciò lo sta facendo inesorabilmente il tempo grazie all’incuria di noi tutti, degli amministratori comunali, provinciali, regionali, nazionali, europei, di te che mi leggi, di me che scrivo.

Sì proprio di tutti, perché non si possono accettare le parole di competenza dinanzi ad opere d’arte che si sbricio-lano col tempo, con la perdita quotidiana della bellezza. La competenza è di tutti, il menefreghismo è di tutti, ma so che parlo al vento, che le pitture continueranno a cadere in polvere sul pavimento calpestato da chi pensa ad altro, da chi non vede quello che c’è da vedere, da quelli che non amano Viterbo, simbolo di quella Viterbesità che va a farsi fottere e che rimane sempre sulla bocca di chi fa finta di capire, fa finta di amare, fa finta di essere cittadino rispettoso della terra in cui è nato, ma che sotto sotto pensa solo ai c. propri. Peccato!  Avevo creduto di stimolare i sensi di chi potrebbe fare qualcosa per santa Maria della Pace, ma purtroppo non ci credo più!

Mauro Galeotti – www.viterbotv.it

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Notizie Turistiche per l’estate a Viterbo:

Sabato 8 e Domenica 9  agosto 2009 ed ogni secondo SABATO e DOMENICA DEL MESE, MERCATINO DI ANTIQUARIATO, ARTIGIANATO E PRODOTTI TIPICI  IN PIAZZA DEI CADUTI (SACRARIO) – VITERBO

TUTTI I GIOVEDI’ DI AGOSTO MERCATINO ANTIQUARIATO ARTIGIANATO E PRODOTTI TIPICI IN PIAZZA DEI CADUTI (SACRARIO) – VITERBO DALLE ORE 17 ALLE ORE 24

per informazioni telefonate al 3393337869

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