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“Montalto di Castro: …a volte ritornano…” – In Italia si apre la stagione dei conflitti, dove mettere le centrali nucleari e le scorie radioattive…?

Già ho espresso il mio parere in merito al ritorno del nucleare a Montalto di Castro…

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/02/10/italia-nucleare-in-arrivo-lazio-con-montalto-di-castro-in-pole-position-ma-qualcuno-a-roma-in-segreto-rema-contro%e2%80%a6-e-sapete-chi-e/

Ma credo che stavolta Silvio Berlusconi troverà  tante difficoltà ad utilizzare quel sito, a cominciare dai segreti diktat del Vaticano che non vuole alle porte di Roma una bomba ad orologeria, sino alle indicazioni dei Servizi che vedono una centrale nucleare  vicina alla capitale come un possibile target del terrorismo internazionale.  Quindi il sito che sarebbe il più “logico”, essendoci già una struttura pronta che sta lì in attesa da tempo per “tornare in uso”, in realtà diventa il  posto meno indicato per installarvi uno dei nuovi impianti ad uranio.  Perciò le scelte governative si restringono –giocoforza- alle regioni meridionali o più periferiche:  Termini Imerese, Puglia, Caorso…?

Intanto vediamo che in prossimità delle prossime amministrative di marzo, tutti i candidati governatori sia di destra che di sinistra, affermano di essere contrari all’installazione di impianti nucleari… e  lo fanno con varie motivazioni…

Ad esempio la Polverini (Renata), aspirante presidente del Lazio per il PDL, afferma di essere d’accordo con le scelte governative sul nucleare ma di  ritenere che il Lazio non abbisogni di nuove centrali, essendoci già Montalto di Castro e Civitavecchia (funzionanti a poli-combustibile e carbone e che tra l’altro assieme sono il polo energetico più potente d’Europa). Certo questa affermazione sembra un po’ strumentale… si capisce che il nucleare farebbe perdere voti… ed allora perché il governo insiste su tale scelta scellerata? Semplice…  questo governo ha bisogno di creare movimento economico e la costruzione di nuovi impianti metterebbe in moto tutta una serie di industrie…(diciamo anche mafie) e poco importa che il risultato finale, dal punto di vista della produzione energetica,  sarebbe “nihil” in quanto già si sa che l’uranio sta per finire (come il petrolio) e che inoltre  non sapremmo dove sistemare le scorie radioattive (avendo anche gli USA posto un diniego..).  Quel movimento economico  attivato dal governo sarebbe sterile e  di breve durata e lascerebbe una scia di macerie e distruzioni tale da sancire la definitiva bancarotta dell’Italia.

Le stesse risorse economiche  investite inutilmente sul nucleare potrebbero creare una rete infrastrutturale efficiente per la produzione energetica pulita e per il riciclaggio delle materie prime di scarto (i famosi RSU che ora finiscono negli inceneritori o nelle discariche, invece di creare ricchezza e lavoro per una vera ripresa  sociale, economica ed ecologica..).  Ma questo governo è cieco e sordo,  questo governo non è un governo ma una lobby affaristica privata.  

Ma:  “La verità prima o poi viene a galla…” (Saul Arpino)

Paolo D’Arpini

Altri articoli sullo stesso tema:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=uranio

……

Passo ora ad un intervento “tecnico” ricevuto da Giorgio Nebbia sullo stesso tema:

Il decreto governativo che avvia (vorrebbe avviare) la costruzione delle quattro centrali nucleari che tanto stanno a cuore al potere economico e finanziario, è destinato ad innescare una lunga stagione di conflitti, simili a quelli che negli anni settanta e ottanta hanno affossato l’altro programma nucleare del governo di allora.

Tanto per cominciare il governo dovrebbe trovare qualche posto, forse un paio di posti, in cui mettere le centrali e in Italia non c’è nessun luogo adatto, sulla base dei parametri che il decreto dice che dovranno essere presi in considerazione.

Un luogo che abbia a disposizione grandi quantità di acqua di raffreddamento delle turbine, in cui non venga alterata la biodiversità, in condizioni geologiche e geofisiche in grado di sostenere l’impatto di grandi strutture come quelle delle centrali nucleari con reattori del tipo EPR3, di progetto e costruzione francese; un luogo in cui non esistano rilevanti presenze paesaggistiche e storico-architettoni che, di facile accessibilità, distante da aree abitate e da infrastrutture di trasporti, in cui sia accessibile il collegamento alla rete elettrica nazionale e lontano da rischi potenziali di attività umane.

Un insediamento nel sito di cui si parla maggiormente, quello di Montalto di Castro, accanto alla centrale termoelettrica a carbone da 2400 megawatt, potrebbe usare per il raffreddamento l’acqua del mare in cui peraltro già arrivano le acque calde rigettate dalla centrale a carbone, ma il sito è a ridosso della linea ferroviaria e della statale Aurelia, le due grandi vie di comunicazione che collegano il Sud d’Italia con il Nord e la Francia; l’aria di Montalto è già inquinata dai fumi del carbone e tutto intorno sono sorti insediamenti turistici. Nei mesi scorsi il governo, come cortina fumogena, ha fatto mettere in circolazione vari nomi di altre località in cui potrebbero essere insediate le centrali, da Termini Imerese, al delta del Po, dalla Puglia al Molise a Caorso, dove, nella golena del Po, giace la vecchia centrale nucleare abbandonata. Un attento esame mostra che nessun luogo in Italia è adatto come sito per una centrale nucleare secondo le norme di sicurezza internazionali. Il governo, che con un’altra legge ha deciso di insediare le centrali nucleari scavalcando gli enti locali, cercherà forse di utilizzare terre demaniali o militarizzate, ma anche così, per far passare il milione di tonnellate di cemento, acciaio, macchinari, cariche di combustibile nucleare e cantieri, finirebbe per scontarsi con vincoli territoriali e diritti umani. E i diritti umani non saranno facilmente soffocati neanche con l’intervento delle forze armate.

Ancora peggiore è la situazione per quanto riguarda la sistemazione dei residui delle attività nucleari, dei materiali altamente radioattivi già accumulati durante la prima sciagurata avventura nucleare italiana e di quelli che nuove centrali produrrebbero in continuazione e per decenni in futuro. Da decenni in tutto il mondo i vari paesi cercano una sepoltura sicura per le scorie radioattive che debbono essere tenute lontano dalle acque e da qualsiasi forma di vita, in cimiteri che dovrebbero essere sicuri e inaccessibili per migliaia e diecine di migliaia di anni. Proprio di recente le due più “favorite” proposte di depositi sotterranei di scorie nucleari, quella nella montagna di Yucca Mountain nel Nevada, negli Stati Uniti, e quella nei giacimenti sotterranei di sale di Gorleben in Germania, sono state abbandonate dai rispettivi governi perché considerate inaffidabili. E così i milioni di tonnellate di scorie radioattive restano sparse nel mondo, in Inghilterra, e negli Stati Uniti, in Francia e Giappone, in Russia e Cina — e in Italia, una condanna per le generazioni future che dovranno fare la guardia a questi depositi per tempi lunghissimi; quando saranno passati tanti secoli quanti quelli che ci separano dai tempi dei Faraoni, molte scorie radioattive, prodotte dalle attività militari e dalle centrali commerciali nel mondo, avranno ancora il 70 percento della radioattività odierna. E in queste condizioni volete continuare a moltiplicare le centrali nucleari e proprio in Italia e proprio quando altri paesi nucleari si stanno disimpegnando dall’avventura in cui si sono impantanati anni fa ?

Le società industriali e quelle che si stanno avviando sulla via della modernità avranno bisogno di energia, ma per fare che cosa ? di elettricità per far funzionare quali macchine e dispositivi ? per produrre quali merci ? Per motivi ecologici e geopolitica è certo necessario utilizzare di meno le fonti combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale; la soluzione però deve essere cercata non certo nell’energia nucleare, ma nella revisione dei cicli produttivi e dei consumi, nell’uso delle fonti di energia rinnovabili tutte derivate, direttamente e indirettamente, dal Sole: l’unico reattore nucleare accettabile, alla distanza di sicurezza di 150 milioni di chilometri, che trattiene al suo interno le sue scorie radioattive e che funziona senza incidenti inviandoci tutta l’energia ci cui abbiamo bisogno per sempre. L’enorme quantità di soldi che dovrebbero essere investiti in un programma di centrali nucleari consentirebbe, in alternativa, reali progressi nell’utilizzazione delle fonti energetiche rinnovabili che assicurano, loro sì, lavoro, ed energia pulita disponibili ogni anno, indipendenti dalle importazioni di materie o di tecnologie. Le centrali nucleari appaiono così il volto più vistoso della megamacchina di cui parlava Lewis Mumford nel 1970, la struttura tecnologica con cui il potere economico manifesta la sua violenza contro le popolazioni e l’ambiente.

Giorgio Nebbia

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“Orte e Magliano Sabina dicono NO alla sconcia proposta di Silvio Berlusconi” – Lettera di protesta dei bioregionalisti della Tuscia e della Sabina per contrastare il progetto di centrale nucleare nel loro territorio

“Il governo “straniero”  berlusconico,  occupante la nostra terra,  progetta una nuova centrale nucleare al confine fra Sabina e Tuscia: tra Orte e Magliano Sabina…  e noi diciamo:  NO!”

Apprendiamo che fra i luoghi papabili per una nuova centrale nuclare il governo berlusconico sta individuando un sito a cavallo tra Sabina e Tuscia. Il posto è tra il territorio di Orte e Magliano Sabina.

I bioregionalisti dell’alto Lazio si ribellano a questa proposta sconcia,  inquinatrice e schiavista.

L’alto Lazio ha già dato con le centrali di Montalto di Castro (a carbone e policombustibile) e di Civitavecchia (policombustibile). L’alto Lazio non è terra di frontiera dove installare ogni struttura infestante e degradante che fa comodo agli affaristi di governo. Faremo sentire la nostra voce potente contro questi progetti devastanti  del  potere besrlusconico (una potenza straniera occupante  gli apparati  dello Stato).

Intanto invitiamo   Emma Bonino, visto  che l’altra candidata alle regionali del Lazio è  sicuramente  prona al volere berlusconico, di prendere chiara posizione in merito ed altrettanto chiediamo al segretario regionale del PD, Alessandro Mazzoli.

In tal senso  scrive l’amico bioregionalista  Gianfranco Paris (a proposito dell’ubicazione delle nuove centrali): “Cose scellerate! Io sarò candidato alle regionali nella lista  reatina di Emma Bonino. Combatterò a tutta forza. Bisogna sconfiggere questi scellerati. Un abbraccio. 

SEGUE IL COMUNICATO DEGLI AMICI RADICALI: “Il segretario regionale del PD Mazzoli interroga la Polverini sulla ipotesi di costruzione di due centrali nucleari nel Lazio, l’una a Montalto di Castro, e l’altra – e questa è una novità – non a Borgo Sabotino (LT) ma tra Orte e Magliano, il che “rappresenta una gravissima minaccia per la provincia di Viterbo e per tutta la regione”.

Come si sa, i radicali sono storicamente antinucleari per ragioni di sicurezza ambientale, anche se in questa fase all’intero piano nucleare del governo fanno una opposizione basata su un discorso costi/benefici, che non dia il fianco al governo per una contrapposizione ideologica.

Tuttavia, la sicurezza è ancora un tema, e dislocare due centrali nucleari ai margini di una stessa provincia, siamo d’accordo con Mazzoli, è scellerato. Ma il viterbese Mazzoli, non dimentichi la provincia di Rieti, a cui margini (o dentro?) questa nuova centrale dovrebbe nascere.

Marco Giordani, segretario Sabina Radicale – Rispondi a: sabinaradicale@googlegroups.com -

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata 

Referente per la Tuscia della Rete Bioregionale Italiana

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Tuscia Tirrenica Tradita (T.T.T.) – Il triangolo maledetto tra Civitavecchia, Tarquinia, Allumiere: il cementificio taroccato e le ceneri d’oro… (T.V.N.)

La tenaglia TVN e delle delle speculazioni che distruggono la vita si stringe…

Non occorre molta fantasia per capire che il cementificio di Pian de’ Cipressi smaltirà le ceneri di TVN, tossiche e pericolose, e chiuderà la filiera del carbone. A poche centinaia di metri intanto, allo “Spizzicatore”, avverrà lo stoccaggio e la lavorazione della “monnezza” romana per avviarla alla centrale Enel.

Un tempo granaio dell’Urbe, ora Tarquinia è candidata a discarica di Roma e ricettacolo di industrie inquinanti insieme ad Allumiere e Civitavecchia; gran salto di qualità! Una conferma del degrado che avanza viene dal settore immobiliare: a Tarquinia 500 appartamenti sono in vendita e restano per lo più invenduti, rendendo per molti indisponibili i risparmi di una vita messi nel mattone. I cittadini reagiscono per esercitare un autonomo sindacato di controllo e l’ultimo “Informiamoci” ha fatto luce su fatti incredibili. Il decollo della zona industriale, con sottrazione di fertile suolo agricolo, avrebbe avuto ragione d’essere a fronte di investimenti nella filiera alimentare, magari per la trasformazione e la conservazione dei prodotti ortofrutticoli o per valorizzare in un momento di crisi l’eccellente grano duro di Maremma o in alternativa per insediare opifici destinati alla sostenibilità ambientale.

Invece no, gli abitanti di Tarquinia, Allumiere e Civitavecchia vengono condannati a inalare una dose ancora maggiore di micidiali polveri sottili, emesse abbondanti dai cementifici, per aiutare l’economia del cemento in un Paese che di cemento soffoca. Per sostenere il cementificio il Sindaco di Tarquinia ha affermato che può inquinarci ma l’inquinamento deve essere a norma di legge, trascurando la somma di inquinanti provenienti da più fonti. Il Consiglio Comunale di Tarquinia nel luglio 2008 s’era fatto carico di questa preoccupazione, deliberando (con delibera rimasta lettera morta) che la zona industriale fosse assoggettata a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per considerare tutte le fonti d’inquinamento e gli effetti cumulati per gli abitanti. Da oltre 24 mesi il Sindaco di Tarquinia cura la richiesta della società “Iniziative Industriali srl” che vuole costruire il cementificio a Pian de’ Cipressi.

L’impianto è previsto a confine con un altro sito inquinante: il deposito di carbone, del quale si sta tentando l’ampliamento innalzando da 40.000 a 100.000 tonnellate la quantità di pet-coke stoccato a cielo aperto. I cittadini hanno appurato che la società proponente del cementificio ha un capitale sociale di 10.000 euro, roba solida per intenderci, e l’amministratore unico possiede la quota di 1(uno) Euro. Gli altri 9.999 sono della società fiduciaria Cordusio SpA., che nasconde a norma di legge l’identità di chi ha l’interesse reale a costruire il cementificio. Strano comportamento per un’iniziativa imprenditoriale di tale portata! Su questo segreto, all’ ultimo consiglio comunale il Sindaco di Tarquinia ha mandato un “pizzino” verbale all’opposizione, esortandola a spiegare chi c’è dietro il cementificio. Ha poi replicato l’avvertimento in un comunicato stampa. Dal “pizzino” ripetuto si capisce trattarsi di un personaggio innominabile noto all’opposizione. Ma come fa il sindaco a conoscere chi si nasconde dietro la società fiduciaria? Ha potuto guardare nella scatola blindata e sa? Quindi la Cordusio nasconderebbe l’innominabile solo ai cittadini, il sindaco ne conosce il nome ma non lo rende noto e tenta di giungere all’approvazione del cementificio forzando politicamente la complicità dell’opposizione, probabilmente legata da obblighi di partito nei confronti dell’innominabile. Altro aspetto che sta emergendo è che dalla zona industriale dovremo aspettarci solo malvagità perché sembra che buona parte dei 430 ettari su cui si estende, siano riconducibili ad un unico centro d’interessi. Al Comitato dei Cittadini Liberi non resta che invocare la Magistratura per conoscere e far conoscere alla città il vero volto di chi si cela dietro il progetto di un cementificio taroccato calorosamente sostenuto dal Sindaco Mazzola. Nello studio ambientale di progetto, il documento più delicato per la nostra salute, l’intero capitolo delle emissioni in atmosfera è falsato: falsata la collocazione del cementificio, falsati i dati dei venti dominanti da Est in tutte le stagioni, falsati i dati di ricaduta degli inquinanti rilasciati da micidiali filtri a manica.

Ed è tutto voluto, non c’è errore; probabilmente si voleva evitare la somma delle polveri ultrasottili emesse dal cementificio con quelle in arrivo dal carbone bruciato a TVN, sia verso Tarquinia che verso Allumiere. Ma a Pian de’ Cipressi il vento dominante non può spirare da Est, i Monti della Tolfa lo impediscono. Un altro errore tocca la potenza dell’impianto: 4.500 o 6.500 KW? In un documento compare il primo valore, in un altro il secondo. Non c’è errore di battitura, si tratta della somma di valori diversi che generano totali diversi. Taroccato con spudoratezza e allora due sono le possibilità: o l’amministrazione è stata truffata e sarà lei a denunciare alla magistratura quanto è accaduto, oppure l’amministrazione è complice e i cittadini chiederanno giustizia.

Consiglieri Comunali non siate complici, nemmeno con il silenzio, qui non c’è disciplina di partito. Dovete rispondere solo alla vostra coscienza, dopo aver rimosso eventuali interessi personali se pesano sui vostri si. È auspicabile che il Consiglio prenda le distanze dal cementificio, anche per difendere l’unanime indirizzo dato nel 2008: niente impianti insalubri o inquinanti sul territorio di Tarquinia. A noi non resta altro che andare dal Magistrato.

Comitato dei Cittadini Liberi – comitatocittadiniliberi@yahoo.it

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L’importanza del paesaggio per lo sviluppo sostenibile della provincia di Viterbo – ” No agli scempi incipienti nell’Agro Falisco!”

Sì, caro Paolo, si può e si deve dialogare su tutto (politica, atteggiamenti personali, ideologia, concezioni morali,…) ma sul territorio ci sono dei limiti. Perché il territorio oggettivamente non va danneggiato perché ciò oggettivamente sarebbe male. Chi vuol dare consigli sulla necessità da consumare territorio con impianti eolici -perché gli hanno detto che così va bene oppure perché dice che è l’unica alternativa al nucleare (sempre perché così gli hanno imposto i massmedia)- evidentemente si rivela male informato e soprattutto lontano dalle realtà del territorio di cui parla (nella fattispecie la Tuscia).

Il tuo articolo ( http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/07/energia-pulita-come-varie-soluzioni.html) dice invece cose giustissime e soprattutto dettate – cosa rarissima ormai- dal buon senso. Ed è di buon senso che ha bisogno il territorio oggi non di prese di posizione ideologiche (nucleare, eolico, “carbone pulito”, ecc.) tutte in realtà figlie di lobbies che cercando di diffondere idee nella popolazione collegate ai propri interessi.

Ad ogni modo l’Agro Falisco ed il resto della Tuscia io non lo svenderei mai e combatterò fino alla fine contro chi sosterrà la sua rovina con l’eolico pesante o con ogni altro scempio. Inoltre, dal punto di vista dell’impatto paesaggistico ho studiato i coni visivi della zona è ti posso dire che la centrale eolica prevista a Faleria sarebbe -come temevo- uno sfacelo per l’intero paesaggio della Valle del Treja e dell’Agro Falisco.

Pensa che per la sua posizione centrale devasterebbe anche il panorama magnifico che si gode dal terrazzo di Santa Maria ad rupes a Castel Sant’Elia, in quanto la sagoma del Soratte – che è il cuore ed il senso di quel paesaggio – verrebbe occultata dalle torri eoliche. E’ informato di questo il Comune di Castel Sant’Elia?

Danni simili si avrebbero con i panorami delle zona di Nepi e Civita Castellana, sempre in direzione del Soratte. Anche qui, i Comuni che dicono? Praticamente tutti gli scorci più belli dell’Agro Falisco -e quindi la sua stessa identità- scomparirebbero del tutto o verrebbero irreparabilmente alterati. Questo per dirci come l’eolico selvaggio (o pesante, o industriale come dir si voglia) produce, soprattutto in zone con le caratteristiche morfologiche dell’Agro Falisco, un impatto disastroso preponderante rispetto ai vantaggi in termini di energia, senza contare che lo stesso quantitativo energetico sarebbe prodotto ad esempio ricoprendo semplicemente di pannelli solari tutti i capannoni dell’area industriale di Civita Castellana!

Infine ricordiamo che i contratti per l’utilizzazione del suolo per l’eolico industriale durano minimo trent’anni! Dico fra trent’anni (per chi ci sarà) avremmo ancora questi mostri e forse tali contratti verranno rinnovati e quindi non si avrà nemmeno più la possibilità di tornare indietro. Eppure c’è gente così arrogante da negare un territorio integro alle generazioni future, e soprattutto incapace di informarsi meglio e di fermarsi a ragionare un po’ di più sulle alternative razionali all’eolico pesante, senza per forza fare sparate ai danni di un patrimonio che è non di quattro infingardi ma di tutti.

Luca Bellincioni

………………….

Certo, caro Luca, sono d’accordissimo con te sulla difesa dl territorio ad oltranza ed a tutti i costi. Pensa che a suo tempo mi giocai la carriera politica e pure quella giornalistica perché mi opposi all’inceneritore con discarica di Civita Castellana… In conseguenza della mia opposizione a Civita Castellana, dopo 40 anni di PCI, vinsero i destri di AN (che avevano avuto il buon senso di dire no alla discarica), Ugo Nardini che guidava l’amministrazione della Provincia di Viterbo e che appoggiava il turpe progetto di Hermanin (allora assessore dei verdi in Regione Lazio) perse anche egli a favore del destro Giulio Marini, ed infine anche alla Regione perse Badaloni e vinse Storace, tutto a valanga…. e tutto per “merito” mio. Pensa come mi odianorono i sinistri… Infine mi giocai le ultime carte di “credibilità mediatica” allorché mi opposi al progettato megalunapark di Al Walid e Michael Jackson che prima doveva essere installato a Civitavecchia (complice l’allora sindaco Tidei, sempre dei sinistri) e poi riproposto a Campagnano (nell’attuale parco di Vejo) durante l’anno del Giubileo…. Fu una battaglia memorabile condotta contro tutto e tutti… persino qui a Calcata volevano il Luna Parck con Michael..

In conseguenza di questi ripetuti “rompimenti di c.” fui allontanato dal Messaggero per il quale scrivevo, e mi fu precluso l’accesso anche agli altri giornali (Paese Sera, Unità, Repubblica, Manifesto… etc.) ed anche alle agenzie (Ansa, ADNkronos, AGI, etc.) che precedentemente mi pubblicavano persino gli sternuti…

Insomma con queste campagne ecologiste mi sono “bruciato” su tutta la linea mediatica della carta stampata e pure delle televisioni, dove prima spesso comparivo come ospite o come intervistato in molte trasmissioni nazionali e regionali… Ma chiaramente non mi pento… solo che ora, avendo anche un minore “potere” d’impatto (mi è rimasto solo internet), mi muovo più cautamente… e scrivo in “un certo modo” cercando sponde ragionevoli e “bivalenti”…

Ciao, Paolo D’Arpini

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I medici ed i farmacisti di Tarquinia e Montalto prescrivono la medicina giusta a Piero Marrazzo: “No Coke…”

Il carbone, la salute e le lacrime di un territorio: il Presidente Marrazzo getta la maschera.   Come volevasi dimostrare!

Finalmente, dopo più di quattro anni di equilibrismo verbale, di politichese ermetico, e di furbesche promesse dilatorie, ilGovernatore del Lazio, Piero Marrazzo, getta la maschera e lo fa, in pubblico, alcuni giorni orsono a Tarquinia, non sapendo cosa rispondere al popolo inquinato al quale aveva fatto nel 2005, a pagina 52 del programma elettorale, questa promessa:

“…occorrerà un intervento per impedire la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia.” Ma non c’è da sorprenderci più di tanto, infatti già il 6 febbraio 2006, a margine di un convegno sull’energia all’Università “La Sapienza”, il NOSTRO partorì un diktat esplicito e machiavellico “non posso fermare il carbone. perché le procedure della riconversione di TVN sono ad uno stadio troppo avanzato e non è nei poteri della Regione bloccare i lavori in stato di avanzamento irreversibile”.

La realpolitik va a braccetto con i poteri forti della finanza energetica.Sotto l’occhio benevolo e benedicente del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vengono invitati i sudditi del comprensorio (Ladispoli, Civitavecchia, Tarquinia e Montalto di Castro) a sacrificare, per altri trent’anni, il campanilismo anacronistico sull’altare del progresso tecnologico e dell’edonismo consumistico nazionale.

Noi manifestiamo indignazione per il cinismo con cui la Regione Lazio sta gestendo le nostre vite, anteponendo al diritto alla salute (art. 32 della costituzione) i bisogni energetici (art. 43 della costituzione). nel silenzio assordante del Ministro dell’ambiente Prestigiacomo che ha tanto a cuore le sorti dei cittadini al punto di non proferire parola!

Ma il nostro (??) Governatore non è da meno.

La nostra mente va al delitto di falsità ideologica.

Durante la campagna elettorale della primavera del 2005 Marrazzo tuonò da tutti i palchi, coram popul “ribadisco il No alla conversione a carbone”, con ciò illudendo quasi 12.000 elettori che avevano già espresso un voto contrario all’inquinamento ulteriore da parte delle polluzioni dell’orrenda ciminiera di TVN.

La doccia fredda che Marrazzo ci ha gettato addosso non potrà soffocare il nostro risentimento per l’offesa alle promesse violate.

E ci chiediamo: Egli è semplicemente un uomo di spettacolo e di televisione?

Sa distinguere la realtà fattuale dagli artefatti dei giochi politici di basso profilo?

Abbiamo già visto che chi cade nella rete dei poteri forti milita (armi e bagagli) nell’establishment dei palazzi d’oro.

Nei palazzi d’oro si baratta l’oro nero o il carbone “pulito” con la salute di centomila cittadini che da più di cinquant’anni pagano un tributo di lacrime e sangue sull’altare “delle magnifiche sorti e progressive” d’un popolo prono.

Noi, che non abbiamo posti di potere da conquistare, né utopie populiste da soddisfare, chiediamo agli esponenti politici di “gettare a mare” l’idolo falso e bugiardo insediatosi furbescamente sullo scranno più alto.

Come se non bastasse, stigmatizziamo anche lo strano comportamento dei signori Bonelli e Brachetti i quali, nel settembre 2005, lancia in resta e cuor di leone, tuonarono che “la conversione a carbone avrebbe leso il trattato di Kyoto e compromesso le agricolture a causa delle ricadute delle polveri inquinanti e del C02″; e che “Marrazzo e l’intera giunta diranno un secco ed inappellabile NO ad ogni ipotesi di utilizzazione del carbone”.

Ora siamo qui a costatare l’ennesimo flatus vocis delle Istituzioni le quali, cronicamente e penalmente omissive riguardo ai controlli sul tasso degli inquinanti e dei relativi e frequenti sfondamenti dei parametri di legge, blaterano di coniugare il diritto alla salute con il diritto al lavoro, pur sapendo che senza il rispetto dell’ambiente e della qualità di vita ogni lavoro è inutile e specioso.

Coordinamento intercomunale dei Medici e dei Farmacisti per la tutela dell’Ambiente e della Salute.

nocoketarquinia@yahoo.it  

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