Archivio di marzo 2008

Una visione filosofica della Spiritualità Laica

Ovvero: le radici tradizionali della laicità.

Da un punto di vista culturale, il problema della laicità impone un ritorno alle origini, attraverso il quale la semantica del concetto trova una sua chiarificazione al di là delle polemiche che caratterizzano i punti di vista del nostro tempo.

Mentre la laicità moderna prende posizione a favore della libertà di coscienza dei cittadini, in presenza dei pluralismi religiosi e ideologici che caratterizzano la nostra società, la laicità del mondo classico rappresenta una posizione del tutto rivoluzionaria che trasforma la funzione e il significato etico-politico della comunità civile dell’epoca. Da tale punto di vista, va tenuto presente che tanto la polis greca quanto la res pubblica romana si fondano su una garanzia religiosa del potere politico, in cui l’autorità è assicurata dal connubio tra la supremazia religiosa della classe sacerdotale e il potere amministrato dagli appositi organi istituzionali della comunità pubblica. Non è un caso che la massima autorità politica coincide con la massima autorità religiosa.

In questa prospettiva, ovviamente differenziata nelle diverse situazioni storico-sociali, il pantheon che fonde le diverse concezioni del divino rappresenta la forma più ampia di garanzia per il pluralismo ideale dei cittadini.

Di fronte a ciò, il cristianesimo delle origini, che viene definito da molti come pre-costantiniano, indica una via di laicità inaccettabile per lo stato del mondo classico, in quanto la nuova forma di monoteismo non solo si oppone al pantheon delle religioni politeiste, ma difende la separazione tra l’ambito religioso e quello politico. Si pensi alla posizione evangelica che distingue il regno di Cesare dal Regno di Dio. Questa nuova posizione coniata nell’ambito della cultura cristiana si accompagna ad una concezione già evidenziata alle origini del pensiero filosofico. Infatti, il noto passaggio dal mythos al logos, collocato nel VI sec.a.C. e interpretato da K.Jaspers attraverso la formula del periodo assiale, permette di individuare, attraverso la genesi dell’universalità presente nel mondo mediterraneo, mediante l’avvento della filosofia, una via di superamento della religiosità politica tradizionale.

Quanto detto è abbastanza evidente nella filosofia presocratica e in Socrate, dove la funzione del filosofo esercitata nella via sapienziale propone una sacralità dell’etica, liberata dai vincoli politeisti della religiosità civile della polis.

In questo contesto, non va dimenticato che l’accusa che doveva portare Socrate alla condanna a morte era quella di empietà; accusa, per altro, già subita da altri filosofi che hanno evitato le conseguenze negative della violazione della legge civile attraverso l’esilio. Tale accusa non evidenzia l’opposizione tra la fede religiosa e la visione atea del mondo e della vita; essa comprende, piuttosto, l’opposizione tra la religione politeista degli stati tradizionali e quella che apre l’uomo al divino, attraverso lo stupore e la meraviglia per il mistero che lo circonda. Ciò si realizza nel rispetto di una libertà della coscienza interiore che non può e non deve essere violata da alcuna imposizione politica degli organi statali. E’ questa nei termini della nostra cultura una forma, per così dire, laica di una religiosità più profonda.

Possiamo comprendere meglio la posizione illustrata tenendo presente che la filosofia, nei suoi massimi esponenti dell’epoca, si pensi tra gli altri a Parmenide, ad Empedocle, a Pitagora e allo stesso Socrate, non si riduce al mondo della conoscenza, e quindi ad una anticipazione del ruolo successivo rappresentato dalla scienza, ma coincide con la promozione sapienziale di una saggezza che vuole essere conoscenza in quanto miglioramento interiore dell’esistenza umana. Il saggio, dunque, non è uno scienziato ma è un modello compiuto di ricerca della felicità.

Su tale linea, al di là delle posizioni specifiche dei diversi pensatori, la filosofia si presenta come una via meditativa di liberazione dell’uomo dalla schiavitù delle passioni, come una medicina dell’anima nella quale l’uomo stesso, cittadino del mondo, trova nella sua interiorità un microcosmo in cui realizzare la propria salvezza. Questo profondo messaggio sapienziale della filosofia è destinato a rimanere fino all’Ellenismo e riesce, nel mondo antico, a salvare il filosofo dall’oppressione politica dei tiranni fino alla decadenza dell’impero romano. E’ evidente che i termini storici della questione analizzata sono lontani e per molti aspetti incommensurabili rispetto alle situazioni che stiamo vivendo nel nostro contesto storico; tuttavia, dalle origini classiche del pensiero filosofico giungono ancora degli insegnamenti etico-educativi sempre validi nella storia millenaria dell’umanità. Tra questi, non va dimenticato che la difesa della libertà di coscienza non si può risolvere in questioni contingenti di natura esteriore, ma è la difesa del mistero dell’interiorità che, nella sua essenza, sfugge per definizione ad ogni determinazione di carattere politico.

In questa chiave interpretativa, la filosofia come meditazione e come disciplina interiore costituisce una via significativa di valorizzazione dell’interiorità umana nell’apertura alla spiritualità del cosmo e nella disponibilità di accogliere il messaggio religioso che apre l’uomo alla trascendenza.

Se a conclusione di queste pagine consideriamo il messaggio che viene dalla filosofia antica, troviamo che non è la ragione ma la parola a porsi al centro del mistero tanto del macrocosmo, rappresentato dal mondo che ci circonda, quanto del microcosmo indicato dall’interiorità umana.

In questa direzione, non è la logica del pensiero apofantico, orientato alla conoscenza che fornisce la via per la rivelazione del mistero ma è piuttosto quello semantico, col suo duplice registro della poesia e della narrazione, che permette di cogliere nella sua profondità l’interiorità indefinibile di ciascun essere umano.

Giustamente M.Heidegger vede nel poetare una forma specifica del pensiero e giustamente P.Ricoeur trova nel racconto una forma profonda del pensare; ciò in quanto il poetare dà spazio alla costruzione creativa e il narrare dà voce alla soggettività interiore che si apre agli altri raccontando e che prende coscienza di se medesima nel raccontarsi quanto è oggetto dei propri interessi e delle proprie preoccupazioni.

La filosofia attuale, dunque, dopo varie forme concepite nella pluralità dei millenni del pensiero occidentale torna alle origini per farsi consapevole che la verità si svela e si occulta in una perenne ricerca che coinvolge l’uomo in un dialogo con se stesso e con gli altri. Quanto detto si produce in un’avventura nella quale l’umanità costruisce il suo futuro nel libero spazio della sua spiritualità interiore. Il messaggio dei saggi antichi, perciò, è quello del rispetto e dell’incoraggiamento di ogni forma di liberazione interiore, attraverso la quale l’uomo costruisce se stesso dando spazio all’umanità collettiva di cui fa parte, collocata nel cosmo in cui vive in un’indissolubile forma di simbiosi. La filosofia, quindi, nella storia mantiene costanti certi obiettivi e certi punti di riferimento, in quanto il pensiero è collocato nelle vicende umane per un compito che supera la storia stessa in una ricerca necessariamente condizionata dal tempo ma proiettata all’eterno.

                                                                        Prof. Aurelio Rizzacasa

                     -Ordinario di Filosofia della Storia dell’Università di Perugia-

Intervento per la presentazione del libro “Oltre il Cielo dei Giusti”, di Simone Sutra email: itdavol@tin.it

PASQUA E PASQUETTA con agnello vivo…..

Eventi ilaria 9 marzo 2008

Calcata 23 marzo e 24 marzo 2008  – Ostello per erbivori

Per la ricorrenza della Pasqua vegetariana abbiamo una  testimonial d’eccezione.

Una vera agnella viva, si chiama Perché,  e venne salvata da Elke e Marco come simbolo della “Pasqua e Pasquetta in pace perfetta”, ovvero di una Pasqua senza stragi di agnelli od altri animali.  Quest’anno rinnoviamo l’invito a rinunciare alla carne morta per festeggiare in pace la vita e la Resurrezione.

Il giorno fissato per tale cerimonia è Lunedì 24 marzo di quest’anno, Pasquetta, in cui assieme agli animali salvati ed a quelli già ospitati si potrà assistere e partecipare ad una molto speciale performance animalista messa in scena nell’Ostello per animali erbivori del Circolo. Si tratta di uno scenico collage nature di prosa e poesia dal titolo Animali come noi.  In cui potremo declamare testi da noi stessi dedicati agli animali. Per l’occasione saranno presenti anche Elke e Marco ed altri poeti e narratori noti e meno noti che parleranno del mondo animale.   “Il rapporto fra noi e gli altri animali -afferma il regista Edoardo Torricella- deve entrare in una dimensione di pacificazione ed alleanza se veramente vogliamo che i conflitti e la violenza diminuiscano sul nostro piccolo pianeta”.

Interrompiamo quindi la cattiva abitudine di festeggiare la Pasqua togliendo la vita agli altri animali. L’invito del Circolo vegetariano di Calcata è quello di salvare  un agnello che i volenterosi provvederanno ad acquistare, cercandolo fra i pastori della campagne metropolitane,  per tenerlo in vita e non per mangiarlo. Chi dispone di un terreno potrà tenerlo con sé  (l’agnello si affeziona facilmente –  in questo è come un cane od una gatto-   e da grande può essere utile a tener pulito il prato producendo inoltre dell’ottimo concime naturale), chi invece non è in grado di occuparsene potrà affidare la bestiola all’ostello per erbivori del  Circolo  che la accoglierà vita natural durante.

Programma di Domenica 23 marzo 2008:

h. 11.00 – Tradizionale colazione vegetariana di Pasqua. Offriamo un bicchiere di vino rosso, voi portate dolci e ciambelle e pizza.

Programma di Lunedì 24 marzo 2008.

h. 11.00 – Tradizionale passeggiata al fiume Treja alla ricerca di crescione e lavarone per farne merenda. Picnic al Tempio della Spiritualità della Natura.

h. 15.30 – Declamazione di poesie sugli animali davanti agli animali.

Le  manifestazioni non hanno costo, ognuno può contribuire portando cibo e dolci vegetariani e pan secco per gli animali. Alla fine si potrà lasciare un’offerta volontaria per la causa.

Circolo Vegetariano VV.TT. via del Fontanile snc – 01030 Calcata (Vt)
Info. 0761-587200

VENGANO INFINE LE ALTE ALLEGRIE
LE ARDENTI AURORE
LE NOTTI CALME
VENGA LA PACE AGOGNATA
LE ARMONIE
E IL RISCATTO DEL FRUTTO
E IL FIORE DELLE ANIME
CHE VENGANO AMOR MIO
PERCHÉ QUESTI GIORNI
SONO DI STANCHEZZA MORTALE
DI RABBIA E AGONIA
E NULLA
             
José Saramago

19.04.08 Forum per la Spiritualità Laica – Evento Congiunto: Calcata e Manziana

Perchè  Manziana? Non chiedete agli abitanti di Manziana perché il loro luogo possieda questo nome.

Vi risponderanno che la causa sta nell’allevamento dei manzi e dei cavalli, millenaria attività di questa terra e ancora fiorente ai giorni nostri.  Manzi e Manziana si sposano così bene foneticamente tra loro che davvero l’uno potrebbe essere l’origine dell’altro. Ma io preferisco le strade impervie, quelle che le parole percorrono partendo dalle notti lontane dalle quali provengono. Qui camminarono gli Etruschi portando i suoni della loro lingua greca, e leggendo i questi luoghi i simboli dell’Arcadia Mediterranea.

Là dove la Terra mantiene aperta la via del suo abisso, dove ribolle l’acqua sulfurea del suo ventre… là si colloca l’ingresso al mondo dei morti.

I Campi Flegrei, il lago dell’Averno… e la caldara di Manziana hanno in comune la stessa identità: e cioè di essere luoghi di accesso a tutto ciò che è inconoscibile.

Qui venivano eretti santuari protetti dal dio Mantus e i suoi sacerdoti, i manzuotes(dal manto con cui si incappucciavano), avevano poteri profetici: possedevano l’arte della manzia. Presso i latini diventeranno gli Auguri.

Mantus, manzia e manzuotes… derivano dal verbo greco manzano: imparo, osservo, studio, mi informo, interrogo, domando, comprendo, scorgo, ricerco, esploro, vedo, pre-vedo, profetizzo. E’ il verbo della conoscenza riassunta da un unico vocabolo in tutte le sue molteplici sfumature. È il verbo di chi impara a memoria le tabelline, ma è anche il verbo del filosofo del matematico dello scienziato, di chi cerca il sapere ma anche la sapienza, di chi vuole sfidare il limite del mistero e attingere dentro la notte dei tempi la luce della profezia.

Abito in questo luogo da cinque anni e non so ancora dire se io l’ho scelto o se sia stato lui a scegliere me. Allevata dalle nebbie padane ho ravvisato nel suo nome una generosa promessa di luce. La promessa è stata onorata e mantenuta. E’ un luogo della sacralità pagana, quando tutto era abitato dagli dei e la spiritualità la si poteva scorgere e alimentarsene… nel leccio e nello zolfo. La foresta che abbraccia la caldara nasconde nelle sue ombre le antiche processioni degli Aruspici, i loro fuochi e i loro riti. Per chi non le vuol vedere, la foresta si limiterà ad emanare la serena bellezza che avvicina agli Dei.

Vi invito a condividere l’eco profonda di questi luoghi che risuona da antiche lontananze  e che incontra l’oggi, e i viventi dell’oggi, là dove da sempre la materia si assottiglia: nel punto morto del mondo, sulla soglia che apre alle domande sull’anello che non tiene.

Là dove, se si vuole, si può scorgere l’ombra di una qualche disturbata divinità.

Maria Castronovo

spirali

 

Andavano al buio, nella deserta notte, attraverso le ombre,
attraverso le vuote case di Dite e i regni muti,
e il cammino era incerto nel bosco sotto pallida luna,
quando Giove il cielo raccoglie in un nero velo
e la notte tetra al mondo cancella il colore.

Eneide, Libro Sesto

spirali

 

L’appuntamento congiunto di Calcata e Manziana è fissato per:

Sabato 19 aprile 2008

h. 11.00 – Pic nic vegetariano a Calcata e partenza per Manziana

h. 14.00 – Arrivo nel bosco sacro di Manziana e visita guidata

h. 16.00 – Assemblea nella Sala dell’Università Agraria di Manziana (nella piazza principale, vicino alla chiesa).
Presenziano i rappresentanti delle Istituzioni locali. Interventi a circolo intercalati da poesie e canti ecologisti.

h. 19.00 – Rinfresco vegetariano, ognuno porta qualcosa

ATTENZIONE: Manziana è raggiungibile facilmente a mezzo ferrovia regionale sia da Viterbo che da Roma.

Infoline: Tel. 0761-587200

Awe. Spirituality of a Layman – Riflessioni sulla Spiritualità Laica

Awe. Spirituality of a layman

I’m  reflecting on the meaning I give to “Lay Spirituality”, in fact from the viewpoint of etymology and glottology this definition has not got much to do with the old image of “awe”, but  its closer to the modern description  of  free-spirituality.

Once upon a time, before religions and philosophy,  this natural longing for Self was simply “natural”. An urge of the inner spirit of man. This clinging to the source is just a spontaneous response in our conscience.  Nowadays if we see the same process in this hard materialistic society we have to use a different definition for this “urge”.  Our society has different ways of describing spirituality -mostly in the religious field-  and to give a  more appropriate meaning for modern times I suggest  to call it : “Lay-Spirituality” – A form of spiritual research as a free expression of ourselves.

Riflessione sulla Spiritualità Laica.

Sto  riflettendo sul significato che do al termine Spiritualità Laica. In effetti dal punto di vista etimologico e glottologico questa espressione non ha molta attinenza con la “meraviglia di sè” la scoperta dell’autoconoscenza che è alla base di ogni spiritualità.

Prima delle religioni e delle filosofie l’uomo ha percepito l’anelito spontaneo della coscienza a scoprire la sua origine. Questa stessa ricerca immessa nel quotidiano dei nostri giorni può essere meglio definita (vivendo in un mondo fortemente ideologizzato) “Spiritualità Laica”.  Accolgo questo termine come un aggiustamento linguistico per descrivere la ricerca spirituale in termini di libera espressione individuale. Le filosofie son gabbie schematiche e l’anelito verso l’autoconoscenza non ha bisogno di alcun concetto od ideologia. Anzi direi che il fine della Spiritualità Laica è  quello di liberare l’uomo da tali ideologie.

Paolo D’Arpini