Archivio di luglio 2009

“Alla scoperta della Sabina nascosta” – Consigli per un turismo lento ed a basso costo – Gita da Calcata a Poggio Mirteto il 20 settembre 2009

“Da Roma a Rieti, tutto a piedi?…” Magari… o con un viaggio condiviso in auto, partenza da Calcata il mattino del 20 settembre 2009, vedi istruzioni in fondo pagina. (P.D’A.)

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Si chiama “Discovering Sabina” è non è il titolo di un film ma la proposta avanzata da una serie di comuni in vista di un finanziamento europeo destinato al turismo a basso impatto sui loro territori, un´area di notevole bellezza paesaggistica, naturalistica e storica a poche decine di chilometri da Roma. Pensano all´albergo diffuso, ai sentieri a piedi e in bici, alle visite archeologiche, alla navigazione del Tevere, alla riscoperta dei prodotti locali, al ruolo multifunzionale del´agricoltura e del turismo rurale.

Sembra tutto bello e slow.

Dov´è il difetto? E´ in quella parola inglese: discovering, ovvero: scoprire. L´uso dell´inglese sottintende infatti un target di utenti “lontani”, esteri. In effetti l´idea guida è: tanti turisti da tutto il mondo arrivano a Roma, facciamoli arrivare anche qui. E così ci si accoda a una forma di turismo, quello internazionale ovviamente aviotrasportato, che proprio a causa dell´aereo ha un grande impatto sull´ambiente e che slow e a basso impatto non è, non foss´altro per il viaggio di adnata e ritorno.

E´ legittima allora la domanda che pubblicamente fa il “Comitato contro l´aeroporto di Viterbo e che si impegna per la riduzione del trasporto aereo” e che vale per tanti luoghi d´Italia: perché andare a cercare turisti con i low cost all´altro capo del mondo quando c´è un bacino di turisti italiani (in questo caso romani) da coinvolgere? Turisti che magari se ne vanno a vedere colline, laghi, mari, bellezze archeologiche all´altro capo del mondo o che non appena hanno due giorni partono per Barcellona.

E chi non ha ancora preso il volo per Bali (provocando con il viaggio andata e ritorno l´emissione di almeno 3 tonnellate di gas serra… e ripetiamo che in un mondo equo e sostenibile ogni abitante del pianeta non dovrebbe emettere più di una tonnellata all´anno per il totale dei suoi consumi!), magari parte per un falsamente assolutorio viaggio di “turismo responsabile” nel Sud del mondo, via aerea.

Un viaggio che localmente potrà anche essere comunitario e poco impattante, ma l´effetto serra dell´andata e ritorno dove lo mettiamo? Non è il suo danno ecosociale superiore ai vantaggi visto che gli effetti del riscaldamento climatico ricadono sui più poveri? Non è meglio che si sviluppi anche nel Sud del mondo un turismo sostenibile senza aerei fatto da autoctoni? L´India ha una classe media di 150 milioni di persone che potrebbero risollevare le sorti di un gran numero di comunità locali impoverite senza bisogno delle nostre visite.

Allora che fare? Scoprire migliaia di luoghi d´incanto raggiungibili in treno o pulman o traghetto: un sito apposito suggerisce agli inglesi come arrivare in diversi luoghi senza aereo né auto, “anche se pensavate che non fosse possibile”. E poi fermarsi di più in un luogo, invece di saltellare qui e là. E poi, sul posto, quel che appunto anche Discovering Sabina propone.

Infine, non dimentichiamo i “viaggi di carta”, per viaggiare senza partire: letture, film, musiche…

Marinella Correggia

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P.S. In sintonia con il consiglio soprastante stiamo organizzando una gita a Poggio Mirteto (Rieti), la cittadina in cui Marinella Correggia risiede da anni, sarà una giornata ecologica con un incontro per parlare di ecologia e bioregionalismo. Gianfranco Paris, direttore di Mondo Sabino, farà una proposta per la riaggregazione territoriale della Tuscia e della Sabina.

Programma:

Domenica 20 settembre 2009

h. 10.30 – A Poggio Mirteto (Rieti) – Appuntamento davanti al Comune

– Passeggiata nei luoghi da cui il Soratte, la montagna sacra, è visibile in lontananza e racconti sulla sacralità del territorio e sull’antica unione fra genti sabine, falische ed etrusche. Picnic in loco.

h.16.00 – Nella Chiesa San Paolo meditazione sul Monte Soratte. Giro di condivisione di esperienze sul Soratte e sul territorio Tusco-Falisco-Sabino ed incontro conviviale, in cui esprimere varie forme di spiritualità naturale: la poesia, la musica arcaica, le storie.

L’incontro si svolge all’interno della manifestazione “In Vista del Soratte” Programma completo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/22/in-vista-del-soratte-riedizione-in-chiave-moderna-dei-riti-fescennini-dal-18-al-27-settembre-2009-agro-falisco-agro-romano-tuscia-e-sabina/

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P.S. Considerando che sono chiamato a moderare l’incontro propongo di organizzare il viaggio in un’auto cumulativa. Chi a nord di Calcata volesse accompagnarmi chiami allo 0761-587200, oppure mi scriva qui:

Paolo D’Arpini – circolo.vegetariano@libero.it  

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Viterbo, Alessandro Mazzoli ha presentato il programma: “Dal 7 agosto al 9 ottobre 2009 impera il Festival Barocco in Tuscia” – Finalmente musica buona, per le orecchie ed il cuore

Il 29 luglio u.s. è stato presentato a Viterbo, nella sede della Provincia, dallo stesso presidente Alessandro Mazzoli, il cartellone della stagione estiva 2009 del “Festival Barocco in Tuscia”. Questo è il secondo anno che l’amministrazione provinciale di Viterbo gestisce la programmazione di questo importante evento culturale.Già l’anno passato encomiai  le scelte degli autori ed alcune esibizioni particolarmente significative ( http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/08/22/barocco-in-tuscia-fino-al-17-ottobre-2008/ ) e vedo che anche quest’anno son previsti appuntamenti gustosi e appetitosi, per gli amanti della buona musica. Insomma il menù è vario e invitante…Dal 7 agosto al 9 ottobre sono attesi concerti a Caprarola, Montefiascone, Tarquinia, Castel Sant’Elia, Canepina e Viterbo. La scelta dei luoghi e delle rappresentazioni musicali è stata combinata fra l’assessore al Turismo Angelo Cappelli e il direttore artistico della kermesse Riccardo Marini e sicuramente vi ha partecipato anche l’assessore alla cultura del Comune di Viterbo, Fabrizio Purchiaroni, e gli amministratori dei Comuni interessati dal Festival.

“Sono due anni che la Provincia gestisce il Festival Barocco – ha detto Mazzoli – e ammetto che lo spessore e la qualità degli eventi è ogni anno più grande. L’edizione 2009 è ricca di appuntamenti che faranno di questo Festival il fiore all’occhiello delle kermesse organizzate dal Palazzo Gentili. Perché il connubio tra concerti di rilievo internazionale e i meravigliosi scorci in cui si ascolta questa musica è davvero d’eccezione. Un connubio vincente anche per l’offerta cultura e turistica che la Provincia dà ai tanti turisti e amanti della musica per questi mesi estivi”.

Il Festival è una manifestazione itinerante e la scelta dei luoghi sicuramente azzeccata, anche se debbo lamentare -ancora una volta- il mancato inserimento di Calcata nel cartellone…

In Calcata, tra l’altro, la Provincia dispone di un ampio locale storico, il Granarone, ed un concerto barocco in quella sede sarebbe stato assolutamente in sintonia (anche per le caratteristiche ambientali ed architettoniche del paese). Avrei visto un tale evento come un segnale di “ripresa” per il borgo più famoso della Tuscia, il cui metro culturale negli ultimi tempi è andato un po’ deteriorandosi anche per la trascuratezza istituzionale e la mancanza di fondi pubblici. Infatti la Provincia da alcuni anni devolve finanziamenti ad una sola associazione che si occupa di “arte” nei boschi, tralasciando invece le più radicate e storiche realtà culturali, fra cui il nostro Circolo Vegetariano VV.TT. che esiste da 26 anni, e che ha organizzato manifestazioni di richiamo internazionale.

Ma non è questa la sede per recriminazioni, voglio infatti congratularmi con l’assessorato al Turismo della Provincia per le sue scelte, invitando comunque l’assessore Angelo Cappelli a tenere in considerazione il piccolo gioiello di “Cargata” (com’è menzionato in un affresco a Palazzo dei Priori) per la prossima stagione concertistica del 2010 (almeno un po’ prima del 2012 giacché non si sa mai se veramente accadesse la fine del mondo pronosticata dai Maya…).

Il cartellone dei concerti previsti per il 2009 è stato così introdotto dal direttore artistico Marini. “Il programma ha diverse chiavi di lettura – dice Marini – una è sicuramente legata Haendel , di cui ricorre il 250esimo anniversario della morte, e in particolare al suo periodo italiano. Il Festiva si apre il 7 agosto proprio con La Resurrezione affidata alla Mozart sinfonietta. Il 13 agosto invece sarà la volta del grande soprano Emma Kirky che proporrà Le cantante di Vignanello, composte da Haendel proprio a palazzo Ruspoli 300 anni fa. Un’altra chiave di lettura è scuramente Bach, affidato a interpreti d’eccezione come Natalia Gutman. Come ogni anno ci sarà un inedito: questa sarà la volta di La finta amante di Paisiello rimessa in partitura da Domenico Carboni. Un’opera che non veniva eseguita dalla fine del 1700. Una novità sono anche i concerti-aperitivi, una tradizione dei primi del ‘900 che abbiamo voluto riprendere per dare spazio ai giovani esecutori”.

Concludo questa breve presentazione complimentandomi per l’ottima scelta artistica e per l’impegno culturale profuso nella realizzazione di questo importante appuntamento. Il Festival Barocco in Tuscia è anche un segnale per stoppare il dilagare di pseudo manifestazioni musicali dominate dal rumore e dalla confusione. Vera musica non è rock and roll….

Paolo D’Arpini

( Per informazioni sul Festival: www.provincia.vt.it/barocco )

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Malattie inventate dall’uomo, virus a tre teste, pandemie degenerative, febbri e vaccini… tutto a gratis (o quasi) dalla nuova scienza mortuaria – Valdo Vaccaro dixit: “Unica cura… il vegetarismo!”

Flash veloci da alcuni documenti del Dr. Valdo Vaccaro

Pandemie suine?

Gli esperti del CDC di Atlanta (Center Disease Control), il Centro Prevenzione Malattie più famoso al mondo, sembrano allarmati, ma in realtà non vedevano l’ora che ciò accadesse.

Questo genoma è una mescolata contenente segmenti genetici provenienti da altri quattro virus: quello dell’influenza suina e dell’aviaria del Nord America, quello dell’influenza umana e quello dell’influenza suina eurasiatica.

Il CDC, nei cui uffici, nota bene, venne pianificato, disegnato e lanciato l’AIDS (che in origine si chiamava GRID, ovvero Gay Related Immunodeficiency Disease), come riportato dal professor Peter Duesberg nel suo best-seller Aids, il virus inventato, rientra sempre nel ristretto gruppo di amici del Codex Alimentarius.

La carne fa bene ai produttori (che se ne strafregano dei maiali come degli uomini), fa bene alla sanità (che grazie al consumo di carne si ingrossa, e se ne strafrega dei sani e dei malati), fa bene al sistema farmaceutico che tifa intensamente a favore di un pianeta al 100% sulla sedia a rotelle, col motorino sulle ruote ben si intende, per accedere in modo rapido alle superfarmacie di domani.

Per la Congiura del Male questa Peste Suina è un ottimo campo di allenamento per affilare le armi.

Anche il CDC fa parte della Congiura del Male contro l’Umanità.

Tra le puttanate dell’AIDS, del Papillovirus e della Peste Suina, abbiamo ai nostri piedi il mondo intero.

Macelli a pieno regime e magari con qualche incremento, data l’intensità della campagna pubblicitaria a favore della carne di suino e della carne in genere.

Mondo spaventato mondo vaccinato.

Tra le puttanate trascorse e presenti dell’AIDS, quelle del Papilloma Virus e quelle della Peste Suina, abbiamo finalmente il mondo intero ai nostri piedi, gongolano gli emissari del Cartello Farmaceutico Mondiale, inglobati nel solito Codex Alimentarius che si appresta a prendere in mano le redini del mondo intero.

Nulla al mondo è causato dai virus, al di fuori di una loro eccessiva accumulazione

La realtà invece è che non solo l’Hiv è una bufala, come è lo stesso Aids, ma che nulla al mondo è causato dai virus, al di fuori di un loro eventuale accumulo eccessivo.

Non abbiamo nel corpo spazi inutilizzati o zone riservate da regalare ai detriti cellulari.

Se si blocca il regolare ritmo metabolico della nutrizione (anabolismo o rinnovo costruttivo cellulare) e della pulizia (catabolismo o disgregazione-espulsione cellule morte), la ovvia conseguenza è l’intasamento, l’indebolimento e lo stato di malattia del corpo intero.

Se il virus è innocente, quale è allora la vera causa di malattia?

Dove sta dunque la malattia? Nel virus? No.

Dove allora? Nell’accumulo irregolare e patologico del virus.

Di chi è la colpa di questo accumulo?

Della droga che abbassa il numero dei linfo-leucociti, delle ore di sonno perse, dell’alcol e del fumo che demoliscono irrimediabilmente, della carne e del pesce che causano continue leucocitosi nel corpo fruttariano dell’uomo, del latticino che intasa, acidifica e letargizza, del cibo cotto che non nutre ma deruba il corpo di preziosi nutrienti, dei farmaci che scassano il sistema immunitario, e così via.

Esiste al mondo un’industria che non va mai in crisi e si chiama industria della paura e del terrore.

Uomo spaventato, uomo domato, uovo vaccinato, uomo medicalizzato.

Lo sa molto bene il cartello farmaceutico mondiale, nelle salde mani del gruppo Rockefeller.

Quando un minuscolo organismo, sia esso battero o virus, è presente nel corpo umano a livelli eccessivi e patologici, e quando esso si decompone nel corpo stesso (battero) o si accumula in eccesso (virus), solo il completo esaurimento del materiale organico nel corpo o il completo ripristino della pulizia e dell’equilibrio, faranno terminare il processo autoguaritivo.

L’intervento medico-farmacologico può solo bloccare ed interrompere scioccamente il processo di recupero, mediante un abbassamento della vitalità e della reattività del paziente ed una scomparsa provvisoria ed illusoria dei sintomi, che lascia inalterato al suo posto il vero problema della sporcizia ineliminata.

Difficoltà persino nella definizione dei virus.

Virus come trasportatore e facchino del DNA secondo Stefan Lanka.

Virus dunque strumento di terrore.

In latino virus significa veleno.

Coi virus è diverso. Siamo tuttora nel mondo dell’imponderabile.

La virologia è nata sull’onda della forzatura ideologica che ha portato i virus sul banco degli imputati.

Alla morte della cellula (e ne abbiamo ben 300 miliardi che muoiono regolarmente ogni santo giorno, ovvero 9 miliardi di cellule/ora) la cellula stessa si autodistrugge coi suoi enzimi interni (i lisozomi), che la disintegrano in infiniti pezzi di detriti cellulari, definibili come virus endogeni interni.

Mangiar male, dormir male, muoversi poco: questi sono i virus

Tali particelle, tali virus, non possono ammalare nessuno, non possono causare malattia a nessuno.

Chiaro, a questo punto, che nessuna malattia può essere causata dai virus, dai batteri, o da agenti infettanti.

I virus interni sono una realtà ed una necessità fisiologica, non sono assolutamente dei nemici. Niente vita niente virus. Niente cellule che muoiono niente virus interni.

Niente vita niente virus. Niente cellule che muoiono niente virus.

Il contagio e la peste nella visuale trasparente e scientifica del salutismo naturale.

Siamo in mezzo al tam-tam del terrore.

Crolla l’industria turistica e il titolo della British Airways cala in un giorno del 10%.

Per non dire del maiale, massimo traguardo del porco-uomo nell’Era Spirituale dell’Acquario.

Tutti chiusi nelle proprie stanze di fronte al computer.

Tutti pronti ad addentare il cuore del vitellino o le trippe di sua madre, massacrati senza alcuna pietà nel macello del circondario.

Per non dire del maiale, massimo traguardo culinario del porco-uomo del Terzo Millennio, ovvero dell’Era Spirituale dell’Acquario, che la grande civiltà Maya ha datato col 22 dicembre 2012.

Sono le condizioni di suscettibilità del paziente a fare del batterio o del virus un agente infettivo.

La Bio-Chemical Society di Toronto (Canada) condusse una serie di esperimenti dove colture di germi della tifoide, difterite, polmonite, tubercolosi e meningite, vennero fatte consumare in abbondanza a un gruppo di volontari sani e ben pagati.

Non possiamo schivare i batteri e i virus.

I batteri non producono malattia: è la malattia che li produce.

Al massimo esiste una debilitazione del vaccinato e quindi una sua ridotta reattività.

Non fanno bene ai sani e soprattutto ai bambini, perché quelli hanno già il loro potentissimo sistema immunitario funzionante.

Ad esempio il cocco della polmonite diventa bacillo della tifoide alimentandosi del virus tifoide, e viceversa.

L’Inghilterra fu il primo stato al mondo a imporre vaccinazioni obbligatorie alla sua gente.

Le prossime pandemie saranno 10 volte più gravi.

I nuovi Hitler e i nuovi torturatori del vaccino stanno affilando le armi.

Stiamo entrando finalmente nell’era del Codex Alimentarius, dove l’uomo vivrà non per vivere e divertirsi, ma soprattutto per vaccinarsi.

Se un corpo è in grado di difendersi da un vaccino (o malattia attenuata), è pure in grado di difendersi dalla malattia reale

I vaccini, secondo la medicina, sono una versione attenuata dei virus o dei germi accusati di causare malattia. Seguendo la ratio medica, il corpo usa il vaccino come un allenamento per prepararsi meglio al vero assalto della malattia reale. La malattia ci avvisa del pericolo.

Dr. Valdo Vaccaro dell’AVA -  valdovaccaro@libero.it

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Ramana Maharshi: “Anubandham – Sloka 26, 27, 28 – Dal Vasishta Saram”- Descrizione della consapevolezza interiore del “liberato vivente” (jivan-mukta)

Le strofe che seguono sono tratte dal Supplemento ai 40 versi di Ramana Maharshi. Le tre strofe rilevate, a loro volta, fanno parte del Vasishta Saram, che tratta degli insegnamenti sulla realizzazione del Sé impartiti al giovinetto Rama (una delle 10 incarnazioni di Vishnu) dal suo Guru Rishi Vasishta.Da notare come, non indicando specificatamente il modo del raggiungimento, in quanto il “raggiungimento” secondo la filosofia Advaita richiede solo l’eliminazione dell’ignoranza che il  Sé è onnipresente, nelle strofe riprese da Ramana venga indicato lo “stato” interiore del realizzato.  Ma lo “stato libero dall’ignoranza” non è il risultato di un ragionamento bensì è piena consapevolezza della propria natura, che non può avere riscontro oggettivo da parte dell’osservatore. Allo stesso tempo dalle strofe riportate dal Maharshi (e dalla spiegazione in prosa aggiunta da Mahadevam) se ne deduce una implicita descrizione della condizione interiore del Mukta, il liberato vivente.Questa “condizione” (se così si può chiamare) è il fine di ogni conoscenza spirituale, compresa –ovviamente- la Spiritualità Laica.

S. 26 – “Avendo investigato in tutti i vari stati (veglia, sogno, sonno profondo) e tenendo costantemente nel tuo Cuore quello che è lo Stato Supremo, libero dall’illusione, gioca la tua parte nel mondo, oh eroe! Tu hai realizzato nel Cuore quello che è il substrato di Realtà, al di là di ogni apparenza. Perciò, senza mai perdere questa consapevolezza, gioca nel mondo come ti piace, oh eroe!”

Commento – Qui l’istruzione del saggio Vasishta a Rama. Da cui si evince che la realizzazione subentra con l’investigazione sugli stati mentali, di cui il Sé è la sola realtà intrinseca o substrato permanente. Allorché la realizzazione diviene costante o stabile l’illusione della separazione viene cancellata e quindi il liberato vivente può giocare la propria parte nel mondo, senza esserne affetto. Ovviamente tale “persona” (presunta come tale da chi la osserva) non perde mai di vista la Realtà, che sta alla base di ogni apparenza ed è perfettamente consapevole della unitarietà del Sé.

S. 27 – “Con apparenti emozioni e piaceri, con apparenti agitazioni ed asti, e con sforzo apparente nello svolgere ogni attività, ma senza attaccamento, gioca nel mondo, oh eroe! Essendo libero da ogni sorta di schiavitù, avendo raggiunto l’equanimità in tutte le situazioni, compiendo azioni confacenti, secondo la tua parte, gioca bel mondo, oh eroe!”

Commento – Un Jnani (conoscitore della Verità) fa la sua parte nel mondo, come ogni altro. Ma le sue azioni e le sue emozioni che sono aldilà di esse, sono solo apparenti. Egli può esultare o sembrare depresso ma in realtà non è così (si ricordi qui la descrizione data del Cristo come Dio e come uomo allo stesso tempo). Allo stesso modo il saggio sembra preparare e perseguire progetti, sembra fare tutto ciò che compie un uomo del mondo ma egli conosce l’irrealtà di tutto questo. Come in un gioco od in una commedia egli svolge meramente la sua parte e non viene toccato da quel che accade. Questo in conseguenza del suo stato di equanimità ed assenza di desideri.

S. 28 – “Colui che è stabile nella verità della conoscenza è il conoscitore del Sé (Jnani). Attraverso la conoscenza egli ha distrutto le impressioni dei sensi. Veramente egli è Agni (il fuoco sacro) che è il distruttore dell’ignoranza. Egli è Indra (il supremo Deva) che brandisce il Vraja (la saetta della conoscenza). Egli è il Tempo del tempo. Egli è l’eroe che ha sconfitto la morte!”

Commento – Qui il Maharshi include l’apologia del Conoscitore del Sé. Infatti Conoscenza equivale ad auto-realizzazione e per il Jivan-mukta (liberato vivente) le funzioni dei sensi e le loro impressioni non hanno appiglio alcuno. Per lui non ci sono organi di senso, né corpo, né mente, per lui non esiste il mondo della dualità. La sua conoscenza è paragonata ad Agni, che brucia ogni rifiuto, ed alla saetta di Indra, con la quale fu ucciso il demonio. Colui che ha realizzato il Sé non è condizionato dal tempo, egli è la Morte della morte (Shiva stesso), è il vero eroe (dhira) che non ha paura di nulla, perché non c’è un “altro” che lui possa temere.

Conclusione.

Forse si potrebbe tentare ancora di aggiungere parole su parole alla gloria del Conoscitore del Sé, ma come disse un grande saggio cantando le lodi di Shiva “nemmeno se il monte Meru (la montagna centrale dell’Universo) fosse un pennino e l’oceano primordiale inchiostro potrei esaurire la nota delle tue lodi, oh Signore…”

Paolo D’Arpini

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La mia seconda visita a Pratale e le sorprese che non ti aspetti mai… di Laura Lucibello

Torno da Etain a Pratale a quasi un anno di distanza.La mia prima volta si può dire sia stata una sorta di battesimo. Fidandomi ciecamente di un uomo, che ora posso chiamare amico, lo scorso settembre mi ero avventurata verso un luogo e persone a me totalmente sconosciuti. Il caso volle che facessi quel viaggio arrivando di notte nel buio più pesto che abbia mai visto in vita mia e sentendo la responsabilità di aver coinvolto anche un’amica nell’avventura.

Una volta riuscite ad arrivare abbiamo avuto un altro impatto negativo. Martino, il marito di Etain, sentendo arrivare una macchina troppo vicino alla casa, era uscito gridandoci malamente di tornare indietro al parcheggio, che ovviamente con quel buio non avevamo visto.

Quando poi finalmente entrammo nel grande cortile fummo accolte cordialmente come se nulla fosse successo, come due figlie tornate un po’ troppo tardi la sera e alle quali, per fortuna non si erano abbuffati, avevano lasciato un piattino di pasta da mangiare, seppur in tensione lo stomaco brontolava e reclamava.

Si dice che “il buon giorno si vede dal mattino”, dopo una bella dormita il mondo cambiò. La mattina seguente era inondata di sole, tanti i rumori della campagna e un asinello curioso sbirciava dentro dalla finestrella della stanzetta in cui dormivamo. Etain e Martino erano già al lavoro, un buon caffè bollente ci aspettava. Con la luce del giorno un magnifico e imponente gelso appariva in tutta la sua bellezza al centro del piazzale.

In questo 25 luglio, quindi, serena e con tanta voglia di tornare – è quasi più di un mese che rimandiamo – mi accingo al viaggio: ricordo perfettamente ogni punto della strada e la farò di giorno, sono consapevole di ciò che troverò e sono con 3 amici (stranamente anche loro conosciuti da circa un anno). Probabilmente questo è stato un anno di svolta epocale, rimarrà negli annali.

Il gelso è sempre lì, immenso ed accogliente come le braccia di Etain che ci saluta all’arrivo. Il piazzale è pieno di persone, molti giovani, arrivati da varie parti del mondo e stasera si festeggia anche il compleanno di Beniamino, il figlio di Etain. Mi viene spontaneo dirle “forse era destino che arrivassimo proprio in questo bel giorno di festa”, 26 anime sotto il gelso.

Ci svegliamo presto la mattina successiva dopo una notte, almeno per alcuni, non priva di altre emozioni. La tavola sotto il gelso attende, con una invitante colazione, il risveglio di tutti. Oggi è domenica e anche se ci sono sempre le incombenze della vita quotidiana, tutto procede tranquillo e lento.

Viene fatto circolare un foglio dove ognuno sceglierà un compito da assolvere, noi ultimi arrivati veniamo “graziati”, possiamo fare una bella passeggiata nel bosco, arrivare all’eremo e tornare per l’ora di pranzo.

Ci avviamo baldanzosi, non sappiamo bene quanta e quale strada ci attende. Io vado troppo in fretta e qualcuno mi rimprovera “non si fa così una passeggiata nella natura”. Rallentiamo, troviamo un albero con rami artisticamente contorti che sicuramente non sfigurerebbe vicino alle “sculture nella natura” che qualche moderna associazione pseudo-naturalista sta promuovendo a mo’ di innovazione dell’arte al servizio dell’ambiente. L’albero risulta essere un melo, la Eva che è con noi trova in effetti una bella mela per terra (un po’ mordicchiata per la verità) da offrire all’Adamo che si presta volentieri per una bella foto ricordo.

Usciti dal bosco percorriamo quindi la strada bianca di ciottoli, sotto il sole cocente ma per fortuna con un venticello e ogni tanto un po’ d’ombra a ristorarci, fino all’eremo. Sembra non si arrivi mai e qualcuno dice “mi sa che era meglio assegnarci qualche lavoro in fattoria, questa passeggiata sa un po’ di penitenza”, infatti stiamo percorrendo un tratto della via di S.Francesco.

Finalmente arriviamo, che delusione! Non che il posto non sia splendido anzi anche troppo. Ci aspettavamo un eremo dove poter sostare qualche minuto per riposare il corpo e la mente, ma abbiamo trovato un luogo che sembra la villa blindata di un qualche magnate. Però sul muro esterno c’erano belle immagini affrescate con santi, con tanto delle seguenti scritte :

Eremo S.Pietro in Vigneto costruito dai monaci benedettini sulle rovine del tempio pagano dedicato a Marte Ciprio. Per due secoli l’Eremo rimase luogo di preghiera e solitudine. Poi Pio II ne fece dono ai canonici della Cattedrale di Gubbio. Dal 1994 un sacerdote vi dimora mantenendo vivo lo spirito dei padri del deserto : silenzio preghiera e lavoro.

Ai viandanti si chiede rispetto del luogo e di lasciare inalterata la fisionomia del posto. L’eremo non è un ostello e ancor meno luogo per visite turistiche. Voglia benedire Dio quanti sapranno mantenere l’ambiente puro e genuino rispettando l’itinerario francescano.

*****

Libera oh Signore dai turisti gli eremi ed i monasteri, affinchè

restino luoghi di pace e di vita nascosta per il bene del mondo. Amen

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Non si visita – no visit

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Se vuoi salvarti fuggi taci e ricerca la quiete.

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Vita dell’eremo

h 4,30 sveglia

h 5,00 mattutino

h 6,30 ss.messa

h 8,00 meditazione

h 9,00 lavoro

h 12,00 angelus

h 12,30 pranzo

h 14,00 vespro

h 19,00 cena

h 20,30 compieta

h 21,30 riposo

*****

Oggi 26 luglio 2009 alle ore 12,00 siamo davanti ad un cancello blindato dal quale si intravede un magnifico parco ed un maniero di lusso, l’angelus evidentemente è a porte chiuse, forse avremmo dovuto prenotare!

Immediatamente penso alla fattoria di Pratale, Etain e Martin non sono sacerdoti ma vi dimorano mantenendo vivo lo spirito dei padri del deserto : silenzio preghiera e lavoro. Ai viandanti chiedono rispetto del luogo e di lasciare inalterata la fisionomia del posto. Pratale non è un ostello e ancor meno luogo per visite turistiche.

Etain e Martin benedicono ed accolgono quanti sapranno mantenere  l’ambiente puro e genuino rispettando non solo l’itinerario francescano ma la natura tutta, affinchè restino luoghi di pace e di vita non nascosti per il bene del mondo.

La loro porta è aperta tutti i giorni dell’anno ed a qualsiasi ora. Non ci sono orari prefissati, le attività quotidiane vengono comunque svolte, in armonia e condivisione.

Con questa consapevolezza, decidiamo per la via più lunga di ritorno, sotto il sole cocente di mezzogiorno, assegnandoci così nostra “sponte” questa penitenza. Almeno avremo meritato il nostro pasto.

Il gelso è sempre lì, continua a proteggerci ed accoglierci anche nella siesta pomeridiana. Ma arriva il momento della partenza. Abbracci e parole affettuose per tutti. Etain che mi dice: “tornate ancora”, ed io le rispondo: “cercheremo di farlo”.

Laura Lucibello

“Quando comincia davvero un viaggio – o un’amicizia – o un amore?
Gli inizi: così affascinanti, e così ambigui, così poco chiari.
Ma arriva sempre un momento in cui capiamo che siamo già, e da tempo, per strada”.
(K. Mansfield)

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