Archivio della Categoria 'Testimonianze sul Circolo'

2009: Calcata milionaria.. e resto del mondo a rotoli – «Après nous le deluge»

Parafrasando la famosa commedia/film  di Edoardo De Filippo si potrebbe affermare che Calcata è milionaria, almeno a giudicare dal tipo di vita consumista che vi si svolge, allo stesso tempo potremmo definire questo stesso tipo di vita una sembianza di quello che fu -restando nello spettacolare- durante gli “ultimi giorni di Pompei”. Insomma siamo quasi al “The Day After”.

Calcata da “paese ideale, dove vivere è bello” è ormai il simbolo di quello che ci aspetta in seguito al crollo del sistema democratico e dell’ordine sociale. Nel paese impera la piena anarchia consumista: “Ognuno per sé e satanasso per tutti”.

Se volete sapere come si vivesse a Napoli durante l’emergenza rifiuti, venite a Calcata in un qualsiasi giorno di fine settimana, e vedrete…

All’ingresso del Parco del Treja cumuli e cumuli di rifiuti di ogni genere accostati ai secchioni, quasi tutta merce deperibile, resti alimentari gettati lì da qualche “ristoratore”, il tutto contornato da quadri e quadretti, da guide turistiche e cartelli, manifesti e scacciapasseri, topi e gatti, cani e raccattarobe. Le robe raccattatte vengono poi rivendute all’angolo dai “posteggiatori” abusivi mescolati al traffico asfissiante non controllato da alcun vigile. La Piazza Roma da poco restaurata dalla Regione Lazio, con una spesa di 550.000 euro, ridotta ad un hangar patetico in abbandono, in cui l’abusivismo impera sovrano.

Il teatrino Calcata è aperto nei giorni “festivi” alla vista delle migliaia di sderenati che accorrono ai pub, alle friggitorie, ai ristorantini mordi e fuggi, ai negozietti di ciarpame, alle boutiques di carabattole, alle bancarelle di collanine, alle camerette ad ore, questo il modo di accontentare il turismo nell’ex “paese ideale”, ora “lupanare” od al meglio “Sodoma e Gomorra”. Qui la finzione impera sovrana, qui i vandali e gli sporcatori sono a casa loro, nessuno li controlla o li censura, anzi i pochi cittadini onesti, che ancora resistono, debbono stare in silenzio altrimenti scattano le ritorsioni, i dispetti, le offese, i gesti di sfregio… il tutto nella piena impunità… Poichè a Calcata chi li vede i tutori dell’ordine? E poi quale ordine, quello delle cosche?

Ma non voglio fare la parte unicamente del catastrofista e per buttarla a ridere, inserisco qui dabbasso la “famosa” mappa alternativa di Calcata, redatta dal vacanziere Saul Arpino.

Buon divertimento dal vostro affezionato, Paolo D’Arpini

www.circolovegetarianocalcata.it  (attualmente non recensito)

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Il corrispondente embedded: Saul Arpino presenta:

IL PADIGLIONE DELLE CARABATTOLE

Laboratori, Attività In-culturali e Post-creative di Calcata.

Grotta dell’Oltre Tomba, via dello Sgarrupo, 6 – specializzata in zombies, artisti sommersi ed in catalessi.

Museo Senz’Arte né Parte, via del Camposanto, 23 – arbusti spinosi intrecciati INRI e taglio di alberi vivi a croce.

La Carriola, ass.alter. via del Fabbisogno, 25 – organizza corsi su come squagliarsela velocemente con la refurtiva.

La Bottega del Passatore, via Agrigento, 34 – poesie a metro, epitaffi, barzellette, gioco delle tre carte.

L’Antro di Circe, via Odissea, 12 –specialità fatture d’amore e odio, panacee anche trucchi e trucchetti.

All’Orso furioso, via del Tempestoso, 56 – allevia il letargo dipingendo pagliuzze e sassolini per collanine.

Virgineo Oscuro, via della Fogna, 90 – tessitura a mano di stole profumate all’olio di puzzola.

Sapori e Colori, via Orto di Getsemani, 26 – assaggi e massaggi con olio di ricino benedetto.

Vai e Vieni, via delle Montagne Russe, 78 – scalate e passeggiate, avanti ed indrè, non si parte e non si arriva.

Burka, via del Talebano, 85 – collezione esclusiva di veli e velette, anche cappucci e bavagli.

Gioielleria Artigiana Ambulante, via Dove Capita, snc. – orecchini e campanelli da naso, fischietti e specchietti per le allodole.

Dove Non Mangiare Bere e Dormire.

Ad Ore, via del Referenziato, 34 – una camera ad un letto unificato, servizi esterni dove capita.

Ristorante del Mal Augurio, via Nido di Vespe 65 – specialità incartate ed insaccate, provenienza oscura.

Birreria Sugar Brown, via Fateviunfix, 69 – birra bruna e bionda alla spina, allo spinotto, allo spinello.

Grand Hotel de La Riviere, via Torquemada, 99 – ad una stella (visibile dal tetto), acqua piovana in camera.

Ristoambulazione, via dei Pezzenti, 76 – si mangia in piedi o seduti fuori, sulle scale o per terra.

Bar Ba Gianni, Via in Kulolaluna, 77 – ricchi premi e cotillons a chi trova il posto.

Panetteria del Porco, via Montisuini, 34 – panini, panine, pagnottelle e pagnotte, a volte cotte a volte crude.

Agenzia di Viaggi, via della Transumanza, 34 – si organizzano merendine al sacco e colazioni affrettate.

Senza Gusto, via del Finanziere, 323 – lunedì broda, martedì zuppa, mercoledì panbagnato, giovedì acquacotta.

La Cantina dello Scotennato, via Moneta Bucata, 11 – assaggi di sfiziosità industriali, dal supermercato al mentecatto.

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Biedano e Treja – Luni e Narce – Barbarano Romano e Calcata – Luca Bellincioni e Paolo D’Arpini

Pian piano attraverso una serie di mail scambiate con Luca Bellincioni è venuto fuori quest’articolo che non è semplicemente la summa condivisoria di vari argomenti ma il risultato -evidenziato dalla fatalità del racconto- di una conoscenza e di un amore per la nostra casa Tuscia, in particolare per i suoi fulcri storici più antichi: Luni sul Mignone e Narce sul Treja.Tutto è iniziato per via di una lettera da me inviata a Luca per invitarlo ad una manifestazione che si terrà a Roma, dal 3 all’11 ottobre 2009, sul tema francescano dell’ecologia, dell’alimentazione naturale e della spiritualità senza frontiere. Poi il discorso si è spostato ad eventi più prossimi ed in particolare al gemellaggio previsto dal 5 al 12 luglio 2009 fra il parco di Barbarano, con Luni, e quello del Treja, con Narce.(http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/05/19/barbarano-e-calcata-hanno-trovato-l%e2%80%99anima-gemella-e-se-tutto-va-bene-si-sposano%e2%80%a6-festeggiamenti-previsti-dal-5-al-12-luglio-2009/ )

Luca: “Non sapevo di questo insolito gemellaggio (fra l’altro Luni è un luogo fantastico e a Narce ho dei bellissimi ricordi personali); so che stai facendo molto per promuovere l’identità storica locale e ti stimo molto: nel mio piccolo sto cercando anch’io di fare lo stesso. Fammi sapere la data precisa e cercherò di liberarmi. A proposito, hai letto il mio articolo sulla Tuscia?…è in evidenza sul mio blog (in cui fra l’altro sono presenti numerosi altri articoli sulla Tuscia), al link http://ambientepaesaggio2000.splinder.com/  - PS: giusto per bellezza, ti allego una mia foto del magnifico paesaggio della Tolfa Viterbese, fra Tolfa e Tarquinia”.

Paolo: “Sì, ora ho visto, caro Luca, hai scritto parecchio sul nostro territorio. Mi ha colpito quel tuo commento sul fiume Biedano, curato a Barbarano e negletto a Blera. Alcuni amici di Blera si offenderebbero, perché stanno facendo di tutto per valorizzare il loro territorio, però in parte è come dici tu, sopratutto a causa della carenza nella protezione ambientale. Barbarano ha un parco in cui Blera non è entrata e non si capisce se è colpa di Barbarano che non la vuole o di Blera che preferisce non avere vincoli.. Sarebbe da approfondire questo discorso, magari se ne può parlare all’incontro previsto a Barbarano il 5 luglio, che ne dici?”.

Luca: «Certamente, si deve approfondire. Io penso che sia un problema di vincoli: i Blerani amano sì la propria terra (che ci hanno lasciato quasi intatta), ma non a sufficienza per capire che al giorno d’oggi la tutela e la valorizzazione dei territori passano per le aree protette e per il turismo di qualità (tipo Parco Nazionale d’Abruzzo per capirci). Guarda com’è il Biedano dopo che è passato sotto a Blera, marrone e con rifiuti qui e là! Una volta vidi un “signore” del paese che buttava una busta di immondizia dalla finestra di casa sua direttamente nella forra! Di che si devono offendere i Bleresi, se non sono capaci a difendere l’ambiente almeno da cose di questo tipo! Per non parlare della “capannonopoli” (misteriosamente abbandonata e oltre tutto condita da diverse villette abusive…) sorta all’’altezza del bivio per Civitella Cesi, in un paesaggio meraviglioso e ora miseramente deturpato! Sarà stata costruita per una manciata di voti… e ora è perfettamente inutile e regala a chi passa di lì uno sconvolgente scorcio da “paesaggio camorristico” circondato da uno scenario mozzafiato. Una roba unica nel suo genere».

Paolo: “Guarda, caro Luca, già con lo scambio di queste lettere ne è venuto fuori un nuovo articolo d’attualità…. sul tema delle aree protette del Mignone e del Treja. Che ne dici se pubblico il tutto, se vuoi anche aggiustando un po’ il testo? Credo sia importante per la Tuscia e per le zone di cui abbiamo parlato sin’ora che ci sia una reale “conservazione”. Guarda che lo scorso anno la festa dell’anima gemella l’avevo organizzata proprio fra Blera e Calcata e quella di quest’anno a Barbarano vuole essere un completamento”. (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/06/23/dopo-cinquemila-anni-la-ri-scoperta-dellanima-gemella/ )

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Dietro le scene.

Ho conosciuto Luca Bellincioni, scrittore ed ambientalista, durante una “notte senza tempo” di qualche anno fa. Egli partecipò con la sua compagna alla tradizionale passeggiata notturna nella valle del Treja. Quest’evento particolare lascia sempre nei partecipanti una profonda impressione, ciò vale non solo per chi viene da fuori ma anche per me che qui abito ed annualmente compio questi tragitti “iniziatici”. Ho così notato come, nel corso del tempo, si sia venuto a creare una sorta di sodalizio idealistico profondamente connesso alla scelta di trascorrere il capodanno immersi nella natura e nelle condizioni atmosferiche che essa ci offre… Che vi sia luna piena, pioggia, vento, neve o notte stellata la magia ogni volta si compie e al termine della camminata è dolce ritrovarsi intimamente davanti al fuoco, nella grotta del Tempio della Spiritualità laica, dove la comunione infine si compie.

Proprio oggi descrivendo questo abbraccio primordiale ad Elke, un’amica dolce, che spesso mi accompagna in varie esperienze di vita, le ho scritto: “Se sei acqua nell’acqua l’abbraccio è sciogliersi, se sei fuoco nel fuoco l’abbraccio è un bruciare assieme, se sei terra nella terra l’abbraccio è profumo che sale, se sei oro nell’oro diventi zecchino, se sei legno nel legno l’abbraccio è fecondità… L’incontro è arricchimento sempre!”

Così è avvenuto anche con l’amico Luca Bellincioni con il quale, avendo scambiato questi pareri sul territorio della Tuscia (che sopra avete letto), siamo riusciti a creare una forte sinergia spirituale ed ecologista.

Paolo D’Arpini

Urcionio a Viterbo e Treja a Calcata – Da valle dell’Eden a parcheggio… – Con lettera al soprintendente Costantino Centroni

La bambina mi fissava curiosa mentre attonito contemplavo il panorama dal cortile alto del palazzo dei Priori. “Com’è strano visitare Viterbo con gli occhi di chi non la conosce..” dichiarò seriamente quasi rivolta a se stessa, mentre la madre, una giovane e bella signora di nome Barbara, mi indicava la sottostante piazza dei Caduti, dicendo “ecco lì sotto scorre l’Urcionio!”.

Aguzzai la vista e non scorgendo altro che la spianata di un ampio parcheggio, con alla sinistra i ruderi di una chiesa e a destra un monumento moderno, domandai “dove…. dove?” E lei “lì.. proprio lì sotto”. Compresi allora che doveva trattarsi di un corso d’acqua interrato, e parafrasando il nome dissi “ah, è stato riempito con gli orci (nome desueto per vasi)” – “può darsi..” commentò Barbara per nulla confusa dalla mia battuta. Ed io insistetti “eh sì, evidentemente il nome Urcionio deriva dagli orci che vi sono stati riempiti e svuotati nel passato”. Poi ce ne restammo in silenzio mentre cercavo d’immaginare il torrente che scorreva dabbasso….

E lo vidi, con gli occhi della fantasia. Quella piana in fondo sembrava fatta apposta affinché la percorresse un fiume. Notai allora come l’orografia del territorio ricordasse un ideale alveo, una valle dolce e rigogliosa – un tempo – ora un posteggio…!

Sulla costa, risalendo con lo sguardo dall’altro lato, diverse nuove costruzioni, nuove si fa per dire ovviamente, forse risalenti al Ventennio, e l’Urcionio scomparve dalla mia immaginazione e ridiventò un fiumiciattolo “intubato”.

Triste destino per il rio che vide sorgere l’antica Viterbo, ed infatti è risaputo che gli Etruschi costruissero le loro città presso i corsi d’acqua, utili per l’approvvigionamento idrico, per le coltivazioni, per la pesca, per i bagni estivi… poi rividi con gli occhi della mente uomini e donne intenti a risciacquarsi i panni, a riempirvi gli orci oppure a rinfrescare quelli usati per le deiezioni notturne. Infine vidi la Viterbo ottocentesca e quella degli inizi del secolo scorso, con le prime condotte fognarie scaricanti nel fiume, finché esso stesso divenuto una cloaca a cielo aperto fu occluso, alla vista ed all’olfatto.

“Povero Urcionio! Cancellato, ucciso, dopo aver dato la vita a Viterbo!”.

Così riflettevo fissando distrattamente le auto in sosta, e quelle che entravano ed uscivano dal “boulevard” Marconi, la continuazione dell’alveo interrato. Mi accorsi allora degli occhi grigi di Barbara puntati su di me, sentii la sua malinconia, ricordai quella volta in cui venne a trovarmi a Calcata e passeggiando sulle rive del Treja le raccontai leggende e storie di antichi riti, di lavacri sacri, del fatto che in tempi remotissimi Calcata fosse stata un’isola del proto-Tevere, del fossato che in epoca medioevale difendeva la “bocchetta” d’ingresso al paese, di come poi fosse stato riempito di come verso fine ottocento avessero innalzato il terrapieno che costituisce l’attuale piazza Roma, di come questa stessa piazza sia oggi ignominiosamente e volgarmente utilizzata come parcheggio per le auto delle orde turistiche, insomma di come Calcata e Viterbo avessero tradito le proprie origini…

Me voilà, credete ai miracoli? Oggi mentre nella mia capannuccia scrivevo questo racconto mi son ritrovato fra le mani un vecchio comunicato di alcuni anni fa, ha la stessa data odierna: 21 maggio.

Eccone uno stralcio:

Calcata hangar.

Ormai completato l’ultimo evento culturale nel Palazzo Baronale questo mentre si registra l’ennesimo atto vandalico perpetrato ai danni della comunità da un ignobile impunito. Da una parte le Istituzioni spendono miliardi per recuperare beni storici all’uso sociale e contemporaneamente qualcuno rema contro tappezzando le mura del paese di manifesti osceni, scritte con spray e vernici indelebili, e gettando rifiuti davanti alle abitazioni e nelle vie, divellendo paletti comunali, spaccando oggetti di pubblica proprietà ed intimorendo i passanti, etc. La causa di questi vandalismi mafiosi si fa risalire all’opposizione a veder Calcata pulita ordinata e svuotata dalle autovetture che la intasano, ma che “piacciono” ad alcuni commercianti che hanno interessi “speculativi”. Lo scopo di tale sordido “comitato” è quello di favorire un turismo rumoroso, non intelligente e disinteressato al luogo. La Calcata propugnata da questi affaristi è quella che ricava vantaggi economici prostituzionali, con vendita di ciarpami vari, insomma che soddisfa l’offerta di un turismo consumista metropolitano, essenzialmente notturno e fine settimanale.

Di fatto il consenso comunale a lasciar usare la piazza Roma come parcheggio incustodito ed abusivo va a vantaggio di questa politica ed aiuta una frequentazione irrispettosa e pigra. Che penalizza e disturba i residenti non collusi negli affari, e che inoltre crea intasamento e blocchi di traffico anche sulla via provinciale, ove le macchine che non hanno trovato posto nella piazza Roma parcheggiano in divieto di sosta. Di posteggi custoditi serviti da bus navetta e lontani dal centro abitato se ne parla da anni, ma non se vede nemmeno l’ombra perché il comitato d’affari vi si oppone e l’amministrazione è titubante.

Per restituire vivibilità al luogo e mantenere un atteggiamento di rispetto verso la natura che lo circonda è -secondo me- indispensabile pedonalizzare il perimetro del centro storico, riservando solo un numero limitato di posti ad uso dei residenti e per carico e scarico merci ad orari stabiliti. Altrimenti è inutile vivere in un parco ed in un paese denominato “ideale” se poi in pochi metri quadrati si condensano gli stessi problemi di una grande città, satura di smog e di sporcizia.

Il turismo usa e getta non aiuta assolutamente l’esistenza di Calcata e le prove sono davanti ai nostri occhi…. Per questa ragione ho scritto una lettera al soprintendente Costantino Centroni affinché svolga un’indagine conoscitiva sul tema sottoposto e solleciti l’amministrazione comunale a risolvere l’annoso problema. (Egli mi ha risposto ma le cose sono rimaste tali e quali… a tutt’oggi… N.d.R.)

Lettera aperta alle Istituzioni ed agli Organi di Stampa

Paolo D’Arpini – Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata

21 maggio 2001

Viterbo 2009 – Nel 1991 Cassandra annunciava la fagocitazione metropolitana della Tuscia sul Settimanale dell’Ascom, ora realtà…

Roma Capoccia…

…. “La qualifica di ‘mostro’ -anzi un vero e proprio golem di materia inerte e spuria- è quanto risulterebbe essere Roma dopo essere passata attraverso l’incubazione e sviluppo della area metropolitana. Sento un gran vociferare sull’ampliamento della area metropolitana sino al porto di Civitavecchia…  mi sembra di riascoltare le ragioni di un passato regime che voleva per Roma una immensa crescita e sbocchi al mare. Probabilmente un’ampia area metropolitana risolverebbe solo i problemi di ampliamento e decentramento del contesto urbano, una cura provvisoria per questa crescita senza ipofisi di Roma, una città con vocazione fagocitatrice.

In effetti non mi sembra che Roma abbia bisogno di crescere e crescere, come un bubbone, come se dovesse contenere in toto ogni altra parte del Lazio. Secondo me Roma dovrebbe addirittura restringersi, lasciare spazio alla crescita della provincia, questo è vero decentramento. Questo potrebbe essere paragonato al sacrificio di una madre buona che preferisce nutrire i propri figli invece di satollarsi -essa stessa- all’inverosimile.

Le province ‘povere’ del Lazio guardano attonite.. Ed osservano la loro capitale crescere e crescere… in cambio ricevono proposte di autostrade (per essere al passo coi tempi) e di scomodi servizi. Miliardi per curarsi le ferite economiche del sottosviluppo, le ferite sociali ed ambientali di un grande sfacelo. Grazie, no!

…  Noi siamo un popolo di origine contadina che ha sempre vissuto nel rispetto della terra, nell’armonia naturale ecologica, quell’armonia che ci permette di sorridere ancora al canto di un uccello o di godere osservando lo scorrere di un ruscello. Abbiamo bisogno di città e paesi a misura d’uomo, di attività economiche che rispettino l’uomo e che non lo impoveriscano con miraggi di ricchezza e di benessere artificiale, che è anch’esso droga, stordimento.   Meglio per Roma che si tenga modesta, meglio per noi e per lei.

25.6.91 – Il Settimanale dell’Ascom di Viterbo  – Paolo D’Arpini del Circolo Vegetariano VV.TT.  

“Se gli asinelli di Calcata fossero diventati navette…” – La proposta del Circolo vegetariano che fece discutere tutto il mondo non fu attuata per mancanza di lungimiranza e fantasia…..

Osservo in questi giorni lo stato di degrado in cui si trova la piazza Roma, antistante il borgo di Calcata, malgrado le centinaia di migliaia di euro spesi per il rifacimento dell’impiantito la spianata è intasata dalle auto in sosta selvaggia nel fine settimana, un “parcheggio” abusivo che si dipana per almeno tre kilometri lungo la strada provinciale, non solo ostruendo il traffico di transito ma anche imbruttendo e volgarizzando la bellezza del borgo. L’invasione automobilistica incontrollata è il risultato della mancanza di lungimiranza e fantasia dell’amministrazione che da allora non ha voluto risolvere il problema in modo ecologico, lasciando che il disordine prendesse il sopravvento.

Sarebbe stata certamente diversa Calcata se fosse stata approvata la proposta del Circolo Vegetariano, fatta nel lontano 1994, di pedonalizzare tutto il centro storico e di istituire parcheggi a distanza collegando il borgo antico con bus navetta ed anche con un servizio di “corrozzelle” trainate da asini, soprattutto per l’uso dei bambini. Son trascorsi inutilmente 15 anni da allora ma credo che risollevare il tema sia perlomeno opportuno… Qui di seguito inserisco due articoli, fra le centinaia che apparvero sulla stampa nazionale ed internazionale, senza dimenticare i numerosi servizi televisi delle reti Rai e Mediaset, etc.

Paolo D’Arpini

Ad memoriam et memento:

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Gli asinelli di Calcata diventano “navette”..

Secondo Giordano Bruno era la creatura piu’ sapiente, ma la storia e la letteratura gli hanno riservato un ingiusto trattamento: l’ asino e’ stato sbeffeggiato e insultato. E anche oggi, quando lo si nomina, spesso e’ solo per ricordarne la testardaggine o la scarsa intelligenza. Il simpatico animale avra’ però nei prossimi giorni una possibilita’ di rivincita. Poco lontano da Roma, a Calcata, gli ambientalisti e l’urbanista Paolo Portoghesi hanno avuto un’interessante idea per rivalutare il ruolo dello sfortunato equino: perche’ non affidare il collegamento tra il nuovo parcheggio ancora in costruzione e l’antico borgo del Comune a calessi trainati da asinelli? L’iniziativa è piaciuta all’amministrazione, che si sta gia’ organizzando per realizzarla.

“Il problema dei parcheggi e’ drammatico . racconta il sindaco di Calcata Luigi Gasperini .. La domenica c’ e’ un movimento di 500 600 macchine che, non potendo parcheggiare nella piazzetta ottocentesca vicina al borgo, s’ammassano sulla strada provinciale, con gravi problemi per il traffico”. Deciso dunque che e’ indispensabile utilizzare una nuova area per i posteggi, gia’ identificata nella zona Montorso, s’ e’ presentato il problema di come permettere ai turisti di arrivare in poco tempo in centro.

Le alternative: il bus, la navetta, o gli asinelli. Gli animali candidati al servizio appartengono proprio al noto urbanista che ogni fine settimana si allontana da Roma per raggiungere i suoi cascinali in tufo, nella zona ottocentesca di Calcata, di fronte al borgo. A monte dell’ abitazione, in alcune grotte naturali, Portoghesi ha ricavato un rifugio per una ventina di somari, che alleva con affetto. “Ho iniziato vent’ anni fa . ricorda . sulla scia dell’ emozione lasciata in me da un film di Bresson intitolato “Au hasar Balthasar”, che raccontava il mondo attraverso gli occhi di un asino. E infatti il mio primo asinello lo chiamai Balthasar. Lo salvai dalla macellazione”. Il significato dell’ iniziativa per Portoghesi e’ legato soprattutto alla sopravvivenza degli animali: “Trovandogli un lavoro e’ possibile evitarne la scomparsa. Ai primi del secolo gli asini erano intorno al milione, ora ne esistono solo poche migliaia e alcune specie sono in via di estinzione. Bisognerebbe fare come nei Paesi anglosassoni, dove non solo gli asini sono protetti, ma sono anche molto ricercati per la loro cavalcatura tranquilla”.

E alle eventuali obiezioni degli animalisti Portoghesi risponde: “I calessi dovrebbero affrontare un dislivello al massimo di 15 metri, il percorso per l’ animale non sarebbe per niente faticoso”. Intanto il progetto e’ in piena fase di lancio. Gia’ oggi, alle 6.55, “Uno Mattina” si colleghera’ con Calcata dove a parlare di asini e carrozzelle ci saranno il sindaco Luigi Gasperini, il presidente del Circolo vegetariano Paolo D’ Arpini e, naturalmente, Paolo Portoghesi. Seguira’ una dimostrazione pratica, con gli animali impegnati a percorrere davanti alle telecamere il breve tragitto che conduce alla piazzetta di Calcata.

Laura Martellini

10 gennaio 1994 – Corriere della Sera

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Guerra degli asini a Calcata, il borgo dei vip romani.

Gasperini e il presidente del Circolo vegetariano, Paolo D’Alpini, insistono da qualche settimana per proporre gli asini come mezzi di trasporto anti-smog alternativi all’automobile: sia come «taxi» a quattro zampe, sia come auto di servizio per i due vigili urbani e le quattro guardie del parco della Val Treja. Un’altra Capalbio. Calcata è a 50 chilometri da Roma, ai margini meridionali della provincia di Viterbo, ed è divisa tra il borgo medioevale e la parte nuova, più popolosa, ricostruita a qualche chilometro su fondamenta più sicure. Il borgo vecchio ricorda Capalbio, e come Capalbio è stato ripopolato da «esterni» che non si sono mai perfettamente integrati con i calcatesi doc. In tutto sono 930 anime profondamente divise. E i somari di Portoghesi hamno dato fuoco alle polveri di una tensione latente.  La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la trasmissione del 10 gemnaio di Unomatattina. Le telecamere della Rai hanno ripreso Portoghesi e consorte, il sindaco, Paolo D’Arpini e i loro ciuchi da una parte, e dall’altra un gruppo di manifestanti con tanto i cartelli, quelli che non vogliono Calcata diventi «il paese dei somari».

Sinistra divisa. La diatriba sui ciuchi ha diviso anche gli ambientalisti alla D’Arpini e gli ultrà animalisti, il nucleo di Rifondazione comunista arroccato nel Borgo e i «signorotti», il sindaco e Portoghesi. L’accusa? «Parlano di asini per non parlare dei problemi veri: il degrado di Calcata, la mancanza di parcheggi, le frane, le strade interrotte». La giunta Pds-Psi-Dc rischia di cascare sull’asino e schiva la proposta. «L’affronteremo solo quando sarà formalizzata», dice l’assessore all’Urbanistica Alberto Clementoni, indipendente.

La proposta del Circolo Vegetariano è riassunta così in un documento: «Fare del Borgo un’isola “somarabile” con permesso di accesso ai soli quadrupedi e agli uomini appiedati, allora sì che Calcata diventerebbe un vero paese ideale». Aggiunge il sindaco Gasperini: «Che male c’è se una navetta di asini con o senza calesse porta i turisti dal parcheggio al centro storico?». Ma alcuni ex sessantottini di Calcata gradiscono i ciuchi. Gli animalisti, per esempio, sono preoccupati per la sorte dei somari. Gasperini ribatte: «Gli animalisti non c’entrano un cavolo. Noi non vogliamo sfruttare l’asino, ma riscoprirlo e rivalutarne la figura in chiave di protagonista. Una volta in tutte le famiglie c’era almeno un asinello. Ci si caricava la legna, era un -mezzo locomotorio (dice proprio così, ndr), contribuiva alla crescita sociale. Andrebbe reintrodotto nella lavorazione della terra». Il sindaco si sposterà in asino blu? «A portata d’asino ci girerei. E nelle grandi città diffonderei le carrozzelle, a Roma ripristinerei le Botticelle a trazione equina. L’asino poi è meno veloce ma più affidabile e mansueto del cavallo». Somari targati.

Convinto delle sue idee, Gasperini stupisce i vigili di calcata, i cugini Paolo e Giorgio Giovannetti: «Mi avete chiesto un mezzo nuovo? Invece dell’auto vi do un asinello con un grande stemma del Comune per girare nei centro».  Paolo Giovannetti invoca ragioni di decoro: «Un, vigile in divisa a dorso d’asino non si è mai visto. Tanto vale andare a piedi. eppoi non ho il diploma d’equitazione, non saprei dove parcheggiarlo, come mantenerlo…». A rischio di passare al ciuco anche i quattro guardiaparco del Treja.; «Girano con una Land Rover e una panda», dice Gasperini, «e fanno un gran baccano. Il rumore inquina, le ruote rovinano le mulattiere che cambino cavalcatura». Portoghesi osserva dall’alto la varia umanità che s’accapiglia. «Abito a Càlcata da molti anni, l’ho scelta perché il paesaggio ricorda molto quello di Roma prima della speculazione edilizia. Si appassionò ai somari vent’anni fa dopo aver visto il film di Robert Bresson, Au hasard Baithazar, imperniato sulle peripezie d’un ciuco. «Anche la Fao ha lanciato l’allarme, l’asino è una specie in estinzione», lamenta l’architetto, «la razza di Pantelleria non c’è più neanche a Pantelleria.

L’asino è un animale molto intrigante, simboleggia ignoranza e intelligenza. Giuseppe su un’asina condusse Maria e Gesù in Egitto, e Cristo su un’asina bianca entrò a Gerusalemme la domenica delle Palme.  Gli scrittori l’apprezzano. Nel mondo anglosassone è un quarto di secolo che è un animale da compagnia: c’è una signora inglese che ha una decina di cliniche per somari ed è riuscita ad accreditare l’idea che chi ha casa in campagna. fa bene ad acquistare un asino: per la manutenzione del prato, perché è amico dei bambini, ed è una buona cavalcatura»….. .

Marco Ventura.

La Repubblica – 12 gennaio 1994